Prendo spunto direttamente dalla lettura de Il Sole 24 ore di oggi, sabato 5 marzo 2021, per scrivere di getto il mio editoriale, nel tentativo di porre ancora una volta in evidenza alcuni concetti che non mi stancherò mai di ripetere, specialmente in momenti in cui le prime pagine dei giornali finanziari evidenziano soprattutto titoli come questo: “Venerdì nero in Borsa, Milano -6%. Da Ue e G7 pronte nuove sanzioni”.
Così ci risiamo, ogni volta che qualcosa impatta sui mercati finanziari e li condiziona in negativo, ricomincia il bombardamento di notizie volte scientemente a terrorizzare l’investitore, quasi una sorta di invocazione ad agire di pancia e non di testa, stimolandolo cioè a comportarsi in modo tutt’altro che razionale, “aiutandolo” nell’impresa di commettere l’errore più grande che possa commettere, e cioè quello di vendere per paura, non per scelta strategica. Per procurare panico sul mercato non è sufficiente una guerra combattuta vicino a noi ma c’è anche una ridondanza informativa volta a esacerbare il presente, amplificando le criticità, quasi come se il futuro non possa più concretizzarsi in un progresso per l’umanità ma solo in uno scenario distopico. È già la cruda realtà di un conflitto che ci porta sulla porta di casa il pessimismo e che ci rende diffidenti verso il futuro che ci aspetta: non c’è bisogno di amplificarlo con notizie costruite ad arte per colpire come un pugno nello stomaco l’investitore. Quanto coraggio deve avere per resistere a tutte le pressioni del momento? Che immagine pensate evochi in lui un titolo di giornale che parla di miliardi di dollari o di euro bruciati in borsa? Non vi sentite anche voi più poveri perché siete anche voi investitori colpiti da questo terribile incendio che ci induce il pensiero di essere tutti più poveri, spingendoci dover salvare il salvabile ricorrendo ad una (s)vendita forzata?
Ecco che allora io dall’alto dei miei quasi 32 anni di carriera trascorsi senza soluzione di continuità sui mercati, mi sento di essere solidale e vicino all’investitore soprattutto quando si possono commettono gli errori più gravi, quelli a cui difficilmente si ripara, specialmente se spinti dall’emotività di una scelta non razionale. Per questo oggi che la guerra mostra ancora una volta il suo lato peggiore, in particolare per i popoli che ne sono coinvolti direttamente, non posso che essergli vicino per suggerirgli di gestire il suo investimento con calma e razionalità, con pazienza e resilienza, confidando più sui processi di investimento dotati di scientificità, con una adeguata logica temporale, piuttosto che confidare su voci, previsioni o semplici opinioni. È quindi un invito a smettere di vedere miliardi di euro in fumo quando le Borse scendono in modo violento, poiché non c’è distruzione fisica ma soltanto una variazione di un prezzo che prima o poi, tornerà al livello raggiunto per superarlo non appena il momento di crisi sarà passato. È sempre stato così nel tempo e lo sarà ancora per molto, salvo che qualcuno non cominci a credere all’inizio di una terza guerra mondiale, portatrice di morte e distruzione totale. Ma a questo punto la domanda da porsi sarebbe solo quella sul senso del possedere beni o ricchezze in uno scenario da fine del mondo.
Per tutti coloro invece che credono in una crisi passeggera e in un futuro di crescita, il suggerimento più utile è quello di fissare al momento dell’investimento un prezzo al quale si è disposti a vendere, poiché il denaro non è mai fine a sé stesso, ma deve avere uno scopo ultimo sia che si tratti della propria tranquillità o di una vecchiaia felice, l’acquisto di una casa ovvero l’istruzione di un figlio. Meglio quindi sarebbe avere vincoli certi in entrata e in uscita, in modo da fissare in anticipo le condizioni dell’impiego di quel denaro durante il corso della vita di ciascun investitore. Naturalmente quando la paura prende il sopravvento quei limiti imposti potrebbero certamente essere violati poiché nessun buon investimento può essere considerato non liquidabile, ma lo sarebbe con una maggiore consapevolezza dell’investitore, evitandogli l’imperdonabile errore di agire sulla spinta della paura.
Non dimentichiamo mai che la diversificazione è sempre fondamentale quando si investe e la si usa non per incrementare i guadagni, ma per limitare le perdite. E la diversificazione pone le sue basi sul tempo, sul livello di rischio accettabile alla ricerca cioè del rendimento possibile. Il rischio simmetrico è ormai solo un lontano ricordo a cui l’investitore poco evoluto non ha ancora smesso di credere. Investire quindi senza un obiettivo per l’impiego futuro di quel denaro può rendere ogni scelta di investimento un azzardo, trasformando l’investitore in speculatore.
Per finire è sempre utile ripetere che le crisi di mercato sono sempre delle vere e proprie occasioni per chi sa quello che vuole dal proprio denaro non speso. E in momenti come questo si possono ottenere risultati più che soddisfacenti anche semplicemente cercando di resistere ai ribassi, superando la propria paura di vendere nei momenti più bui. Figuriamoci poi cosa potrà ottenere l’investitore accorto in termini di rendimento se acquistasse nei momenti in cui la paura fa svendere i più, esaltando la sua voglia di acquisto, quando è consapevole del fatto che i mercati ripagano chi crede in loro e nella loro capacità di resilienza e di ripresa. Non mi stancherò mai di ricordare che sui migliori mercati azionari il rischio si riduce in funzione del tempo, generando il paradosso di un rischio zero al raggiungimento dei 15 anni di permanenza sugli stessi.
Un vero investitore sa che c’è sempre una fine per ogni crisi e sa che trasformare la paura in opportunità non è difficile. Questo è quello che racconta la storia dei mercati, non dimentichiamolo mai.