Capita sempre più spesso che chi investe soffra per lo stress causato dai ribassi, nel timore che questi continuino all’infinito. La mia esperienza mi ha insegnato che la pazienza è la migliore arma di difesa in momenti simili a quelli che stiamo vivendo. Tuttavia, ogni volta che un mercato scende, nonostante l’esperienza maturata, siamo comunque tutti preda dell’ansia di conoscere quanto potrà durare la discesa. I miei lettori più attenti sanno che io non ho la risposta. Posso solo limitarmi a ripetere che ad ogni ribasso segue sempre un rialzo, essendo ignoto il quando, non il se!
L’ERRORE DI INVESTIRE CON “L’ANSIA DA PRESTAZIONE”
Ammettiamolo però, lo stress è notevole ed aumenta ogni giorno che passa. Questo è il motivo per cui bisogna smettere di controllare GIORNALMENTE l’andamento del nostro capitale investito, perché altrimenti ci si potrebbe fare del male. L’ansia da prestazione, conseguenza di un controllo ossessivo, può minare alle fondamenta la fiducia e le convinzioni dell’investitore più resiliente! Se si sono scelti gli strumenti giusti, investendo in un mercato dotato di efficienza, con una giusta diversificazione e con un tempo coerente, scegliendo un rischio specifico sulla base delle proprie preferenze, diventerà impossibile perdere e il guadagno diventerà solo una questione di tempo. Ormai anche questo sappiamo, a meno che … non si decida di cedere alla paura, nell’erronea convinzione che il periodo a cui si era pensato inizialmente sia diventato improvvisamente troppo lungo e quel denaro sia ORA diventato assolutamente necessario. E questa scusa è la dichiarazione più evidente che il panico sta per sopraffare la nostra motivazione a resistere!
Prima di passare ai numeri, necessari per rispondere alla domanda da cui siamo partiti sulla lunghezza dei ribassi, volevo sommessamente ricordare che quando qualcuno decide di vendere, altri comprano. Bisognerebbe sforzarsi di risolvere questo delicato enigma se il folle sia chi compra e il furbo chi vende, ovvero sia vero il contrario. Mi rendo conto solo ora di quanto questa risposta possa essere ritenuta pleonastica ai più, dato che la storia ci conferma sempre che il furbo è chi paga poco qualcosa che qualcuno ha pagato molto e di cui si vuole disfare, pur non avendo affatto bisogno di quel denaro. Poi magari chi ha venduto ricomprerà quel bene quando i prezzi saranno ritornati almeno al livello iniziale, rendendo ricco chi era stato ritenuto folle per avere comprato al ribasso!
LA LUNGHEZZA DEI RIBASSI NELLA STORIA
Sono debitore di una risposta e per questo userò una tabella pubblicata il 10 settembre scorso sul blog di Charlie Bilello, Amministratore Delegato di Compound Capital Advisors. Nel post dal titolo How the Worst Market Timer in History Built a Fortune, pubblicato su compoundadvisors.com il 10 settembre scorso, Bilello ci racconta dell’esperienza di investimento di due fratelli gemelli con abitudini opposte, che avranno la sorpresa di avere due risultati diversi alla fine dello stesso periodo di investimento. A noi però qui non interessa parlare del racconto, del quale consiglio vivamente la lettura, quanto piuttosto prendere a prestito i dati per supportare il nostro discorso.
Come si può facilmente notare, dall’agosto 1956 sino al marzo 2020 abbiamo avuto sul mercato Usa, di conseguenza per proprietà transitiva anche su molti altri, periodi più o meno lunghi. Si va infatti dai 31 mesi del periodo marzo 2000 - ottobre 2002, a quello più corto e a noi più vicino, la cui durata è di un mese soltanto dal febbraio 2020 al marzo 2020. Lascerò quindi ai miei pazienti lettori il compito di osservare le altre date e i ribassi generati, sottolineando con forza che chi ha investito sui minimi è colui che è risuscito a cogliere al meglio l’opportunità che il mercato ha offerto. Certo è facile parlare affidandosi all’esperienza del senno del poi, ma chi ha vissuto quel periodo senza avere approfittato di quelle opportunità, certamente ricorda con profondo rammarico la scelta dettata dalla paura, di non avere investito!
MA QUESTA VOLTA È DIVERSO!
Per concludere mi sia concessa una riflessione specificatamente rivolta a tutti coloro che, mentre leggono le mie parole, sentono una flebile ma decisa vocina che sussurra loro “questa volta è diverso!”. Ditemi, non è che per caso la sentite anche voi? Confesso che io stesso l’ho sentita, ma non era così flebile perché talvolta era urlata da qualche cliente nel corso della mia trentennale carriera. Volete sapere quante volte? Provo a riflettere sulla mia esperienza mentre guardo la tabella sopra riportata e rispondo: l’ho sentita nel luglio del 1990 e in quello del 1998, per poi ripetersi nel marzo 2000 e nell’ottobre del 2007. Per venire a periodi a noi più recenti l’ho sentita nel settembre 2018 e nel febbraio 2020. Io c’ero nelle date indicate dalla tabella e anche in molte altre occasioni. Sono sicuro che anche molti di voi ricordano molto bene quei momenti in cui la paura tentava di prendere possesso delle nostre emozioni.
UNA PROVOCAZIONE
Oggi questa voce IO la sento ancora forte e chiara, e chissà se davvero questa volta sarà diverso. Tuttavia volevo lasciarvi con una domanda: e se non fosse diverso, siete disposti a rischiare di perdere una così ghiotta occasione, l’ennesima offerta per comprare ai minimi, per poterne coglierne i frutti in un momento che potrebbe non essere troppo lontano nel tempo? I numeri per rispondere alla domanda iniziale sono stati dati. Tuttavia la scelta del comportamento che consegue alla mia provocazione spetta invece a ciascuno dei miei lettori!