È difficile parlare dell'anno appena trascorso dal punto di vista finanziario, presi come siamo dalla paura latente che i vaccini non siano così efficaci nel condurci velocemente fuori dall'incubo che stiamo vivendo. E il solo pensiero dell'arrivo di una terza ondata ci rende tutti ancora più inquieti. I miei più attenti lettori sanno quanto io sia sempre attratto dagli insegnamenti che la storia impartisce, piuttosto che dai segni che attraggono e orientano il futuro di tanti improvvidi investitori. Ricordate la scomposta reazione dei mercati durante l'inizio della pandemia? Avevamo parlato di come quella reazione fosse già stata vissuta altre volte nel passato e di quanto quel cigno nero dell’imprevedibilità fosse riuscito a scatenare le paure più profonde dell'essere umano. La storia dell’economia ci ha però insegnato che quando i mercati scendono, prima o poi risalgono. È sempre stato così, dopo due guerre mondiali, in occasione di recessioni o di altri pesanti crisi finanziarie, persino quando altre pandemie hanno colpito l'umanità. L'uomo non si è ancora estinto nonostante tutti gli errori che ha commesso. La ricchezza è comunque sempre salita (provino gli scettici a smentire ciò!!). Questa volta l’incertezza non verteva però tanto sul se sarebbe risalita la ricchezza ma sul quando.
Dopo avere avuto l'ennesima dimostrazione che i mercati tanto più velocemente scendono, tanto più rapidamente salgono, siamo ancora qui a discutere se valga ancora la pena investire. Eppure i fatti ci hanno dimostrato ancora una volta come le cose siano andate diversamente da quanto i catastrofisti avevano previsto. Siamo però sicuri di avere imparato che chi si lascia trascinare dalla paura è sempre e comunque l’unico sconfitto? Forse l'errore sta proprio nel non volere credere quanto siano importanti gli insegnamenti del passato. Mentre dico questo, penso a coloro che nei mesi scorsi hanno liquidato il loro investimento, in particolare a tutti quelli che, una volta usciti dal mercato, non hanno più avuto il coraggio di rientrare, pronti a subire rassegnati l’imminente catastrofe che si stava per abbattere su di loro, magari sospinti dalle opinioni di tutti quei guru con il senno del poi che adesso invocano l’imminente ripresa economica.
Tutti noi investitori dovremmo invece gioire per come la pandemia è stata combattuta. Non si può dimenticare lo sforzo messo in campo per la ricerca del vaccino che ci ha portati dalla scoperta alla somministrazione in meno di un anno. Per la validità poi vedremo ma i presupposti sono comunque di buon auspicio. Certo ci vorranno ancora mesi per ottenere l'immunità da covid-19 ma presto lo saremo. Questo è l'importante! E nel futuro tutto diventerà più veloce, sempre più veloce. Bisognerà abituarsi alla velocità dei cambiamenti che saranno sempre più frequenti. Tuttavia questo appare essere un elemento non rilevante per i molti che ancora non credono che per l’umanità questo sia un record positivo e trainante per una prossima crescita, seppur momentaneamente dominata dal dubbio. Possibile che ci sia ancora chi non crede che la crescita economica sia inarrestabile? Mai nella storia dell'umanità le peggiori catastrofi hanno determinato una regressione economica. Mai! Tuttavia questo non significa che bisogni innestare il cambio automatico per lasciarsi andare ad una tranquillità assoluta.
La volatilità sarà quindi la nuova normalità dei mercati, ma non solo a causa del virus che ha contribuito ad un processo inarrestabile già in corso. I tassi zero o negativi erano già tra noi prima dell’arrivo del virus. Oggi sappiamo come e quanto le trasformazioni economiche, sanitarie e sociali possano dare il loro contributo per generare profonde modificazioni anche nel nostro comportamento da investitori. La nuova regola è che chi non si adatta velocemente al cambiamento lo subisce: a questa realtà dovranno attenersi tutti coloro che saranno alla ricerca di performance, qualsiasi ne sia la misura ricercata. La tendenza a tassi obbligazionari nulli o negativi spingerà molti al superamento inconsapevole della loro bassa propensione all’accettazione del rischio, contribuendo a molti errori nella costruzione del portafoglio strategico. Noi italiani siamo sempre stati i maestri cerimonieri del rischio nullo o basso. Tuttavia, il nostro alto indebitamento ha costretto il nostro Governo a pesanti limiti nel sostegno alla nazione durante le fasi di lockdown e questo debito dovrà prima o poi essere ripagato. E questo non vale solo per il nostro Paese.
I rendimenti azionari sono così diventati sempre più una scelta obbligata per molti, ma non ancora per tutti. Eppure la strada alternativa più seguita oggi è quella di mantenere liquido il portafoglio, usando sempre più il conto corrente come un serbatoio per una improbabile quanto inefficiente auto assicurazione. Questa però è la scelta di chi si espone ai pericoli di un improvviso rialzo dell’inflazione oppure a quelli di una patrimoniale, certamente improbabile ma non impossibile. A meno di non essere attratti dall’acquisto di obbligazioni a rendimento nullo o negativo, l'opzione più ragionevole risulta essere quella di sondare il mercato High Yield, che offre alti tassi a fronte di un notevole aumento del rischio. In questo caso è sempre necessario sforzarsi per una maggiore selettività per non lasciarsi abbagliare dagli alti rendimenti delle tante società zombie destinate certamente a fallire, non appena terminerà il sostegno dato loro dalle banche centrali. Tutto ciò genera però un curioso paradosso: c'è chi preferisce scommettere su obbligazioni emesse dalle molte aziende decotte prossime al fallimento, piuttosto che acquistare partecipazioni di solide società che nel tempo hanno sempre distribuito importanti dividendi.
Comunque la si voglia vedere, dalla storia ci viene sempre un importantissimo insegnamento di cui bisognerebbe sempre tenere conto: dal cambiamento c'è sempre chi trae profitto e chi invece, per la sua diffidenza, lo subisce.
Fortunatamente però, dipende da noi decidere da quale parte stare.