C’è poco da dire quando i mercati scendono di tali proporzioni. La cosa migliore da fare è quella di evitare di controllare di continuo i propri investimenti, per attendere che la tempesta passi e si presentino momenti migliori. Ma si sa che il bombardamento mediatico impedisce a chiunque di trovare la necessaria tranquillità per affrontare il momento. La cosa migliore da fare è allora quella di lasciare che i mercati e il tempo generino la ricchezza attesa, cercando di concentrarsi piuttosto che sui numeri del momento sui motivi per i quali abbiamo investito. In fondo il denaro viene investito per raggiungere obiettivi concreti e non semplici percentuali!
Tuttavia già sappiamo che i migliori affari si fanno nel momento in cui tutto sembra (quasi) perduto. In questo caso però la domanda più ricorrente, dopo avere approfittato dei precedenti ribassi, è se sia stato opportuno comprare in quel momento, dato che si sarebbe potuto attendere di comprare in prossimità di nuovi minimi. Sappiamo che in campo finanziario certezze non esistono (più!?) a far data dall’estinzione dei rendimenti senza rischio dei titoli di Stato, e nessuna previsione è possibile. Anche in questo caso però non dobbiamo mai dimenticare che un affare successivo non cancella un buon affare precedente.
Oggi è quindi normale che l’investitore sia preoccupato per il prossimo futuro, in particolare per quello che potrà accadere sui mercati ora che l’inflazione sta spingendo le banche centrali ad agire d’urgenza rialzando i tassi provocando un vero tracollo al settore obbligazionario, oltre che per quello azionario. Anche la guerra tra Russia e Ucraina contribuisce a generare instabilità oltre che naturalmente a mietere vittime e distruggere un paese che dovrà prima o poi essere ricostruito. E questo è l’unico punto positivo di una guerra!
A questo riguardo nessuna previsione è possibile ma qualcosa può venire in nostro aiuto. Alcuni sacri testi della finanza ci parlano dell’imprevedibilità dei mercati, quando si scatenano i cigni neri di talebana memoria, confortandoci però con l’efficace suggerimento statistico che per contenere il rischio di perdita è sempre sufficiente rispettare il tempo dell’investimento, arrivando ad azzerare il rischio di perdere capitale intorno al 15° anno di permanenza continua sul mercato azionario.
Per questo anche la frase che sempre sentiamo ripetere in situazioni come questa “questa volta è diverso”, risulta essere smentita nei fatti. In realtà essa contiene solo una piccola parte di verità perché ogni crisi, specialmente quelle più pesanti come quella che stiamo attraversando, ha caratteristiche proprie tanto da sicuramente essere diversa dalle altre precedenti. Tuttavia ciascuna ha un proprio elemento distintivo ma la tendenza è comune quella di una crescita dei mercati che sono crollati più o meno veloce. E come un corpo malato dopo una malattia temporanea riprende vigore, allo stesso modo i mercati ricominciano a risalire, superando i massimi precedenti.
Di tutto questo abbiamo prova nell’opera Stocks For The Long Run diJeremy Siegel, nella quale viene spiegato come nel corso di due secoli il mercato azionario statunitense abbia riportato una resa intorno al 7% all'anno in termini reali. La cosiddetta costante di Siegel “riflette essenzialmente la crescita economica, la produttività e la crescita demografica toccate da una società quotata in borsa. Dunque, il mercato azionario può essere osservato come un proxy del progresso globale, ovvero il tasso di rendimento interno dell'umanità indica un rendimento medio nel periodo di quasi due secoli" superiore a qualsiasi altro rendimento, soprattutto in termine di costanza in termini di ritorno.
Per concludere quindi bisognerà rispondere alla domanda relativa a cosa fare oggi per investire. La situazione non è così disperata come potrebbe apparire. Le basi del processo di costruzione di portafoglio non mutano anche in questo delicato periodo storico: grande diversificazione, determinazione oggettiva e soggettiva del livello di rischio preferito e tollerato, comprensivo di un rigoroso rispetto del tempo dell’investimento, rimangono i criteri fondamentali per la costruzione di un asset in grado di resistere alle insidie di questo mercato. E se c’è tempo davanti, non c’è soluzione consigliabile se non quella di usare come punto di interesse il mercato azionario, sfruttando eventuali fattori di decorrelazione come le obbligazioni, i cui tassi sono in rialzo grazie o a causa della politica di controllo dell’inflazione attuato dalle banche centrali. E se la volatilità fa così paura non dimentichiamo la possibilità di investire mediante la formula Pac, poiché tanto anche in questo caso il tempo è oltremodo necessario.
A questo punto perché preoccuparsi, lasciamo che il tempo giochi a nostro favore e concentriamoci su altre cose per noi importanti, lasciando che i mercati in autonomia lavorino per noi, senza mai dimenticare che rimanendo fermi, l’inflazione ci procurerebbe una perdita certa.