L’Associazione Bancaria Italiana (ABI) ha dato il via, questa mattina, al suo annuale evento milanese rivolto ai rappresentanti direzionali e decisionali degli istituti di credito, agli stakeholder e alle autorità di regolamentazione di settore. Il forum è dedicato quest’anno a: “Relazione banca - cliente retail, la comunicazione, i social network e la sostenibilità” (il nome dell’evento, sui social, è #ILCLIENTE). I temi sono di indubbia attualità, anche se l’attenzione maggiore è probabile verrà rivolta a uno dei tre punti toccati: la relazione tra le banche e i clienti al dettaglio, o meglio ancora tra le banche e i profili dei loro clienti.
Già, perché il rapporto tra le banche e i clienti sta cambiando, ed è evidente. A fare da sfondo al convegno organizzato da ABI ci sono senz’altro, infatti, i risultati di una ricerca pubblicata proprio da ABI insieme a Gfk, azienda di ricerca sociale e di mercato. Il risultato è che nel 2017 la quota di utenti che ricorre a Internet o allo smartphone per accedere ai servizi di online banking ha raggiunto il 62% sul totale dei correntisti. Stiamo parlando di circa 18 milioni di italiani. Una crescita di 2 milioni di utenti in un anno, secondo la medesima ricerca, effettuata lo scorso anno e un aumento del banking on-line del 19%, sul totale, negli ultimi 5 anni. Risultati simili, leggermente al ribasso (56%), sono stati pubblicati tra l’altro anche dal Politecnico di Milano.
Certo, le cifre e la sorpresa si ridimensionano se le si mette in relazione a una rilevazione analoga fatta sul totale della popolazione europea (e non solo sui correntisti) tra i 16-74 anni. I dati, forniti da Eurostat, rivelano casi sorprendenti per paesi come l’Olanda o i Paesi Bassi, dove il banking online raggiunge o sfiora il 90% della popolazione. La media europea, invece, si attesta attorno al 50%. Le quote di Inghilterra, Francia e Germania sono attorno o al di sopra del 60%. L’Italia, posizionandosi tra Croazia e Portogallo, supera di poco il 30%. Il risultato è a suo modo inequivocabile: il livello di diffidenza nei confronti dei servizi digitali, dovuto anche a casi di vero e proprio analfabetismo digitale (o di digital divide) resta sopra la media. Come controprova di un atteggiamento diffuso, si potrebbe citare l’utilizzo del contante al posto del pagamento con metodi digitali: 80 operazioni con metodi alternativi al cartamoneta ogni anno per abitante in Italia, contro le 202 dei paesi europei.
La marcia verso la completa digitalizzazione dei servizi bancari, perciò, non è così spedita come sembra; aldilà di ciò, però, il trend esiste e si rafforza. Insomma: è solo questione di tempo. E in parte è già realtà, una realtà che sembra aprire agli istituti di credito anche diverse opportunità. La presenza di più canali per poter raggiungere i servizi bancari, infatti, porta la clientela a interfacciarsi sempre più spesso con gli istituti di credito: chi lo fa al massimo ogni due giorni è passato dal 37% al 43% in soli due anni. In questo caso, disponibilità e comodità sono i fattori più premianti. D’altro canto, se si contano anche gli sportelli bancomat, il numero di correntisti che effettua operazioni di natura digitale o automatica sale al 95%. Inoltre, un giovane (18-35 anni) su tre si è dimostrato piuttosto interessato a strumenti di risparmio e di investimento online gestiti attraverso la propria banca.
L’unico risvolto della medaglia si ridurrebbe perciò all’ambito occupazionale interno al settore bancario, colpito come altri settori da forme di automazione o disintermediazione. Nel 2009 il settore bancario costituiva l’1,5% dell’occupazione ma già nel 2016, con decine di migliaia di posti in meno, si è scesi all’1,3%, per un totale di 299mila occupati. E nella prospettiva di riduzione delle piccole filiali, il numero è destinato a scendere. “Phy-gital” (crasi tra “physical” e “digital”) è uno degli slogan del convegno di ABI, anche se è difficile credere che i canali fintech porteranno nuove persone fisicamente in banca. Anzi: l’interazione con la filiale bancaria è scesa a 1,3 volte al mese, contro le 4,6 con il bancomat e le 7,9 con l’home banking (dati Accenture-Nielsen). Ma altrettanto difficile è credere che l’obiettivo sia proprio quello di far tornare le persone fisicamente in banca. Piuttosto, l’obiettivo è fornire canali sempre nuovi e differenziati per effettuare in comodità e semplicità tutte le operazioni di cui si ha bisogno. Con la prospettiva di vedere diminuire i costi anche per i clienti.