
Orsola Rea
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Investire in BITCOIN conviene?
Scritto il 25.02.2021Le criptovalute come i bitcoin si presentano come una nuova frontiera per la finanza, in realtà le autorità di supervisione Europee si stanno prodigando per avvisare i risparmiatori sui rischi associati all’utilizzo di questi prodotti. Riprendo alcuni punti chiaramente esposti sul sito della BCE sull’argomento. Le valute virtuali sono prodotti ad alto rischio, e per questo non sono adatte a scopo di investimento, di risparmio, figuriamoci per piani di pensione integrativa! Le valute virtuali e il loro cambio inoltre, non sono regolati da leggi dell’Unione Europea, alle quali ci affidiamo ogni giorni per avere la tutela e la sicurezza dei nostri risparmi e degli investimenti che facciamo mediante banche e intermediari. Negli anni passati purtroppo abbiamo avuto tanti esempi di investimenti falliti, per i motivi più diversi. I bond Argentina per il fallimento di uno stato, Lehman Brothers per il fallimento di banche, Cirio, Parmalat, per fatti dolosi, i fallimenti delle 4 banche italiane degli scorsi anni. I risparmiatori hanno pagato il prezzo più alto, in molti casi perdendo il loro denaro, ma istituzioni a livello mondiale si sono prodigati per restituire loro più risorse possibili, a volte il 30%, il 40%, a volte niente, ma l’interessamento delle attività è stato importante e i risparmiatori in moltissimi casi hanno beneficiato di questi interventi recuperando almeno in parte i loro risparmi. Nel caso di comportamenti giudicati scorretti dalle autorità di vigilanza, da parte di banche e intermediari, sicuramente hanno recuperato tutti i loro soldi. Con le criptovalute questo non avverrebbe mai. Di cosa si tratta veramente? I Bitcoin sono rappresentazioni digitali di valore, che possono essere scambiati elettronicamente. Non esistono in forma fisica. Anziché una singola autorità o istituzione, è una rete di computer che provvede a creare Bitcoin e a tenerne traccia utilizzando formule matematiche complesse, il famoso blockchain. I Bitcoin, quindi, sono certamente virtuali, ma non sono una valuta. Per quali motivi? Prima di tutto Non sono garantiti da nessun soggetto, infatti non sono emessi da un’autorità pubblica centrale. Se detieni una banconota da €10, ad esempio, la BCE garantisce il tuo diritto a disporne come mezzo di pagamento ovunque ti trovi all’interno dell’area dell’euro. Puoi scambiare euro con dollari o con Sterline in qualsiasi momento e ad un prezzo sicuro e accettato a livello mondiale, il tasso di cambio. Nessuna autorità tutela invece il diritto a utilizzare i Bitcoin o interviene per mantenerne stabile valore! Le criptovalute non costituiscono una forma di pagamento generalmente accettata. Il fatto che persone di spicco abbiano voluto aprire ai bitcoin i pagamenti per la vendita dei loro prodotti è esclusivamente allargare il mercato di riferimento, ma non deve essere presa, a mio avviso, come una legittimazione nei confronti della sicurezza di queste criptovalute. Mi riferisco al caso Tesla, si tratta comunque di una nicchia di mercato, generalmente non si può acquistare tutto quello che si vuole con le criptovalute. Se i Bitcoin fossero una valuta, l’aspettativa sarebbe di poterne fare ampio uso, ma di fatto sono molto limitati gli ambiti in cui puoi effettuare pagamenti in Bitcoin. Inoltre, anche laddove possibile, le operazioni sono lente e costose. Gli utenti non sono tutelati Esiste sempre il rischio di furto di Bitcoinda parte degli hacker. Se ciò accade non sei assistito da tutele legali. Se ti capita di fare una transazione con la tua carta di credito su un sito internet e ti viene clonata, la banca ti risarcisce le somme, così come ad un POS in negozio. La banca ti manda mail, SMS sui prelievi, i movimenti, le transazioni dei pagamenti elettronici. I bit coin non hanno assolutamente nessun tipo di tutela, quindi è molto pericoloso detenere quantità ingenti di valore, perché potrebbero sparire senza sapere chi andare a cercare. Infine, il loro valore è estremamente volatile Ma, se non sono una valuta, allora cosa sono? Una valuta dovrebbe essere una riserva di valore affidabile: con il denaro di cui disponi, dovresti avere la certezza che domani o fra un anno potrai ottenere praticamente la stessa quantità di beni e servizi che puoi acquistare oggi. I Bitcoin non sono stabili. Il loro valore è salito alle stelle ed è precipitato drasticamente nel giro di pochi giorni. I Bitcoin sono un’attività speculativa. In altre parole sono una scommessa di profitto, ma con il rischio di perdere il tuo investimento. Se sei alla ricerca di un piano finanziario personalizzato per i tuoi risparmi, sicuro e tutelato, ci sono molte soluzioni alternative. Contattami per una consulenza personalizzata
Continua a leggereUn buon consiglio è senza età e senza confini
Scritto il 31.12.2020Nell’ultimo giorno dell’anno è giunta l’ora di fare un bilancio di questo 2020, sicuramente tragico dal punto di vista sanitario, ma insolitodal punto di vista finanziario. Le prime fasi della pandemia hanno causato una breve ma profonda ondata di vendite, ma i mercati azionari si sono ripresi rapidamente nonostante il fatto che l’economia di tutto il mondo si sia letteralmente fermata, a più riprese. Vi sono due categorie che hanno beneficiato maggiormente della situazione: i titoli azionari cosiddetti GROWTH, in conseguenza dei tassi di interesse bassissimi, e i titoli “gettonati”, molto speculativi ma che molto spesso non soddisfano i criteri di qualità. Certamente chi non risica non rosica, perché il rendimento è sempre proporzionale al rischio, ma investire in modo responsabile comporta una certa dose di buona analisi dei fondamentali, pertanto non è bene seguire la folla e buttarsi alla cieca all’acquisto dei titoli maggiormente in rialzo. Anche se ci troviamo in un momento positivo, finanziariamente parlando, e anche se è molto probabile che i tassi continuino a rimanere bassi ancora per qualche tempo, sostenendo ancora la crescita delle azioni growth, non si può escludere che questa politica fiscale accomodante da parte delle banche centrali provochi delle spinte inflazionistiche per cui sarebbe necessario un aumento dei tassi. In questo caso i titoli growth sarebbero i più esposti a una correzione. Inoltre, il COVID ha accelerato alcune tendenze, come e-commerce e smart working, per questo motivo i titoli coinvolti in questi trend hanno subìto rialzi esagerati. Indubbiamente questi trend potrebbero cessare dal momento che la pandemia sarà sotto controllo, quindi dobbiamo considerare l’impatto che questo avrà su questi titoli. Il COVID ci ha anche insegnato che non sappiamo come e quando il mercato cambierà. In questo anno gli investitori con portafogli aventi un’elevata esposizione a titoli growth e di tendenza hanno sicuramente ottenuto maggiori performance ma sono fermamente convinta che privilegiare un approccio BILANCIATO con titoli di alta qualità ripaghi sempre nel lungo periodo e ci metta al riparo dalle brutte sorprese. Un po’ come quando la nonna ci consigliava di portarci dietro l’ombrello nonostante la giornata di sole primaverile. Un buon consiglio è senza età e senza confini!
