Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al ribasso la crescita del PIL mondiale per gli anni 2015 e 2016: la cosa curiosa è che nell'ultimo outlook del giorno 20 gennaio, sono stati corretti i parametri di crescita verso il basso (area euro) e verso l'alto (Nord America), confermando poi un andamento soddisfacente per la zona Asiatica, nonostante il rallentamento della Cina, che sta attuando una serie di riforme strutturali, che certamente porteranno i loro frutti negli anni a venire, quelle riforme che sono ben lontane dall’essere attuate nella zona euro.
L'abbassamento del prezzo del petrolio è comunque un toccasana per l'economia mondiale, ad eccezione di quei paesi dove la ricchezza prodotta dipende quasi esclusivamente dall'estrazione del greggio. Tenendo presente che forse solo la Norvegia è in break even tra produzione e vendita, tutti gli altri paesi si vedranno costretti a ricorrere ad “alchimie finanziarie” per sostenere tale regime di prezzi, che diventa quindi una perdita secca (Russia, Libia, Venezuela, Arabia Saudita ed altri). Il problema è dunque politico non economico ma certamente salutare per l’intera comunità mondiale e, per questo, rimaniamo in attesa di sviluppi per i prossimi mesi, certi anche del fatto che ogni Stato aumenterà le riserve strategiche, così come stanno facendo gli Stati Uniti. Certo che dai massimi del 2008 (132 $) passando per i minimi del febbraio 2009 (39 $) di strada ne è stata fatta.
A noi qui interessa qui evidenziare che se l’economia americana è cosi solida e poco volatile oggi, dopo il QE e il successivo Tapering, i cittadini si ritroveranno ulteriori dollari in tasca da spendere, mantenendo alti i consumi. Credo forse sia venuto il momento di considerare il mercato Nord Americano come generatore di bassa volatilità (non nulla!!) e di un premio di rischio sempre più alto. Forse un sogno per il risparmiatore italiano che vuole tanto rendimento e poco rischio: il vero paradosso dei nostri giorni.