Siamo arrivati alle considerazioni finali. Abbiamo visto come il tempo possa essere usato necessariamente come un valido alleato per la costruzione di un asset coerente con le nostre aspettative di rendimento di periodo, nel pieno rispetto del nostro grado di tolleranza al rischio. Questo permette anche di far fronte ad eventuali imprevisti che possono anticipare l’impiego del capitale e per questo, usando una diversificazione anche temporale, viene ridotto il rischio totale di portafoglio.
La matematica ci consegna poi altri fattori che non vanno sottovalutati e che sono determinanti, non già nella costruzione del nostro portafoglio, ma piuttosto nella sua gestione. Abbiamo infatti notato che la fase del NON SI SA MAI (0-12 mesi) si ripete per 10 volte in 10 anni, quella del FORSE MI POSSONO SERVIRE (13-36 mesi) 3,3 volte, NON ESAGERIAMO CON GLI ANNI (37-60 mesi) 2 volte e, naturalmente, 1 sola nella fase del CHISSÀ DOVE SARÒ E SE CI SARÒ ANCORA (61-120 mesi). Da questi elementi deriviamo alcuni insegnamenti tra cui quello che la somma di tanti periodi più corti, non potrà mai eguagliare il risultato di uno più lungo, costruito sin dall'inizio con una più alta volatilità, in quanto questa è fattore determinante per ottenere un più alto rendimento. Perciò non è mai consigliabile avere un portafoglio costruito strategicamente con scadenze corte e ripetute per tenere basso il rischio, ancorché mantenuto per una durata lunga. Neppure davanti alla stessa manifesta paura dell’investitore di possibili perdite in conto capitale, bisognerebbe costruirlo sempre senza mai dimenticare che il rendimento dipende sempre dalla volatilità. Molto meglio quindi diversificare imputando al giusto periodo una volatilità crescente, poiché sappiamo che è il tempo uno tra i migliori attenuatori del rischio.
Naturalmente per quanto detto sopra, apparirà quindi opportuno, senza per questo essere obbligatorio, cercare di inserire in portafoglio periodi lunghi a più alta volatilità, magari per importi contenuti. Potrà essere fatto anche mediante l'uso di una strategia PAC che, pur attenuando il rendimento del portafoglio nel lungo periodo, darà l’opportunità all’investitore avverso al rischio di abituarsi alle oscillazioni del mercato, percependo così i vantaggi di un acquisto automatico in momenti di ribasso.
Questo è sempre consigliabile per due motivi determinanti: il primo perché l'effetto della partecipazione all'economia reale (mercato azionario) è come un moltiplicatore del rendimento di portafoglio dell'investitore, che permette di uscire dall'impasse dei bassi rendimenti del mercato del debito. Inoltre abituarsi a piccole dosi di quel “veleno” che alcuni chiamano volatilità o rischio, che invece io chiamo opportunità, aiuta certamente a comprendere con un’esperienza a basso impatto emotivo, che è la volatilità l'unica via per dare rendimento agli investitori.
Concludendo, non esistono più come un tempo pasti gratis sul mercato degli investimenti e la volatilità è la via maestra per per ottenere soddisfazioni. Per questo la pazienza dell’investitore può contribuire in modo notevole ad abbattere la paura di perdere denaro quando si investe, pur assumendo un rischio maggiore.