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Cresce l'interesse per gli investimenti privati, che però restano rischiosi e per pochi
Scritto il 28.11.2023Negli ultimi anni i mercati finanziari hanno mostrato una correlazione positiva tra azioni e obbligazioni, così come dei momenti ribassisti. Ciò ha fatto crescere l’interesse per gli investimenti privati, che offrono agli investitori istituzionali e più abbienti delle opportunità di rendimento e di diversificazione; tuttavia, sono investimenti riservati a pochi investitori, dato che sono contraddistinti da un elevato livello di rischio. Investimenti privati: rischi elevati e opportunità Gli investimenti privati (o alternativi) sono un ambito finanziario tipicamente riservato a investitori istituzionali o a individui ad alto patrimonio netto (HNWI – High Net Worth Individual). Da un lato, rappresentano un’opportunità per la diversificazione del portafoglio, in quanto sono solitamente decorrelati dai mercati pubblici. Dall’altro lato, però, gli investimenti nei mercati privati prevedono una dose di rischio notevolmente maggiore rispetto agli investimenti pubblici (dalla liquidità alla difficoltà di valutare accuratamente i rischi). Aumentano gli investitori “accreditati” negli USA Ciò però non sembra rappresentare un ostacolo per molti investitori non istituzionali: come scrive Greg Iacurci su “CNBC”, negli Stati Uniti, ad esempio, la SEC ha rilevato che la percentuale degli investitori “accreditati” per poter condurre investimenti alternativi è cresciuta dal 1-2% del 1980 al 13% del 2019. Nell’articolo di Iacurci si specifica che la crescita della percentuale è dovuta anche al fatto che le soglie consentite per poter investire non sono state indicizzate all’inflazione. Investimenti riservati a investitori istituzionali e individui ad alto patrimonio netto Il punto, infatti, è che gli investimenti alternativi o sui mercati privati sono di solito riservati ai soli investitori istituzionali o a chi dimostra di avere un grande patrimonio a disposizione. Come spiega la società Pictet, gli investimenti privati o alternativi non possiedono infatti le garanzie di liquidità tipiche degli investimenti tradizionali. Proprio in ragione della complessità, queste forme di investimento abbisognano di forme di gestione attiva, che aggiungono degli ulteriori oneri a chi decide di investire sui mercati privati. La sovraperformance rispetto allo S&P 500 Iacurci sottolinea molto chiaramente i rischi degli investimenti alternativi. Tuttavia, ricorda che questi investimenti hanno visto crescere l’interesse da parte di molti investitori, dal momento che possono offrire dei rendimenti più elevati rispetto ai mercati tradizionali. A tale proposito, e segnatamente in materia di private equity, riporta alcuni dati forniti dal responsabile della strategia di mercato e di investimento per J.P. Morgan Asset & Wealth Management, Michael Cembalest: ogni anno, i rendimenti del private equity avrebbero sovraperformato lo S&P 500 dal 2009 al 2021 in una forchetta tra l’1 e il 5%. Ti potrebbero interessare anche: ELTIF: i piccoli investitori alla conquista dei mercati privati I molti (troppi?) rischi del crowdfunding I consulenti guardano agli investimenti alternativi: ma è davvero la scelta migliore?
Continua a leggerePartecipare all'azionario USA per favorire il rendimento in portafoglio
Scritto il 28.11.2023Spesso accade che gli investitori tendano a investire negli indici azionari dei propri Paesi perché li conoscono meglio. Tuttavia, ciò può significare che molti investitori non raccolgono delle opportunità che invece si presentano su altri indici azionari. Questa è una tra le cose che emergono da un contributo di Stephan Albrech, direttore del gestore patrimoniale Albrech & Cie, comparso sulla rivista "Das Investment". Confrontare gli indici in modo commisurato Innanzitutto, Albrech sottolinea un aspetto importante quando si confrontano tra loro degli indici azionari diversi: la necessità di compiere dei confronti in modo commisurato, cioè sulla base degli stessi criteri e con le debite proporzioni. L’esempio arriva dal confronto tra il DAX e gli indici americani come il Dow Jones e lo S&P 500: il maggiore indice borsistico tedesco include i dividendi, mentre gli indici americani no (si tratta di indici di prezzo). La sovraperformance dello S&P 500 Total Return (TR) sul DAX Per compiere un confronto commisurato tra indici, è necessario dunque prendere come termine di riferimento lo S&P 500 Total Return (TR). Da un confronto tra lo S&P 500 TR e il Dax emerge che l’indice americano negli ultimi 36 anni ha ottenuto un rendimento medio del 10,6% contro un rendimento dell’8% del Dax. Partecipazione al mercato azionario USA in funzione dei rendimenti L’analisi condotta da Albrech non si limita al fatto di ricordare che sia importante confrontare gli indici azionari in modo commisurato: il direttore del gestore patrimoniale Albrech & Cie sottolinea il ruolo importante che l’esposizione agli indici statunitensi può giocare nella componente di rendimento del portafoglio. Asset allocation e diversificazione Albrech ritiene che un’esposizione paragonabile a quella delle azioni USA nello MSCI World, che è del 70%, sia però eccessiva e parla invece di un più ragionevole 50%. Ma non si limita a questo: sostiene che si debba poi optare per una diversificazione, scegliendo le aziende che possono vantare sui fondamentali più solidi e meglio posizionate. Questo serve, spiega Albrech concludendo, a evitare il rischio di cluster che potrebbe portare con sé l’investimento in un ETF. Ti potrebbero interessare anche: Investire in azioni: che cosa sono le azioni societarie Un portafoglio pronto per il rialzo azionario di fine anno ma che non trascura i rischi Perché è utile diversificare gli investimenti?
