Giovanni Donini

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Consulente finanziario

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Consultinvest Investimenti SIM S.p.A.
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06 settembre 2016
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Awards: III-2022 , anno 2021, anno 2020, anno 2019,

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Profilo professionale

Essere un’entità indipendente è il primo punto di forza di Consultinvest. Non si tratta soltanto di indipendenza dell’azionariato, il cui nucleo fondamentale è costituito dai soci fondatori. È anche una questione di approccio al mercato: poiché l’unica fonte di ricavi di Consultinvest è la gestione ottimale dell’attività di investimento. Le soluzioni proposte sono composte da un mix di prodotti attentamente selezionati per efficientare le esigenze specifiche di ogni cliente.
L’approccio agli investimenti nella costruzione di soluzioni di investimento flessibili e personalizzate, si basa su uno stile di gestione attivo, volto a cogliere rapidamente le opportunità che di volta in volta si presentano.

Consultinvest offre da trent’anni soluzioni di investimento diversificate e personalizzate, per poter fornire a ogni cliente, dal retail all’affluent, una risposta adeguata alle reali esigenze.Per questo motivo numerosi investitori, sia di medie che di grandi dimensioni, continuano a rivolgersi a Consultinvest per la gestione dei propri investimenti. Un rapporto basato sulla fiducia che l’azienda ha saputo creare attraverso una forte specializzazione ed uno stile di gestione capace di generare performance e risultati.
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Le mie principali competenze

Analisi strumenti finanziari, trading
Consulenza agli imprenditori
Consulenza patrimoniale
Gestione del rischio finanziario
Ottimizzazione di portafoglio
Pianificazione assicurativa
Pianificazione del patrimonio immob.
Pianificazione pensionistica
Pianificazione successoria
Valutazione Mutui e leasing

I miei credit

Le mie ultime attività

IL MOMENTO GIUSTO PER INVESTIRE

09.03.2023 / 81 / 0

Una tra le domande più affascinanti che l’investitore rivolge a noi consulenti, riguarda il come investire il denaro al meglio. Prima di rispondere mi preme evidenziare come sia sempre presente una costante psicologica nel comportamento di tutti noi umani: quando i mercati salgono, si tende a non voler vendere, per non accontentarsi di quanto guadagnato; viceversa nei momenti di ribasso, scatta istintivamente l’idea di proteggere il capitale, liquidando le posizioni nel tentativo di evitare l’intenso dolore generato da una eventuale perdita. Per questo, la domanda a cui rispondere in realtà è se esista davvero un miglior momento per investire, al fine di evitare il rimpianto di essere entrati nel mercato nel momento sbagliato o di non avere liquidato molto prima il capitale. UN METODO BASATO SUL TEMPO Spesso però non ci si rende conto che la causa di un errore di investimento può dipendere anche dall’errato uso dello strumento di investimento o, cosa ancora più grave, dall’avere sbagliato nel suo acquisto perché troppo rischioso o al momento, poco performante. Chi mi segue da tempo sa infatti che la risposta non sta nella capacità di previsione, che è spesso una tra le cause del fallimento di un investimento, quanto piuttosto nel mancato uso di un corretto metodo, che possa dare cioè sin dall’inizio sufficienti garanzie sul suo positivo andamento futuro. Ma il segreto per aumentare le percentuali di successo non sta nell’individuazione di un giusto momento di ingresso o d’uscita dal mercato, quanto piuttosto nell’uso di una precisa e corretta pianificazione finanziaria, sia in termini di tempo che di obiettivi. Per focalizzare il discorso con una semplificazione, ho pensato di costruire uno schema che possa suggerire un metodo facilmente utilizzabile da tutti gli investitori per la costruzione di un asset multi temporale, valido quindi per varie scadenze e obiettivi. Così il tempo diventa fattore determinante per la scelta del giusto rischio, e parametro determinante nella scelta dei prodotti che si possono utilizzare per la costruzione di asset vincenti. In questo modo la ripartizione delle risorse da collocare aiuta l’investitore ad evitare gli errori più comuni, in quanto condiziona sin dall’inizio la sua psiche a non contare sul denaro investito, se non con rigorosa gradualità, seguendo tra l’altro le sue personali preferenze, diverse per ogni singolo investitore.   LO SCHEMA DA USARE Addentriamoci allora nello schema che segue, che ha lo scopo di proporre un semplice metodo per investire.   L’idea è quella di predisporre il capitale secondo una sequenza temporale prefissata (TEMPO IMPIEGO), che corrisponde ad una sorta di salvadanaio a cui si potrà attingere solo quando la misura (del tempo) sarà ormai colma, salvo particolari urgenze che eventualmente si saranno manifestate e che costringeranno ad uscire dallo schema tracciato. Sono anche riportati suggerimenti sul come i comparti funzionano (COSA) e sui motivi per i quali sono stati creati (PERCHÉ). La colonna TIPOLOGIA STRUMENTI riporta per categoria gli strumenti consigliati per facilitare la scelta, con una precisa indicazione del limite massimo del rischio adottabile (INDICE SRRI) per ogni categoria di prodotto. L’investitore quindi dovrà soltanto indicare la quantità di capitale da investire per ogni singolo comparto temporale seguendo le sue personali preferenze. Mi preme qui sottolineare che mi sono imposto di preferire l’inserimento delle categorie e non i nomi di prodotti, proprio perché lo scopo è di illustrare un metodo, senza portare soluzioni specifiche. A tutti coloro che si vorranno cimentare nella mia proposta auguro buon lavoro. Concludo con l'invito a farmi sapere come è andata la progettazione del proprio investimento basata sul parametro tempo.    

