Uno degli argomenti sul quale si discute spesso con i clienti in periodo di crisi dei mercati riguarda la tassazione degli strumenti finanziari, in particolare la possibilità di una compensazione tra guadagni e perdite. Il mio scopo oggi è quello di cercare di fare un poco di chiarezza semplificando il più possibile l’argomento.
Possiamo dividere la tassazione in due macro aree: le imposte di bollo e sulle plusvalenzematurate. La prima si paga nella misura fissa dello 0,20% in proporzione alla quantità di strumenti finanziari detenuti sul conto titoli, indipendentemente se abbiano o meno prodotto utilità. Proprio per questo può essere considerata a ragione una piccola patrimoniale, proprio perché incide sul patrimonio, indipendentemente dal suo andamento. È stata introdotta dal Decreto Legge n. 16/2012 che ne ha inizialmente previsto l’applicazione nella misura dello 0,10%. Successivamente la Legge di Stabilità 2014 ne ha aumentato l’importo a 0,20%, eliminando l’importo minimo che era stato fissato a 34,20 euro. L’imposta di bollo ammonta a 34,20€ l’anno per conti correnti e libretti di risparmio postali o bancari, se la giacenza media supera i 5.000€. Se la giacenza media è inferiore ai 5.000€, allora l’imposta di bollo non è dovuta. Viene applicata anche ai conti deposito.
La seconda invece si applica quando il nostro investimento ci fa guadagnare, e proprio qui cominciano le complicazioni. Il legislatore ha previsto che nel caso in cui venga generato reddito da un capitale ci troviamo davanti a due diverse definizioni: redditi da capitale e redditi diversi. Una prima semplificazione ci impone di definire i redditi da capitale come certi nell’ammontare e nell’esistenza: in questa tipologia possiamo inserire quindi le cedole pagate da obbligazioni e i dividendi azionari. I redditi diversi sono invece incerti sia nell’ammontare che nell’esistenza: tra questi possiamo annoverare sia le plusvalenze che le minusvalenze che derivano dalla compravendita dei titoli. In questo caso quando si realizza la vendita non possiamo definire con certezza se ci sarà un guadagno (plusvalenza) o una perdita (minusvalenza). Questa distinta definizione dei redditi genera l’impossibilità della compensazione tra redditi da capitale e redditi diverse. Tuttavia la normativa prevede un bonus fiscale che permette la compensazione tra minusvalenze pregresse e plusvalenze successive derivanti da redditi diversi, entro il 4 anno successivo alla loro generazione.
Importante dire che le perdite sono sempre da considerare come redditi diversi, mentre per i guadagni le cose si complicano, perché ci troviamo davanti alla generazione di redditi diversi o redditi da capitale a seconda dello strumento finanziario usato. Nella tabella che segue una semplificazione ci aiuta a capirne le differenze:
Questa differenziazione genera su Fondi ed Etf una situazione paradossale per cui le plusvalenze ottenute dalla loro compravendita sono considerate come redditi da capitale, anche se non sono a priori certi nell’ammontare e nell’esistenza. Per questo non è possibile la compensazione con minusvalenze pregresse, che appartengono invece alla categoria dei redditi diversi.
I guadagni generati dagli investimenti finanziari (cd. capital gain) sono in gran parte assoggettati a una tassazione del 26%.
I redditi da capitale sono sottoposti ad una tassazione del 26%, tranne i proventi derivanti da titoli di Stato, risparmio postale, titoli di Stato esteri presenti nella White list (es. Bund, Btp), titoli sovranazionali (esempio obbligazioni della World Bank, della BCE), che sono invece tassati al 12,5%.
I redditi diversi sono plusvalenze e sono sottoposti anch’essi ad un’aliquota del 26%, ad esclusione della compravendita di titoli di Stato, titoli di Stato presenti nella White list, i titoli sovranazionali, anche in questo caso tassati al 12,5%.
Sono invece esenti i PIR, se mantenuti per un periodo di almeno cinque anni e le polizze vita ramo I a Gestione Separata. I fondi pensione sono invece tassati al 20%.
Per concludere, nel tentativo di semplificare la materia, ho riportato nella tabella che segue la possibilità di compensazione tra plus e minusvalenze dei più comuni strumenti finanziari.