Durante il Salone del Risparmio tenuto a Milano la scorsa settimana, ho partecipato con attenzione ad alcune conferenze. In verità alcune si sono dimostrate oltremodo noiose. In questo caso la mia mente è entrata in protezione e mi sono salvato dal tedio cui sembravo condannato, concentrandomi sui tanti editoriali che ho scritto relativamente alla pazienza e al senso del tempo che scorre. Sento già il terrore che si fa spazio sulla schiena dei miei lettori al pensiero che la mia esperienza formativa e conoscitiva possa essere motivo di lungaggini argomentative sul post di oggi. Tuttavia voglio tranquillizzare tutti poiché nella breve esposizione di oggi mi limiterò solo a tre SEMPLICI riflessioni.
La prima riguarda gli elementi che sarà necessario tenere sotto controllo per la manutenzione periodica dei portafogli nei prossimi mesi. Tra questi segnalo in particolare il ritorno dell’inflazione, alla quale bisognerà prestare attenzione dato che per anni se ne erano perse le tracce e a questa non siamo più così abituati. Inoltre non bisogna dimenticare il conseguente inasprimento della politica dei tassi di interesse attuata dalle banche centrali, oltre all’impatto sull’economia in conseguenza della guerra tra Ucraina e Russia. A tutti coloro che hanno il (retro) pensiero fisso di possibili crolli dei mercati sulla scorta del motto “questa volta sarà diverso perché la guerra l’abbiamo in casa”, ricordo quella combattuta nei Balcani al di là dell’adriatico tra il 1991 e il 1995. Il conflitto era infatti a meno di un’ora di volo dall’Italia: chi si fosse trovato dalle parti di Milano Marittima poteva vedere e sentire il suono dei bombardieri che partivano da Cervia per colpire a pochi centinaia di chilometri dalle nostre coste. Ora la domanda provocatoria: qualcuno dei miei 4 lettori si ricorda per caso come hanno reagito i mercati in quella occasione? Direi di no, visto che il tempo passato ci ha fatto dimenticare anche quelle situazioni che in quei momenti ci creavano, allo stesso modo di oggi, preoccupazione ed incertezza. Quegli eventi non sono diversi da quelli che stiamo attraversando oggi e che ancora ci costringono a quel pensiero spesso inespresso, se sia o meno arrivato il momento di liquidare l’investimento. Tuttavia la storia ci ha insegnato che dopo ogni crisi i mercati risalgono sempre (SEMPRE), indipendentemente dalla causa che li ha generati.
La seconda riflessione riguarda invece un aspetto più emotivo che tecnico. Mi riferisco in particolare alla straordinaria quantità di risparmio detenuto in liquidità sui conti correnti dagli italiani. Da un recentissimo studio del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) emerge che quella liquidità è considerata come un antagonista per contrastare la preoccupazione per la situazione pandemica e per la guerra in corso. Costituisce quindi una rassicurazione per il futuro vista l’incertezza del momento. Questa valutazione legittima e comprensibile oggi deve tenere conto della situazione inflattiva che nel tempo farà ridurre il potere d’acquisto. Vediamo se con una semplice domanda riesco a dare una spiegazione di cosa è l’inflazione.
I miei lettori ricordano quando a causa del passaggio all’euro il prezzo della pizza margherita al piatto era passato da 5 mila lire a 5 euro? In un attimo il costo era aumentato ma la conversione della lira in euro ci faceva scoprire che serviva molto più denaro per comprare la stessa pizza, mentre il denaro a disposizione non era più lo stesso a causa della conversione. E se un investimento non porta nel tempo un incremento del capitale a disposizione finiremo che non potremo acquistare quello che prima riuscivamo ad acquistare. Semplificando è come se avessimo sempre i nostri soldi ma fossimo più poveri, perché potremmo comprare meno cose di prima. E non solo una pizza.
Per concludere mi sia concessa una riflessione sul tempo, che è uno degli elementi sul quale mi soffermo di più quando scrivo. Investire non è un momento ma piuttosto un percorso, un viaggio. Come tale ha un inizio e una fine, ma anche e soprattutto un durante, che quasi mai è privo di momenti difficili. Se noi continuassimo ad interrompere le fasi del durante per paura, non raggiungeremo mai quella fine percorso che è il proficuo e desiderato compimento del viaggio intrapreso. La storia ci insegna tuttavia che le crisi sono MOLTIPLICATORI di opportunità. Non coglierle sarebbe la peggiore tra le scelte possibili. Quando non c’è inflazione o quando è molto bassa anche il non investire potrebbe essere una scelta accettabile per chi non vuole correre rischi. Il paradosso dell’inflazione è che in sua presenza la perdita è GARANTITA, se non si fa qualcosa per contrastarla. Non si può e non si deve fare finta di non sapere quali siano le conseguenze di investire senza un ritorno che copra almeno l’inflazione. Possibile che la storia non insegni niente? Possibile che non si voglia comprendere che il tempo è un ottimo attenuatore di rischio? E più aumenta il tempo a disposizione e più la pazienza non perde coraggio. Per questo aumentano i guadagni.