
Giuseppe Ghittoni
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L’eterno dilemma tra comunicazione, realtà e percezione
Scritto il 20.11.2021Sfogliando il Sole 24 Ore di oggi un titolo ha colpito la mia attenzione: “Torna l’incubo Covid, giù le Borse”. Ovviamente come addetto ai lavori ero già al corrente dei valori delle chiusure di ieri dei mercati e conoscevo anche i motivi che hanno portato i singoli mercati ad avere metriche diverse con Milano e Madrid che hanno fatto peggio delle altre borse continentali. L’articolo è a firma di Vito Lops che apprezzo sempre per completezza di esposizione e chiarezza. Ma il mio stupore è però dovuto al titolo e al grafico che poco sotto accompagna l’articolo in questione. Da un punto di vista semantico nulla da eccepire: il Covid è tuttora un incubo e la discesa di ieri degli indici un dato di fatto. L’istogramma invece è un po’ inquietante: i millimetri quadrati rossi che rappresentano lo storno di ieri del Ftse Mib, pari all’1,2%, sono più o meno quadrupli rispetto a quelli verdi che rappresentano il progresso dello stesso indice da inizio anno, pari al 23%. Discorso analogo vale per Madrid, dove lo storno di ieri dell’1,7% “cuba” sulla carta il quintuplo di un più che decoroso 8,4% che l’Ibex35 ha macinato da inizio anno. Su una popolazione come quella italiana che a livello di “numeracy” (ossia di interpretazione di problemi di tipo numerico) è significativamente sotto la media Ocse, una rappresentazione grafica di quel tipo può arrivare in modo particolarmente distorto. Se poi associamo la presenza del cervello rettiliano che, come sa bene chi si occupa di processi decisionali, ci è utile per sopravvivere e scansare i pericoli ma è un pessimo consigliere per programmare e pianificare, il gioco è fatto. Il cervello rettiliano si focalizza sul rosso e blocca sul nascere i “colleghi” cervello emotivo e cervello razionale. Se il processo avviene durante l’acquisto di un bene di consumo il danno è marginale, ma se si parla di pianificazione finanziaria e patrimoniale il danno è senza dubbio ben maggior: il -1,2% mette da parte il 23%, grazie anche alla leva emozionale del titolo. Il fatto che la fonte sia assolutamente autorevole è inoltre il carico sul piatto del risparmiatore emotivo. Quante volte abbiamo detto alla clientela di non leggere stampa generalistica, spesso avvezza al titolo roboante, caldeggiando quotidiani di settore? Forse oggi ci morderemmo la lingua per il consiglio dato a chi il sabato corre in edicola per aggiornarsi e comprendere meglio i vari scenari, ma ormai il “danno” è fatto. Battute a parte, la comunicazione è sempre più complessa e sui sentieri tortuosi del risparmio compaiono anche cartelli magari non sbagliati, ma disposti male e non chiari per chi non conosca il percorso. Anche stavolta l’occasione di parlare – e soprattutto confrontarsi - con un consulente esperto si rivela la scelta più saggia.
