Chi mi legge da tempo conosce la mia predisposizione a considerare la storia come un validissimo insegnante, che non rivela mai direttamente le sue verità, ma che ci stimola alla loro scoperta. Cosa dunque abbiamo imparato da questa crisi, dopo un anno dal suo inizio?
Innanzitutto l’occidente ha finalmente compreso che i dogmi in economia non esistono e che fare previsioni è inutile. Dopo questa pandemia sono stati rinnegati gli standard operativi che ritenevamo necessari per una crescita stabile e duratura, fondati sui principi dell'ortodossia monetaria e fiscale, cioè sul rigore di spesa e austerità. Questo vale in generale per tutto l'occidente, ma in particolare per la nostra tanto martoriata Europa, che è passata repentinamente dall’affannosa teoria del necessario decremento dell'indebitamento statale, ad una spesa massiva per sostenere l’economia, così duramente colpita dal lockdown. Siamo stati spettatori delle mosse imprevedibili del Fondo Monetario Internazionale, passato in un lampo dall’imporre ai vari governi dalle rigorose riforme fiscali, ad una successiva ampia libertà di spesa per il sostegno dell’economia. Di questo segno sono stati tutti gli stimoli fiscali pari a 12.000 mld di dollari, quasi il 15% del PIL mondiale. E come se non bastasse abbiamo anche avuto 9 mila mld di dollari di incremento della massa monetaria disponibile, tre volte quanto erogato nella precedente crisi finanziaria, che è riuscita ad impedire che si abbattesse sull'umanità una vera e propria catastrofe economica, dettata più dall'emotività del momento, piuttosto che da una vera e propria distruzione della capacità produttiva e finanziaria. Persino la FED, la BCE, la PBC e la BOJ, comprese altre banche centrali del pianeta, si sono tutte mosse per sostenere l'economia, arrivando persino ad acquistare obbligazioni societarie e non solo statali, che erano state declassate a titoli spazzatura. Da qui anche il forte segnale che l'Europa non è affatto in pericolo dopo l'uscita della Gran Bretagna, ma necessita di riforme per un suo efficientamento.
Altra lezione appresa è stata quella della veloce ripresa a V dei mercati. Da qui abbiamo imparato che una profonda recessione, simile a quella della crisi Lehman, certamente di più breve durata ed esogena al sistema, lascia infinitamente meno danni di una più lunga, anche se di minore intensità. In realtà anche in piena pandemia, l'economia non ha mai cessato di crescere, anche se ha notevolmente rallentato. A causa della grande riduzione dei rendimenti obbligazionari mondiali, molti capitali sono dunque confluiti verso settori più remunerativi di altri, facendone crescere alcuni ed implodere altri. Ormai i mercati azionari e quelli obbligazionari hanno una correlazione positiva, questo dovrebbe spingerci a migliorare la diversificazione usando nuovi paradigmi.
Ora sappiamo anche che le guerre si combattono non solo con i cannoni ma anche con la ricerca scientifica. Infatti segnalo come la velocità di ripresa dell'economia cinese, la prima ad essere uscita da una situazione di lock down, sia stata impressionante. Il vaccino è diventato il necessario punto di svolta da cui dipende la ripresa economica, determinata solo dal definitivo raggiungimento dell’immunità di gregge: chi prima lo raggiunge, prima riparte. Altro punto da non trascurare è la spinta verso una nuova visione della globalizzazione, sempre più orientata alla ricerca di una capacità produttiva più localizzata, autonoma e vicina, soprattutto in tutto ciò che riguarda il benessere fisico e psichico della popolazione.
La pandemia ha accelerato la spinta già in corso verso una economia sostenibile e circolare, che sappia anche soddisfare la fame di energia pulita e rinnovabile, cioè sempre meno a danno dell'ambiente, che settori come la demografia, il progresso tecnologico, sanitario e produttivo, tanto per citarne solo alcuni, oggi richiedono. Le raccolte record sugli attivi dei fondi ESG dimostrano che ormai questo trend è inarrestabile. Non si può poi dimenticare che la crisi ha fatto emergere molte delle disuguaglianze sociali ed economiche che, nascoste sotto la sabbia, sembravano inascoltate da chi governa le leve del potere e che ormai dovranno essere affrontate.
Ho lasciato per ultimo lo sforzo che la scienza medica ha profuso alla ricerca di un vaccino, dimostrazione che quando l'umanità si muove sinergicamente per la soluzione di un problema di sopravvivenza, i tempi per la soluzione si accorciano e le risorse non tardano ad arrivare, allontanando così il pericolo di eventuali scenari distopici. Certamente questa pandemia ha colto tutti impreparati: da questa pesante lezione dobbiamo capire che ciò che il futuro ci riserva dipende anche dalle nostre scelte di investimento. E tutti noi possiamo contribuire con queste nostre scelte, alla costruzione di un pianeta sempre più in equilibrio, per noi e per le generazioni future.