Continua a leggereInvestire in ETF obbligazionari: a che cosa fare attenzione?
Scritto il 27.11.2023Gli ETF sono prodotti sempre più diffusi tra gli investitori e, nel caso degli ETF obbligazionari, consentono di investire su una asset class che è tornata al centro degli interessi di molti investitori in seguito al rialzo dei tassi di interesse. Ma quali sono gli aspetti da tenere in considerazione quanto si investe in un fondo passivo obbligazionario? A tale proposito, la rivista “FONDS Professionell” riporta alcune considerazioni dell’amministratore delegato della società di gestione patrimoniale Invios, Nikolas Kreuz. Il rischio di credito o di default Quando si investe in ETF obbligazionari, il rischio di credito (o di default o di controparte) non può essere trascurato. Questo rischio consiste nell’eventualità che l’emittente non sia in grado di pagare gli interessi cedolari e/o di rimborsare l’obbligazione. Gli emittenti obbligazionari con rating elevato tendono a essere meno rischiosi e, pertanto, a offrire rendimenti più contenuti. Invece, in ragione dei maggiori rischi di default, gli emittenti obbligazionari con rating bassi offrono rendimenti mediamente più elevati. Titoli di Stato e obbligazioni corporate Sempre per quanto riguarda i rischi, ma questa volta dal punto di vista della asset class, Kreuz compie questa distinzione: da un lato, ci sono i titoli di Stato, che mediamente sono più sicuri e offrono rendimenti inferiori; dall’altro lato, ci sono i titoli obbligazionari societari, che sono mediamente meno sicuri ma offrono rendimenti superiori. Ciò non toglie che esistano titoli di Stato caratterizzati da rischi e rendimenti elevati e, di converso, titoli obbligazionari societari con rendimenti e rischi molto limitati. Il rischio di variazione dei tassi Tra i prezzi delle obbligazioni e la traiettoria dei tassi sussiste quella che in finanza viene detta “correlazione inversa”. In altre parole: quando i tassi crescono, il prezzo delle obbligazioni circolanti diminuisce; se i tassi scendono, invece, i prezzi dei titoli in circolazione tendono ad aumentare. Ne consegue che le obbligazioni a lungo termine corrono generalmente più rischi (di volatilità) legati ai tassi, rispetto a quelle a breve termine. Ciò perché le probabilità di una variazione dei tassi di interesse aumentano nel corso del tempo (questi rischi, in finanza, sono espressi dal concetto di duration e di duration modificata). I costi degli ETF Gli ETF sono prodotti apprezzati dagli investitori anche perché prevedono dei costi di commissione e di gestione molto limitati rispetto ai fondi attivi. Tuttavia, è importante valutare tutti i costi a cui si va incontro, che incidono naturalmente sul rendimento finale del prodotto finanziario. Da questo punto di vista uno degli indicatori più utili è la cosiddetta “expense ratio”, che indica (in percentuale) il rapporto tra le spese e il patrimonio del fondo. Ti potrebbero interessare anche: Cosa sono gli ETF e come funzionano Investire in ETF: quali sono i pro e i contro? Investire in ETF: cosa devi sapere In Europa arriva un ETF che distribuisce cedole come un bond
Continua a leggereSuperare i pregiudizi sugli investimenti ESG: quali vantaggi per i portafogli?