Continua a leggerePERCHE’ INVESTIRE IN UN PORTAFOGLIO GREEN
Scritto il 17.12.2020Negli ultimi anni abbiamo visto uno spostamento dai combustibili fossili all’energia verde. La transizione energeticaè entrata a far parte del bagaglio culturale di ogni stato del mondo: USA, Europa, persino la Cina, si sono impegnate a raggiungere un futuro privo di emissioni. Nel campo degli investimenti questo significherà un aumento della capacità eolica e solaredei paesisviluppati: gli USA hanno promesso $2.000 miliardi di investimenti federali in energia pulita e ambiente nei prossimi quattro anni. Grazie al focus sui veicoli elettricisi mira a costruire almeno 500.000 stazioni di ricarica pubbliche in tutti gli Stati Uniti, con la previsione di estendere i crediti d'imposta per l'acquisto di veicoli elettrici. Investire GREEN significa selezionare aziende che si occupano di infrastrutture che sostengono queste tematiche, aziende il cui obiettivo è diminuire le emissioni nel campo della mobilità, che attuano tecnologiche evolute applicate all’edilizia green per minimizzare l’inquinamento. Aziende che guardano al futuro migliorando i servizi automatici e digitalizzati. Certamente è un cambiamento strutturale di lungo termineche dipende da molto più di una sola persona. Gli Accordi di Parigi sono importanti, ma rappresentano solo l'inizio di un viaggio lungo decenni che trasformerà il modo in cui l'energia viene prodotta e consumata a livello globale. Per gli investitori si tratta di un'opportunità di lungo termine che non è legata ai cambiamenti del panorama politico ma al cambiamento della visione che le persone hanno della loro vita su questo pianeta. I portafogli green sono #resilienti , #antifragili, redditizi e lanciati nel futuro. Molto all’avanguardia. Vuoi sapere come poter creare il tuo portafoglio green? Vuoi sapere quanto è green il tuo portafoglio? E se non lo fosse … come trasformarlo contenendo le perdite e i costi? Chiamami per una consulenza!
Continua a leggereNel 2021 arriverà la patrimoniale?
Scritto il 15.12.2020Tra i vari emendamenti presentati da alcuni parlamentari di Leu e Partito Democratico sulla Legge di Bilancio, in questi giorni è riemerso lo spettro dell’imposta patrimoniale progressiva, sebbene ancora un’ipotesi in discussione, per colpire il cosiddetto “ceto medio”. La proposta raccoglie numerosi suggerimenti di economisti internazionali e del Fondo Monetario, di rivedere il sistema delle tassazioni patrimoniali (IMU, imposta di bollo sulle attività finanziarie) sostituendo quelle esistenti con un’unica imposta progressiva. Così com’ è stata presentata prevedrebbe un prelievo sui conti correnti - a partire dallo 0,20% per i patrimoni compresi tra € 500.000 e € 1.000.000 - a partire dallo 0,50% per i patrimoni tra i 5 e i 50 milioni - a partire dal 2% per i patrimoni oltre i 50 milioni - un prelievo straordinario del 3% sui patrimoni oltre il miliardo di euro per la lotta alla pandemia e gli aiuti alle fasce della popolazione più in difficoltà. La base imponibile sarebbe costituita dalla ricchezza netta derivante dalla somma delle attività mobiliari ed immobiliari meno le passività finanziarie, sia per le attività detenute o possedute in Italia che all’estero da persone fisiche. Evitare l’applicazione dell’imposta patrimoniale dipenderà innanzitutto da come verrà applicata; allo stato attuale è estremamente prematuro fare ipotesi, in quanto l’iter di approvazione della legge è ancora lungo! Molti clienti mi chiedono il perché se ne parli adesso e se davvero è un pericolo imminente. Dobbiamo dire che l’Italia ha un debito pubblico molto elevato ed in ulteriore crescita, dal momento che si deve far fronte all’emergenza Covid-19, sia dal punto di vista sanitario che economico. Si stima che il rapporto debito/Pil possa arrivare in area 160%. Una patrimoniale avrebbe l’obiettivo di abbattere il debito pubblico e risanare i conti dello Stato. Ritengo improbabile una patrimoniale entro il 2020, infatti stiamo già vivendo una fase di forte stress emotivo e finanziario, e non credo il Governo vorrà infierire ulteriormente. Tuttavia, dal momento in cui l’economia mondiale avrà superato l’emergenza, potrebbe essere probabile una sua introduzione. Che cosa potrebbe colpire? Questo non possiamo saperlo! Possiamo però individuare delle aree più sensibili in quanto agevolate a livello fiscale rispetto all’area euro, e per ogni ipotesi possiamo studiare eventuali contromisure. Il prelievo forzoso dai conti correnti è sicuramente la via più facile per mettere le mani nelle tasche degli italiani. Pagamento dell’IMU su tutti gli immobili, anche sulla prima casa. Aumento delle aliquote dell’imposta di successione o diminuzione delle franchigie Una soluzione di buon senso potrebbe essere quella di non far trovare allo Stato denaro sul tuo conto corrente, tenendo sul conto solo la liquidità necessaria per le spese correnti (dai 3 ai 6 mesi) ed investire il resto. Tre famiglie su quattro vivono in una casa di proprietà: il dato nasce dalla ricerca congiunta dell’Agenzia delle Entrate e del Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia. La reintroduzione dell’IMU comporterebbe una forte penalizzazione per il settore immobiliare, già in forte difficoltà in questi anni. L’Italia è il paese con le tasse di successione più basse in Europa. Gli eredi in linea retta ad oggi beneficiano di una franchigia di 1 milione di euro testa a testa, oltre pagano il 4%. Più volte nel corso degli