Continua a leggerePrima di fare il pieno ricordati di passare dal tuo consulente finanziario
Scritto il 02.11.2021I più giovani spesso hanno sentito dai loro genitori e nonni racconti di sapore agrodolce sulle domeniche a piedi, figlie della crisi petrolifera che per effetto dell’embargo decretato dall’OPEC nel 1973, costrinsero al riposo forzato tanti italiani desiderosi di una gita fuori porta. Oggi quei ricordi tornano ad affiorare e fanno sorridere al pensiero che qualche nipotino che sui banchi dell’università studi economia lo scorso anno ad aprile dicesse al nonno: “guarda che il prezzo del future sul petrolio è negativo. Quello di cui mi hai parlato è un qualcosa che non tornerà mai più”. Oggi il nonno davanti al telegiornale, potrebbe tranquillamente dire al proprio nipote: “Cosa mi dicevi lo scorso anno sul petrolio? Che si pagava pur di farselo portare via?! Guarda qua! 80 dollari al barile”. Senza entrare nello specifico di quello che è successo in poco più di un anno e mezzo (che può facilmente essere trovato in rete), quello che a me preme ricordare a chi legge queste poche righe è che i mercati nel breve periodo possono essere assolutamente irrazionali e guardare alla legge di domanda e offerta con la miopia di una talpa: spesso infatti gli operatori agiscono in modo assolutamente emozionale per non fare la figura di chi va controcorrente al sentiment comune in quel momento o per non incappare in operazioni non più rimediabili in futuro. In queste dinamiche altalenanti finiscono dentro pure interi uffici studi e analisti che non sono certo gli ultimi arrivati. Chi ha qualche capello bianco in testa ricorderà bene la stima di Goldman Sachs nella primavera del 2008 che vaticinò il petrolio a 200 dollari al barile (vd. foto), salvo poi ridurre la stima a 45 dollari alla fine dello stesso anno solare. Il consulente finanziario ovviamente non ha doti divinatorie per comprendere quale sarà lo scenario futuro dei prezzi delle materie prime, ma può senza dubbio essere d’aiuto per proteggere la perdita del potere di acquisto dei risparmi faticosamente messi da parte nel tempo. Chi ha ben pianificato negli scorsi anni si è protetto da brutte sorprese come quella che stiamo vivendo in queste settimane e che impatta sul bilancio di ogni famiglia a fine mese. Parafrasando lo spot pubblicitario di un famoso dentifricio in voga quarant’anni fa: “prevenire è meglio che curare”. Non dimentichiamolo mai!
Continua a leggereQuel 19 ottobre di tanti anni fa
Scritto il 19.10.2021Per chi opera nel settore finanziario il 19 ottobre non è un giorno come gli altri, ma solo perché è da tutti ricordato per lo storno che nel 1987 colpì la Borsa americana che perse in una sola seduta oltre il 22%. Io allora ero ancora distante da questa professione e probabilmente mi stavo scervellando su qualche versione di latino o di greco, ignaro dello stress e del panico che stavano vivendo quelli che un domani sarebbero stati esperti colleghi. Ad oggi ancora nessuno sa esattamente cosa accadde, probabilmente una reazione a catena innescata da alcuni meccanismi di stop loss innescati dagli storni sulla borsa di Hong Kong e poi sulle borse europee. Mi sono sempre ripromesso di andare a recuperare in originale qualche articolo di stampa dei giorni successivi al crollo per leggere le fantasiose elucubrazioni e le ancora più catastrofiche previsioni che fanno sempre cassetta in queste occasioni. Ricordiamo che tra l’altro allora non esisteva internet e i più avidi di notizie – in attesa del telegiornale delle 20 - compravano “La Notte”, quotidiano che usciva in edicola ogni pomeriggio. Come sempre non tutti i mali vengono per nuocere e quella slavina rovinosa portò l’introduzione da parte dei regolatori di automatismi che bloccano le contrattazioni in presenza di fenomeni marcati di ribasso, un “ABS” – per rubare il termine al settore automobilistico - che evita danni maggiori in attesa che lo scenario diventi più intellegibile. Quello che però è certo e non ha bisogno di particolari analisi è il recupero avvenuto nelle settimane successive e la marcia del mercato azionario Usa che, con buona pace delle tante Cassandre di sventura, non si è mai fermata nonostante le fisiologiche correzioni. L’insegnamento che quindi va sempre tenuto nel cassetto è che nessun temporaneo crollo dei mercati, nell’ambito di un corretto orizzonte temporale, deve tenere lontano dai portafogli dei risparmiatori una quota di mercato azionario, più o meno grande che sia. Questo perché l’economia globalmente è sempre destinata a creare valore, pur mutando continuamente pelle e paradigmi. Oltre a questo non scordiamo mai che le correzioni sono fisiologiche: piccole, medie, grandi e molto grandi, … c’è sempre qualche fattore pronto ad innescarle e l’emotività degli operatori pronta a soffiarvi sopra, perché la razionalità delle scelte nel breve periodo rimarrà sempre utopica.