Scritto il 24.11.2023Gli investimenti ESG sono oggetto di pregiudizi da parte di molti investitori, ma non mancano degli studi autorevoli che hanno come obbiettivo il superamento di quei pregiudizi. La finanza sostenibile e gli obbiettivi degli investitori Il Forum per la Finanza Sostenibile (FFS) ha pubblicato un documento dal titolo “La finanza sostenibile oltre i pregiudizi” che analizza dieci asserzioni in materia di investimenti ESG e della finanza sostenibile e che lo FFS mostra false. Ne emergono, volgendo in positivo quelle considerazioni, alcuni aspetti interessanti, quali ad esempio il fatto che questi investimenti non solo di inseriscono perfettamente nelle dinamiche del libero mercato, ma anche che offrono “agli investitori un’ampia gamma di opzioni e opportunità per soddisfare i loro obiettivi finanziari”. Investimenti ESG, risultati misurabili e costi mediamente inferiori In materia di investimenti sostenibili – si prosegue a leggere nello studio – si può mostrare anche il ruolo non solo passivo ma anche attivo degli enti statali in tale senso, nonché mostrare che la misurabilità dei risultati dal punto di vista socio-ambientale e di governance siano misurabili. Un altro aspetto interessante riguarda i costi: se si escludono gli ETF, dall’analisi riguardante i fondi UCITS emerge che i costi dei prodotti sostenibili o che soddisfano i criteri ESG presentano dei costi mediamente inferiori. Rendimento e rischio È stato osservato, inoltre, un altro risultato notevole: se è vero che degli “eventi inattesi” possono incidere sulle performance di breve termine, i fondi ESG hanno però prestazioni migliori sul medio e lungo periodo rispetto ai fondi tradizionali. Non solo: stando al documento prodotto dal FFS, i fondi ESG integrano i rischi socio-ambientali e di governance e ciò permette loro di avere “una comprensione più completa del rischio” (basta pensare a quanto sia cresciuta recentemente la consapevolezza legata, ad esempio, ai rischi climatici). Stakeholder, engagement e greenwashing Il documento si occupa anche del ruolo degli investimenti sostenibili in materia di portatori di interesse, che risulterebbero favoriti da un approccio sostenibile degli investimenti. Gli investitori in prodotti ESG, del resto, si prosegue a leggere sul documento, possono incidere significativamente nella traiettoria di gestione di un’azienda. Infine, nel report viene scritto che ci si attende un maggiore impegno nel contrasto del greenwashing, mediante regolamenti e misure a sostegno della trasparenza e completezza informativa. Ti potrebbero interessare anche: Investimenti ESG, che cosa sono Capire l'impact investing: opportunità, tendenze, sfide e rischi Green bond: l'EU sfida il greewashing con l'etichetta di obbligazione verde
Continua a leggereUn portafoglio pronto per il rialzo azionario di fine anno ma che non trascura i rischi
Scritto il 24.11.2023Un manager di UBS vede come possibile un rally azionario da qui alla fine dell’anno. Non trascura però l’importanza della componente obbligazionaria in funzione di protezione e diversificazione del portafoglio. La correlazione positiva negli ultimi mesi di azioni e obbligazioni Come si legge su “Financialounge” in un articolo di Leo Campagna, negli ultimi mesi sembra sia tornata una qualche correlazione tra l’andamento dei rendimenti delle azioni e delle obbligazioni. A tale proposito, Campagna riporta l’analisi dello Head of Multi-Asset Strategy di UBS, Evan Brown, il quale ritiene che – nonostante i risultati non molto brillanti degli ultimi tre mesi – sia le azioni sia le obbligazioni godono di una prospettiva positiva per quanto riguarda il medio termine. Variabili importanti per stabilire la traiettoria delle due asset class La traiettoria delle due asset class – come emerge dall’articolo di Campagna, che prosegue nel riportare l’analisi di Brown – dipenderà da una serie di fattori. In particolare, a giocare un ruolo decisivo saranno a) le condizioni dell’economia, b) l’inflazione, c) l’andamento dei tassi di interesse. Brown ipotizza uno scenario (a suo avviso più probabile) di una tenuta dell’economia, persino di una ripresa economica, e di un’inflazione al disopra dell’obbiettivo del 2% fissato dalle politiche monetarie delle banche centrali. Un possibile rally azionario per la fine dell’anno L’atterraggio