anni si è parlato di diminuire la franchigia, aumentando contemporaneamente l’aliquota. Considerando che nei prossimi anni avremo il più grande passaggio generazionale di ricchezza della storia,ipotizzare un aumento della tassazione in linea con gli altri Paesi europei sembra un’ipotesi tutt’altro che remota. Organizzarsi per tempo sull’aspetto della pianificazione successoria potrebbe essere un grandissimo risparmio a livello fiscale, affidandosi ad un professionista che possa aiutare te e la tua famiglia a trovare le soluzioni più adatte al passaggio DELLA RICCHEZZA TRA GENITORI E FIGLI. Ultima ma non ultima una nuova riforma delle pensioni con l’innalzamento dell’età pensionabile Lo stato potrebbe anche intervenire sulle attuali deduzioni e agevolazioni fiscali della previdenza complementare. Riassumendo, il consiglio più importante che mi sento di darti è di non sottovalutare questa cosa, anzi di valutare e pianificare per tempo le soluzioni più idonee a tutelare e valorizzare il tuo patrimonio avvalendoti di una persona di fiducia che possa aiutarti nella scelta di una strategia adeguata Vuoi ricevere una consulenza? Contattami!
Continua a leggereFondo Pensione, perché conviene pensarci subito?
Scritto il 12.08.2020Attualmente il nostro sistema pensionistico è basato sul metodo contributivo, questo significa che ogni lavoratore, al momento che andrà in pensione, riceverà un assegno INPS in base ai contributi che avrà effettivamente versato nel corso della sua vita lavorativa. Nessuno di noi può sapere in anticipo per quanto tempo sarà in grado di lavorare e a quanto ammonterà, al momento del pensionamento, il totale dei contributi versati, pertanto, per non essere colti impreparati, possiamo fin da subito correre ai ripari, cercando di aumentare il più possibile la pensione INPS che ci spetterà, attraverso la previdenza complementare. E’ una forma di pensione integrativa e volontaria che si aggiunge a quella obbligatoria, anche attraverso il versamento di piccoli importi può portare a grandi rendite Ha molti benefici fiscali ( TFR tassato dal 9 al 15% anziché al 25% e contributi volontari con 100% di deduzione fiscale)…destinare il TFR non costa nulla, si ottiene solo una minore tassazione rispetto a tenerlo in azienda, inoltre anche il datore di lavoro ottiene dei benefici come minori oneri contributi per i lavoratori che destinano il loro TFR a un fondo pensione Nei fondi di categoria si può ottenere un versamento aggiuntivo da parte del datore di lavoro. Non è obbligatorio proseguire i versamenti, che si possono interrompere e riprendere in qualsiasi momento Vi sono casistiche per cui si può accedere a quanto versato, anche fino al 100% della somma rivalutata, senza costi eccessivi né penali I benefici fiscali si possono ottenere anche nel caso di versamento per persone a carico del proprio stato di famiglia (moglie, figli) Tutto questo non è sufficiente? Dobbiamo considerare che i lavoratori di oggi riceveranno la pensione di vecchiaia verso i 70 anni! Questo significa che abbiamo tantissimo tempo per mettere da parte piccole cifre che cresceranno nel tempo il mondo del lavoro per come è impostato attualmente sta creando ampi buchi contributivi, si vedono sempre meno contratti a tempo indeterminato e un incremento del lavoro autonomo e delle collaborazioni a progetto, anche per soddisfare la nuova domanda di mercato che incrementerà i trasferimenti per motivi di lavoro da una regione ad un’altra e da un paese europeo ad un altro. Crearsi una propria personale posizione previdenziale significa raccogliere man mano il proprio TFR da varie esperienze lavorative, averlo meno tassato, più rivalutato, e poterne usufruire al bisogno. Il fondo pensione infatti differisce dal sistema INPS perché è un conto individuale nominativo della persona che lo sottoscrive, dove affluiscono i contributi versati, che vengono investiti sui mercati finanziari, ma anche in comparti a capitale garantito, a scelta di chi lo sottoscrive. Al momento del pensionamento le somme rivalutate possono essere liquidate come capitale o come rendita, a scelta della persona. Non si può affatto escludere che nei prossimi anni le esigenze del bilancio statale impongano nuovi tagli alle pensioni pubbliche, oppure tagli ai benefici fiscali Aderire oggi alla previdenza complementare significa fermare le condizioni e i benefici fiscali attuali per i prossimi 40 anni! Quando ero piccola i nostri nonni aprivano il libretto di risparmio o prodotti simili che scadevano a 18 anni Oggi pensare al futuro dei propri figli o dei propri nipoti con il fondo pensione, sfruttando anche i benefici fiscali, potrebbe essere un’ottima idea! Aprire un fondo pensione al figlio/nipote già alla sua nascita o nei suoi primi anni di vita, permettendogli di ritrovarsi all’età di 35 anni con un capitale che potrà mantenere sino al momento della pensione o utilizzare nel corso della sua vita lavorativa in base alle proprie necessità. Nello stesso tempo, i genitori potranno risparmiare sulle tasse dal momento che i versamenti in favore di un figlio possono essere ugualmente dedotti dal reddito. Naturalmente esistono tantissime tipologie di fondi pensione, ognuno differisce per caratteristiche e costi, ma tutti hanno questi vantaggi che ho descritto. Quale scegliere? Se vuoi un aiuto inviami una richiesta ti aiuterò a compiere una scelta più adatta alla tua situazione lavorativa e personale
Continua a leggereBTP Futura: conviene sottoscriverli?
