Il successo dei portafogli d'investimento di lungo termine dipende da alcuni fattori base quali una buona diversificazione, un rigido controllo del rischio e, soprattutto, il fermo proposito di non lasciarsi mai distogliere da distrazioni di breve termine. Il rumore dei mercati nel breve è infatti in contrasto con il suono armonico che esprimono nel lungo periodo. Proprio per questo provate ad immaginare il comportamento di un investitore che, preoccupato dalla situazione del febbraio 2020, ha messo in liquidità tutto il suo portafoglio, naturalmente distruggendo tutto il piano costruito magari con estrema razionalità, per affrontare anche le peggiori turbolenze del mercato. Pensate davvero che sui minimi di mercato questo investitore sia rientrato, comprando sui minimi? Certamente non lo ha fatto a giugno e nei mesi successivi, nemmeno quando tutti gli indicatori davano ormai per scontata la veloce risalita dei mercati obbligazionari e azionari. In quella fase ha infatti smesso di credere nei suoi obiettivi quando ha liquidato, condizionato dalle sue convinzioni di avere salvato il portafoglio da un imminente disastro. La sua idea di follia era rimanere in quel mercato!
Fateci caso ma questo investitore vuole sempre avere ragione, specialmente quando le cose vanno male, ed entra con forza nell'elenco dei pessimisti che vogliono battere il mercato con una ritirata. In questi casi si innesca in lui un meccanismo mentale che lo porta a ritenere che il mercato non si riprenderà mai più, ovvero sino a quando LUI deciderà di rientrare. Importante però è avere conservato il valore del portafoglio, meno di occuparsi di un eventuale successivo rientro. Questo comportamento, che sembra razionale ma che invece è frutto dell'emozione, gli ha fatto perdere la migliore ripresa di mercato di tutti i tempi, in termini sia di performance e che di velocità di risalita. Eppure lui è convinto che abbia fatto la cosa migliore per sé e per il suo denaro, che sia riuscito a battere tutti con quel suo comportamento da genio del market timing. Ma attenzione, non ammetterà mai di avere commesso un errore fatale: cercherà di convincerti che non c'era altra soluzione se non quella di uscire al momento giusto!
Non mi stancherò mai di dire che quando si sceglie un orizzonte temporale (e nella composizione di un portafoglio di asset temporali possono essercene anche diversi), questo va sempre rispettato, qualsiasi siano le condizioni avverse che si manifestano nel durante. Va cambiata strategia solo se si manifestano necessità di modifiche endogene di portafoglio dovute a variazione di obiettivi e di tempi relativi all’investitore e alle sue condizioni personali, oggettive o soggettive che siano.
Per rispettare il proprio portafoglio va utilizzata sempre anche un’ampia diversificazione, sia di tempo che di asset, in modo che il rischio venga contenuto laddove serve farlo. Sappiamo infatti che la diversificazione non serve per aumentare il rendimento ma per ridurre il rischio. Conosciamo poi l'andamento tipico dei mercati azionari, che salgono sempre anche se con diverse dinamiche di tempo: per questo il paradosso è che quando i rendimenti sono alti, bisognerebbe ridurre il rischio vendendo, anziché aumentarlo. Lo so che è anti intuitivo ma quando si guadagna più della media bisognerebbe avere la forza di consolidare i rendimenti e fare l'opposto in occasione di crolli. Ma questa si chiama variazione tattica, non già strategica, che comporta un azzeramento della pianificazione dell'investimento.
C’è poi sempre l'annoso eco dei media che diffondono vaticini o notizie che creano apprensione, soprattutto rendendo l’investitore facile preda delle emozioni. Bisognerebbe quindi non lasciarsi mai influenzare dai rumori di fondo, guardando al domani con maggiore ottimismo, visto che i mercati azionari si riprendono sempre e quelli azionari tornano in equilibrio, sempre se non si è scelta una duration troppo lunga. Uno dei segreti è anche quello di spegnere le informazioni e dedicarsi alla lettura di un buon libro oppure alla visione di un film. Questo aiuta l'investitore più del controllo ferreo sugli andamenti giornalieri di un investimento di 10 anni di durata!
Un altro tra gli errori più evidenti nella gestione di portafoglio, è quello relativo alla tendenza a modificare la propria propensione al rischio. Quando tutto sale alcuni investitori vestono i panni di abili speculatori, pronti a tutto pur di accollarsi qualsiasi rischio, salvo poi trasformarsi in persone in cerca di riparo. Cambiare la propria propensione al rischio in funzione dell'andamento del mercato, è uno degli errori più comuni e più facili da evitare, ma solo sulla carta. Difficile è farlo soprattutto durante le fasi di ribasso. Ammettiamolo, durante l'inizio della pandemia alzi la mano chi non era preoccupato dalla situazione di picchiata dei mercati? Dall'elenco di chi ha alzato la mano non tolgo certamente gli stessi consulenti finanziari, in particolari quelli che sono stati così teneri con i propri clienti accecati dalla paura, da aderire alle loro folli richieste di liquidare tutte le posizioni. In verità, se si legassero maggiormente gli investimenti ad obiettivi reali, comprensivi di coerenti durate, anche l’investimento più volatile sarebbe meno faticoso da portare avanti.
Per concludere vorrei rivolgere ai lettori una domanda. Se tutte le statistiche ci dicono che sul mercato azionario in generale il rischio di perdere denaro in 15 anni tende allo zero, qualcuno sarebbe così cortese da spiegarmi perché quasi il 95% dei portafogli dei fondi pensione in cui mi sono imbattuto recentemente, costruiti per clienti con un'età media tra i 30 e i 40 anni, sono mediamente investiti, nella migliore delle ipotesi, come dei fantastici fondi bilanciati 50% azioni e 50% obbligazioni. Questo è un altro dei misteri che prima o poi dovrà essere svelato: chi può essere cosi folle da consigliare delle obbligazioni quando il tempo di maturità di un investimento supera i 20 anni, in particolare se quel capitale è indisponibile per tutto quel periodo?
Un ultimo pensiero ossessivo lo voglio dedicare a tutti quei potenziali clienti che tengono il conto pieno di liquidità in attesa di quel “qualcosa di magico” che li spinga ad investire. Il punto è che in verità nemmeno loro sanno bene in che cosa consiste questa opportunità anche se sperano arrivi presto. L'augurio che faccio a tutti questi non investitori indecisi è che non arrivi mai il momento di un rialzo duraturo dell’inflazione.