A un anno dal crash dei mercati, causato dalla pandemia legata al Covid-19, cosa ci resta e quali riflessione trarre?
Ad oggi, le Borse hanno recuperato interamente l'oscillazione subita, portandosi a livelli ancora più elevati, e tanta volatilità è finita oggi "in archivio". Eppure, vivere quei giorni è un altro paio di maniche rispetto a guardarli ora, a mente fredda, con lo specchietto retrovisore.
(andamento S&P500 durante il drawdown dello scorso anno)
Il primo pensiero che ci viene in mente, ovvero "avremmo potuto comprare bene lì!" , è il classico motivo per cui i back-test funzionano fino ad un certo punto. Un conto è vivere i mercati, un altro è studiarli su dati e grafici passati.
Durante le fasi Orso ci sentiamo "nudi", vulnerabili, senza difese, "come se sia ormai troppo tardi per vendere e troppo presto per comprare" suggerisce Ben Carlson.
Grandissimi giorni formativi.
La mente solitamente in quei momenti vede solo nero, non esistono sfumature, ogni rimbalzo appare come un "rimbalzo del gatto morto".
Sì, certo, era una grande "buy opportunity", guardando il back-test dei mercati. Quanti l'hanno fatto?
I numeri mostrano forti deflussi e disinvestimenti, da parte degli investitori, in quei giorni.
Ecco perchè la consulenza finanziaria assume un ruolo chiave per gli investitori.
La volatilità quindi non deve distrarci dal nostro obiettivo e metodo d’investimento.
Un' asset allocation mirata e funzionale, abbinata ad una corretta gestione comportamentale, resta quindi la risposta corretta alla maggior parte delle domande che possiamo porci.
1 anno dopo il crash dei mercati più veloce della storia, cosa ci resta quindi?
La consapevolezza che metodo, applicazione comportamentale dello stesso, unitamente a pazienza e disciplina, restano le ancore di salvezza per poter investire correttamente e navigare in modo efficiente verso la nostrameta.
Chi avesse piacere ad approfondire i temi evidenziati, può contattarmi per un consulto.