Scritto il 03.07.2020L'emissione sarà dedicata a finanziare le spese previste dagli ultimi provvedimenti del Governo per affrontare l’emergenza Covid-19 e sostenere la ripresa, precisamente per le misure a sostegno del reddito e la tutela del lavoro, il rafforzamento del sistema sanitario nazionale e l'aiuto a famiglie e imprese italiane nonché il rilancio dell’economia nazionale. Conviene? Ecco un paio di riflessioni sulle caratteristiche e la convenienza: Durata 10 anni Il titolo di questa emissione è rivolto esclusivamente ai sottoscrittori retail, i piccoli risparmiatori, pertanto è strutturato in quest’ottica per essere “attraente” per questa categoria di investitori, che per definizione hanno un approccio a tenerlo fino a scadenza e non un’ottica speculativa. Questo implica che il suo massimo rendimento è a scadenza. Cedole dal 1 al 4 anno 1,15%, dal 5 al 7 anno 1,30%, dal 8 al 10 anno 1,45% La prima riflessione è sulla tipologia di cedola, le cedole sono fisse crescenti, quindi in caso di tassi crescenti il prezzo sarà maggiormente sottoposto ad avere fluttuazioni rispetto ad una cedola indicizzata. Inoltre, per valutarne la convenienza occorre confrontare il rendimento con quello dell’attuale BTP decennale sul mercato secondario, che è circa del 1,40% annuo. Questo significa che, per attrarre, questa emissione deve essere superiore; inoltre, occorre valutare il cosiddetto premio al rischio, ovvero il rischio che l’investitore si assume rinunciando alla liquidità per 10 anni, al rischio di risalita dei prezzi o al rischio di instabilità politica per il periodo di durata, gli analisti stimano il premio al rischio intorno allo 0,60% Per questi motivi un tasso adeguato potrebbe essere il 2% di rendimento netto a scadenza. Premio fedeltà per chi acquista il titolo in collocamento e lo detiene fino a scadenza dal 1% al 3% legato all’andamento del PIL italiano Il bonus a scadenza verrà riconosciuto esclusivamente se i titoli vengono detenuti fino a scadenza, il minimo garantito è del 1% con un massimo del 3% legato all’andamento del PIL italiano nominale nei prossimi 10 anni. Il premio è impostato in modo allettante ma facendo due calcoli, che probabilità ci sono di raggiungere premi superiori al minimo, considerando la crescita del paese degli ultimi anni? Poche per non dire nessuna Facendo un semplice calcolo matematico, per poter avere un premio superiore al 1%, quindi un PIL intorno al 1,5% per i prossimi 10 anni considerando che il PIL del 202 è stato negativo al -10% significa avere nei prossimi 9 anni del 2,8%! Questa crescita è sicuramente molto sostenuta, e non si è mai avuta negli ultimi 15-20 anni. Diciamo che molto verosimilmente il premio sarà del 1% Il prezzo di emissione è 100 e rimborso unico a scadenza 101 considerando il premio con le considerazioni di cui sopra Tassazione agevolata al 12,50% e esenzione in caso di successione Come tutti i titoli di Stato è più conveniente, fiscalmente parlando, rispetto agli altri tipi di strumenti finanziari, tutti tassati al 26% Nessuna commissione di acquisto durante il collocamento Per questi motivi non ritengo questa emissione particolarmente conveniente. Per chiarimenti o altre domande potete contattarmi via mail!
Continua a leggereETF e fondi comuni di investimento non sono alternativi ma complementari. Quali sono le differenze tra ETF e Fondi Comuni di Investimento?
