Anche quest’anno si è svolta ConsulenTia, la più grande fiera italiana dedicata alla consulenza finanziaria e al risparmio gestito, occasione d’incontro e di approfondimento per oltre 3.100 professionisti del settore. Negli incontri e nei seminari si è parlato di questioni di attualità con uno sguardo rivolto ai fenomeni di medio e lungo periodo, cioè di quei trend che caratterizzeranno i prossimi dieci anni. In particolare: i tassi d’interesse negativi, la demografia, la sostenibilità, l’ESG, la digitalizzazione e l’innovazione (disruption). MoneyController ha approfondito questi argomenti con alcuni dei maggiori player del settore presenti a ConsulenTia.
Fabio Caiani, Head of Institutional and Wholesale Distribution Italy di Nordea Investment Funds, sostiene che bisognerà confrontarsi nei prossimi anni con rendimenti obbligazionari bassi e una valutazione sulla componente azionaria in aumento su alcuni titoli importanti. Per affrontare questa situazione, Nordea farà quindi leva su strategie di bilanciamento, basandosi su Covered Bond, ma anche su prodotti Liquid Alternative e sulla componente equity, privilegiando strategie legate al mondo infrastrutturale e a temi di pregnanza internazionale e lungo periodo, come il clima. L’educazione finanziaria, ha aggiunto Caiani, è fondamentale per poter fare sì che questi prodotti abbiano successo e il tramite di maggior rilievo tra la finanza e i risparmiatori sono proprio i consulenti finanziari.
Andrea Baron, Managing Director di MFS Investment Management, afferma che i prossimi dieci anni si caratterizzeranno sulla base di tre “d”: debito, sia corporate che statale; demografia, nel senso di calo demografico nonché invecchiamento; e digitalizzazione, intesa come automazione e innovazione. Alla luce di rendimenti inferiori, Baron suggerisce inoltre di puntare su un’ampia diversificazione e di restare sugli asset class addizionali, dunque equity e bond, dato che la parte meno liquida dei mercati, oggi, ha valutazioni superiori. “Lato Equity, dal nostro punto di vista, serve una strategia flessibile, una exposure globale e una diversificazione mediante valute, per salvaguardare l’ottimo risultato di questi anni, piuttosto che pensare a un’ulteriore performance. Sul lato del mercato dei Bond (High Yield soprattutto), vale lo stesso: non va dimenticato che mancano proprio le controparti che, un tempo, avrebbero assorbito le vendite, come le banche d’investimento o i broker. Perciò: portafoglio ampio, globale, ampia flessibilità settoriale, posizionamento attivo sulla curva dei tassi con una duration in linea con il benchmark”.
Federico Domenichini, Head of Advisory – Italy di T. Rowe Price, conferma ancora una volta che ci troveremo in un mondo caratterizzato da tassi bassi: “Tutte le strategie obbligazionarie difensive sono destinate a non essere nel portafoglio; Global Income e High Yield giocheranno quindi il ruolo più rilevante, magari inserendo elementi di emerging market corporate”. Dal punto di vista azionario, invece, a farla da padrone saranno le imprese innovative che genereranno disruption: “Secondo noi, il 31% della capitalizzazione dello S&P500 è a rischio disruption. L’obiettivo è investire quindi nei newcomers, cioè nelle aziende che sostituiranno le imprese con tecnologie obsolete”, oppure individuare chi invece non sarà coinvolto: “per noi, per esempio, il mercato delle utilities americane resterà intatto, caratterizzato com’è da forti barriere in entrata e da un efficientamento dei processi energetici, basati sulle rinnovabili, che permetterà a quelle aziende di avere margini ben superiori al passato”.
Marzio Gussago, Sales director di Pictet Asset Management, sostiene che per poter interpretare correttamente i prossimi dieci anni, bisogna considerare il decennio appena trascorso, dove si sono affacciati “molti fattori esogeni destabilizzanti per le logiche finanziarie (fallimenti di stati, crisi dell’euro, l’ingerenza delle Banche centrali) fino al nonsense di un mercato obbligazionario con rendimenti negativi”. “Ad ogni modo, i grandi trend del decennio – dice – sono quelli che anche i clienti finali hanno sotto gli occhi ogni giorno, soprattutto la digitalizzazione, che riguarda la comunicazione così come il mercato della salute, come la filiera finanziari. Parliamo di costi inferiori, margini superiori e un impatto positivo sulla sostenibilità. Questa è e sarà certamente una componente tipica di un portafoglio d’investimento orientato al valore. Diciamo così: se c’è un riscontro nella vita quotidiana e nell’economia reale, allora c’è la maggior speranza matematica di guadagnare in borsa”. “La componente della sostenibilità ed etica (ESG) – prosegue Gussago – diventa poi un fattore cruciale per capire quali aziende stanno facendo meglio il loro lavoro: è lì che si stanno concentrando sempre più la domanda, l’attenzione e la selezione da parte dell’industria e dei consumatori”. Gussago, infine, sostiene che le società di gestione debbano assumere con uno specifico ruolo di storytelling: fare capire non solo la natura del prodotto, ma anche la natura delle aziende collegate e, più in generale, come cambia il mondo. Per comunicare, Pictet parte naturalmente dal sito web, ma mette a disposizione dei road show e degli incontri rivolti anche alla clientela privata.