Continua a leggereInflazione? Come il colesterolo, c’è la buona e la cattiva
Scritto il 24.09.2021Tra le parole più “googlate” di recente in rete c’è “inflazione”. Scherzando con il mio cardiologo e prendendo in giro chi si fa autodiagnosi on line, fenomeno in costante ascesa e in comune con le tematiche legate alla gestione del denaro, siamo arrivati a parlare del colesterolo: mettendomi in guardia dalle conseguenze che nel tempo quello cattivo può portare, me ne ha ricordato anche i benefici di quello buono. In pratica quello buono trasporta quello cattivo dalle arterie verso gli organi che lo utilizzano e lo eliminano. Quello cattivo è famoso perché può ostruire le arterie, ostacolando il flusso sanguigno e causando la formazione di trombi. “Ma è come l’inflazione!” ho esclamato io. Se ce n’è una modesta quantità, questa è sana e rappresenta il giusto termometro di una solida crescita dell’economia, con utili aziendali e salari dei dipendenti in crescita. Se corre a due cifre rappresenta un grave problema, come studiamo nei libri di storia relativamente a quello che successe in Germania negli anni ’20 o come sta capitando in Venezuela dove un milione di bolivar valgono poco più di cinquanta centesimi e la banca centrale da ottobre toglierà sei zeri alla moneta di nuova emissione, dopo aver fatto la stessa operazione negli scorsi anni. Così come il colesterolo buono pulisce il nostro sangue, un po’ di inflazione aiuta il nostro Stato a ridurre il debito pubblico e dà vigore all’attività economica. Il suo nemico più acerrimo e pericoloso infatti è la deflazione, ossia quella spirale perversa in cui i prezzi scendono continuamente: questo fa sì che i consumatori rinviino continuamente gli acquisti di beni durevoli, certi che andranno a pagarli di meno in futuro, ma purtroppo allo stesso modo le imprese tagliano la produzione, gli investimenti e la forza lavoro in assenza di prospettive. Questo innesca un ciclo ribassista che è il terrore di tutte le autorità politiche e monetarie. Basti pensare a cosa è successo ad un’economia sviluppata come quella giapponese e a come le banche centrali abbiano risposto alla crisi del 2008, mantenendo il costo del denaro bassissimo. Ma allora perché la parola inflazione è continuamente cercata sui motori di ricerca? Perché dopo tanti anni ha finalmente rifatto capolino e molti risparmiatori iniziano a temere per i loro risparmi. La liquidità sui conti correnti è arrivata ormai a 1800 miliardi di euro e, se fino a qualche mese fa lasciava dormire sonni tranquilli ai suoi detentori, oggi inizia ad essere loro chiaro che l’inflazione è pericolosa per il potere di acquisto come il sole per un buon gelato che tenderà a farlo squagliare velocemente. La tabella (tratta dal blog di approfondimento risparmiamocelo.it), mette impietosamente in evidenza come un’inflazione del 2% annuo sia un’autentica sciagura per chi lascia il proprio denaro al sicuro sul conto corrente. Il gruzzolo è certamente protetto da tasse e oscillazioni legate ai mercati finanziari, ma non può nulla di fronte a un killer silenzioso come l’aumento dei prezzi. Su internet però la cura giusta per porvi rimedio non si trova; qualche buon consiglio sì, un po’ come quelli per non far impennare il colesterolo cattivo, ma non la prescrizione giusta. Il “fai da te” spesso è più pericoloso del sintomo autodiagnosticato. Il check up per il colesterolo deve esser fatto da chi ha un camice bianco, mentre quello finanziario e patrimoniale spetta a un professionista in materia: le scorciatoie rischiano di essere estremamente pericolose, forse più della tanto temuta inflazione.