Scritto il 25.06.2020Mi capita spesso di ricevere questa domanda, rispondere senza sembrare di parte non è sempre facile! Tecnicamente entrambi sono strumenti di risparmio gestito , hanno caratteristiche simili tra loro, ma anche molte differenze. Entrambi delegano l’investimento diretto dei propri soldi in titoli finanziari a un investitore istituzionale, entrambi raccolgono i risparmi da una pluralità di investitori e li investono gestendo finanziariamente tale patrimonio. Le differenza sostanziale invece è lo stile della gestione passiva per gli ETF, cioè consiste esclusivamente nella replica di un indice (il cosiddetto benchmark, azionario o obbligazionario): per questo motivo il rendimento di un investimento in ETF tenderà a seguire abbastanza precisamente i movimenti del benchmark cui si riferisce. Attiva per il fondo comune di investimento, che mira a rendere di più del benchmark di riferimento. Ovviamente dalle differenze scaturiscono costi e rendimenti diversi, il fondo comune di investimento costa di più ma tenderà a rendere di più quando il mercato è positivo, ma soprattutto a perdere di meno quando vi sono degli shock di mercato, come è successo negli mesi scorsi. Qual è meglio? Il punto è sempre che è meglio diversificare, il consulente utilizza in modo sapiente un insieme di strumenti in equilibrio, selezionandoli e inserendoli in modo personalizzato nel portafoglio del cliente, a seconda delle caratteristiche del cliente, del mercato, del momento economico. Le commissioni di gestione Gli ETF hanno commissioni molto inferiori, i fondi comuni sono più cari per via della gestione attiva del portafoglio; possono essere in classe load (possibilità di inserire commissioni di ingresso e con commissioni di gestione più basse) e in classe no load (zero commissioni di ingresso ma commissioni di gestione più elevate) I tempi di regolamento Gli ETF sono quotati nel mercato regolamentato e la loro partecipazione è rappresentata da azioni, pertanto possono essere acquistati e venduti in ogni momento, al prezzo di quotazione, con regolamento pressoché immediato; i fondi comuni di investimento invece hanno delle quote di partecipazione dette NAV rappresentate dal patrimonio del fondo diviso le quote. Per acquisto o disinvestimento occorrono qualche giorno lavorativo, variabile a seconda della casa di gestione del fondo. Gli ETF sono negoziati dalle 9 alle 17,25 sul mercato ETFPlus, si possono acquistare direttamente dalla piattaforma del proprio home banking, per i fondi bisogna rivolgersi a un collocatore, una banca o un consulente finanziario che funge da intermediario, ma sempre più spesso le banche abbastanza innovative permettono ugualmente di poterli acquistare o vendere in autonomia. In entrambi i casi i costi di negoziazione o di ingresso dipendono dalla banca, dal consulente e dalla piattaforma mediante la quale si effettua l’operazione. ATTENZIONE al rischio Essendo dei contenitori di strumenti finanziari il rischio associato agli ETF è quello tipico del sottostante che lo strumento va a replicare; gli ETF replicano l’indice senza possibilità di attutirne le variazioni al ribasso, come invece avviene nei fondi comuni di investimento, che detengono sempre una percentuale obbligatoria di liquidità . Le analisi storiche sui mercati azionari mostrano delle perdite dai massimi fino al 40%, pertanto questo gioco potrebbe diventare molto pericolo. La gestione attiva, è vero più costosa, dei fondo comuni, risulta più tutelante in caso di shock dei mercati, come è successo a marzo di quest’anno. Inoltre optare per un ETF obbligazionario espone l’investitore al rischio tasso di interesse, sempre per l’aspetto della gestione passiva. L’investitore dovrebbe essere estremamente consapevole della duration dello strumento in confronto all’orizzonte temporale del proprio investimento Si propone a investitori molto spesso molto poco competenti di operare in titoli che di per sé hanno un utilizzo semplice, ma che se non ben collegati al contesto economico e finanziario rischiano di diventare una bomba per i portafogli. Non si hanno tutele. In parole più semplici l’ETF è un contenitore di un certo numero di obbligazioni che seguono la relazione matematicamente certa prezzi/tassi legati tra loro in modo inversamente proporzionale. Se i tassi salgono i prezzi scendono e viceversa. In uno scenario di tassi in rialzo l’ETF obbligazionario che contiene obbligazioni a medio lungo termine perderà di valore senza possibilità di difendersi. Un altro aspetto cruciale della replica sintetica o fisica a campione degli indici obbligazionari è che essa prevede l’acquisto di un paniere sostitutivo attraverso un contratto swap, questo implica che l’ETF non contenga gli stessi titoli dell’indice, in più si aggiunge il rischio di controparte, rendendo il contenitore più rischioso. Nell’ipotesi di fallimento della controparte, lo swap non verrebbe onorato, e l’investitore potrebbe incorrere in una perdita La verità sta sempre nel mezzo Negli ultimi anni si sono diffusi moltissimi siti di guru degli investimenti che propongono metodi infallibili per la selezione degli ETF e piattaforme per la loro compravendita, puntando a presentarli come alternativi ai fondi comuni concentrando il focus della presentazione sul fatto che i costi di gestione sono più bassi rispetto ai fondi comuni, ma la realtà è molto più articolata. Intanto si dovrebbe considerare che non esiste il portafoglio perfetto, esiste il portafoglio perfetto per te. Non esistono pranzi gratis, non si può pensare di investire denaro in strumenti finanziari che danno un rendimento senza costi. Per quanto riguarda i rischi poi, tante proposte non spiegano bene i rischi che si corrono. Anziché considerare ETF e fondi come strumenti alternativi, credo molto più opportuno utilizzarli in modo complementari, attuando la diversificazione di portafoglio mediante l’utilizzo di entrambi. Per gli ETF mercati semplici ed evoluti, in una fase tranquilla del mercato, per i fondi comuni i mercati più difficili, lasciando la gestione a un team di professionisti. Un consulente attento saprà certamente consigliare il migliore strumento per ogni mercato di riferimento, personalmente ho effettuato una selezione di fondi che battono costantemente il benchmark, così come una selezione di ETF molto efficienti per i mercati per cui ritengo siano adatti. Vorrei proporre ai lettori un’analisi senza impegno del loro portafoglio titoli per valutare se fosse possibile inserire nella diversificazione dei titoli, degli ETF o altri strumenti che possano abbassare il costo medio del portafoglio.
