La scorsa settimana abbiamo dato alcuni suggerimenti per gli investitori che continuano a preferire il mercato obbligazionario. Naturalmente è implicito il pensiero che bisogna sempre tenere in considerazione il proprio fattore tempo e rischio, elementi determinanti quando si costruisce un portafoglio strategico in grado di reggere agli impatti di una possibile crisi dei mercati finanziari. Per questo motivo diventa fondamentale costruire una solida struttura di portafoglio che sia rispondente alle preferenze del cliente, al suo grado di rischio realmente accettabile (volatilità) e al tempo realmente concesso per investire. Tutto questo dovrà necessariamente avere un sufficiente grado di diversificazione e decorrelazione. Se questi presupposti vengono rispettati diventa poco consigliabile, a meno di non avere commesso clamorosi errore di progettazione (strumenti sbagliati, non adeguati) ovvero per l’inefficienza dimostrata dagli stessi prodotti, modificare in modo strategico il portafoglio. E ciò in particolar modo quando le modifiche sono dovute ESCLUSIVAMENTE a bias comportamentali e non a modifiche degli obiettivi iniziali.
Su questi presupposti le crisi possono essere utilizzate come fattori incrementali di performance o diminuzione del tempo destinato all’investimento, a parità di rendimento atteso. Per questo dovrà essere valutato consapevolmente un possibile aumento del rischio soprattutto in occasione di ribassi molto violenti, senza mai però eccedere il limite di consapevolezza che ci si è imposti sulla massima volatilità tollerabile. Piuttosto che modificare radicalmente il portafoglio, è preferibile quindi lasciare passare la tempesta, invece che intervenire con il rischio di commettere errori che avrebbero potuto essere evitati.
A questo punto e passando all’oggi, rileviamo che i fattori critici sono principalmente imputabili al rialzo dell’inflazione e alle manovre di correzione dei tassi delle banche centrali, volte a raffreddare l’economia. Non possiamo poi dimenticare gli effetti derivanti dalla pandemia sul rallentamento della globalizzazione, con l’ormai inevitabile riallocazione dei siti produttivi per motivi non solo rispondenti a criteri economici. Non possiamo poi dimenticare anche la preoccupante situazione geopolitica, innescata dalla guerra Russia Ucraina, che nasconde anche fattori di predominio territoriale e culturale, con una diversa e contrastante visione tra le parti in causa del futuro del pianeta.
Tutti questi sono fattori che stanno certamente contribuendo ad una radicale modifica dell’assetto economico mondiale. Oltre a ciò si aggiungono nuovi trend strutturali (economia circolare, nuova energia, domotica e mobilità elettrica, tanto per citarne solo alcuni) che stanno modificando la tradizionale creazione di ricchezza, fenomeno certamente accelerato dalla pandemia. Per questo oggi il profitto non è più considerato come fattore trainante per un investimento se non connaturato anche da fattori ESG, che non sono stati accantonati ma che diventeranno sempre più elementi di una radicale e inesorabile trasformazione dell’economia, a cui bisognerà prestare attenzione non appena la situazione di crisi sarà disinnescata.
Fatte le opportune premesse dobbiamo rispondere alla domanda su quali siano i settori equity da preferire oggi, soprattutto in una situazione di mercati ampiamente negativi. Il grafico seguente di BlackRock ci aiuta a comprendere come si siano mosse le varie asset class da inizio anno, in modo da valutare eventuali modifiche tattiche di portafoglio, ovvero per cogliere opportunità derivanti dai forti ribassi.
Come possiamo vedere, senza addentrarci nei dettagli che lascio al lettore più attento, sia il Nasdaq che l’indice China Shanghai, passando da quello dei Paesi emergenti e S&P500, sono tra i mercati più penalizzati e quindi proprio per questo, sono da preferire. Se avessi già in portafoglio alcuni tra questi mercati acquistati l’anno scorso, certamente non potrei lasciarmi sfuggire l’occasione di comprare a sconto. Ancora di più, se per scelte poco accorte avessi dimenticato di averne in portafoglio, gli attuali prezzi sarebbero una ghiotta occasione di cui approfittare. Invece sarei cauto su energia derivante da combustibili fossili, destinata a rallentare la sua corsa per un futuro già scritto, e non solo per motivazioni prettamente di tutela ambientale.
Da ultimo ancora BlackRock ci aiuta a comprendere cosa non debba mancare all’interno di un portafoglio ottimizzato e ben diversificato.
Ponendo dunque a confronto i migliori andamenti settoriali del 2021 con i dati da inizio conflitto Russia Ucraina spiccano appunto energia, tecnologia, healthcare e un interessante MSCI azionario globale. Per questo non possiamo che suggerire di acquistare i settori più penalizzati. Infatti ad eccezione di energia, utilities e i consumi di base, anche l’impatto del conflitto non è stato così devastante e, proprio per questo, non dobbiamo perdere oggi l’occasione di acquistare settori lontani dai massimi raggiunti nel 2021. Tra questi la tecnologia, che è certamente tra i settori più penalizzati e quindi, in una logica anche di medio periodo, questi prezzi sono un’ottima occasione d’acquisto anche per i più duri e resistenti Gufi del mercato.
Concludo con un doveroso appello agli amici Gufi che anche in questo periodo parlano di troppa volatilità o di prezzi non ancora sufficientemente bassi per acquistare: quanto vogliamo aspettare ancora per acquistare oggi, con una logica temporale adeguata, tecnologia e new energy, oltre ad altri settori che saranno quelli che più faranno crescere i mercati nel prossimo futuro?
Attendo fiducioso dunque i suggerimenti per gli acquisti degli amici Gufi!