Continua a leggereSi possono prendere “fischi per fiaschi” anche in Borsa?
Scritto il 28.06.2021La risposta è “assolutamente sì!”. Questo perché capire in modo sbagliato una parola è un fenomeno legato alle nostre aspettative su quello che verrà detto e – da un punto di vista neurologico – ad una ridotta attività di un circuito cerebrale situato nel solco temporale superiore dell’emisfero sinistro, deputato a cercare la differenza tra ciò che ci aspettiamo e lo stimolo uditivo in arrivo. Fraintendere una parola è sempre stato un incidente di percorso che ha dato luogo a gaffe più o meno divertenti, ma sui mercati invece se un individuo ride, ve ne sarà quasi sicuramente uno che piange (o quantomeno rimpiange). Lo sanno bene tanti fra coloro che hanno comprato le azioni di Signal Advance, azienda attiva nel settore della tecnologia applicata all’healthcare che produce sensori senza particolari risultati di eccellenza. Nel 2019 infatti perdeva circa 120000 dollari, ma ad inizio 2021 ha visto un incremento delle proprie quotazioni dell’11700% in tre giorni. Cosa avrà mai brevettato per ottenere una performance di tale rilievo? Assolutamente nulla, ma ha beneficiato di un grandissimo fraintendimento: Elon Musk, fondatore e CEO di Tesla, a inizio anno ha tweettato il consiglio di utilizzare l’app di messaggistica istantanea Signal. Subito si sono scatenate migliaia di persone, affascinate dall’idea di investire in piccolo come il visionario di successo di origini sudafricane. Ovviamente a questa folle corsa all’acquisto non hanno partecipato solo “smanettoni” da smartphone desiderosi di fare l’affare del secolo, ma anche tanti trader che – immobilizzati dalla “paura di essere tagliati fuori”, hanno omesso di effettuare un controllo di buon senso prima ancora che tecnico. Come in ogni “bolla”che si rispetti l’effetto gregge non ha tardato a innescarsi. È superfluo descrivere come poco dopo, accortisi dell’errore, in tantissimi hanno venduto il titolo determinando un calo del 74% in un solo giorno. Oggi il titolo “veleggia” a 1,4 dollari (e comunque a più del doppio del valore ante tweet del fondatore di Tesla) dopo aver toccato un picco di oltre 70 dollari in prossimità dell’ambigua raccomandazione. Ma perché il titolo non è tornato al valore dello scorso anno? Perché sorretto da tutti coloro che - per il principio dell’avversione alla perdita - continuano a detenerli, confidando in qualche altro annuncio miracoloso. La lezione è dunque quella che gli scambi di identità sono emozionanti solo in qualche trama cinematografica e non con i propri risparmi. In più aggiungiamone una seconda, ossia che i social non sono la piattaforma migliore per trovare la strada per gestire al meglio i propri risparmi, né tantomeno per diventare ricchi.
Continua a leggereEDUFIN 2020 -Il mese della formazione finanziaria- FISCALITA'
Scritto il 09.10.2020E’ il sistema di leggi che regolano il prelievo di imposte destinate ad alimentare il bilancio dello stato e degli enti locali. Cosa c’entra con il mese del risparmio? Impatta sotto due punti di vista: il primo dal momento che la fiscalità è forse uno dei più grandi nemici del risparmio. I redditi da lavoro infatti vengono tassati e quello che si riesce ad accantonare è assalito come uno sciame di insetti da imposte quali quella di bollo e quelle sui redditi (di capitale e diversi). L’ultimo passaggio è quello relativo all’imposta di successione, la quale – solo nelle fattispecie previste dall’ordinamento – va a dare l’ultima sforbiciata. Ecco che quindi occorre valutare il secondo punto di vista: un consulente esperto conosce la fiscalità dei prodotti finanziari e cerca di ottimizzare l’impatto della stessa sul portafoglio del cliente. Nei casi più virtuosi si affianca al commercialista o al notaio (talvolta anticipandoli) per implementare delle strategie di pianificazione che permettano di ottimizzare la variabile fiscale sull’intero patrimonio. Il fisco non è certo aggirabile o bypassabile, ma si può cercare di investire e pianificare correttamente rendendone l’impatto meno fastidioso.
