Da pochissimi giorni è quotato anche in Italia il titolo di Stato emesso dal governo tedesco con scadenza decennale e cedola nominale pari a 0,00% (ZERO VIRGOLA ZERO PERCENTO) ma dato che il prezzo è attualmente sopra la pari, l’investitore che andasse ad acquistarlo otterrebbe la garanzia di perdere soldi portandolo fino alla scadenza tra 10 anni.
(Per chi volesse approfondire, si tratta del titolo: BUND 12/07/19-15/08/29 0.00% e ovviamente questa indicazione NON E’ un consiglio di acquisto o di vendita).
Sembra però, in base a recenti statistiche, che le aspettative di rendimento del tipico risparmiatore italiano siano ancora oltre l’8% annuo: evidentemente la realtà non è ancora stata completamente percepita dalla maggior parte degli investitori italiani.
Di fronte a questo scenario, però, esiste la possibilità di ottenere nel tempo un risultato eccezionale dai propri investimenti, applicando un metodo che utilizza alla base un principio molto semplice.
Per illustrarlo, utilizzerò un esempio concreto.
Tre amici di scuola media, Matteo, Luca e Giovanni, dopo alcuni anni di lavoro sono riusciti ad accantonare 100.000 € ciascuno e all’età di 35 anni, decidono di investirli.
Casualmente e senza consultarsi tra di loro, decidono di investire nello stesso fondo comune MAGIC però Matteo acquista questo fondo tramite il proprio conto on-line direttamente, Luca compra lo stesso fondo presso la banca di fiducia mentre Giovanni compra lo stesso fondo tramite il suo amico assicuratore.
Tutti e tre sono abbastanza fortunati in quanto il fondo comune MAGIC riesce eccezionalmente ad avere un rendimento annuo pari a 7%.
All’età di 65 anni, si ritrovano per confrontare i risultati.
Con un’analisi più approfondita, si accorgono che le commissioni che hanno pagato sono state molto diverse l’una dall’altra: Matteo ha comprato la versione base del fondo MAGIC senza commissioni di ingresso pagando l’1% all’anno di commissioni interne di gestione del fondo.
Luca ha comprato lo stesso fondo in banca, acquistando però senza rendersene conto, la versione con commissioni interne maggiorate dovute alla commissione di distribuzione oltre alla commissione di gestione annua e ha pagato il 2% all’anno (1% di commissioni del fondo più l’1% annuo di commissioni di distribuzione).
Giovanni ha comprato lo stesso fondo tramite una polizza vita unit-linked che gli è stata venduta dall’amico assicuratore, pagando il 3% all’anno dato che oltre ai costi del fondo MAGIC si sommano le commissioni annuali della compagnia assicuratrice. Tra le altre cose, Giovanni si è reso conto troppo tardi che i presunti “vantaggi” del contratto assicurativo ramo vita a lui non servivano, in base alla sua attività lavorativa e alla sua situazione familiare.
Decidono quindi di scrivere un foglio di carta i risultati ottenuti:
Giovanni ha investito 100.000 € nel fondo MAGIC che sono cresciuti al 7% annuo (meno il 3% all’anno di commissioni) e si ritrova con 324.340 €
Luca ha investito 100.000 € nello stesso identico fondo che sono cresciuti al 7% annuo (meno il 2% all’anno di commissioni) e si ritrova con 432.194 €
Matteo ha investito 100.000 € nello stesso identico fondo che sono cresciuti al 7% annuo (meno l’1% all’anno di commissioni) e si ritrova con 574.349 €
Stessa somma investita, stesso periodo di investimento, stesso rendimento, ma Matteo ha quasi il doppio del suo amico Giovanni.
“Solo“ l’1% di quà e l’1% di là, non sembra molto, ma componendosi nel tempo potrebbe fare la differenza con risultati tali da poter vivere tranquillamente oppure trovarsi in maggior difficoltà, proprio quando se ne ha più bisogno.
Inoltre, tanto più aumenta il tasso di rendimento che si riesce ad ottenere, tanto più aumenta la differenza finale per effetto delle commissioni periodiche:
1 milione di euro investito all’8% di rendimento annuo ipotetico per trent’anni diventa:
4.321.194 €, pagando il 3% annuo di commissioni
5.743.490 €, pagando 2% annuo di commissioni
7.612.250 €, pagando l’1% annuo di commissioni
oltre 3.200.000 € in più semplicemente grazie commissioni annue più basse.
Praticamente, può voler dire per molte persone lavorare 10 anni di più prima di poter smettere o, in alternativa, andare in pensione con molto ma molto meno di quanto si sarebbe potuto ottenere.
Del resto, il grande Jack Bogle, inventore dei fondi indicizzati e fondatore di Vanguard (secondo asset manager al mondo per masse amministrate) spiegava che pagando commissioni eccessive rinunci a una percentuale tra il 50 il 70% del tuo capitale futuro.
