L’Ape social al femminile
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In questi anni di sperimentazione, l’Ape social si è tinto anche di rosa: le donne che sono anche madri possono infatti avere uno sconto sui requisiti contributivi per poter accedere alla forma di previdenza anticipata. La sottrazione corrisponde a 12 mesi di contribuzione per ogni figlio.
È necessario però che le donne che ne fanno richiesta possano essere riconducibili a una delle 3 macro-categorie degli aventi diritto profilate dall’INPS. Le prime due categorie sono accomunate da un criterio di contribuzione preciso e cioè 30 anni minimi di contribuzione. La prima categoria include le persone disoccupate, la seconda coloro che assistono una persona riconosciuta beneficiaria dalla legge 104/92. La terza categoria, invece, prevede persone che abbiano almeno 36 anni di attività alle spalle, di cui 10 in attività classificabili come “gravose”.
Un esempio concreto di Ape social in rosa
Proviamo a fare un esempio concreto. Se rientra in una delle prime due categorie, una donna con un figlio potrà quindi accedere a una formula privilegiata di Ape social (l’Ape social rosa), in base alla quale non serviranno più 30 anni di contribuzione, ma soltanto 29 anni. Per le donne con un figlio che possono essere ricondotte alla seconda tipologia, invece, il contributo in termini lavorativi deve essere di almeno 35 anni e non più di 36. Lo sconto massimo sugli anni contributivi ha però il limite preciso dei due anni. Ciò significa quindi che, rispettivamente alla casistica appena descritta, per accedere all’Ape social rosa serve un contributo minimo di almeno 28 e 34 anni, indipendentemente dal fatto che i figli siano più di due. Va aggiunto, per completare il quadro, che non è necessario che i figli appartengano ancora al nucleo famigliare della donna richiedente.