Continua a leggereEduFIN 2020 -Il mese della formazione finanziaria- ESG
Scritto il 08.10.2020ESG è un acronimo che sta per Environmental, Social e Governance e indica in campo finanziario tutte quelle attività legate agli investimenti responsabili e che si declinano in aspetti di natura ambientale, sociale e di governance. Qualche anno fa era una sigla sconosciuta; poi è diventata una moda, mentre oggi è un cardine insostituibile degli investimenti. Covid ha dimostrato come il mondo finanziario abbia puntato in modo convinto sulla sostenibilità: gli indici sostenibili hanno battuto quelli tradizionali e i fondi ESG hanno ottenuto performance di assoluto rilievo. Oggi l'attrattività di un'azienda per il mercato si misura non solo in termini di solidità e di utili e flussi di cassa attesi, ma anche in base all’integrazione degli aspetti di natura ambientale, sociale e di governance. La reputazione e i risultati finanziari di un'azienda sono condizionate da queste dinamiche e un bravo gestore ne è al corrente . Un'analisi condotta da Axa Investment Management nel primo trimestre 2020 ha rilevato che nell’indice azionario MSCI ACWI l’andamento dei titoli delle società con il miglior rating ESG ha superato di 16,8 punti percentuali quello delle società con rating peggiori. Questo permette al risparmiatore non solo di ottenere performance migliori, ma anche di tenere alla larga rischi che possono sfuggire alla sola analisi fondamentale, in quanto queste aziende hanno strategie di business lungimiranti. Non cogliere questo aspetto forse in passato poteva essere un errore tattico, ma oggi è senza dubbio un errore strategico.
Continua a leggereEDUFIN 2020 -Il mese della formazione finanziaria- Equity
Scritto il 07.10.2020Equity è il termine inglese con il quale si definisce in bilancio il Capitale Sociale, ossia il capitale conferito da parte dei soci alla società. È frazionato in quote di pari valore, chiamate azioni. Viene anche definito “capitale di rischio”: questo perché in caso di default la società deve rimborsare in un ordine ben prestabilito tutte le passività, prima di restituire agli azionisti il controvalore dell’eventuale capitale residuo. Quando un risparmiatore sceglie autonomamente di acquistare un’azione – o quando qualcuno gli consiglia di acquistarla – dovrebbe essere a monte fatta un’analisi dell’equilibrio economico, patrimoniale e finanziario dell’azienda di cui si accinge ad acquistarne le quote. È un lavoro estremamente complesso, svolto dagli analisti finanziari. Gli operatori professionali come i fondi di investimento si avvalgono di questi e altri professionisti per scegliere quali titoli acquistare e/o vendere. Il fatto che quello azionario si tratti di capitale di rischio, ne ha purtroppo tenuto lontana la gran parte dei risparmiatori. Alcuni infatti sono rimasti scottati da alcune crisi di mercato (ad esempio nel 2000-2001 o nel 2007-2008) e hanno giurato di non avvicinarsi più all’equity, nemmeno attraverso gestori professionali. Ma è una scelta saggia e suffragata da dati al riguardo? Certamente no. Basti guardare l’infografica di Jpm che analizza l’indice americano S&P500 per comprenderlo. In oltre sessant’anni di mercato le fasi di rialzo sono state più lunghe, numerose e gratificanti percentualmente rispetto alle fasi di ribasso. Sicuramente guardarle su un bell’istogramma colorato dovrebbe convincere anche i più scettici a detenere una fetta di equity in portafoglio, ma sappiamo che la realtà è ben diversa e che le scelte sono principalmente non razionali. Se tre premi Nobel per l’Economia sono stati assegnati a studiosi di finanza comportamentale, è perché lo studio degli errori nelle scelte è un tema di importanza fondamentale. Il mercato azionario, se guidati da una persona competente, non è solo un’opportunità per guadagni, ma un paziente alleato nel realizzare progetti di vita per sé e per i propri cari.