morbido (“soft landing”) delle politiche monetarie è secondo Brown l’ipotesi al momento più plausibile. Pertanto, se la pressione esercitata dai tassi e dalle obbligazioni dovesse allentarsi, le azioni potrebbero imboccare la strada di un rally verso la fine dell’anno. Brown afferma che la strategia di UBS prevede un’attenzione particolare alle azioni del Giappone, degli Stati Uniti e del Regno Unito. Obbligazionario per diversificare e proteggere il portafoglio in caso di recessione La strategia illustrata da Brown non esclude l’inserimento di obbligazioni all’interno del portafoglio. Lo Head of Multi-Asset Strategy di UBS parla di una “ponderazione neutra” per quanto riguarda i titoli di Stato e, in particolare, i titoli del debito sovrano USA. In primo luogo, ciò è dovuto al fatto che i rendimenti dei titoli di stato statunitensi offrono dei rendimenti al disopra della media degli ultimi anni. In secondo luogo, la componente obbligazionaria può esercitare un ruolo di diversificazione e di protezione del portafoglio, qualora si verificasse lo scenario di un deterioramento dell’economia o persino di una recessione. Ti potrebbero interessare anche: BCE: i rischi per i mercati e il possibile ulteriore rialzo dei tassi Le paure degli investitori oggi e come affrontarle Contrasto all'inflazione: gli investitori vedono il traguardo avvicinarsi
Continua a leggereBCE: i rischi per i mercati e il possibile ulteriore rialzo dei tassi
Scritto il 23.11.2023La BCE ha avvertito che un ulteriore rialzo dei tassi non è da escludere e che i mercati finanziari sono esposti al deterioramento delle condizioni economiche e al rischio di una recessione. Scende l’inflazione in Europa (soprattutto grazie ai prezzi dell’energia) Negli ultimi mesi, l’inflazione in Europa è diminuita in modo notevole: +5,2% ad agosto, +4,3% a settembre +2,9% a ottobre. Il target dell’inflazione al 2% sembra ormai un obbiettivo molto vicino da raggiungere. Tuttavia, se si esclude l’energia – che rappresenta uno dei beni più volatili del paniere che misura l’inflazione – il tasso inflattivo è del 4,9% a ottobre (dopo il 5,5% di settembre). Che la traiettoria dell’inflazione nei prossimi mesi sarà discendente è però difficile da dire oggi con sicurezza. Un ulteriore aumento dei tassi di interesse non è da escludere Anche la Presidente della Banca Centrale Europea (BCE), Christine Lagarde, ha confermato che mancano ancora delle “prove certe” per poter affermare di avere raggiunto l’obbiettivo di politica monetaria. Fintanto che quelle prove mancheranno – ha aggiunto Lagarde – non solo la politica monetaria della BCE resterà restrittiva, ma potrebbe persino proseguire con un ulteriore rialzo dei tassi di interesse. Un taglio dei tassi (per J. Safra Sarasin) non prima del Q3 2024 È impossibile sapere quando esattamente la BCE deciderà di allentare la sua politica monetaria. Tuttavia, su “Lamiafinanza.it” è stata riportata a tale proposito un’analisi della società J. Safra Sarasin: le previsioni sono che la BCE comincerà ad allentare la sua politica monetaria, per l’appunto, quando avrà prove solide per poter affermare di avere raggiunto il suo obbiettivo di politica monetaria, ossia l’inflazione al 2%. Nelle previsioni della società, ciò significa un taglio dei tassi non prima del terzo trimestre del 2024. Mercati e istituti finanziari non bancari: i più esposti al deterioramento economico Intanto, i tassi di interesse elevati sembra stiano mettendo ancora più sotto pressione la situazione economica della zona dell’euro. Come spiega il Financial Stability Review della BCE, il deterioramento dell’economia – con il rischio di una recessione – e l’inflazione, nonché le recenti incertezze internazionali fanno sì che la fiducia degli investitori sui mercati tenda a diminuire. In un simile contesto, come ha sottolineato il vicepresidente della BCE, Luis de Guindos, le istituzioni finanziarie non bancarie (le banche europee restano un settore piuttosto solido) e i mercati finanziari sono i soggetti in questo momento più esposti alle incertezze finanziarie e ai rischi di una recessione. Ti potrebbero interessare anche: Le paure degli investitori oggi e come affrontarle Contrasto all'inflazione: gli investitori vedono il traguardo avvicinarsi I tassi migliorano gli utili delle banche europee e le prospettive di investimento