Carlo Benetti, Market Specialist di GAM Italia, fa riferimento ad alcune tendenze abbastanza sicure: “C’è un nord del mondo che invecchia (46-47 anni di età in media) e un sud che è più giovane e più produttivo. Nelle pieghe di questa asimmetria demografica si possono intravvedere temi di investimento, come per esempio i consumi: nel 2030 la classe media si allargherà a 5 miliardi di persone e ci saranno conseguenti sviluppi anche nella sanità (health care) e nella previdenza. Assisteremo poi a una rivoluzione tecnologica che coinvolgerà trasversalmente tutte le attività produttive e solo chi saprà inserirsi nella frontiera dell’efficienza sopravvivrà sul mercato”. Il consulente, in questa partita, è il punto di congiunzione tra il mondo della finanza e il risparmiatore. Anche la stampa specializzata e le società di gestione giocano un ruolo decisivo, in quanto impegnate in una costante opera di aggiornamento e formazione che, per funzionare, dovrebbe essere caratterizzato da “un linguaggio di verità e di chiarezza”. “Un risparmiatore informato – sostiene Benetti – è anche un miglior cliente”.
Sul tema della sostenibilità e dell’ESG, per quanto alcuni credano che ci si trovi di fronte a un’esasperazione, per Benetti assumere degli abiti virtuosi non è un male. I criteri ESG sono destinati a rimanere: non si tratta di una semplice bolla. Infine, per quanto riguarda l’automazione finanziaria (robo advisoring, per esempio) Benetti crede si tratti di un’opportunità più che di una minaccia: “Non c’è dicotomia tra l’algoritmo e il consulente: tanto più l’automazione toglie il lavoro allocativo, tanto più il consulente ottiene tempo liberato per gestire un patrimonio”.
Marco De Micheli, Senior Sales Manager di AXA Investment Managers, crede che il mercato potrebbe rallentare nella seconda metà di quest’anno e portare quindi a uno storno delle borse. “Più che fondi direzionali tematici (fatti salvi i piani di accumulo) sarà importante quindi avere dei fondi flessibili. In ambito obbligazionario, infatti, stiamo spingendo AXA Global Strategic Bond che mette insieme strategie di protezione e di carry. Il flessibile azionario, invece, si chiama Global Optimal Income”. Già: ma quali sono le strategie per fare conoscere agli investitori i propri prodotti? “Al netto degli obblighi di comunicazione, il modo migliore per noi fornitori è quello di fare attività sui team di Advisory, ma anche promuoversi sul territorio interloquendo con i singoli team di consulenti”.
Per Invesco, riportiamo il contributo dell’Investment Strategist Luca Tobagi.
Dott. Tobagi, quali strategie e quali prodotti da qui ai prossimi 10 anni?
Un orizzonte temporale di 10 anni potrebbe essere abbastanza lungo da consentire anche a chi ha una tolleranza del rischio medio-alta (non solo sufficientemente alta) la costruzione di un portafoglio ben diversificato che investa una porzione del patrimonio adeguata al proprio profilo anche in attività finanziarie “rischiose” in quanto esposte all’andamento del ciclo economico. Gli esempi principali di tali asset class sono azioni, obbligazioni societarie ad alto merito di credito e ad alto rendimento e obbligazioni dei Paesi emergenti. Il contesto è ancora dominato dall’incertezza e la volatilità tornerà, quindi “diversificazione” è la parole-chiave. Per questo tipo di attività, a seconda del grado di efficienza del mercato sottostante, si può optare per ETF che replichino gli indici (ad esempio sul mercato azionario USA) o strategie attive (ad esempio nel mondo dei bond corporate ed emergenti o nell’azionario europeo ed emergente), laddove i team di gestione dispongano delle necessarie competenze. Un’altra parola chiave potrebbe essere “income”, cioè la capacità di generare reddito dagli investimenti. Oltre a fornire un reddito periodico per le esigenze di spesa, se il flusso di reddito generato può essere risparmiato, e quindi reinvestito, fornisce un’opportunità per una revisione periodica della strategia di investimento del portafoglio.
Oltre a fornire dei prodotti, bisogna saperli comunicare per valorizzarli al meglio: qual è il modo migliore per farlo?
In questo caso credo che la sincerità possa premiare: evidenziare le competenze di gestione attiva dimostrate nelle tipologie di attività finanziarie e di strategie nelle quali un approccio attivo ha più senso e maggiori possibilità di creare valore e – ad esempio nel nostro caso – evidenziare la disponibilità di un’ampia gamma di ETF con strategie passive e smart beta, che possono essere utilmente combinate con quelle attive per fornire a qualunque tipo di cliente la soluzione di investimento ritenuta più appropriata alle sue esigenze, al suo profilo e ai suoi obiettivi finanziari. Meglio quando queste possibilità si esprimono in situazioni che offrono temi di investimento strutturali, come nel caso della Nuova Via della Seta, la Belt and Road Initiative, a chi è in grado di cogliere l’opportunità, perché oltre alle competenze e alle possibilità tecniche, c’è anche una storia che si può comprendere facilmente.
