La ripresa del lavoro dopo le ferie estive (per i fortunati che le hanno potuto fare… lo scorso mese di agosto è stato molto impegnativo sui mercati finanziari e ho lavorato tutto il mese…) è un’occasione per trarre i primi bilanci annuali e riposizionare con nuove raccomandazioni i portafogli dei clienti.
In particolare, se una delle esigenze principali fosse stata quella di ottenere una crescita del capitale con volatilità contenuta, cercando al tempo stesso di effettuare operazioni che permettano di compensare precedenti minusvalenze, i mesi trascorsi dal 1° gennaio 2019 ad oggi possono essere considerati eccezionali perché hanno permesso finora di ottenere i risultati sperati, oltre ogni previsione.
Nella settimana appena trascorsa, ho dedicato tutto il tempo possibile per suggerire ai clienti di vendere alcuni titoli che avevano realizzato ottimi risultati da inizio anno, in particolare obbligazioni societarie e titoli di Stato che, oltre ad una cedola periodica particolarmente elevata, hanno visto crescere i prezzi con notevoli incrementi.
Alcuni nuovi clienti che avevano accumulato delle minusvalenze e che si erano rivolti a me nell'ultimo anno, formulando l’esigenza di cercare possibilmente di compensarle, hanno quindi del tutto o in parte realizzato il loro scopo in pochi mesi.
Scrivo queste righe a titolo informativo, per fornire un esempio di come la libertà operativa consentita ad un consulente finanziario autonomo di poter consigliare moltissimi strumenti finanziari, senza il vincolo posto da budget aziendali o politiche commerciali di terze parti, permetta di ottenere agli investitori risultati molto interessanti. Ovviamente senza dover cambiare banca.
Può essere utile un piccolo ripasso sull’argomento.
Quando un investitore vende strumenti finanziari o quote di fondi, concretizzando una perdita, determina una minusvalenza che viene caricata nel cosiddetto “ zainetto fiscale “, un apposito conto tenuto dall’intermediario con ciascun cliente che serve appunto a gestire il carico delle minusvalenze: sarà possibile evitare di pagare la tassazione completa su successive vendite di strumenti finanziari compensando guadagni con le perdite già calcolate, purché maturate queste ultime negli ultimi quattro anni rispetto alla vendita dello strumento finanziario realizzata con una plusvalenza.
Dal momento in cui le plusvalenze che permettono di compensare le minusvalenze pregresse (cioè precedentemente accumulate) sono di norma tassate con aliquota pari al 26%, appare evidente come riuscire a realizzare tale compensazione possa determinare, di fatto, un enorme incremento del risultato netto.
Ipotizziamo di effettuare vendite di strumenti finanziari con una plusvalenza complessiva pari a 10.000 €. In assenza di possibili compensazioni, l’intermediario trattiene la tassazione pari a 2.600 €, accreditando il cliente con 7.400 € netti in conto corrente.
Se lo stesso cliente avesse accumulato in precedenza minusvalenze per un importo pari o superiore a 10.000 €, l’intermediario, dopo la vendita degli strumenti realizzando una plusvalenza di 10.000 €, effettuerà le compensazioni riducendo l’importo complessivo nello zainetto fiscale e accreditando interamente i 10.000 € in conto corrente, riducendo progressivamente le minusvalenze createsi nel quattro anni precedenti partendo dalle più vecchie.
Se il cliente non riuscisse nei quattro anni successivi a realizzare questa compensazione, le minusvalenze accumulate andrebbero perse e le successive vendite in guadagno verrebbero tassate completamente, realizzando di fatto un risultato netto complessivo molto più basso.
La legislazione vigente in materia è abbastanza complessa e, in particolare, diventa difficile compensare minusvalenze dovute alla vendita di fondi comuni, gestioni patrimoniali, ETF e comparti di SICAV (oltre a perdite su polizze vita che non sono mai compensabili). Questo tipo di minusvalenze può essere compensato solo con plusvalenze realizzate su strumenti diversi da fondi comuni, gestioni patrimoniali, ETF e comparti SICAV.
Qualora un investitore realizzasse delle plusvalenze su queste tipologie di strumenti, avrebbe comunque applicata la tassazione completa, senza possibilità di compensazione con le minusvalenze presenti nello zainetto fiscale.
Per riuscire a compensare le minusvalenze derivanti da vendite di fondi comuni, SICAV, ETF e gestioni patrimoniali occorre, entro i quattro anni dalla loro formazione, realizzare delle plusvalenze su queste tipologie di strumenti:
OBBLIGAZIONI e TITOLI di STATO, sull’eventuale incremento nel prezzo, dato che le cedole vengono in ogni caso tassate;
incremento di prezzo di ETC e ETN;
incremento di prezzo e cedole (per queste ultime da verificare l’operatività del singolo intermediario) di CERTIFICATI di investimento;
incremento di prezzo di singoli TITOLI AZIONARI (dividendi eventualmente percepiti vengono comunque tassati);
DERIVATI (categoria che non può essere consigliata dai consulenti finanziari autonomi per norma di legge specifica).
In pratica, se un investitore accumula delle minusvalenze con la vendita di fondi comuni, SICAV, ETF, gestioni patrimoniali e polizze vita, non avrà la possibilità di compensazione anche se dovesse realizzare in seguito dei guadagni su queste tipologie di strumenti. Va in ogni caso precisato che le minusvalenze realizzate tramite la vendita di polizze vita non permette nessun tipo di compensazione.