Continua a leggereLe paure degli investitori oggi e come affrontarle
Scritto il 23.11.2023Natixis ha pubblicato una ricerca nella quale individua le maggiori paure oggi degli investitori e delle strategie per fronteggiarle: un manager di Ostrum AM (Natixis) affronta l’argomento dal punto di vista degli investitori. Inflazione e recessione sono le paure più condivise dagli investitori Natixis IM ha condotto un sondaggio (“Individual Investors Survey”) che ha coinvolto 23 Paesi e 8.550 investitori. Ne è emerso che la paura più condivisa dagli investitori (58%) è l’inflazione, seguita dalla recessione (38%), la volatilità di mercato e i tassi di interesse (28) e, infine, la guerra (27%). In un contenuto sponsorizzato, sono comparse su “finews.com” alcune considerazioni a tale proposito di Philippe Berthelot, Head of Credit and Money Markets presso Ostrum AM, società del gruppo Natixis. L’inflazione Berthelot innanzitutto fa notare come il 2023 sia stato un anno particolarmente favorevole per il mercato obbligazionario: il mercato dei bond offre degli interessi decisamente più elevati rispetto alla media degli ultimi anni (ad esempio, gli high-yield globali). In questo contesto, si inserisce altresì la traiettoria discendente dell’inflazione: sebbene la svalutazione del potere d’acquisto della moneta sia fonte di preoccupazione per gli investitori – e la componente “core” possa restare più persistente dell’inflazione complessiva, Berthelot ritiene che quella imboccata oggi dall’inflazione sia “la direzione giusta”. Volatilità e rischi di recessione Anche la volatilità e i rischi di recessione sono due aspetti che secondo Berthelot non dovrebbero preoccupare eccessivamente gli investitori. In primo luogo, la volatilità del mercato azionario non è stata così elevata, dato che le aziende potevano godere generalmente di solidi bilanci e molte di esse hanno trasmesso i costi aggiuntivi sui consumatori. In secondo luogo, va considerato il fatto che la volatilità ha riguardato soprattutto i tassi di interesse, ma si può ipotizzare (con le dovute cautele) che il ciclo rialzista abbia raggiunto il suo picco. Infine, Berthelot ritiene che i rischi di recessioni siano stati finora sopravvalutati. Comprendere fino in fondo gli investimenti obbligazionari è difficile Berthelot dedica un ampio spazio della sua analisi agli investimenti obbligazionari. Da una parte, ritiene che le obbligazioni siano un prodotto finanziario difficile da comprendere a fondo, più di quanto pensino molti investitori. Dall’altra parte, ritiene che per investire efficacemente in obbligazioni gli investitori dovrebbero ricorrere a prodotti messi a disposizione da società specializzate e gestiti da professionisti (menziona a tale proposito i fondi comuni). Ti potrebbero interessare anche: Bond high-yield globali, rendimenti sopra il 10%: ma quali rischi per gli investitori? Obbligazioni e azioni: quali strategie di portafoglio scelgono i gestori? Banche centrali: l'aumento dei tassi sembra finito, ma è presto per parlare di tagli Investire in fondi: meglio la propria banca, un asset manager o un fornitore di ETF?
Continua a leggereNovità su OpenAI, Nvidia e Amazon, e le dimissioni del CEO di Binance
Scritto il 22.11.2023Si sono avvicendate nelle ultime ore una serie di novità riguardanti tre importantissime aziende tech statunitensi, OpenAI, Nvidia e Amazon, nonché la piattaforma di scambio di criptovalute Binance. Altman torna CEO di OpenAI È passato davvero poco tempo dal momento in cui il CEO Sam Altman è stato licenziato e poi riassunto da OpenAI, la società da lui fondata e che ha messo sul mercato ChatGPT. Ciò dovrebbe assicurare all’azienda la permanenza di molti dipendenti che avrebbero altrimenti probabilmente seguito Altman nel suo nuovo incarico presso Microsoft. Dal canto suo, Microsoft, nonostante questi avvenimenti, continuerà a collaborare nei progetti di innovazione con OpenAI, di cui l'azienda guidata da Satya Nadella è una dei maggiori investitori. La trimestrale di Nvidia Nel frattempo, sono arrivati i risultati della terza trimestrale di Nvidia: l’azienda produttrice di chip ha visto crescere i ricavi negli ultimi dodici mesi del 206%, raggiungendo gli oltre 18 miliardi di dollari e superando le aspettative degli analisti; per il quarto trimestre di