Avrete di certo avuto notizia dell’intenzione di alcune banche di mettere in atto nel 2021 provvedimenti volti a mobilizzare le grandi masse di liquidità ferme sui conti correnti italiani. Tra le ipotesi in campo, vi è anche quella di addebitare commissioni di giacenza proporzionali alle cifre depositate. A motivo di ciò, le banche rivendicano gli aumentati costi di gestione della liquidità negli ultimi anni, causa i tassi di interesse negativi applicati loro dalla Banca Centrale Europea. Secondo i recenti dati dell’'ABI, l'Associazione Bancaria Italiana, al dicembre 2020 la quantità di liquidità “parcheggiata” sui conti correnti italiani ha raggiunto i 1.737 miliardi di euro, con una crescita di oltre il 10% rispetto al 2019. Di certo, i timori riguardo alla pandemia e al futuro dell’economia hanno fortemente contribuito a questo andamento, spingendo gli italiani a privilegiare i conti correnti rispetto alle diverse opzioni di investimento. Bisogna tuttavia notare che, a differenza di quanto comunemente ritenuto, questo approccio non rappresenta una scelta efficiente di allocazione dei risparmi.
Assenza di rendimento:I soldi parcheggiati sul conto, in genere, non fruttano alcun interesse, né rendimento. Inoltre, non vi è alcuna rivalutazione nel tempo di quanto accantonato, per cui, a fronte dei costi di tenuta del conto, il patrimonio “reale” subisce una decurtazione nel tempo
Inflazione: la perdita di potere d’acquisto per effetto dell’inflazione è una potenziale minaccia per il futuro dei nostri risparmi. Il risparmiatore generalmente non si accorge dell’impatto del rialzo dei prezzi sui propri risparmi depositati sul conto, perché guarda al valore “nominale”, non a quello “reale”. Se, tuttavia, consideriamo la media degli ultimi 20 anni dell’indice dei prezzi al consumo, pari all’1,7%, 10 mila euro depositati nel 2000 su un conto corrente oggi varrebbero solo 7.138 euro, ovvero il 30% in meno (vedi il grafico).
Si aggiunga che, almeno secondo le previsioni della BCE, l’inflazione è destinata ad aumentare rispetto al livello attuale (vedi il grafico).
Con un’inflazione al 2% - obiettivo prefissato dalle autorità monetarie europee - 10mila euro sul conto corrente tra 10 anni perderanno fino al 18% del loro potere di acquisto, riducendosi a 8.171 euro, e in 20 anni la diminuzione arriverà fino al 33%.
Imposta di bollo:in caso di giacenza media superiore a 5.000 euro è dovuta una imposta di bollo pari a 34,20 Euro l’anno, in base a quanto stabilito per legge.Gli investimenti finanziari, invece, sono gravati da una imposta di bollo pari allo 0,2% del valore totale degli strumenti finanziari detenuti, con un qualche risparmio fiscale rispetto alla liquidità giacente sul conto, almeno su certe giacenze. Ad esempio, chi possiede 10.000 euro in azioni pagherà solo 20 euro ogni anno di imposta di bollo.
Prelievo forzoso: tra i peggiori incubi degli investitori che detengono grande liquidità nel portafoglio, vi è il rischio di un prelievo forzoso da parte dello Stato. Ricordiamo tutti il precedente prelievo retroattivo del 6 per 1000 sui conti correnti delle banche italiane, da parte del Governo Amato, nella notte di venerdì 10 luglio 1992, per difendere la situazione di bilancio dello Stato Italiano, causa l’attacco speculativo dall’estero contro la Lira. Più recentemente, in ambito europeo, vi è stato il limite imposto ai correntisti delle banche greche di effettuare prelievi in contanti per evitare il rischio di assalto agli sportelli. Difficile che venga messa in atto tale misura in Italia. Tuttavia bisogna considerare che, al termine della pandemia, per il governo italiano si aprirà la sfida di contenere il debito pubblico, il che potrebbe rendere possibile ricorrere a misure restrittive sul piano fiscale.
Visto lo scenario attuale, la miglior scelta sarebbe quindi quella di affidarsi a un consulente finanziario che affronti questo argomento con voi e individui le soluzioni più adatte alla vostra situazione patrimoniale, agli obiettivi di investimento e al vostro profilo di rischio. Gli strumenti finanziari a basso rischio oggi disponibili possono consentire da un lato di neutralizzare –in tutto o in parte - l’effetto dell’inflazione, dall’altro di ottenere un rendimento. Si pensi agli investimenti a capitale protetto, a strumenti finanziari come certe tipologie di obbligazioni o fondi a basso rischio, o comunque, per chi può permetterselo, a investimenti a medio-lungo termine.
Nel caso foste interessati ad approfondire l’argomento, potete richiedere direttamente su questo sito un appuntamento telefonico (o una videochiamata) con me; sarò ben felice di fornirvi informazioni utili a cercare di migliorare la gestione delle vostre finanze personali.