La scorsa settimana avevo suggerito la costruzione di un portafoglio usando la strategia Core e Satellite. Tuttavia ho ricevuto una serie di critiche verso quell’approccio, per qualcuno troppo complesso, per altri troppo teorico. Voglio proporre oggi qualcosa di più semplice, come la scelta di un solo prodotto in grado di rappresentare un portafoglio, questo naturalmente partendo sempre dall’assunto che la diversificazione non serve per ottenere il massimo rendimento possibile ma bensì per ridurre il rischio. La tesi che propongo è che, rispettando un congruo periodo di investimento, dato un certo livello di rischio ritenuto sopportabile, sia sempre possibile ottenere risultati apprezzabili.
Rappresentiamo quindi il rischio di un fondo attraverso l’indice SRRI, quello che viene normalmente usato nei KIID con una scala da 1 a 7, dove 1 è il rischio più basso, 7 quello più alto. La nostra scelta è stata di usare portafogli-fondi con indice SRRI compreso tra 2 e 6. Nella tabella che segue sono rappresentati gli andamenti di sei fondi di diverse categorie, con SRRI a volatilità crescente, per la durata di 10 anni.
La performance annua di ogni singolo prodotto, valutata per il rischio assunto, ci dice quanto sia possibile ottenere performance a parità di tempo. Certo l'analisi in oggetto non vuole essere un invito a replicarla nel futuro, ma può aiutare a comprendere quanto la volatilità sia determinante per ottenere un rendimento. Scorrendo la tabella possiamo osservare come nei 10 anni al rischio più basso (SRRI 2) corrisponda una bassa performance annuale (1,40%), mentre è da un rischio molto più alto (SRRI 6) che arrivano maggiori risultati annui (9,75%). La cosa interessante è che se avessimo scelto il prodotto ad indice SRRI 3, cioè con un piccolo sforzo supplementare di sopportazione del rischio (volatilità da 1,93% a 2,09%), avremmo ottenuto un rendimento cumulativo molto più alto (da 14,96% a 47,42%). Questo è il potere della volatilità!
È evidente che è facile, con la logica del senno del poi, scegliere il portafoglio con la volatilità più alta alla ricerca del rendimento migliore. Nessuno infatti, conoscendo il risultato finale, avrebbe scelto un indice SRRI 2 a parità di tempo, a fronte di così pochi guadagni. Il problema però è che nella realtà il futuro non lo conosciamo e il vero rischio è di non sapere cosa ci riservano i mercati. Se non si accetta l'assunto che la forza dei mercati sta proprio nella loro volatilità, è meglio non investire e tenere la liquidità a morire sul conto corrente, senza però poi lamentarsi dei rendimenti nulli o negativi.
Quanti tra noi nel marzo di quest'anno hanno avuto la forza di resistere ai ribassi? Chi è riuscito non se ne è di certo pentito. Quanti invece, tra coloro che hanno venduto per paura, lo avrebbero fatto se avessero saputo in anticipo come sarebbe poi andato il mercato? Quale è il loro rammarico per essere usciti senza più rientrare perché timorosi di nuovi ribassi? Quale il loro rimpianto per non avere invece investito il doppio di quanto hanno tolto? Bisognerebbe avere la forza di tenere lo sguardo sempre rivolto al futuro, senza mai preoccuparsi troppo di quello che si sta vivendo nel momento in cui scatta la paura. Se ho tempo e investo con un rischio superiore, posso soffrire nel vedere scendere di molto il mio capitale durante i drawdown, ma alla fine godrò dei risultati della mia pazienza. Questo è il premio per il rischio. Non si tratta di perdere ma di cogliere tutte le opportunità che il tempo offre.
A questo punto so che nella testa dei miei lettori c'è una domanda. Eccola: “come mai gli altri due fondi con indice SRRI 4 e 5, che avrebbero dovuto performare di più per tempo e volatilità rispetto al prodotto con indice SRRI 3, hanno reso meno?”. Da qui la risposta: “i due fondi appartengono alla categoria dei fondi flessibili, che possiamo paragonare semplificando alla gestione di chi, pensando di anticipare, gestendo il mercato, prova ad uscire e rientrare al momento giusto per sfruttare il momento”. Noi sappiamo però quanto sia deleterio per il risultato finale, sbagliare questi momenti. Come si vede, talvolta “sbagliano” anche quei gestori che sono dotati di potenti strumenti di analisi, di competenza e delle giuste conoscenze e informazioni. Pensate quanto possiamo sbagliare noi quando vogliamo indossare gli abiti del gestore. L'analisi degli ottimi fondi flessibili scelti dimostra che gestire il mercato è difficile anche per loro. Meglio sarebbe allora per noi investire aspettando la fine del periodo che ci siamo concessi!
Mi si perdonerà se ho esagerato con la semplificazione, ma con questo ho voluto trasmettere il concetto che, scegliendo i giusti prodotti e mantenendoli nel tempo senza strafare, si possono spesso ottenere migliori risultati che non affannandosi nell'inutile tentativo di voler superare il mercato, anticipandolo.