quest’anno, l’azienda pensa potrà fare ancora meglio e prevede ricavi per circa 20 miliardi di dollari. Tuttavia, Nvidia non ha nascosto le preoccupazioni per i dati in calo che riguardano le vendite in Cina: nonostante ci si aspetti che altri mercati possano compensare questa contrazione è probabilmente questa la ragione del mancato entusiasmo sui mercati. Le dimissioni del CEO di Binance Sul fronte del mondo delle piattaforme di scambio di criptovalute si è assistito a un’importante svolta per quanto riguarda Binance: l’amministratore delegato Changpeng Zhao si è dichiarato colpevole di riciclaggio di denaro e ha patteggiato con la giustizia statunitense, versando 50 milioni di dollari con lo scopo di chiudere il processo a suo carico. Le accuse arrivavano dalla SEC, la massima autorità di regolamentazione dei mercati finanziari USA. Le previsioni di vendita delle azioni Amazon di Bezos A “CNBC” David Faber ha affermato che è possibile che Jeff Bezos prosegua nella sua vendita di azioni di Amazon. La scorsa settimana, Bezos aveva ceduto azioni per un totale di 240 milioni di dollari, contrassegnando questa operazione come di beneficenza. Ci si aspetta, secondo Faber, che il fondatore di Amazon prosegua nella vendita di azioni, fino ad arrivare alla vendita dagli 8 ai 10 milioni di azioni: e ciò significherebbe oltre un miliardo di dollari. Ti potrebbero interessare anche: Il CEO di OpenAI (ChatGPT) passa a Micosoft e l'azienda in borsa batte ogni record Intelligenza artificiale e risultati positivi fanno battere alle azioni di Microsoft nuovi record
Continua a leggereContrasto all'inflazione: gli investitori vedono il traguardo avvicinarsi
Scritto il 22.11.2023Il contrasto all’inflazione messo in atto dalle banche centrali mediante l'aumento dei tassi di interesse non solo sembra avere funzionato: sembra anche che presto si arriverà all’obbiettivo di “battere” l’inflazione. Lo sostiene il fondatore di Fisher Investments, Ken Fisher, che ha scritto sul “Telegraph” a tale proposito. La netta diminuzione dell’inflazione Fisher riporta i dati che mostrano come l’inflazione, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Europa sia nettamente diminuita dai livelli record a cui era giunta nel 2022. Basta fare il confronto con l’inflazione che si registrava nell’ottobre del 2022: negli Stati Uniti l’inflazione è passata nel giro di 12 mesi (ottobre 2022 – ottobre 2023) dal 9,1% al 3,7%; nel Regno Unito dall’11,1% al 4,6%; in Europa dal 10,6% al 2,9%. Il ruolo dell’approvvigionamento del denaro Al centro dell’analisi di Fisher c’è il concetto di approvvigionamento del denaro (“money supply”): questo fattore, sulla linea anche dell’insegnamento di Milton Friedman, è decisivo nell’innescare la dinamica di rialzo dei prezzi. Lo si è visto dopo la pandemia, dal momento che molti governi hanno immesso nel mercato, attraverso le banche centrali, enormi quantità di liquidità, spingendo i consumi e i prezzi. Oggi, invece, quelle stesse banche centrali hanno alzato i costi del denaro, limitato sempre di più l’approvvigionamento del denaro e innescato una dinamica opposta, ossia il rallentamento della crescita dei prezzi. La diversificazione dei rifornimenti petroliferi C’è però chi ritiene che la guerra in Medio Oriente potrebbe fare tornare l’inflazione a crescere, soprattutto in ragione di una possibile crescita dei prezzi del petrolio. Fisher fa notare però che – a differenza di quanto accadde negli anni Settanta – oggi l’industria petrolifera ha un sistema di diversificazione degli approvvigionamenti efficace: dall’estrazione nel Mare del Nord a quella negli Stati Uniti (ma anche nel sud America e in altri Paesi del Medio Oriente). La smentita della spirale inflazione/salari Nemmeno la spirale inflattiva dei salari preoccupa Fisher: sempre stando all’insegnamento di Friedman sono i salari che seguono l’inflazione e non viceversa. Lo dimostra il fatto, spiega ancora Fisher, che recentemente la crescita dei salari prosegua mentre l’inflazione diminuisca. Ti potrebbero interessare anche: Inflazione, stagflazione e deflazione Che cosa sono i tassi d’interesse? L'inflazione cala negli USA e spinge in alto le borse nel mondo Banche centrali: l'aumento dei tassi sembra finito, ma è presto per parlare di tagli
Continua a leggereIl CEO di OpenAI (ChatGPT) passa a Micosoft e l'azienda in borsa batte ogni record