Continua a leggereEDUFIN 2020 -Il mese della formazione finanziaria- Draw Down
Scritto il 05.10.2020D – DRAW DOWN Ecco che arriva subito un’altra parola inglese. Il DRAW DOWN è la perdita massima potenziale che un investitore si è trovato a dover affrontare durante ogni singolo anno solare (o arco temporale considerato). È sempre citato insieme al RECOVERY PERIOD, che non è altro che l’intervallo di tempo necessario a tornare al valore antecedente alla discesa. Ma con tutte le parole che si potevano mettere in corrispondenza della lettera D, come mai proprio questa? Perché la normativa che per legge in sottoscrizione dobbiamo portare in dote al cliente per informarlo correttamente è enorme: una mole informativa scritta fittissima, da fare indigestione di dati e regole. Tutte le belle parole e i tecnicismi accademici lasciano però spesso disorientato il povero risparmiatore. Descrivere la realtà in modo molto più semplice e talora crudo è un dovere per chi fa consulenza, e il draw down ha una forza esplicativa enorme e comprensibile a tutti. Il grafico di J.P.Morgan AM vale più di mille parole: negli ultimi quarant’anni sul mercato azionario europeo i rendimenti annuali sono stati positivi 31 volte su 40. Ma ogni anno c’è un povero risparmiatore sfortunato che investe proprio il giorno prima di un ribasso. Anche negli anni più fortunati di mercato toro (ossia rialzista), c’è qualcuno che temporaneamente tocca con mano una discesa di 3-5 punti percentuali salvo poi recuperare velocemente la perdita. Questa “mappa” andrebbe consegnata ad ogni risparmiatore con la raccomandazione di tenerla vicino al telecomando e guardarla ogni volta che il telegiornale annuncia nei titoli che qualche miliardo di euro è stato “bruciato” in borsa.
Continua a leggereEDUFIN Consulenza Finanziaria
Scritto il 05.10.2020La Treccani con il termine “consulenza” riporta “L’attività del consulente, come prestazione singola o saltuaria di consigli e pareri da parte di un esperto su materie di propria competenza, o come prestazione continuativa e professionale”. La parola è strausata, abusata in tutti i settori e solo per definire quando una persona possa essere considerata esperta potremmo scrivere un libro. Nel mese dell’educazione finanziaria mi preme dedicare alcune righe al consulente finanziario. La sua figura viene spesso confusa con un collocatore di prodotti, un broker, o un operatore di Borsa. In realtà oggi un consulente finanziario è uno specialista che cerca di capire i bisogni di una famiglia (nella sua accezione più ampia) per aiutarla a gestire le sfide economiche che la vita mette di fronte. In primis identificando e misurando i rischi che possono materializzarsi, implementando poi un piano di protezione. In secundis lavorando sugli investimenti finanziari, mantenendo però una visione d’insieme su indebitamenti, assicurazioni, patrimonio, fiscalità e previdenza. Oggi va di moda il termine “olistico” per indicare una visione del tutto e non delle singole parti e penso che la consulenza finanziaria ne sia buon esempio. Per quanto riguarda la scelta del consulente mi permetto di dare un piccolo consiglio: non scegliere in base al modello distributivo (banca tradizionale, consulente abilitato all’offerta fuori sede, consulente indipendente fee only), ma in base alla sua professionalità e alla sua esperienza.
