
Donato Rossiello
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Consulente finanziario
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Top Financial Educational
Awards: I-2023, anno 2022, 2021, 2020, |
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Profilo professionale
- DISPONIBILITA’;
- PROFESSIONALITA’;
- ESPERIENZA E PADRONANZA DELLA MATERIA NONOSTANTE LA GIOVANE ETA’, DUE DETTAGLI CHE PRESI INSIEME MI PERMETTONO DI SUPPORTARE I CLIENTI FINO AL LORO PASSAGGIO GENERAZIONALE.
Le mie principali competenze
I miei credit
- Scarica l'e-Book "La borsa o la vita: Resoconto finanziario del 2021. La quiete dopo la tempesta"
- 2019/oggi: Consulente Finanziario con Banca Mediolanum.
- 2018/2019: Ing Financial Academy in collaborazione con SDA Bocconi;
- 2012/2019: Account Manager con LMAX Exchange;
- 2010/2011: Consulente Previdenziale con Cattolica Previdenza;
- Certificato EFPA, dettagli su donatorossiello.com;
- Iscritto all’albo dei Consulenti Finanziari dal 2010;
- 2008/2010: Laurea Specialistica in Marketing;
- 2005/2008: Laurea Triennale in Economia e Commercio;
Le mie ultime attività
Chi sorveglierà i sorveglianti stessi? Rating, pagelle e titoli di Stato
22.05.2023 / 53 / 0A cadenza fissa tornano preponderanti le voci secondo cui l’Italia, col suo debito pubblico, possa subire un declassamento di valutazione da parte delle tanto vituperate agenzie di rating. Venerdì 19 maggio era previsto il giudizio della Moody’s Investors Service. Tralasciamone per un attimo l’esito… Moody’s aveva anticipato da tempo l’evenienza di bocciare sotto la soglia di investiment grade (ovvero indicatori che stabiliscono la qualità e l’affidabilità degli strumenti finanziari) i titoli di Stato italiani, rendendoli di fatto junk bond (titoli spazzatura). Con tutta una serie di implicazioni; di natura tecnica, esistendo fondi obbligazionari che investono ad esempio solo in titoli di pregio e in caso di declassamento si dovrebbe provvedere alla rimozione del “rifiuto” dal proprio portafoglio. È altresì vera la tendenza a non basarsi in via esclusiva al giudizio di un’unica agenzia ma a quello di due o più per una migliore visione di insieme. Inoltre il sistema bancario per ottenere dei finanziamenti dalla Banca Centrale Europea deve fornire dei collaterali (ovvero titoli di Stato che rispettino degli standard) e la BCE monitora con costanza ben quattro società di rating. Retrocedendo per una, resterebbero altre tre a considerare il pacchetto italiano sopra il livello da scartare. Semmai dovesse accadere quanto temuto gli impatti tecnici sarebbero piuttosto limitati. Le agenzie di rating ponderano sì sul nostro elevato debito pubblico ma soprattutto sul fatto che i rendimenti italiani siano saliti in maniera esponenziale (basti pensare che fino a due anni fa i BTP erano sotto il 2% al decennale, oggi sopra al 4%), di conseguenza aumentano i costi degli interessi (ora intorno ai 70 miliardi), quindi gli oneri, i rischi. Il dato positivo del PIL (migliore persino di altri Paesi europei) viene attanagliato dal pesante rapporto debito/PIL e mancano in prospettiva dei radicali piani di rientro dello stesso. Dal punto di vista generale dei mercati un eventuale giudizio negativo potrebbe indurre qualcuno a liberarsi dei titoli di Stato, facendo dilatare i rendimenti. E poiché le banche compongono gran parte dell’indice FTSE MIB, nel breve periodo si avrebbe un qualche contraccolpo su Piazza Affari. Alla fine, come si è pronunciata Moody’s? Il nostro rating non è stato aggiornato, restando pari a “Baa3” con outlook negativo. Fughiamo inoltre ogni preconcetto per cui i titoli di Stato siano sicuri, poiché garantiti appunto dallo Stato. Troppi investitori, sia privati che istituzionali, sembrano dare per scontato che non si possano subire perdite. O che le ipotesi di default siano remote o ininfluenti. Eppure nella storia (dal IV secolo a.C. ad oggi) di insolvenze nazionali se ne contano circa 383! Non possiamo che concludere con una provocazione satirica: «Quis custodiet ipsos custodes?»