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Quale è il miglior investimento del momento?

22.02.2019 / 1239 / 10

La paura ad investire, nel medio lungo periodo ha un prezzo, ed è molto caro. Il Pic batte il Pac

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EUROVITA ATTO II

06.03.2023 / 1847 / 4

I lettori mi perdoneranno se parlerò ancora una volta di Eurovita, situazione che mi sta particolarmente a cuore. Lo farò nel modo più semplice possibile, per fare capire cosa sta succedendo alla compagnia assicurativa di cui tanto si sta parlando. Sgombriamo subito il campo ad un equivoco: Eurovita NON è fallita ma è solo stata commissariata in attesa della ricerca di nuovi soci che riportino al livello opportuno i margini Solvency II. Tutte le attività di investimento e risparmio, protezione e previdenza, stanno proseguendo regolarmente senza soluzione di continuità. Il commissariamento ha solo sospeso i riscatti di polizza. I clienti infatti possono continuare ad effettuare tutte le operazioni (aggiuntivi, switch, attivazione di servizi opzionali), senza altre limitazioni. Ma allora, se le cose stanno davvero così, cosa sta succedendo davvero? Vediamo di fare chiarezza a riguardo. Una normativa europea detta Solvency II, obbliga tutte le compagnie di assicurazione ad avere delle riserve strategiche, oltre il capitale sociale, che garantiscano gli assicurati nel malaugurato caso che un insieme di clienti chiedano nello stesso medesimo giorno il rimborso di almeno il 40% del capitale investito. Difficile che questo accada, me ne rendo conto. Tuttavia qualcosa che può oggi apparire impossibile, domani potrebbe diventare più probabile. Nessuno poteva prevedere che il 2022 diventasse l’annus horribilis per perdite contestuali sui mercati azionari ed obbligazionari, per il violento innalzamento dell’inflazione, per la ripresa del Covid in Asia e soprattutto per lo scoppio di un conflitto ai confini dell’Europa, che ha avuto e che ha ancora pesanti impatti sull’economia. I MOTIVI DELLA CRISI DELLE POLIZZE DI RAMO I Detto ciò appare più semplice capire cosa è accaduto ad Eurovita, colpita più di altre compagnie da questa serie di eventi imprevedibili. Per spiegare ciò partiamo da alcuni semplici concetti di finanza. Provate oggi a chiedere a chi ha BTP in portafoglio, magari acquistati negli ultimi anni di tassi zero o negativi, quanto sta perdendo in conto capitale. La stessa perdita la stanno avendo le compagnie assicurative che gestiscono polizze di Ramo I, quegli strumenti a rendimento garantito e con il consolidamento del capitale maturato di anno in anno. Un esempio ci aiuta a quantificare le perdite accumulate. Prendiamo l’andamento del BTP matusalemme, chiamato così per la sua durata di 50 anni, che garantiva in emissione nel 2016 il 2,80% lordo (IT0005217390). Certamente un rendimento più che buono in quel periodo, ma che oggi può essere considerato molto basso. Quel titolo infatti ha perso a causa del rialzo dei tassi delle banche centrali, oltre il 30%. Sullo stesso livello di perdita sono molti altri investimenti presenti nei portafogli di tutte le compagnie. Per questo, ammesso e non concesso che la maggioranza delle compagnie assicurative decidessero di vendere questi titoli, a fronte dei riscatti dei clienti, sarebbe impossibile per loro restituire il capitale, se non facendo ricorso alla garanzia prevista dalla Solvency II. Infatti solo quelle che hanno un capitale di riserva sopra una certa soglia, potrebbero fare fronte a tali richieste, naturalmente accumulando grandi minusvalenze nei portafogli. Al momento solo Eurovita ha un parametro Solvency non adeguato e per questo il commissario nominato dall’Ivass, sta lavorando per cercare nuovi soci che apportino il capitale necessario per ripristinare la quota di garanzia. E questo diventa più facile appunto limitando i riscatti dei clienti.  COSA ACCADE INVECE AL RAMO III La cosa curiosa è che tutti i clienti che sono investiti nelle unit senza avere quelle garanzie previste dal Ramo I, cioè tutti quelli che sono investiti nelle polizze Ramo III, cioè esposti al rischio finanziario di mercato, sono da questo maggiormente garantiti, specialmente coloro che hanno scelto di investire nel lungo periodo. Nella lettura degli articoli che seguono viene illustrato come funzionano le garanzie Solvency II per i clienti di Eurovita e quale potrebbe essere la loro reale perdita, in caso di attivazione della procedura di liquidazione coatta amministrativa. Situazione che è improbabile che si verifichi, perché ciò potrebbe compromettere per sempre la credibilità dell’intero sistema d’investimento assicurativo. Ecco perché il commissario ben difficilmente non riuscirà a portare a termine il suo incarico. CONSIDERAZIONI FINALI Per concludere, mi limiterò a due personali considerazioni. La prima mi porta a ribadire la mia contrarietà al riscatto delle polizze di Ramo I, soprattutto per tutti quei clienti che preferiscono non essere sottoposti alla volatilità del mercato, anche a costo di avere rendimenti più bassi. La seconda è l’auspicio che l’Ivass continui sempre a prestare la massima attenzione affinché non vengano attuate politiche commerciali scorrette, volte a sfruttare momentanee difficoltà di alcune compagnie, e non mi riferisco solo Eurovita, rispetto ad altre. Questo per il rispetto del lavoro di tutti.  

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