E' lecito pensare che un consulente di successo si traduca in performance prodotte straordinarie, evidenti dai risultati passati; lo storico vale però come stima per il futuro, oppure può portarci a pericolose sopravvalutazioni (o sottovalutazioni)?
Se traduciamo questo ragioniamo ai fondi attivi, i cui andamenti sono di dominio pubblico e certificati, possiamo dedurre ad esempio che il comparto Schroeder GAIA Wellington Pagosa A Accumulation, +14,38% YTD, sia meritevole di fiducia e con prospettive future altrettanto favorevoli; peccato che nel 2008 il comparto Carmignac Patrimoine segnò una performance addirittura positiva (+0,1%) all'interno di un Bear Market devastante, per poi iniziare una lunga fase di sottoperformance negli anni successivi.
Possiamo allora valutare un consulente in base alle masse gestite?
Anche qui, è lecito aspettarci che un portafoglio amministrato importante denoti un'abilità consulenziale straordinaria.
Possiamo testare questa tesi prendendo sempre a riferimento i Top Fondi bilanciati e flessibili per masse gestite.
Il JPM Global Income, nella classe A, vanta la bellezza di 19,47 mld di euro, che lo incoronano fra i Top Fondi Bilanciati per masse. A 10 anni annualizzato segna tuttavia un +2,54%.
Ecco che valutare in modo giusto i fattori che possono rappresentare la validità del lavoro di un consulente finanziario non è certamente facile, laddove la stesse performance o crescita delle masse non rappresentino spesso una base completa per esprimere un giudizio esaustivo.
Da dove partire quindi?
Spesso onestà, trasparenza (tanto lato commissionale quanto nel rapporto) e competenza rappresentano una base solida da cui iniziare.
Chi avesse piacere ad approfondire i temi in evidenza può contattarmi per un consulto.