Qualche giorno fa parlavo di pensioni con il figlio di un mio cliente. L’argomento riguardava il sistema previdenziale italiano e i motivi della urgenza di cominciare subito ad accumulare per una pensione “aggiuntiva”. Lui, dall’alto dei suoi 27 anni, mi spiegava quanto il problema pensione fosse lontano dai suoi pensieri. La sua più grande preoccupazione era la stabilità del suo lavoro da precario, con una vita condizionata da uno stipendio variabile e con l’impossibilità di poter accedere ad un mutuo per l’acquisto della prima casa. Queste erano le sue priorità, non la pensione. Come dargli torto. Tuttavia oggi la realtà porta molti giovani a guardare troppo al presente, dimenticando che il loro futuro pensionistico sarà sempre più incerto, probabilmente tanto quanto oggi è la loro realtà lavorativa. Tuttavia non si può nascondere che il sistema previdenziale pubblico non sarà in grado di garantire il mantenimento del tenore di vita dei futuri pensionati, in particolare per tutti quelli che hanno appena iniziato la loro prima esperienza lavorativa. Da qui la necessità per i giovani di aiutarsi da soli, cominciando ad accumulare risorse appena possibile, per un domani lontano ma inevitabile. Certamente dalla loro parte c’è il tempo, che li può aiutare, usando briciole di risparmio, nella costruzione di una futura pensione degna di questo nome. Oggi possono farlo anche solo impiegando quote piccolissime del loro reddito per garantirsi un futuro migliore, usando gli investimenti più volatili, concedendosi il lusso di vedere il loro capitale crescere nel tempo, non solo grazie alla crescita dell’economia reale, ma anche in funzione della capitalizzazione composta. Tempo, pazienza e poche risorse, possono fare la differenza in questo campo.
Non voglio nasconderlo, quel pensiero da futuri pensionati sarà per i giovani ancora lontano, tanto quanto lo è stato per me da neolaureato, quando 31 anni fa cominciavo la mia carriera. E oggi che mi mancano ancora quasi 12 o 13 anni prima della pensione, considero la polizza vita accesa 31 anni fa il mio miglior investimento, soprattutto ora che intravedo, seppur di lontano, quell’orizzonte chiamato riposo lavorativo. Tuttavia lo sforzo per incrementare quella che sarà la pensione statale, non si può e non si deve rimandare. Da troppi anni le riforme del sistema pensionistico tentano di risolvere inutilmente il problema, nel tentativo di usare cerotti per guarire una ferita sanguinante, che si aggrava sempre più, e che forse andrebbe guarita in altro modo. Se 30 anni fa qualcuno sorrideva quando si parlava di pensioni, confidando pienamente sull’intervento statale, oggi tutti concordano che il problema esiste e va affrontato. Tuttavia, senza un piano personale ancorché non obbligatorio, il rischio di ritrovarsi in una situazione di incapienza previdenziale, diventa ogni giorno più concreto, soprattutto quando le forze e la voglia di lavorare verranno meno.
Il necessario passaggio al sistema contributivo, dovuto all’insostenibilità del preesistente sistema retributivo, ha portato ad una riduzione delle prestazioni pensionistiche. A compromettere ancora più la situazione ha contribuito anche un elemento demografico: l’Italia è infatti uno dei paesi con la speranza di vita più alta, 82,3 anni nel 2020, secondo i dati raccolti dall’Istat, ed entro il 2040 gli over 60 raggiungeranno il 39,4% della popolazione totale secondo l’Ocse.
Tutto ciò non porterà che ad un inevitabile peggioramento della situazione pensionistica del nostro paese, soprattutto per chi è più lontano dal giorno del congedo dal mondo del lavoro. A questo si aggiunga anche che il tasso di sostituzione, cioè il rapporto tra la pensione e l’ultimo reddito, nei prossimi anni sarà destinato ad abbassarsi ulteriormente. Secondo i calcoli della Ragioneria dello Stato, se oggi la pensione copre a stento il 70% dell’ultimo reddito, tra dieci anni i lavoratori dipendenti potranno contare su circa il 60% sull’ultima retribuzione mentre per quelli autonomi si parla di una quota intorno al 40. E la situazione non è destinata a migliorare con il tempo. Questi sono solo alcuni dei motivi per i quali è necessario cominciare ad accantonare per il futuro pensionistico.
Lo abbiamo già detto un’infinità di volte ma vale la pena ripeterlo: il tempo è un fattore determinante per la riuscita di un investimento, soprattutto quando lo si impiega per garantire un futuro migliore. E sappiamo che investire sul mercato azionario per lungo tempo, aumenta i risultati e riduce a zero il rischio di perdite. Per questo continuerò con forza ad investire energie per convincere i più giovani (e non solo loro!!) ad accumulare per un futuro più sereno, la cui realizzazione dipende dalle nostre scelte di oggi.
Per accumulare ogni strumento è idoneo e certamente il fondo pensione è tra i migliori, proprio perché la funzione precipua è quella di costruire una rendita futura. Per questo suggerisco vivamente di togliere dalle nostre menti quel falso pensiero che accumulare nei fondi pensione sia troppo vincolante perché fa perdere la disponibilità del denaro investito. In realtà il vincolo è la sua funzione principale, che è quella di contribuire in modo fattivo a garantirci un futuro sicuro e sereno, impedendoci di impiegare denaro per qualcosa di non così importante. Da ultimo non dimentichiamo che i fondi ci permettono di avere un regime fiscale presente e futuro più favorevole rispetto a qualsiasi altro modo per costruire una pensione.
Non lasciate passare troppo tempo tra il pensiero e l’azione, tra il fare o non fare una scelta che è inevitabile, perché certamente vi pentirete di non averci pensato per tempo, quando il tempo per agire c’era.