Scritto il 21.11.2023L’assunzione da parte dei Microsoft di Sam Altman, già amministratore delegato di OpenAI, ha fatto volare il titolo in borsa, battendo ogni record di sempre. Microsoft e il nuovo record di prezzo in borsa L’ambito dell’intelligenza artificiale è talmente promettente che è bastato l’annuncio che Microsoft ha deciso di assumere il CEO di OpenAI (l’azienda che ha sviluppato ChatGPT), Sam Altman, per fare raggiungere alle azioni del colosso informatico la sua quotazione più alta si sempre: ora il prezzo unitario di un’azione dell’azienda fondata da Bill Gates è intorno ai 377 dollari, in crescita di oltre il 57% dall’inizio dell’anno, quando il prezzo unitario era di poco al disotto dei 240 dollari. Altman e Brockman passano a Microsoft La notizia della sostituzione di Altman ha portato alle dimissioni anche il cofondatore di OpenAI, Greg Brockman. Al momento, la posizione di CEO ad interim è ricoperta dall’ex amministratore delegato di Twitch (piattaforma di diretta streaming di proprietà di Amazon), Emmett Shear. Prospettive sul titolo del gigante tech Nel frattempo, ci si chiede fino a che punto potrebbero proseguire a crescere le azioni di Microsoft in ragione dell’ingresso di Altman e Brockman. Come si legge su “CNN”, un analista tech della società di gestione patrimoniale e di consulenza Wedbush Securities, Dan Ives, ha confermato che il target di prezzo per l’azienda guidata da Satya Nadella ritiene possa essere di 425 dollari. Su “Reuters”, anche il manager di portafoglio di Penn Mutual AM, Jorge Cipollone, vede come promettente questa assunzione, a maggior ragione quando cesserà la discussione sull’improvviso licenziamento di Altman. Molti altri dipendenti di OpenAI potrebbero passare con Microsoft È stato proprio Nadella, CEO di Microsoft, ad annunciare le nuove promettenti assunzioni. Nadella ricordare anche che il lavoro con OpenAI (di cui Microsoft è un importante investitore) proseguirà, sebbene – ha precisato – l’azienda di ChatGPT dovrà attuare delle modifiche in materia di governance. Il CEO di Microsoft, peraltro, si è detto sia disponibile ad lavorare con i molti dipendenti di OpenAI intenzionati a seguire Altman, sia di proseguire il lavoro con loro, qualora decideranno di restare in OpenAI: quello che interessa a Nadella, infatti, è proseguire nel lavoro sull’innovazione. Ti potrebbero interessare anche: Intelligenza artificiale e risultati positivi fanno battere alle azioni di Microsoft nuovi record Fashion, silver economy e IA: non mode ma megatrend nei quali investire
Continua a leggerePrezzo dell'oro: il 2024 si prospetta promettente
Scritto il 21.11.2023Quali sono le prospettive di prezzo per l’oro nel 2024? Ne scrive su “Das Investment” Robert Halver, responsabile dell’analisi dei mercati dei capitali presso la tedesca Baader Bank. Materie prime: domanda debole e catene di approvvigionamento efficienti Halver individua nella debolezza della domanda cinese una delle ragioni più rilevanti per spiegare la debolezza dei prezzi delle materie prime, dai metalli al petrolio. A ciò si aggiungono altri fattori: la più generale debolezza dell’economia globale, nonché un migliorato funzionamento delle catene di approvvigionamento. Quest’ultimo fattore, il miglioramento dell’efficienza delle catene di approvvigionamento, limita la scarsità di materie prime, che è di solito un driver verso l’alto dei prezzi. I tassi di interesse C’è poi l’azione dei tassi di interesse, che hanno effetti sul mercato del credito e che limitano ancora di più la capacità di spesa di aziende e consumatori. E però – si legge sempre nell’articolo realizzato da Halver – l’inflazione ormai da mesi dà dei chiari segni di rallentamento. Ciò dovrebbe tradursi, prima o poi, in un taglio dei tassi di interesse. Di questo taglio dei tassi di interesse può beneficiare, in particolare, una materia prima che è anche considerata un importante bene rifugio: l’oro. Prospettive di prezzo dell’oro Come confermerebbe anche il mercato dei futures, in un ambiente caratterizzato da un taglio dei tassi di interesse e da un dollaro meno forte rispetto a oggi, l’oro potrebbe essere in grado di superare il record di prezzo dei 2 mila dollari l’oncia. In particolare, sul mercato dei futures – spiega Halver – ci si immagina