
Marco Renaudo
Consulente finanziario


Profilo professionale
L’obiettivo della mia consulenza è molto semplice: affiancare il cliente nelle difficili scelte economiche che ogni giorno deve affrontare e permettergli di dormire sonni tranquilli senza pensare ai propri investimenti.
In che maniera è possibile fare tutto ciò? Conoscenza e Trasparenza.
Più siamo consapevoli dei nostri investimenti e più ci sarà facile affrontare qualsiasi sfida con calma, serenità e prontezza.
Le mie principali competenze
I miei credit
- Iscrizione all’albo dei Consulenti Finanziari – Delibera numero 1457
- Certificazione EFPA – European Investment Practitioner (EIP)
- Laurea Triennale in Economia Aziendale (Scuola di Management ed Economia, Torino)
- Laurea Magistrale in Finanza Aziendale e Mercati Finanziari (Scuola di Management ed Economia, Torino)
Le mie ultime attività
Quanto ci costa la liquidità?
06.04.2021 / 85 / 2Analizzando la composizione dei portafogli delle famiglie italiane, è possibile notare un forte peso delle componenti Liquidità (31,4%) e Titoli Obbligazionari (8,6%) a discapito degli strumenti che vengono solitamente ricondotti al mondo del risparmio gestito (Fondi comuni e/o strumenti Assicurativi e Previdenziali). Tale composizione è sicuramente dettata dalla grande influenza che il mondo bancario ha nel nostro paese: non a caso i depositi sono lo strumento maggiormente diffuso. In altri paesi, come Stati Uniti e Regno Unito, dove la componente bancaria è meno forte e impatta meno sulle scelte di investimento delle persone, ecco che vediamo emergere il mondo del risparmio gestito. Ma come impatta questa differenza di strategia nella vita di tutti i giorni? Prendendo in considerazione il decennio 2006-2016 e ipotizzando di investire la liquidità italiana seguendo le strategie di investimento di Canada, Regno Unito e Stati Uniti, possiamo notare una grandissima differenza sul piano dei rendimenti: Investendo il 7,3% di liquidità in azioni globali, ovvero la differenza tra la quota media di liquidità italiana (31,4%) e quella media canadese (24,1%), il portafoglio delle famiglie italiane avrebbe beneficiato di un rendimento aggiuntivo del +12,5%. Investendo il 10,4% di liquidità in azioni globali, la differenza tra la quota media di liquidità italiana (31,4%) e quella media britannica (21%), il portafoglio delle famiglie italiane avrebbe avuto un extra rendimento del +17,5%. Investendo il 17,8% di liquidità in azioni globali, la differenza tra la quota media di liquidità italiana (31,4%) e quella media statunitense (13,6%), il portafoglio delle famiglie italiane avrebbe avuto un rendimento aggiuntivo del +30,2%. Fonte: Financialounge.
Leggi il mio postStrategie di lungo termine e Risparmi
29.03.2021 / 84 / 2A livello europeo, gli italiani possono vantare di essere la popolazione che più risparmia anno su anno. Il grande problema però è dato dal fatto che questi risparmi non vengono investiti, ma dimenticati e abbandonati sui conti correnti. Un comportamento di questo tipo è sicuramente dettato da un desiderio di protezione e da una fortissima avversione alla paura: paura di perdere denaro, paura di non essere pronti alle avversità della vita, paura di non riuscire a soddisfare i propri bisogni un domani. Certamente le incertezze generate dalla pandemia di Covid-19 hanno giocato un ruolo attivo nella tendenza al risparmio degli italiani, ma l’assenza di una strategia d’impiego di questi capitali è di lunga data. Un ragionamento di questo tipo non è affatto sbagliato, è però inefficiente. Una strategia finanziaria, assicurativa e previdenziale di lungo termine potrebbe infatti permettere di raggiungere i medesimi obiettivi ma in maniera più proficua. L’immagine mostra la percentuale di persone che dichiarano di avere obiettivi finanziari a lungo termine sforzandosi di raggiungerli. Appare abbastanza chiaro il gap tra l’Italia e gli altri paesi (sia quelli più sviluppati sia i cosiddetti “paesi emergenti”). Tale divario dovrebbe anche aiutarci a cogliere il nostro enorme potenziale inespresso negli ultimi anni in termini di pianificazione e gestione dei risparmi.
Leggi il mio post“Due strategie a confronto: PIC e PAC”.
02.03.2021 / 85 / 2Entrando nel mondo degli investimenti potremmo imbatterci in due “sigle” particolari: PIC e PAC. Questi due acronimi tanto simili hanno in realtà un significato completamente diverso: nel primo caso si parla di Piano di Investimento di Capitale, nel secondo di Piano di Accumulo di Capitale. Sottoscrivendo un PIC decidiamo di investire i nostri soldi tutti in un’unica volta; scegliendo un PAC, invece, andiamo a diluire il nostro investimento nel tempo (ad esempio possiamo decidere di investire ogni mese una determinata somma per un determinato periodo). Come scegliere l’uno o l’altro? Molto dipende dai nostri bisogni e dalle nostre possibilità. Chi ha un capitale sul conto corrente potrebbe essere più interessato ad un PIC così da entrare sul mercato e approfittare di possibili rialzi; chi invece non possiede una somma di partenza potrebbe essere intenzionato a crearsela e quindi sottoscrivere un PAC per mettere da parte tutti i mesi una certa somma (anche “solo” 50 euro). I più “coraggiosi” potrebbero scegliere un PIC per entrare nel vivo sin da subito; i più “indecisi” potrebbero preferire un PAC per investire in più momenti ed essere così sicuri di star facendo la scelta giusta. Insomma, la scelta tra PIC e PAC non è un qualcosa di prefissato o di prestabilito. Nella vita di tutti i giorni, queste due strategie sono molto spesso complementari e la loro unione si sposa bene con i diversi bisogni dell’investitore. L’importante è decidere di fare qualcosa: mantenere la liquidità sul conto corrente è purtroppo dannoso, mentre questa doppia strategia di investimento ci permette di entrare nei mercati come meglio crediamo. PIC per chi non vede l’ora di togliersi la liquidità dal conto, PAC per chi ha bisogno di una conferma in più prima di lanciarsi.
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