Continua a leggereI sette passi per superare il corona virus
Scritto il 18.04.2020In questo momento abbiamo moltissimi motivi per cui essere preoccupati, la nostra famiglia, i nostri amici, il nostro lavoro…. tutte le certezze sono state messe in crisi dal COVID-19 e nessuno sa come e quando finirà. L’aspetto finanziarioè passato per un po’ in secondo piano alla salute, ma in ogni caso rappresenta una delle principali preoccupazioni per ciascuno di noi: i mercati finanziari sono crollati, le aziende hanno sospeso le produzioni, i centri commerciali sono vuoti e si potrebbero perdere posti di lavoro. L’incertezza è diffusa, in momenti come questi amaramente ci rendiamo conto di quanto siamo finanziariamente solidi o fragili. Il lato positivo di tutta questa situazione è che possiamo renderci conto che le cose di cui abbiamo riempito le nostre case sono sufficienti, possiamo orientarci in modo nuovo al consumo, cercando di indirizzare le risorse che indubbiamente si sono ridotte verso altre vie, che prima per la mancanza di tempo non avevamo adeguatamente considerato. Possiamo provare ad impostare un piano finanziario familiare per superare questo momento difficile. 1. Creiamoci un budget di emergenza: Facciamo il puntosulle nostre spese fisse MENSILI che non possiamo permetterci di non pagare: affitto o mutuo, bollette, rate di finanziamenti, spesa alimentare di base, spese per medicinali. Consiglierei di avere abbastanza soldi per coprire almeno 6 mesi, per proteggersi da emergenze come ammalarsi o perdere il lavoro (o entrambi). Questa è la liquidità da lasciare disponibile, sul conto corrente, cercando sempre di non scendere al di sotto. 2. Bilanciamo il portafoglio: Abbiamo già avuto occasione di parlare dei comportamenti da NON adottare. Mantenere la calma ed evitare di vendere ci permetterà di non trasformare le perdite che adesso sono teoriche in perdite reali. E’ vero che le scorte potrebbero diminuire ulteriormente (anche se non è detto) ma quando la minaccia del Coronavirus rientrerà , anche i valori di portafoglio rientreranno. Guardando indietro nel tempo a casi simili, i mercati si sono sempre ripresi, dobbiamo ricorrere a tutta la pazienza di cui siamo capaci. Se abbiamo un portafoglio investimenti è necessario invece confrontarsi con il proprio Consulente per verificare che non vi siano asset che potrebbero risentire della situazioneche si è creata a livello internazionale. Bilanciare il portafoglio e diversificarlo spostando quelle parti di portafoglio su altre asset che da ora in poi saranno meno coinvolte dagli accadimenti internazionali, dalle decisioni dei governi e delle banche centrali ci aiuterà ad impostare un’adeguata strategia difensiva per il futuro a breve. 3. Cerchiamo opportunità di investimento Chi ha un portafoglio di investimenti avrà visto che la parte azionaria ha subito un maggior danno a livello di perdite rispetto alla parte obbligazionaria/flessibil/monetaria. Avrà notato altrettanto che in questa ultima settimana ha ripreso un terzo del valore. Questo significa che possiamo approfittare di questa caduta dei mercati per fare degli acquisti a prezzi stracciati. Questa è una fantastica opportunità per investire utilizzando la parte eccedente della liquidità che non fa parte del budget di emergenza del punto 1). Attenzione, questo non significa comprare a caso e in modo spregiudicato, ogni azione andrà fatta con criterio e prudenza, meglio se in soluzione piano di accumulo, e sempre confrontandosi con il proprio consulente che potrà consigliare il segmento di mercato migliore su cui puntare. Questo aiuterà chi ha già un portafoglio a rientrare prima delle perdite eventualmente subite nei mesi scorsi, e chi inizia adesso, ad iniziare a impostare un portafoglio che sicuramente guadagnerà della situazione attuale già nei prossimi mesi. 4. Ridimensioniamo le posizioni debitorie Un altro modo di utilizzare meglio la liquidità è ridimensionare tutte quelle posizioni debitorie che ci costano molto a titolo di interessi e spese. Prendiamo tutti i nostri finanziamenti, carte revolving, carte di credito, cerchiamo di chiudere le posizioni che ci costano di più, una alla volta, se non ci sentiamo sicuri, chiediamo al nostro consulente di aiutarci a trovare una soluzione meno costosa, questo ci permetterà di diminuire le spese per interessi e quelle inutili: in questo modo le spese mensili piano piano diminuiranno, permettendoci di affrontare con maggiore serenità eventuali imprevisti. 5. Non sprecare i soldi E’ fin troppo facile sprecare soldi per mangiare fuori, vestiti, vacanze, ma per adesso quei giorni sono finiti, pertanto possiamo approfittare di questo momento per effettuare un’analisi delle nostre spese dell’ultimo anno, cercando di capire dove abbiamo sprecato soldi. Non abbiamo ancora raggiunto il budget di emergenza? Dall’analisi delle spese possiamo trovare la fonte per alimentare la nostra riserva! Conti correnti carissimi che non utilizziamo da anni, carte di credito, libretti bancari e postali dimenticati, convogliamo tutto da una parte, quella meno costosa. Tagliamo i rami secchi! 6. Valutiamo le nostre vulnerabilità Nessuno sa cosa accadrà dopo con il coronavirus. Se fossimo certi di mantenere il nostro lavoro, tutto dovrebbe andare bene, ma cosa succederà se non sarà così? Potremmo approfittare di questa situazione di reclusione forzata per migliorare le nostre capacità lavorative e conoscenze tecniche, colmare i nostri punti deboli, noi sappiamo benissimo quali sono! Possiamo lavorarci su utilizzando piattaforme di apprendimento online oppure corsi di aggiornamento professionale, corsi di lingua, di specializzazione. Possiamo stabilire obiettivi di carriera e creare piani di sviluppo personale per realizzare un miglioramento personale. Non ci sono garanzie, si tratta solo di aumentare le probabilità di un’alternativa lavorativa se dovessero esserci problemi con il datore di lavoro attuale, questo può ridurre il rischio di essere licenziato, in quanto maggiori abilità aggiungono valore alla nostra professionalità. 7. Prepariamo il proprio CV Cestiniamo il nostro vecchio CV, o diamogli una bella revisionata. Aggiorniamolo con le nostre ultime esperienze lavorative. Cerchiamo di essere pronti quando tutto ricomincerà! Impariamo a fare networking, un’abilità molto preziosa di questi tempi, ci sono alcune piattaforme professionali molto valide. Si possono costruire buoni rapporti di lavoro con i colleghi e aumentare la reputazione di svolgere le proprie attività. Sicuramente la nostra professione supererà l’emergenza Covid-19, ma è meglio essere preparati, per ogni evenienza. Sono convinta che niente sarà più come prima, e questo potrebbe essere positivo. Possiamo cogliere l’occasione di rottamare quello che non ci piaceva del passato utilizzando questo momento di calma per immaginare il nostro futuro ed iniziare a costruirlo, un passo dopo l’altro.
