Nella settimana appena trascorsa ho avuto modo di parlare spesso con clienti del riposizionamento di portafoglio dopo ribassi e rimbalzi di mercato. Alla domanda se il peggio è ormai alle spalle non sono in grado di rispondere. Quello che so è che dopo ogni crisi di mercato c’è sempre una fase di ripresa, che non sappiamo se sarà lunga o breve, cioè a U o a V. A seconda della sua lunghezza dovrà quindi essere impostata una variazione tattica del portafoglio, sempre però in modo compatibile con le preferenze in termini di rischio di ogni singolo cliente. Ma ciò non deve essere fatto semplicemente sottopesando o sovrappesando il settore azionario rispetto a quello azionario e viceversa. È arrivato il momento di puntare non solo sulla qualità dei prodotti all’interno del portafoglio, nel rispetto certamente delle sue dinamiche di costruzione, ma anche ai macro trend del futuro, privilegiando cioè quelli che appaiono più interessanti dal punto di vista del loro sviluppo e dell’impatto positivo sulla società.
Certamente una pandemia non è cosa che capita tutti i giorni e l’ultima, che ha colpito l’umanità nel secolo scorso, era costata milioni di morti che purtroppo si sommavano a quelli dovuti alla prima guerra mondiale. La situazione era però molto diversa da quella attuale poiché erano state compromesse sia le infrastrutture che la forza lavoro. Nel nostro caso la frase “il mondo non sarà più lo stesso” è esagerata poiché una volta sconfitto il virus, che non ha avuto effetti apocalittici, i cambiamenti dipenderanno dalle scelte effettuate alla luce del lockdown, che ha certamente modificato le nostre consolidate abitudini. Quello che possiamo dire è che qualsiasi sarà la forma e la forza di questo ritorno alla normalità, non potremo smarcarci da una maggiore attenzione verso temi ambientali e di sostenibilità dell’economia.
Per questo motivo la cosa ideale è quella di considerare il momento attuale non già come una sciagura, ma come una nuova opportunità offerta all’umanità per attuare quei cambiamenti che non sono più differibili nel tempo. Se non fosse per l’alto numero di decessi e per l’impatto negativo sull’economia si potrebbe dire che il virus è arrivato nel momento giusto per farci cambiare passo. Minore inquinamento dell’aria e dell’acqua, ampliamento delle attività lavorative di smart working, un sempre maggior utilizzo della tecnologia in campo dell’e-learning, sperimentazione clinica e medica accelerata con lo sviluppo di nuove tecnologie per affrontare l’emergenza, sperimentazione di nuovi farmaci, una nuova organizzazione dei trasporti mediante un aumento della flessibilità degli orari di lavoro, sono solo alcune delle nuove abitudini cui siamo stati costretti e alle quali difficilmente rinunceremo nel futuro. La pandemia è stata anche fattore di accelerazione verso l’uso più diffuso della tecnologia nel campo medico, con la telemedicina e la diagnostica diffusa, verso la domotica, per fare vivere l’abitazione in modo sempre più pieno e intelligente. Insomma tutto questo deve spingere l’investitore ad un suo necessario riposizionamento alla luce delle trasformazioni che il Covid-19 ha reso necessarie.
L’uomo non cambia fisicamente a causa di una pandemia ma possono cambiare le sue abitudini. Il distanziamento sociale finirà e a quel punto tutto tornerà come prima solo se dimenticheremo l’insegnamento ricevuto. Dobbiamo pertanto sforzarci di migliorare almeno alcuni dei nostri comportamenti. L’investitore può e deve fare la sua parte in questo inevitabile processo di cambiamento, mediante un riposizionamento tattico verso dinamiche di scelte d’investimento più orientate alla sostenibilità, verso cioè criteri sempre più Esg. Andranno pertanto premiate con l’acquisto solo le aziende che si stanno muovendo in tal senso o che lo meritano più di altre, evitando di investire su quelle che non si attengono a questi criteri, seguendo la meritocrazia. Questo non solo per un senso squisitamente etico ma soprattutto economico: investire in questi settori aumenta la profittabilità di portafoglio e il controllo del rischio.
Insomma, nella seppur difficile situazione in cui ci troviamo, non possiamo non trovare anche spunti positivi. Questa emergenza ha ribadito con forza quanto questi nuovi criteri di selezione dei prodotti all’interno del portafoglio siano ormai fondamentali anche per disegnare la società del futuro, sulla base di una nuova dinamica interpretativa più votata al profitto come conseguenza di una strategia ESG.