Leggi il mio postReport Mercati finanziari settimana dal 17 al 24 aprile 2023
24.04.2023 / 56 / 0Sorprende al rialzo il dato di marzo sull'#inflazione nel Regno Unito, con il l'IPC primario al 10,1% su base annua. Si prevede che la pressione inflazionistica complessiva britannica rallenti dal prossimo mese, considerando il deciso attenuamento dei #prezzi di #gas ed #elettricità da aprile 2023. Tuttavia appare improbabile la "core" si indebolisca così prontamente, poiché i #salari esercitano ancora pressioni al #rialzo su #costi e prezzi. La Bank of England dovrà lavorare su questo. Uno sguardo ai principali indici #azionari, rispetto a una settimana fa: #DAX +0,51% / +14,1% da inizio anno #CAC40 +0,8% / +17,4% #FTSEMIB -0,5% / +17,7% #S&P500 -0,1% / +8,2% MSCI#EM -1,4% 7 +3,3% #MSCI AC World -0,1% / +8,2% Il rapporto Dollaro/barile del #brent scende di -5,4%, quello Dollaro/oncia dell'#oro -2,3%
Leggi il mio postFallimenti delle banche, cause e conseguenze Come agire tutelando i propri investimenti
24.04.2023 / 53 / 0Il mese scorso i timori di un’eventuale crisi finanziaria hanno imperversato lungo le pagine dei report di settore; si rincorrevano notizie sul fallimento di numerose banche regionali statunitensi, scaldando animi e mercati. Eclatante il caso della californiana Silicon Valley Bank, un rinomato istituto in ambito di startup tecnologiche e investimenti venture capital, fallita il 10 marzo. Il modello di business ad alto rischio e la perdita di denaro hanno portato la SVB a gestire un flusso esiguo di prestiti e parecchi titoli di Stato a lunga scadenza. Investiva in ciò che potenzialmente potesse rendere più della media, sfruttando il periodo dei tassi di interesse bassi/nulli. Colta impreparata dalla stringente politica monetaria di innalzamento dei tassi da parte delle Banche Centrali (per contrastare la galoppante inflazione) s’è ritrovata a vendere in perdita. Titoli svalutati e corsa agli sportelli, soprattutto per i depositi di ammontare superiore ai 250 mila dollari, non garantiti. Una “emorragia” dilagante. Ad ogni modo la Federal Reserve è intervenuta con misure tempestive, volte a garantire una sorta di pieno rimborso agli investitori. In Europa abbiamo assistito al crollo di Credit Suisse, salvata il 19 marzo in extremis grazie ad un esborso di 109 miliardi di franchi da parte della Confederazione elvetica (9 miliardi a copertura delle cause legali, perdite da cessioni o esuberi, a cui si aggiungono ben 100 miliardi di liquidità messi a disposizione dalla Schweizerische Nationalbank). I titoli legati al comparto tecnologico, dopo un pessimo 2022 (in cui si è dimezzato circa un terzo del loro valore), registrano un primo trimestre 2023 entusiasmante e sovraperformante. Come avranno reagito i mercati alle recenti débâcle bancarie, quindi? Con un vero e proprio rally in salita, in altri termini una forte ascesa dei titoli tech. Basti pensare all’indice S&P 500 a +6% il giorno dell’annuncio della bancarotta SVB. Medesimo andamento in territorio positivo è stato innescato istanti dopo l’insorgere di preoccupazioni sulle sorti del colosso di Zurigo. Il settore della tecnologia in campo finanziario è considerato difensivo e avrebbe in qualche modo beneficiato dell’apprensione che le difficoltà nel bancario potessero ripercuotersi sull’economia. Affrontiamo ora il tema dal punto di vista degli investitori: ancora una volta ribadiamo l’importanza di preservare gli stessi comportamenti pianificati in precedenza alle fasi di rialzi o ribassi dei mercati, adeguando qualche dettaglio solo nel caso in cui si fosse già reduci da 10, 15 o 20 anni di investimento, sempre in proporzione/relazione all’età anagrafica e finanziaria personale (ad esempio i pensionati di lungo corso avranno una maggiore esigenza di spendere che non di risparmiare). Costanza, lucidità e lungimiranza premiano.
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