Ormai la scorsa settimana il presidente della Federal Reserve Jay Powell ha annunciato un cambiamento epocale nelle politiche monetarie della banca centrale. La decisione, che va adaggiungersi alle manovre già varate in quest’epoca di eccezionale attivismo, frutto di una situazione economica senza precedenti, era nell’aria già da tempo. Powell ha dichiarato che la Fed non utilizzerà più l’aumento dei tassi di interesse in chiave preventiva, con lo scopo di impedire il futuro aumento dell’inflazione oltre la soglia del 2%. Al contrario, attenderà prove concrete di un aumento dei prezzi prima di intervenire.
Powell ha inoltre fatto sapere che l’istituto centrale modificherà il metodo di valutazione dellamassima occupazione, così da raggiungere un maggior numero di lavoratori durante la fase di crescita degli impieghi. Con un unico discorso, il presidente della Fed ha modificato in modosignificativo l’approccio della banca centrale al suo “doppio mandato”, vale a dire stabilità deiprezzi e piena occupazione.
È dalla crisi finanziaria globale che la Fed e altre banche centrali lottano con un’inflazionebassissima, cercando nuovi approcci che possano determinare una crescita più sostenuta.Tuttavia, la crisi da Coronavirus ha imposto l’adozione di politiche di emergenza. La Fed ha ridotto a zero i tassi di interesse, espandendo in modo aggressivo il proprio bilancio per intervenire sui mercati, in primis quello dei Treasury e quello monetario e, successivamente, quello delle obbligazioni societarie.
Alla luce della grave situazione attuale dovuta a diversi fattori, quali senza dubbio la pandemia e la difficoltà con cui Trump ha lasciato la poltrona presidenziale a Biden, e delle politichemonetarie eccezionalmente accomodanti, l’allontanamento della Fed dalle sue politiche storiche in materia di inflazione è giunto tutt’altro che inaspettato e sembra essere stato accettato senzaproblemi come uno degli elementi integranti dello scenario post-crisi.
Inoltre, contrariamente alle misure che potrebbero indicare debolezze sistematiche nascoste, difatto ribadisce l’impegno a cercare di preservare l’attuale fase favorevole dell’economia che, pur incespicando, si sta muovendo verso una condizione di apparente normalità.
Questo “tira e molla” emerge chiaramente dai recenti trend economici e dall’andamento statisticodel virus. In linea generale, i contagi da coronavirus hanno registrato un rallentamento negli StatiUniti, ma con notevoli differenze tra uno stato e l’altro.
In Europa, dove la ripresa è in fase più avanzata, lo scoppio di alcuni nuovi focolai ha interferitocon i piani di riapertura. L’America Latina continua a lottare per contenere la diffusione della malattia, mentre la Cina si è messa praticamente il virus alle spalle, con chiari benefici per laripresa dell’economia, al punto che il Paese potrebbe essere l’unica grande economia del pianetaad archiviare un PIL di segno positivo quest’anno.
Anche i dati economici del mondo sviluppato sono stati contrastanti. I più recenti dati settimanalisull’occupazione negli Stati Uniti non sono parsi entusiasmanti, mentre la fiducia dei consumatoriè bassa.
In Europa, gli indici PMI hanno toccato livelli deludenti, contrariamente agli Stati Uniti, dove sono risultati sorprendentemente robusti.
E sempre negli USA, le costruzioni di nuove abitazioni ha segnato un +23% nel mese di luglio.
Infine, mentre l’UE sembra aver raggiunto un accordo sulla condivisione della responsabilità fiscale, il Congresso degli Stati Uniti è in stallo sulla possibilità di una nuova serie di misure di stimolo.
Nel frattempo, le notizie sul fronte dei vaccini e delle terapie continuano a essere incoraggianti, sebbene non definitive. Sono in corso di sviluppo oltre 100 vaccini e i progressi compiuti nelle fasi avanzate dei trial clinici sono stati accolti positivamente dai mercati, così come le buone notizie sul versante delle terapie. Infatti, se da una parte Pfeizer ha alzato l’indice di efficacia del propriovaccino al 95% e Moderna al 94,5%, anche i nostri colori nazionali sono presenti in questo settore con una partnership con Astrazeneca che, col proprio vaccino annuncia una efficacia dal 70% al 90%.
Si spera che i primi vaccini vengano autorizzati a cavallo tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 e che siano ampiamente disponibili l’anno prossimo.
Le tempistiche, però, per ora, restano incerte.
Per gli investitori, questo quadro contrastante richiede un approccio ragionato. A mio avviso, occorre tenere a mente un’impostazione strategica sia offensiva che difensiva, così da sfruttare al meglio le opportunità nel caso in cui le condizioni dovessero migliorare, senza comunque abbassare la guardia davanti a un eventuale aumento dei rischi e a possibili cambiamenti dello scenario attuale.
Nel caso di una prosecuzione della ripresa a “U” che si sta manifestando in modo sempre più evidente, ma che tuttavia non implica un immediato “cessato allarme” per quanto riguarda ilvirus, disegna un contesto in cui i diversi Paesi attraverseranno fasi altalenanti, sia dal punto di vista sia medico che economico, pur diventando sempre più efficienti nel contenere la pandemia, fino al momento in cui diverranno disponibili vaccini efficaci.
Mentre i record raggiunti di recente da alcuni prezzi nel mercato azionario suggeriscono unaripresa a “V”, inducendoci inevitabilmente ad una maggiore cautela, gli esiti peggiori di unaripresa a “L” sembrano essere stati in parte allontanati dalle politiche aggressive adottate dabanche e governi.
Le politiche accomodanti delle banche centrali, tra cui anche l’ultima manovra della Fed, costituiscono un benvenuto e importante pilastro dell’attuale ripresa, anche se non risulta galeotto l’attendersi progressi incostanti nella lotta al virus e nel ritorno a una rinascita economica significativa.
Come ho scritto precedentemente, avere a mente una strategia con cui prepararsi a diversipossibili scenari può essere d’aiuto quando si deve affrontare la gestione in un mondo pieno diincertezze e soprattutto in ripartenza non appena le incertezze dettate dalla pandemia, saranno dissolte.