Ape social, requisiti, scadenza e calcolo. Facciamo un pò di chiarezza sull’argomento

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Ape social, requisiti, scadenza e calcolo. Facciamo un pò di chiarezza sull’argomento

Tra le domande che molti si pongono in merito all’Ape social ce ne sono almeno 3 che ricorrono più frequentemente:
1. quando scade;
2. come si calcola
3. chi ne ha diritto.

1) Quando scade l’Ape social

Sono in molti a chiedersi quale sia la scadenza. La risposa, per ora, è piuttosto semplice: la misura di accompagnamento o anticipatoria alla pensione, istituita da INPS nel 2017, è stata prorogata fino al 31 dicembre 2020.

Attenzione, però: quella data indica l’ultimo dei “termini entro i quali l’Istituto deve comunicare ai richiedenti l’esito del controllo delle domande di verifica delle condizioni”. La data ultima per presentare le domande è infatti un’altra: il 30 novembre 2020. Queste sono, al momento, le news più importanti.

Come si calcola l’Ape social

Basta calcolare la cifra mensile della pensione che spetterebbe nel momento in cui si consegna la domanda: quella sarà infatti la cifra dell’indennizzo, che non potrà però superare i 1.500 euro mensili. Il pagamento avviene a partire dal mese successivo della richiesta, fatto salvo che l’INPS – come già è avvenuto – può posticipare il primo pagamento e liquidare in sede della prima rata gli eventuali mesi in arretrato. In quanto si tratta di una formula di indennizzo a carico dello Stato, Ape social è una misura pagata dall’INPS (erogato poi mediante le banche convenzionate con l’istituto previdenziale).

Requisiti

Naturalmente, prima di fare richiesta è importante capire se si può averne diritto. Per avere diritto all’Ape social servono infatti diversi requisiti precisi. In particolare, bisogna avere:

  • 36 anni di attività contributiva alle spalle, di cui almeno sette negli ultimi dieci anni siano classificabili come “attività gravose”
  • 30 anni contributivi e assistenza, da più di sei mesi, a persone a cui sono stati riconosciuti i benefici della legge 104 del 1992.
  • invalidità superiore o uguale al 74% e almeno 30 anni di contribuzione;
  • disoccupati a seguito di un licenziamento involontario, per giusta causa o una risoluzione consensuale e che abbia almeno 30 anni di contributi alle spalle.

In questo frangente, non fa differenza che il contratto fosse a tempo determinato o indeterminato. In questo ambito, per fare in modo che la domanda presentata sia valida, è necessaria una clausola importante: avere già concluso il periodo di godimento della prestazione di disoccupazione da almeno tre mesi (è il caso, questo, di Naspi) o non averlo goduto affatto. Non è necessario poi che i contributi provengano da una sola fonte erogatrice, ma è possibile optare per un Ape social in cumulo, ovvero che assommi i contributi versati nel corso della propria vita lavorativa.

L’Ape Social non è cumulabile invece con formule di indennizzo di disoccupazione o cessazione di attività commerciale. È invece compatibile con lo svolgimento di attività lavorativa dipendente o parasubordinata solo nel caso in cui i relativi redditi non superino gli 8mila euro lordi annui e, per il lavoro autonomo, il limite di reddito è fissato a 4.800 euro lordi annui. Nel caso di quota 100, l’Ape social non preclude la possibilità di accedervi, ma naturalmente il pensionamento con quota 100 prevede la decorrenza del trattamento pre-pensionistico previsto con Ape Social.

Quale futuro per l’Ape social?

Poco si sa invece ancora sul futuro di Ape social. Il successo registrato è stato alto e nel 2018 sono state accolte oltre 21mila richieste. C’è chi crede, come il presidente dell’associazione Lavoro&Welfare, Cesare Damiano, che sia necessario rendere strutturale questa “misura ponte” verso l’età pensionabile, una soluzione che potrebbe facilitare il ricambio generazionale nel mercato del lavoro e migliorare il sistema contributivo e previdenziale italiano. Per ora, vale la pena ripeterlo, non ci sono però conferme sul fatto che si potrà fare domanda per un eventuale Ape social 2021.

Pro e contro dell’Ape social

Il godimento dell’Ape social presenta naturalmente dei pro e dei contro.

Uno dei pro è che si tratta di una formula pensionistica anticipatoria senza penalizzazioni, nel senso che l’anticipo della pensione non intacca la cifra che INPS corrisponderà al pensionando una volta che avrà usufruito dell’anticipo pensionistico. D’altro canto, però, l’indennizzo mensile non può mai superare i 1.500 euro mensili e l’importo non viene mai rivalutato annualmente. Per incassare il TRF, inoltre, è necessario raggiungere l’età della pensione e non è possibile che venga liquidato nel momento in cui si sottoscrive l’Ape social.

Ci sono però ulteriori vantaggi, come la tassazione, che è particolarmente vantaggiosa: viene applicata quella del reddito da lavoro dipendente (e si può quindi ad esempio godere del bonus Renzi). Ciò rende quindi il reddito da Ape social più vantaggioso di una normale pensione. Proprio in virtù di questo regime contributivo, l’Ape social conviene quindi soprattutto a coloro che sanno che non potrebbe godere di una pensione superiore ai 1.500 euro mensili.

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