Continua a leggereEDUFIN 2020 -Il mese della formazione finanziaria- i Bond
Scritto il 05.10.2020B - BOND Alla lettera B troviamo una parola inglese, Bond. Che altro non sono poi che le obbligazioni, ma siccome nel mondo della finanza la lingua madre è l’inglese occorre accettare gli anglicismi di buon grado. Nel mondo della musica nessuno ci ruberà mai termini come “Allegro”, “Andante”, “Adagio”, … ma nel mondo del risparmio dobbiamo tenere a portata di mano un mini lessico finanziario in un’altra lingua. I bond sono strumenti che rappresentano il rapporto tra un emittente (debitore) e un investitore (creditore). Tipicamente sono negoziati sui mercati mobiliari, anche se possono essere anche non quotati: in passato quelli non quotati erano una delle principali soluzioni di risparmio amministrato proposte agli sportelli bancari. Possono essere emessi da stati, imprese, enti pubblici, enti sovranazionali, banche, … per reperire capitali da utilizzare. In cambio chi li emette si impegna a restituire il capitale unito a degli interessi periodici. A differenza dell’azionista, il possessore del bond non ha diritto a partecipare all’attività gestionale dell’emittente. Oggi la valutazione di un bond è estremamente complessa; basti pensare alla lunghezza di un prospetto informativo rispetto al passato. Proprio per questo è assolutamente consigliato delegare la scelta ad investitori professionali. Infatti mentre si compra un rendimento obbligazionario si compra contemporaneamente uno o più rischi: rischio emittente, rischio tassi, rischio valutario, rischio liquidità, … In questa sede non è possibile affrontarli singolarmente, perché la pillola informativa diventerebbe una palla da bowling. Le tipologie di bond emessi sono tante: a tasso fisso, indicizzate, zero coupon, step up, in valuta, legate all’inflazione, ibride. Queste ultime a loro volta hanno alcune caratteristiche che le avvicinano alle azioni, avendo un livello di rischio più alto ed essendo più redditizie. Ad esempio i possessori di obbligazioni subordinate, in caso di non solvibilità dell’emittente, vengono rimborsati prima degli azionisti ma solo se sono stati rimborsati tutti gli altri detentori di bond.
Continua a leggereEDUFIN Asset Allocation
Scritto il 02.10.2020Ottobre per la terza volta sarà il mese dell’Educazione Finanziaria. Un evento importante che serve per colmare un gap culturale che nel nostro paese è più ampio che altrove. Sulla carta stampata e on line ci saranno tantissime iniziative di valore. Nel mio piccolo - per celebrare l’importanza dell’evento - ho pensato di elaborare un glossario di pillole: una al giorno (qualche lettera dell’alfabeto coprirà più giorni) senza alcuna pretesa accademica, ma con l’intento di far riflettere e dare spunti di conversazione. Buona lettura! Asset Allocation È la scelta delle attività (asset) in cui allocare le risorse. Insieme al market timing (scelta dei tempi dell’investimento) e alla selezione dei titoli determina il rendimento dell’investimento. Circa trent’anni fa tre studiosi americani giunsero alla conclusione che oltre il 90% del rendimento derivi dalla politica di allocazione, contro il 10% dovuto al market timing e alla selezione dei titoli. La composizione del portafoglio determina quindi in massima parte il rendimento finale dello stesso, ma ovviamente solo se vi è un comportamento virtuoso da parte del risparmiatore che eviti di movimentarlo eccessivamente nel vano tentativo di battere il mercato. Una corretta allocazione di lungo periodo ha una giusta propensione per il mercato azionario, riconoscendone la capacità di generare rendimenti più elevati. Ad essa si unisce una corretta diversificazione per mitigare e rendere accettabile il rischio. Il famoso economista John Maynard Keynes nel 1938 scrisse: “l’idea di movimenti totali delle attività è per varie ragioni impraticabile e persino inopportuna. Quelli che ci provano in genere vendono e comprano troppo tardi, e fanno entrambe le cose troppo spesso, accollandosi pesanti costi e acquisendo una mentalità troppo irrequieta e speculativa”. Sono passati oltre ottant’anni, gli strumenti esistenti oggi sono molto più sofisticati di allora, ma l’attualità di questa frase resta intramontabile
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