Per chiarire quest’ultimo punto, molto importante, possiamo fare questo esempio (abbastanza frequente):
un investitore ha una posizione complessiva pari a 100.000 €, diversificata in fondi comuni, sicav, gestioni patrimoniali e polizze unit linked;
alcuni strumenti sono in guadagno, altri in perdita: il totale degli strumenti in guadagno vede un risultato lordo pari a 20.000 € mentre il totale degli strumenti perdita vede una perdita complessiva pari a 20.000;
l’investitore decide di chiudere completamente la posizione con l’intermediario e aprirne una nuova, con sottoscrizione di altri strumenti presso un altro intermediario, o per sua iniziativa o, come a volte accade, dietro suggerimento del suo consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede che ha cambiato società mandante;
l’investitore realizza quindi 20.000 € di minusvalenze e sui 20.000 € guadagnati con fondi comuni e SICAV (ma anche gestioni patrimoniali e ETF) viene tassato (con aliquota variabile dal 12,5 al 26%); se gli strumenti in guadagno fossero tassati al 26%, ovviamente si troverebbe una liquidità totale non più di 100.000 € bensì di 94.800;
se presso il nuovo intermediario andasse nuovamente a sottoscrivere fondi comuni suddividendo i 94.800 € rimasti, potrebbe nei quattro anni successivi realizzare una plusvalenza pari a 20.000 € su alcuni fondi e una minusvalenza pari a 20.000 € su altri fondi: qualora decidesse, per esigenze familiari o altro motivo, di liquidare completamente la posizione, vedrebbe nuovamente un incremento di minusvalenze pari a 20.000 € e un ulteriore tassazione pari a 5200 € derivante dalla vendita dei fondi in guadagno;
il risultato finale sarebbe di 89.600 € netti, a fronte dei 100.000 iniziali, con 20.000 € di minusvalenze accumulate presso il precedente intermediario e 20.000 € di minusvalenze accumulate presso il secondo intermediario;
con una operatività di questo tipo, 40.000 € di minusvalenze accumulati andrebbero comunque persi definitivamente.
se queste minusvalenze pari a 40.000 venissero opportunamente compensate, si potrebbe ottenere un risultato netto aggiuntivo pari a 10.400 euro (che vale oltre il 10% di 100.000 euro).
Questa perdita effettiva pari a oltre 10.000 €, può essere azzerata completamente, realizzando investimenti in strumenti finanziari che, se venduti in guadagno, portino alla compensazione.
Si tratta di un aspetto importantissimo, troppo spesso nella realtà ignorato, che può invece essere risolto positivamente a favore dell’investitore come, appunto, è stato nei primi mesi dell’anno 2019, con risultati medi particolarmente elevati.
A volte alcuni lettori mi scrivono dicendo che i miei articoli restano troppo vaghi, quindi in questo caso fornirò degli esempi reali, senza entrare ovviamente nei dettagli, di cui hanno beneficiato i miei clienti da inizio gennaio 2019 ad oggi, anticipando subito che proprio per l’eccezionalità dei risultati ottenuti, diventa oggi molto più complicato investire in modo adeguato con lo scopo di compensare le minusvalenze pregresse.
Proprio in questi giorni, ho suggerito a tutti i miei clienti di vendere alcune obbligazioni societarie che da inizio anno hanno visto un guadagno superiore al 24% lordo complessivo (effettivo, su base annua è ovviamente superiore), di cui circa il 20% deriva da incremento di prezzo, quindi un 20% di risultato lordo che va interamente a compensare le minusvalenze.
Per quanto riguarda la componente di materie prime, l’incremento da inizio anno è stato superiore al 13% lordo, anche in questo caso interamente compensabile con le minusvalenze pregresse.
La parte investita in singoli titoli di Stato a breve termine ha realizzato incrementi di prezzo superiori al 4% lordo, interamente compensabile. La componente di titoli di Stato a medio-lungo termine, che ha ottenuto risultati superiori, l’avevo consigliata tramite un ETF, quindi non è stata possibile la compensazione, anche se ho suggerito una riduzione della posizione nei giorni scorsi.
I certificati utilizzati con sottostanti azionario hanno realizzato un incremento superiore al 20% lordo, interamente compensabile.
Le strategie azionarie, realizzate tramite panieri di singole azioni, sul mercato azionario statunitense e sul mercato azionario europeo hanno visto incrementi di prezzo da inizio anno mediamente attorno al 30% lordo. Anche in questo caso la maggior parte del risultato permette la compensazione delle minusvalenze.
Ovviamente, la composizione del portafoglio di ciascun cliente dipende dalle sue esigenze e dal suo profilo di rischio e le tipologie di titoli a cui ho appena fatto riferimento sono state utilizzate in varia percentuale, con portafogli personalizzati per ciascun cliente, con un’impostazione complessiva tendenzialmente molto prudente che ha permesso nel complesso di realizzare un valido rapporto rischio rendimento con volatilità sempre inferiore a 5 (mediamente attorno a 4) e un indice di Sharpe medio calcolato da inizio anno pari a 0,24.
L’anno 2019, finora, ha offerto possibilità eccezionali di risultato sia in termini di rapporto rischio rendimento, pur con portafogli estremamente diversificati, sia per la possibilità di compensare le minusvalenze pregresse.
Archiviate le prese di beneficio su molti titoli di Stato e obbligazioni societarie, la sfida diventa oggi veramente più complessa dato che le tipologie di strumenti finanziari che consentano di compensare le minusvalenze pregresse dovranno necessariamente essere, in larga parte:
ETC
ETN
CERTIFICATI
SINGOLI TITOLI AZIONARI
Aspettarsi ulteriori elevati incrementi sui prezzi di titoli di Stato e obbligazioni societarie diventa oggi poco probabile, quantomeno nel breve termine, quindi la considerazione finale resta sempre la stessa:
cercare la compensazione delle minusvalenze è sempre un’ottima cosa, ma senza mai perdere di vista il quadro generale.