I lettori mi perdoneranno se parlerò ancora una volta di Eurovita, situazione che mi sta particolarmente a cuore. Lo farò nel modo più semplice possibile, per fare capire cosa sta succedendo alla compagnia assicurativa di cui tanto si sta parlando. Sgombriamo subito il campo ad un equivoco: Eurovita NON è fallita ma è solo stata commissariata in attesa della ricerca di nuovi soci che riportino al livello opportuno i margini Solvency II. Tutte le attività di investimento e risparmio, protezione e previdenza, stanno proseguendo regolarmente senza soluzione di continuità. Il commissariamento ha solo sospeso i riscatti di polizza. I clienti infatti possono continuare ad effettuare tutte le operazioni (aggiuntivi, switch, attivazione di servizi opzionali), senza altre limitazioni. Ma allora, se le cose stanno davvero così, cosa sta succedendo davvero? Vediamo di fare chiarezza a riguardo. Una normativa europea detta Solvency II, obbliga tutte le compagnie di assicurazione ad avere delle riserve strategiche, oltre il capitale sociale, che garantiscano gli assicurati nel malaugurato caso che un insieme di clienti chiedano nello stesso medesimo giorno il rimborso di almeno il 40% del capitale investito. Difficile che questo accada, me ne rendo conto. Tuttavia qualcosa che può oggi apparire impossibile, domani potrebbe diventare più probabile. Nessuno poteva prevedere che il 2022 diventasse l’annus horribilis per perdite contestuali sui mercati azionari ed obbligazionari, per il violento innalzamento dell’inflazione, per la ripresa del Covid in Asia e soprattutto per lo scoppio di un conflitto ai confini dell’Europa, che ha avuto e che ha ancora pesanti impatti sull’economia.
I MOTIVI DELLA CRISI DELLE POLIZZE DI RAMO I
Detto ciò appare più semplice capire cosa è accaduto ad Eurovita, colpita più di altre compagnie da questa serie di eventi imprevedibili. Per spiegare ciò partiamo da alcuni semplici concetti di finanza. Provate oggi a chiedere a chi ha BTP in portafoglio, magari acquistati negli ultimi anni di tassi zero o negativi, quanto sta perdendo in conto capitale. La stessa perdita la stanno avendo le compagnie assicurative che gestiscono polizze di Ramo I, quegli strumenti a rendimento garantito e con il consolidamento del capitale maturato di anno in anno. Un esempio ci aiuta a quantificare le perdite accumulate. Prendiamo l’andamento del BTP matusalemme, chiamato così per la sua durata di 50 anni, che garantiva in emissione nel 2016 il 2,80% lordo (IT0005217390). Certamente un rendimento più che buono in quel periodo, ma che oggi può essere considerato molto basso. Quel titolo infatti ha perso a causa del rialzo dei tassi delle banche centrali, oltre il 30%. Sullo stesso livello di perdita sono molti altri investimenti presenti nei portafogli di tutte le compagnie. Per questo, ammesso e non concesso che la maggioranza delle compagnie assicurative decidessero di vendere questi titoli, a fronte dei riscatti dei clienti, sarebbe impossibile per loro restituire il capitale, se non facendo ricorso alla garanzia prevista dalla Solvency II. Infatti solo quelle che hanno un capitale di riserva sopra una certa soglia, potrebbero fare fronte a tali richieste, naturalmente accumulando grandi minusvalenze nei portafogli. Al momento solo Eurovita ha un parametro Solvency non adeguato e per questo il commissario nominato dall’Ivass, sta lavorando per cercare nuovi soci che apportino il capitale necessario per ripristinare la quota di garanzia. E questo diventa più facile appunto limitando i riscatti dei clienti.
COSA ACCADE INVECE AL RAMO III
La cosa curiosa è che tutti i clienti che sono investiti nelle unit senza avere quelle garanzie previste dal Ramo I, cioè tutti quelli che sono investiti nelle polizze Ramo III, cioè esposti al rischio finanziario di mercato, sono da questo maggiormente garantiti, specialmente coloro che hanno scelto di investire nel lungo periodo. Nella lettura degli articoli che seguono viene illustrato come funzionano le garanzie Solvency II per i clienti di Eurovita e quale potrebbe essere la loro reale perdita, in caso di attivazione della procedura di liquidazione coatta amministrativa. Situazione che è improbabile che si verifichi, perché ciò potrebbe compromettere per sempre la credibilità dell’intero sistema d’investimento assicurativo. Ecco perché il commissario ben difficilmente non riuscirà a portare a termine il suo incarico.
CONSIDERAZIONI FINALI
Per concludere, mi limiterò a due personali considerazioni. La prima mi porta a ribadire la mia contrarietà al riscatto delle polizze di Ramo I, soprattutto per tutti quei clienti che preferiscono non essere sottoposti alla volatilità del mercato, anche a costo di avere rendimenti più bassi. La seconda è l’auspicio che l’Ivass continui sempre a prestare la massima attenzione affinché non vengano attuate politiche commerciali scorrette, volte a sfruttare momentanee difficoltà di alcune compagnie, e non mi riferisco solo Eurovita, rispetto ad altre. Questo per il rispetto del lavoro di tutti.