Continua a leggereI mercati trovano sempre la soluzione!
Scritto il 16.03.2020Gli esperti di epidemiologia e le autorità ci hanno indicato quali sono le misure da seguire per contenere l’emergenza dal punto di vista della nostra salute. Quale operatore di mercato mi sento chiamata da un senso di responsabilità nei confronti dei clienti che manifestano una certa preoccupazione per la salute dei loro portafogli! Pertanto, in queste giornate di forzato smart working ho avuto modo di fare delle riflessioni sulle implicazioni di questa crisi sui portafogli dei piccoli investitori, ed ho cercato conforto nei big data. Ho voluto fare una ricerca sui tempi di reazione degli indici di borsa successivamente a ogni crisi avvenuta dal 1929 a oggi. Ho preso a modello l’indice S&P 500 in quanto l’unico in grado di restituire dei dati storici dal 1929 a oggi; logicamente si parla di un indice, totalmente esposto ai movimenti dei titoli; risulta doveroso sottolineare che vi sono delle differenze sostanziali con i portafogli che generalmente i Consulenti finanziari concordano con i clienti. Principalmente i portafogli sono: Molto più diversificati in quanto non includono solo America e non solo le aziende a larga capitalizzazione, Più gestiti in quanto ogni fondo adotta delle strategie al momento che si presenta un rischio o un’opportunità, quindi in media ha un rendimento più alto in caso di salita del mercato o meno basso in caso di discesa lo abbiamo già riscontrato nel passato Diciamo che però può essere una buona base di partenza per le riflessioni che ci interessano. Le crisi che ho compreso nell’analisi sono: Crisi dal settembre 1929 al giugno 1932; perdita di - 86,1%, durata 34 mesi Ci vollero circa 23 anni dal crollo per tornare ai livelli del 1929, ma già intorno al 1934 l’indice aveva recuperato un terzo dei valori, dopo 9 anni 2/3 dei valori Crisi dal maggio 1946 al giugno 1949; perdita di -29,6% durata 37 mesi Già l’anno successivo (1950) i valori erano rientrati Crisi dal dicembre 1961 al giugno 1962; perdita di - 28% durata: 6 mesi i valori entrano rientrati, dopo neanche un anno dal crollo. Crisi dal novembre 1968 al maggio 1970; perdita di -36,1% durata: 18 mesi Nel 1972 i valori erano rientrati, cioè dopo circa 2 anni dal crollo. Crisi dal gennaio 1973 all’ottobre 1974; perdita di - 48% durata: 21 mesi A causa della lunghezza della fase di recessione ci vollero circa 12 anni dal crollo per tornare ai valori prima della crisi Crisi dal novembre 1980 all’agosto 1982; perdita di - 27,8% durata: 21 mesi A metà del 1983 i valori erano completamente rientrati, dopo circa 2 anni dall’inizio della crisi, 9 mesi dal crollo. Crisi da agosto 1987 a dicembre 1987; perdita di -33,5% durata: 3 mesi Intorno a luglio del 1989 i valori erano rientrati, nemmeno dopo 2 anni dal crollo Crisi da marzo 2000 a ottobre 2002; perdita di - 49,1% durata: 30 mesi I valori di agosto 2000 non rientrarono fino a febbraio 2015, comunque già nel 2007 avevano recuperato 2/3 del valore Crisi da ottobre 2007 a marzo 2009; perdita di -56,4% durata: 17 mesi A maggio 2013 i valori erano rientrati cioè a 4 anni dal crollo Conclusioni: Facendo la media dei tempi di rientro arriviamo a 58 mesi (quasi 5 anni) che si riducono a 22 mesi (quasi 2 anni) non considerando le grandi crisi che sono eventi eccezionali (le cosiddette code in analisi statistica). Questo, come già detto sopra, per un mercato non gestito e non diversificato. Personalmente posso testimoniare, e i miei clienti con me, che abbiamo vissuto qualche crisi di queste sopra riportate e nel corso dell’anno successivo, attraverso strategie di acquisto mirate, abbiamo sempre recuperato le perdite e oltre. Concordo che questa crisi ci tocca profondamente e maggiormente rispetto alle precedenti, sarà per il riposo forzato che non avevamo mai vissuto, ma cerchiamo di continuare a ragionare in un’ottica di obiettivi di investimento e orizzonti temporali. D’altra parte, cercare di evitare le perdite uscendo dai mercati a crollo avvenuto per cercare di rientrare a crisi terminata potrebbe risultare molto costoso, in quanto è molto complicatonella pratica intercettare il momento giusto per rientrare nell’investimento, e pertanto si corre il rischio di perdersi il rimbalzo che avviene sempre subito dopo le cadute, con la sola conseguenza di impiegare più tempo per rientrare nei valori di prima della crisi. Vi sono molti studi che quantificano in una differenza del 35% del valore del portafoglio di un investitore che vende e poi ricompra, rispetto all’investitore che attende la ripresa. Vanno anche considerati gli oneri per le commissioni di vendita e riacquisto. Per concludere, ribadisco che al termine della crisi sanitaria potremo valutare più adeguatamente il quadro economico, che ora è falsato dai comportamenti emotivi dettati dal panico, e irrazionali. La ripresa potrebbe avvenire in tempi estremamente brevi o con un po’ più di pazienza, ma comunque la storia ci insegna che i mercati finanziari e l’economia trovano sempre una cura per reagire alle situazioni negative, quale che sia il motivo che le ha innescate. Per chiarimenti resto a disposizione!
