Quanto pesa la paura della patrimoniale? Direi moltissimo al punto che in questi giorni i media diffondono a profusione interventi di economisti e giornalisti, politici ed esperti vari che, insieme a veggenti e manipolatori d'informazione di ogni tipo, inducono a ritenere che TUTTI gli italiani a breve ne saranno inesorabilmente colpiti. Nemmeno ha aiutato a calmare gli animi il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, nella seconda giornata di lavori degli Stati Generali, aveva solennemente dichiarato, con parole tutt'altro che rassicuranti, che la patrimoniale non ci sarebbe stata: "Il risparmio privato è una forza del nostro Paese, ma non in termini di una tassa patrimoniale ma di coinvolgimento in progetti". Cosa avrà mai voluto dire con questa frase? Lo scopriremo nei prossimi mesi. Intanto però sappiamo che a fine 2019 sui conti correnti erano presenti quasi 1,6 trilioni di liquidità, certamente incrementati a causa del lockdown. È infatti bastato sollecitare l'antico ricordo del 1992, quando gli italiani furono colpiti dal prelievo del 6 per mille sui conti correnti, per scatenare l'impulso di azzerarli, nel tentativo di evitare di commettere lo stesso errore di allora.
A questo punto la provocazione è inevitabile: siamo davvero così sicuri che se ci sarà una patrimoniale, questa colpirà i depositi e non altro? Dal 2011 il governo Monti, supportato da gran parte del parlamento, ha già inaugurato una patrimoniale annua sugli asset finanziari investiti pari allo 0,20%, oltre all'imposizione corrente del 26% sui proventi da attività finanziarie. Restano invece tassati solo al 12,5% i titoli di Stato italiani e quelli esteri inseriti nell’elenco white list, comprese le polizze assicurative di ramo I. La prima casa è salva ma non tutti gli altri immobili. Pertanto, a causa del coronavirus, è molto probabile che “qualcosa” colpirà il portafoglio degli italiani, ma sapere cosa, è per ora difficile da dire. In realtà questa paura di una tassazione può diventare una pessima motivazione per spostare gli asset investiti o liquidi verso diverse tipologie di strumenti, verosimilmente con costi che potrebbero addirittura essere superiori alla patrimoniale stessa, rendendo di fatto inutile l'operazione.
Da qui si rincorrono le idee più incredibili per la conversione di asset in oro e monete, diamanti o gioielli, opere d'arte, auto d’epoca e soprattutto contanti. In quest'ultimo caso sappiamo già che dal primo di luglio diventerà molto difficile usarlo per soglie di spesa sopra i duemila euro, limite destinato a scendere a mille entro il primo gennaio del 2022. Inoltre questi movimenti comportano accertamenti, autocertificazioni, antiriciclaggio e antiusura, che potrebbero diventare oggetto di indagine da parte dell’Agenzia delle Entrate o della Guardia di Finanza. Per la conversione invece in monete d’oro od oro c'è il limite che per importi uguali o superiori a 12.500 Euro è necessario denunciarne l’acquisto all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF). Il diamante invece presenta indubbi vantaggi poiché è al portatore, consente l’anonimato al suo possessore, è esente da tassazione sia sul valore che sulle plusvalenze e non prevede obbligo di dichiarazione successoria. Tuttavia ha costi di intermediazione molto alti e ha una scarsa trasparenza nella determinazione del prezzo, oltre ad una scarsa liquidità che ne rende la compravendita complicata. Stesso discorso per le auto d'epoca e per le opere d'arte, il cui acquisto e mantenimento, oltre ad una eventuale liquidazione, necessitano sempre di costose expertise. Che dire poi dei costi di conservazione di gioielli, oro e monete, in particolare quando si usano cassette di sicurezza, con la necessità di denunciarne il contenuto in modo da essere garantiti in caso di furto. Insomma quello che vogliamo dire è che modificare un asset finanziario o di liquidità, potrebbe comportare costi materiali ben superiori all'incidenza di una patrimoniale.
Il punto sta proprio qui e riguarda il fatto se sia davvero cosi salvifico tentare l'azzardo di modificare il proprio asset in funzione delle aspettative future, senza per altro avere certezze a riguardo. Certo è che la paura porta troppo spesso a scelte irrazionali che spesso sono più dannose dell’inerzia, nell’attesa che tutto si compia.