Come illustrato molto efficacemente Tony Robbins nel suo “Money – Master the Game”: “…facciamo un caso più reale. Tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2012, l’indice S&P500 è rimasto fermo. Nessuno rendimento. Questo periodo comprende il cosiddetto “decennio perduto“, perché molte persone non hanno fatto nessun passo avanti, ma hanno dovuto affrontare un’altissima volatilità a causa della crescita del 2007, della caduta libera del 2008 e della forte rialzo iniziato nel 2009. Immaginiamo che tu avessi investito i tuoi risparmi di 100.000 €. Se ti fossi limitato a seguire o possedere tutto il mercato in questi 12 anni (comprando l’indice S&P500), il tuo saldo finale sarebbe stato abbastanza simile e le commissioni molto basse. Ma se hai pagato oltre il 3% all’anno di commissioni, in realtà hai pagato di 30.000 € e quindi ne restano solo 70.000 mentre il mercato è rimasto fermo: tu hai investito il capitale, tu ti sei preso tutti i rischi, e qualcuno ha guadagnato a prescindere.”
Se poi ci rendiamo conto che la grande maggioranza dei fondi comuni a gestione attiva non batte il mercato, ecco che il metodo garantito e sicuro per guadagnare nel tempo è prima di tutto RISPARMIARE SULLE COMMISSIONI ANNUE.
Lo stesso Tony Robbins afferma che”… devi abbassare le commissioni totali annue dei costi di investimento all’1,25% o meno in media. Questo significa che il costo della consulenza (un consulente per gli investimenti regolarmente iscritto all’albo, e preferibilmente indipendente, che ti aiuta a scegliere adeguatamente, a riequilibrare il tuo portafoglio periodicamente e così via) più i costi degli investimenti devono essere idealmente al di sotto dell’1,25% all’anno. Per esempio, potresti pagare l’1% o poco meno al consulente finanziario e lo 0,20% per fondi indicizzati a basso costo o ETF”.
Dal momento in cui i fondi comuni e gli ETF in Italia costano mediamente molto di più che negli Stati Uniti, possiamo pensare ad un costo totale attorno ad 1,50% annuo di cui 1% annuo circa pagato al consulente finanziario che sarà in grado di consigliare le strategie migliori per combinare ETF e titoli, preferibilmente tramite un intermediario (banca o sim) con basse commissioni di negoziazione.
Il metodo migliore per guadagnare soldi nel tempo in modo garantito e sicuro esiste: risparmiare sulle commissioni annue totali che costituiscono un dato certo mentre il rendimento futuro resta sempre e in ogni caso un dato ipotetico (anche se acquisti un fondo a cinque stelle).
In questi giorni, dopo lunga attesa, sta iniziando ad arrivare ai risparmiatori italiani il RENDICONTO DEI COSTI E ONERI in base alla direttiva Mifid2: ogni intermediario dovrà fornire ai propri clienti una rendicontazione annuale aggregata del totale dei costi che l’investitore ha pagato nel corso dell’anno solare precedente. Diventa obbligatorio inserire anche tipologie di costo fino ad oggi poco evidenti, come ad esempio i costi di transazione all’interno di un fondo comune di investimento (che nel caso di alcuni fondi con particolari strategie possono essere molto elevati).
Purtroppo, a fronte dell’obiettivo del legislatore di fornire dati chiari e trasparenti, sembra che alcune banche abbiano pensato di “annegare” queste poche righe essenziali ma concrete, all’interno di decine di pagine pubblicitarie, senza alcun valore effettivo per il cliente finale.
Un consulente finanziario autonomo, tra le varie tipologie di consulenza svolte, può anche realizzare analisi precise e perizie sugli strumenti finanziari detenuti da un investitore: in questo caso non si tratta di “consulenza in materia di strumenti finanziari “.
Trattandosi di un evento eccezionale, cioè il primo invio storico del rendiconto dei costi e oneri, ho personalmente deciso di praticare tariffe eccezionalmente basse fino al 31 dicembre 2019, a tutti gli investitori che volessero comprendere meglio l’impatto dei costi dei loro investimenti così come specificato nella nuova rendicontazione dei costi: la normativa, infatti, richiede la presentazione dei costi pagati dall’investitore nel corso dell’anno solare raggruppati per tipologie ed espressi sia in percentuale che in valore assoluto ma non richiede la definizione precisa di come tali costi siano maturati durante l’anno, e viene fornita il cliente solo dietro specifica richiesta.
Negli esempi precedenti, ho fatto riferimento a commissioni annue totali massime del 3%, ma nella realtà ho avuto modo di verificare che molti investitori italiani hanno pagato e stanno pagando anche il 4% o addirittura oltre il 5% annuo, ovviamente in questi casi l’impatto distruttivo sui risultati finali nel tempo è ancora maggiore.
Quale miglior occasione, quindi, per rendersi conto se siete Giovanni, Luca o Matteo?
Nota importante: la promozione a cui faccio riferimento consiste in “consulenza finanziaria generica” e quindi NON avrà alcuna indicazione concreta di investimenti in strumenti finanziari. La consulenza specifica, cioè la “consulenza in materia di strumenti finanziari”, regolata da successivo apposito contratto distinto, potrà essere fornita in ogni caso con le corrette modalità a termine di legge.