Continua a leggereNon facciamoci prendere dal panico anche il Covid19 passerà
Scritto il 09.03.2020Il corona virus ha gettato nel panico la popolazione, che è molto preoccupata non solo per la salute pubblica, ma anche per quella economica. Nell’ultimo fine settimana il Consiglio dei Ministri ha varato un decreto con l’obiettivo di contenere la diffusione dell’infezione, limitando gli spostamenti da e per le zone rosse ai gravi motivi sanitari e di lavoro. A mio modo di vedere ciò che ha generato più confusione sono le modalità di comunicazione delle notizie, fin dai primordi dell’emergenza, che hanno aggravato e non migliorato la diffusione del COVID19, causando panico nelle persone che in molti casi si sono abbandonati a comportamenti che hanno messo a repentaglio la loro e la salute più di quella degli altri cittadini. In questo momento così difficile è fondamentale mantenere la calmae non prendere decisioni guidate dalle emozioni. Questa è la regola d’oro che vale in ogni ambito e circostanza, naturalmente limiterò le mie valutazioni all’ambito finanziario, che è il mio campo. I motivi sono molteplici, e supportati dalla storiae dalla razionalità, entrambe sono affidabili e aiutano tantissimo in questi momenti; un paio di riflessioni: Questa situazione ha provocato degli shock a livello dei mercati finanziari e dell’economia a livello mondiale, e può darsi che per un breve periodo continui a provocarne, ma al momento non vi è carenze di risorse, in quanto le banche centrali forniscono liquidità illimitata ed i tassi di finanziamento delle famiglie e imprese rimangono invariati. L’influenza, basandosi sui dati del passato, cesserà con i primi caldi, quindi la situazione rientrerà a breve. Gli shock vanno visti come buone occasioni di acquisto Nonostante il blocco degli spostamenti, la tecnologia ci supporta enormemente, infatti ricorrendo allo smart working (anche nella pubblica amministrazione) praticamente tutte le attività operative e di assistenza ai clienti funzionano a regime. Se hai un dubbio contatta il tuo consulente, sicuramente saprà darti buone indicazioni. Se hai bisogno di una consulenza contattami dall’apposito link Buona giornata!
Continua a leggereCORONA VIRUS, CHE COSA FARE
Scritto il 04.02.2020Si ripropone nuovamente, alla stregua dell’epidemia SARS del 2003, un motivo di nervosismo sui mercati asiatici, in particolar modo su quelli cinesi, causa di numerose vendite, quindi perdite nei portafogli degli investitori più suscettibili. Vi sono grandi differenze e analogierispetto a 13 anni fa: la prima differenza è l’immediatezza della reazione del governo cinese, che si è mosso addirittura in anticipo rispetto all’Organizzazione Mondiale della sanità, coinvolgendo loro malgrado 41 milioni di abitanti nelle restrizioni alla circolazione delle principali città. Il sistema sanitario è molto più efficiente, il personale medico più preparato. L’analogia attiene al comportamento di molti risparmiatori, che al primo accenno di volatilità sui mercati cinesi chiudono immediatamente le loro posizioni con conseguenze deleterie per i propri portafogli. A mio avviso questo denota poca conoscenza delle caratteristiche di questo mercato, che indubbiamente va considerato un tema di investimento del lungo periodo. Se il flusso di notizie attorno all’epidemia continuerà a causare ribassi si dovrebbe invece considerare l’opportunità di effettuare acquisti mirati per abbassare il prezzo medio di carico. Sempre rivolgendo gli occhi al passato, per l’esperienza e nuovi mezzi nel campo della ricerca, l’epidemia dovrebbe scomparire prima di ferragosto. Naturalmente occorre valutare attentamente l’entità di eventuali acquisti considerando primariamente di attuare un’adeguata diversificazione del portafoglio nel suo complesso. Contattami per una consulenza
Continua a leggereNUOVI INDICATORI DEI COSTI COMPLESSIVI SUI CONTI CORRENTI: Più TRASPARENZA O Più CONFUSIONE?
Scritto il 30.01.2020Una delle ultime novità in materia di trasparenza per i consumatori: l’ICC. E’ un indicatore della spesa annuale dei conti correnti : dovrebbe fare chiarezza, invece fa riferimento a dei profili di operatività che sono indicativi, falsando in certi casi anche di molto i costi reali dei conti correnti. Solo a titolo di esempio se un conto corrente ha un canone azzerabile, la spesa viene considerata per intero, al pari dei canoni fissi, così come per i canoni azzerabili delle carte. Le operazioni che continuano ad incidere di più sono quelle non conteggiate, più soventemente riferibili alle banche tradizionali, come i prelievi fuori sportello o sotto un minimo prestabilito, che invece sono molto frequenti, specialmente per i clienti più giovani. I costi per i bonifici, ancora incredibilmente alti nelle banche tradizionali, anche per i bonifici effettuati on line in autonomia dai clienti. Incredibile, esistono ancora le spese di spedizione dei documenti informativi! Quei pacchi di fogli che arrivano ogni tanto e che finiscono irrimediabilmente nel cestino a volte ancora imbustati. Infine i misteriosi costi di chiusura e conteggio competenze, inseriti ad libitum a fine trimestre, che non si capisce mai a che cosa sono riferiti. Comunque, per la mia esperienza, la maggior parte delle volte che domando ai miei clienti : quanto spendi per il conto corrente? La risposta più frequente è : “non so” Tra tenere sotto controllo le spese e non farlo purtroppo la differenza è molta. Consiglio vivamente di mettere mano al documento di sintesi e magari, se non si ha tempo, o voglia, confrontarsi con il proprio consulente. Chiedimi una consulenza!
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