ESG: moda o cambiamento strutturale della finanza?
Solo il tempo potrà dare una risposta alla domanda. Noi siamo da sempre convinti che elementi legati al concetto di sostenibilità, declinato nei suoi aspetti ambientali, sociali e di governance, siano importanti nella creazione di valore di medio-lungo periodo. E che in particolare le aziende meglio gestite, in particolare quando la loro valutazione è attraente, possano rappresentare opportunità di investimento dalle potenzialità molto promettenti nel lungo termine. Per questo, considerazioni legate al concetto di sostenibilità in senso lato sono fin dall’inizio state presenti nella maggior parte dei nostri processi di investimento.
Fintech, robo-advisor, disruption: amici o nemici della consulenza?
La consulenza finanziaria evolve, come la maggioranza degli altri settori. E crediamo che la penetrazione della tecnologia in ambiti sempre più estesi dell’attività di consulenza rappresenti un’opportunità, più che una minaccia. Infatti l’elemento umano e personale della relazione e della conoscenza dei clienti rimarrà il pilastro del lavoro dei consulenti. La tecnologia sarà utile per mettere a frutto le informazioni di cui il consulente dispone in virtù della relazione personale con il cliente nel modo più efficiente, completo e veloce possibile e per fornire risposte e soluzioni personalizzate a esigenze dei clienti sempre più complesse in un contesto sfidante e incerto.
Sono in molti, nel mondo del risparmio, a chiedersi quali saranno i megatrend del futuro e, soprattutto, in che modo sarà possibile sfruttarli o cavalcarli, traducendoli in investimenti concreti. Per approfondire l’argomento, sullo sfondo della fiera ConsulenTia 2020 a Roma, abbiamo raccolto il parere di Filippo Battistini,Director Head of Business Development Retail Wholesale Italy di Allianz Global Investors.
Per Battistini, nell’ambito degli investimenti, i megatrend da tenere assolutamente in considerazione sono quattro: la scarsità di risorse, i cambiamenti tecnologici, l’urbanizzazione e i cambiamenti socio-demografici. “Per quanto riguarda i cambiamenti socio-demografici, l’anno scorso siamo stati i primi ad aver lanciato una strategia sulla pet economy, cioè sulla cura degli animali domestici. Riteniamo che sia una delle modalità più pure per investire in questo megatrend: da una parte, perché ci rivolgiamo dal punto di vista emotivo alla generazione dei Millennials, che adotta sempre più volentieri un animale domestico; dall’altra, perché ci rivolgiamo così anche agli anziani, i quali hanno un particolare bisogno di compagnia. Bisogna considerare poi che presto anche la classe media cinese sceglierà di avvicinarsi ad uno stile di vita simile a quello occidentale, per cui l’animale domestico diventerà anche in quel paese uno status symbol”.
Battistini ricorda che AllianzGI presidia anche gli altri tre megatrend. “Per quanto riguarda l’innovazione, per esempio, AllianzGI è stata la prima in Europa a lanciare una strategia sull’Intelligenza Artificiale più di tre anni fa”. Nell’ambito della scarsità delle risorse, invece, in particolare, punta sul fondo “Allianz Global Water” che concerne le società che rendono più efficienti il servizio idrico e la gestione della risorsa. “Aggiungo che abbiamo recentemente lanciato una strategia che si chiama “Allianz Smart Energy” e che investe nelle società che sono attive nell’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili o specializzate nell’immagazzinarla; da questo punto di vista, i produttori di batterie al litio sono all’avanguardia ed è su di loro che bisogna principalmente puntare. Per quanto riguarda l’urbanizzazione, invece, abbiamo lanciato una strategia denominata“Allianz Global IntelligentCities”, puntando sulle società che sono anche in quel caso più avveniristiche e che rendono le nostre città sempre più connesse e intelligenti”.
In quanto parte del più grande gruppo assicurativo al mondo, AllianzGI ha sviluppato delle competenze distintive che le hanno permesso di mettere a disposizione degli investitori le soluzioni cosiddette “a decumulo”. “Finora – ha detto Battistini – ci siamo più spesso confrontati con attività di risparmio legate all’accumulo. Si trattava, del resto, di generazioni in età lavorativa (gli attuali baby-boomers) che mettevano da parte i loro guadagni per fare crescere i loro risparmi. Ora, invece, abbiamo a che fare con una fascia della popolazione, sempre più in crescita, che deve sopravvivereanche 20 e 30 anni dopo la cessazione dell’attività lavorativa e che desidera assicurarsi un buon tenore di vita anche in quegli anni. Le soluzioni di decumulo che offriamo si attagliano perciò a quelle esigenze di mantenimento del valore di vita, impiegando il capitale risparmiato, erogato sotto forma di rendita”.