che ciò potrebbe già avvenire intorno a maggio del 2024 e che avverrà verosimilmente prima negli USA che in Europa: si ipotizza – ma chiaramente è ancora presto per dirlo – che la Federal Reserve potrebbe arrivare a tagliare i tassi di 50 punti base. L’oro, a quel punto, potrebbe incorporare la notizia con un rialzo del prezzo. Gli acquisti delle banche centrali In aggiunta a questa situazione di mercato favorevole per l’oro, Halver menziona gli acquisti massici di oro (come riserva) condotti da alcune grandi banche centrali (ad esempio in Cina), che fa aumentare la domanda del metallo giallo e influisce pertanto positivamente anche sui prezzi. Ti potrebbero interessare anche: Oro, cresce l'interesse degli investitori: come investire? Prezzo dell'oro e titoli minerari sono pronti a crescere nei prossimi mesi Re Dollaro manda KO i prezzi di oro e argento e arresta la corsa del petrolio
Continua a leggereBitcoin: un asset speculativo e rischioso che nel 2024 proverà a segnare nuovi record
Scritto il 20.11.2023Secondo alcuni operatori, Bitcoin potrebbe raggiungere i suoi massimi storici nel 2024, ma resta un asset speculativo e rischioso per gli investitori. L’inverno delle criptovalute tra il 2022 e l’inizio del 2023 Un anno fa, i Bitcoin e il mondo delle criptovalute si trovava ancora in quello che alcuni analisti avevano definito “l’inverno delle criptovalute”. Il prezzo delle criptomonete – un Bitcoin era quotato a circa 16.000 dollari l’uno – aveva subito una sorte analoga alla traiettoria dei mercati azionari e obbligazionari, messi sotto pressione dal ciclo rialzista dei tassi di interesse. Dopo una fase iniziale di ripresa, nel marzo del 2023 il fallimento della piattaforma FTX di Sam Bankman-Fried aveva fatto tremare l’intero ecosistema delle criptovalute. Le ragioni di forza dei Bitcoin Nonostante tutto ciò, compresi gli ulteriori rialzi dei tassi di interesse, i Bitcoin sono tornati a crescere: dai 16.000 dollari del novembre del 2022, oggi il loro valore unitario supera i 37.000 dollari, il che rappresenta un aumento di oltre il 128%. Come si legge sulla “Stampa”, le ragioni che hanno spinto verso l’alto i Bitcoin, soprattutto negli ultimi mesi e nelle ultime settimane sono principalmente due: le voci sull’approvazione da parte della SEC di un ETF sui Bitcoin di iShares (Blackrock) e il possibile raggiungimento del picco del rialzo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali (soprattutto da parte della Federal Reserve). Verso un nuovo record dei prezzi? I Bitcoin rappresentano la criptomoneta con la maggiore capitalizzazione al mondo: 727 miliardi di dollari, contro ad esempio i 243 miliardi di dollari di Ethereum. Non mancano, tra gli analisti e gli operatori, delle previsioni decisamente ottimistiche: come si legge ancora sulla “Stampa”, Grand View Research prevede una crescita del mercato dei Bitcoin del 26% all’anno fino al 2050; sulla base di alcune considerazioni anche tecniche (concernenti, ad esempio, il cosiddetto “halving”), lo Head of Southern Europe per 21Shares, Massimo Siano, ritiene che il prezzo nel 2024 potrebbe persino superare i suoi massimi storici e arrivare a valere tra i 70.000 e i 100.000 dollari l’uno. Asset rischiosi, speculativi e sempre più sotto la lente delle autorità di vigilanza Non mancano però degli analisti che ritengono che i Bitcoin siano degli asset troppo speculativi per essere considerati interessanti sotto il profilo degli investimenti, soprattutto per gli investitori al dettaglio. A tale proposito, “La Stampa”menziona un libro di Gianluigi De Marchi, “Pinocchiocoin”, che spiega come oggi i Bitcoin e le criptovalute siano quasi inutili come mezzo di pagamento. Allo stesso tempo, alimentano un mercato di traffici illeciti (dalle armi alla droga), che fanno sì che le autorità di regolamentazione abbiano deciso di aumentare l’attività di controllo sulle piattaforme e sul mercato delle criptovalute. Tra le piattaforme oggi maggiormente interessati da questa attività di controllo delle autorità (soprattutto statunitensi) c’è Binance, a cui la SEC ha persino mosso una causa. Ti potrebbero interessare anche: Che cosa sono le criptovalute? Bitcoin ETF: l'approvazione USA farà volare il prezzo? Che cos'è un ETF sui Bitcoin (e sulle altre cripto)?
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