“Cosa succederà se i casi di contagio dovessero ancora aumentare? Ce la faremo ad uscire dalla crisi innescata dal virus?”. Queste sono alcune tra le domande più gettonate del periodo che stiamo attraversando. Certamente i media non ci aiutano con la loro continua evidenziazione di notizie negative, che pesano infinitamente più di quelle positive che emergono a fatica e che non ottengono mai la stessa rilevanza. Certo non bisogna abbassare la guardia, ma perché non cominciare a respirare per uscire dall’apnea cui siamo stati obbligati dai gravosi mesi di lock down? Perché non gioire per qualcosa di positivo, invece che rassegnarci sempre e comunque alla negatività?
In questo senso dobbiamo interpretare la domanda che l’investitore oggi si pone dopo avere vissuto i pesanti ribassi di mercato, seguiti dalla veloce ripresa che ancora non si è esaurita. E ciò vale soprattutto per coloro che hanno abbandonato la lotta spaventati dai ribassi e che vivono il rammarico per i rialzi che hanno perso. L’interrogativo verte proprio sulla consistenza della ripresa, cioè se l’attuale fase sia di “calma prima della tempesta” oppure di un vero e proprio ritorno alla normalità.
A questo riguardo sappiamo che quando si parla di futuro non ci sono mai risposte scontate o facili, proprio perché la maggior parte delle attività umane si fondano sull’incertezza. L’economia è una tra queste ma ha un’evidenza che è indiscutibilmente consolidata dall’esperienza: nessuna crisi dovuta a pandemia o a conflitti bellici ha mai fermato il progresso e, quindi, l’ascesa dei mercati.
Il lock down non ha eliminato la crescita mondiale e nemmeno l’ha rallentata, anzi. Paradossalmente ha semplicemente accelerato l’ascesa di alcuni settori, determinandone la trasformazione, la decrescita o la fine di altri. Pensiamo infatti alla tecnologia e ai servizi collegati, all’aumento della richiesta di sanità e servizi collegati, alla farmaceutica, alla robotica. Come dimenticare il progresso improvviso della comunicazione digitale con webinar, riunioni, incontri virtuali e Smart Working a farla da padrone. Che dire poi della guerra scatenata sul 5G dagli Usa verso la Cina, che sappiamo sta già lavorando su tecnologia 6 e 7G. Infatti sapendo di questa sperimentazione cinese, il nostro 5G diventa inesorabilmente passato. Per questo non investire su questi settori sarebbe follia, specialmente per tutti quegli investitori che hanno tempo e obiettivi da realizzare a medio e lungo periodo.
A queste accelerazioni e trasformazioni dobbiamo abituarci, cosi come dobbiamo accettare l’estrema e rapida volatilità dei mercati, senza dimenticarci dei tassi obbligazionari sempre più tendenti allo zero o alla negatività. Ormai ci troviamo davanti ad un inesorabile scelta: accettare finalmente di applicare un metodo per investire oppure affidarsi alla fortuna o all’approssimazione nelle scelte, con un rischio che può diventare non più sopportabile. Meglio sarebbe allora non investire nemmeno, rimanendo liquidi sul conto, in attesa che l’inflazione o una patrimoniale intacchi il capitale.