Inflazione, stagflazione e deflazione
[ indietro ]Inflazione, stagflazione e deflazione sono tutti e tre fenomeni accomunati dal variare del valore del potere d’acquisto di una valuta, nel tempo.
Che cos’è l’inflazione e come si calcola?
L’inflazione consiste nella perdita di valore d’acquisto di una valuta/moneta. Concretamente, si manifesta nell’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi. Ora, è chiaro che il bene di singoli prodotti o servizi può diminuire o aumentare, nel tempo, in modo molto diverso. Per questa ragione, l’inflazione viene calcolata sulla base di un paniere di beni; in particolare, si tratta di un paniere dei beni più rappresentativi dei consumi delle famiglie: i beni di prima necessità, i costi dell’energia ma anche degli affitti e le molte tipologie di servizi, come i trasporti, ma anche i parrucchieri. Naturalmente, ogni prodotto incide come percentuale nel paniere in modo proporzionale a come incide, in media, nel budget delle famiglie. Per i paesi dell’Eurozona, l’inflazione è misurata sull’indice “armonizzato” (un indice comparabile tra i diversi paesi) dei prezzi al consumo, lo “IAPC”. Restando sempre nella zona dell’euro, sono ben 1,8 milioni i prezzi presi in considerazione, per un totale di oltre 200.000 attività commerciali e 1.600 città1. La quantità di beni e servizi monitorati nei diversi paesi sono svariate centinaia, che possono anche raggiungere le migliaia: nel 2022, in Italia, l’ISTAT conta all’interno del proprio paniere ben 1.772 tra beni e servizi.
Quali sono le cause dell’inflazione?
La teoria economica non individua una sola causa alla radice dell’inflazione, bensì almeno tre:
- Inflazione da eccesso di moneta. Accade se le banche centrali stampano più moneta di quella che può essere effettivamente spesa; l’offerta di merci, infatti, è troppo inferiore alla quantità di moneta circolante in grado di assorbire.
- Inflazione da costi (o incorporata). Per molteplici ragioni, può accadere che i costi legati alla produzione aumentino: si va da una crescita dei prezzi delle materie prime, alla necessità di elevare i salari dei propri dipendenti; in questo caso, l’aumento dei costi si tradurrà in costi dei beni e dei servizi più alti, costringendo i consumatori a vedere svalutata la propria disponibilità di denaro.
- Inflazione da eccesso di domanda. È di fatto molto simile a quanto accade nel caso dell’inflazione provocata da un eccesso di moneta: come scrivono gli economisti americani, si tratta di “troppi dollari alla ricerca di troppe poche merci” (“too many dollars chasing too few goods”). In pratica, la domanda aggregata supera la capacità produttiva. Alcuni economisti vedono tra le possibili cause di questa inflazione la cosiddetta “piena occupazione”, che indica la saturazione del mercato del lavoro e la necessità da parte della produzione di alzare i salari per procacciarsi nuova manodopera; ma salari più alti significano una stimolazione potenziale della domanda aggregata a fronte di una produzione che invece fatica a trovare forza lavoro.
L’inflazione e il ruolo delle banche centrali
Le banche centrali di tutto il mondo sono gli istituti di credito certamente più responsabili nella gestione dell’inflazione. L’obbiettivo dichiarato di molte di esse (Federal Reserve, Banca Centrale Europea, Bank of England, Banca nazionale svizzera, Banca Popolare Cinese e così via) è di mantenere l’inflazione entro certi limiti; solitamente, si parla di in una forbice di valore tra il 2-3% l’anno. Si tratta, in questo caso, di un’inflazione fisiologica, in quanto è il segnale di un’economia in crescita, nella quale la domanda aumenta e la produzione si sforza di soddisfarla attraverso l’offerta. Nel caso in cui l’inflazione dovesse uscire da quell’intorno di valori, le banche centrali hanno due strade: a) nel caso di un aumento dell’inflazione, possono attuare un aumento dei tassi d’interesse, ossia un aumento del costo del prestito del denaro in modo da intervenire sulla domanda, frenandola; b) nel caso di deflazione (vedi sotto), le banche centrali possono abbassare i tassi d’interesse sul credito e/o immettere liquidità sui mercati (ad esempio, comprando obbligazioni), così da stimolare la domanda aggregata.
I danni dell’inflazione
Al disopra di un certo livello, l’inflazione può però rappresentare un serio problema per famiglie e imprese: è un fenomeno che, di fatto, erode la ricchezza e ne ostacola l’aumento. Da un lato, le famiglie si ritrovano a dovere spendere sempre di più per comprare le stesse merci e sono costretti in certi casi persino a limitare le proprie spese. Dall’altro lato, le aziende che aumentano i prezzi dei loro beni e servizi rischiano di perdere compratori nel mercato interno e competitività sul mercato estero. Esistono tre modi per definire l’inflazione: i) strisciante, se non supera il 10% ogni mese ma resta costante nel tempo; ii) galoppante, se comincia a uscire fuori dal controllo, superando un tasso del 10% ogni mese; iii) l’iper-inflazione, se supera livelli ormai difficilmente più controllabili, ossia superiori al 50% al mese2.
Stagnazione economica + inflazione = stagflazione
L’inflazione, però, in alcuni casi può verificarsi non necessariamente in presenza della crescita economica. Può realizzarsi una situazione nella quale a una situazione di recessione si sommi l’improvviso aumento di alcune tipologie di prezzi. Ad esempio, è quanto accadde negli anni ’70 nel Paesi occidentali. Il ciclo economico successivo al grande boom economico degli anni ’50-’60 fu caratterizzato da una situazione di stagnazione, causata dal rallentamento della crescita produttiva; ad essa, però, si aggiunse l’improvviso aumento dei prezzi del petrolio, le famosi crisi energetiche del 1973 e del 1979, chiamate anche “shock petroliferi”. Il fenomeno della stagflazione viene anche detto “inflazione recessiva”.
E la deflazione?
In economia, esiste anche un fenomeno nel quale si verifica un aumento del valore della moneta circolante. Si tratta della deflazione. Avviene solitamente in un ambiente nel quale la domanda aggregata si contrae, costringendo i produttori di beni e servizi a diminuire i prezzi per cercare di smaltire il più possibile l’offerta in eccesso. Gli scenari in cui si verifica la deflazione sono tipicamente due: a) se i salari diminuiscono, i consumatori non hanno letteralmente il denaro per poter continuare a sostenere la domanda aggregata; b) se i consumatori decidono di posticipare i loro acquisti, sperando che i prezzi diminuiscano ulteriormente, generano un’autentica spirale deflattiva.
Questo quadro può essere completato, menzionando altri due fattori che, soprattutto negli ultimi decenni, hanno agito come forza deflattiva: c) la globalizzazione, che ha delocalizzato le aree di produzione, ridotto i costi di produzione e abbassato i prezzi, costringendo anche molti altri produttori a farlo, per non trovarsi fuori mercato; d) l’automazione, che ha agito sempre nella direzione di un abbassamento dei prezzi, rendendo in molto casi superflua la forza lavoro.
1 https://www.ecb.europa.eu/ecb/educational/hicp/html/index.it.html
2 https://www.treccani.it/enciclopedia/inflazione/