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Il boom della domanda di rating per l’ESG

Scritto il 04.10.2021

Quanto sta crescendo la domanda di rating legata ai fondi ESG? Uno studio della società parigina di analisi e consulenza Novethic ha provato a dare una risposta. Le cifre astronomiche del mercato dei fondi ESG Mille miliardi di euro in gestione è la soglia da poco superata dai fondi d’investimento targati ESG. Sono cifre astronomiche, che indicano un mercato diventato tanto grande quanto difficile da esplorare in modo completo. Attenzione, però: questa cifra si riferisce non ai fondi ESG in sé, ma a quelli sottoposti a uno o a più dei nove rating qualitativi di fondi ESG europei. L’analisi di Novethic è arrivata a contarne 1.600 al 30 di giugno di quest’anno. Un’accelerazione davvero sorprendente Vale la pena fare il paragone con il 2019 per comprendere quanto davvero si sia impennata la richiesta di un rating ESG. Bene, fino a marzo di due anni fa il numero dei fondi ad aver ricevuto almeno uno di questi rating non era molto superiore a 400. In totale, quei fondi gestivano un volume di attivi di 94 miliardi di euro. Basta fare i conti con i dati forniti prima per arrivare a questa conclusione: solo nei primi sei mesi di quest’anno, il patrimonio dei fondi con l’etichetta di sostenibilità è aumentato ben del 45%. Già: ma quali sono le certificazioni sostenibili di maggior successo? La ricerca ha anche dato indicazioni sul successo di alcune etichette ESG. Bisogna ricordare, infatti, che sotto il cielo della sostenibilità regna una certa confusione: sono molte le certificazioni sul mercato, le quali si fanno tra loro anche una certa concorrenza. L'etichetta che va per la maggiore è la SRI francese, che risale al 2015: 744 fondi con poco meno di 560 miliardi di euro in gestione. Poi, c’è “Towards Sustainability”, più recente, del 2019, che si deve all’Associazione belga del settore finanziario: nonostante sia recente, riguarda ben 618 prodotti che detengono 436 miliardi di euro di attività. Segue l’Ecolabel austriaco e l’etichetta FNG, che è in crescita e interessa la regione DACH (i paesi germanofoni: Germania, Austria e Svizzera): a oggi 281 fondi hanno fatto richiesta per la certificazione FNG, che significa +60% sull’anno scorso. Il marchio è stato introdotto nel 2015 e, da allora, la richiesta e l’ottenimento è aumentato di ben sette volte.   Fonte: https://www.fondsprofessionell.de/news/vertrieb/headline/so-stark-boomt-die-nachfrage-nach-esg-fondsratings-209930/

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Dieci cose da sapere prima di investire in oro

Scritto il 04.10.2021

Oro sì o oro no? Il metallo giallo ha certamente un fascino irresistibile. Vale però la pena sfatare alcuni miti sul suo conto. Consorsbank ha individuato dieci errori in cui ci si imbatte quando si parla di oro. Li riprendiamo anche noi, rivolgendoli in positivo: ecco dieci cose che forse non sapevate sul conto dell’oro. È più pesante di quello che si crede. Ciò comporta il fatto che esistono metalli o pietre prezioso meglio trasportabili e meglio conservabili nelle cassette di sicurezza. Non è immune dalle oscillazioni di mercato. Per quanto sia un bene rifugio, infatti, il suo andamento può essere correlato (tipicamente in modo inverso) a quello del mercato azionari, ai tassi d’interesse e, soprattutto, all’andamento del dollaro, valuta nella quale è quotato. Non è un investimento complicato. È intuitivo il fatto che possedere dell’oro non richieda particolari competenze specifiche: spesso si tratta solo di avere pazienza e aspettare che si apprezzi nel corso del tempo. Resta un bene rifugio. Non si spigherebbe come mai la BCE conservi 500 tonnellate d’oro, così come l’FMI ne conservi 2.800. Al di là di qualsivoglia crisi, l’oro resterà comunque un mezzo di pagamento di grande valore. Non vale quanto il prezzo dei gioielli. Attenzione a non lasciarsi ingannare dal prezzo alto dei gioielli: l’oro necessario per realizzarli vale spesso meno. È volatile. Lo dimostrano i cali quasi improvvisi del valore nel 2013 e nel 2020: si passò, rispettivamente, dai 1.600 ai 1.200 dollari l’oncia e dai 2.000 ai 1.800. Certo, è vero che, adottando una prospettiva di lungo periodo, il valore è comunque aumentato. Influenza l’andamento delle azioni minerarie. E, dunque, si può investire su di esse con profitto. Naturalmente, questo accade con tutti i rischi del caso: il mercato azionario è altrettanto e, anzi, in molti casi ben più volatile del prezzo dell’oro. Non è scarso in natura, ma…Ma il punto è che estrarlo, stando a uno studio di Goldman Sachs, non converrà più se non si svilupperanno dei metodi alternativi entro i prossimi 20 anni. Due cifre, però, per fare capire quanto ci siano ancora grandi quantità d’oro a disposizione: oggi ne sono presenti circa 170mila tonnellate, ma nella crosta terreste e sotto i fondali marini si anniderebbe la mostruosa quantità di 30 miliardi di tonnellate d’oro. Pronti per una nuova febbre dell’oro sui fondali? È un investimento piuttosto popolare. Non solo i ricchi investono in oro: può darsi che anche qualche vostro amico o parente non necessariamente milionario lo abbia fatto. Non serve un grande conto in banca per spingere un risparmiatore a puntare sull’oro. È conveniente dal punto di vista fiscale. Uno degli aspetti più interessanti è che il guadagno della vendita dell’oro è esentasse: non è dunque necessario pagare l’IVA nelle operazioni di compravendita.   Fonte: https://www.fondsprofessionell.de/news/maerkte/headline/zehn-mythen-ueber-goldinvestments-und-die-fakten-209948/newsbild/1/ 

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Che cos’è l’Ape Social e come funziona? Scopritelo su MoneyController

Scritto il 22.07.2020

La forma di prepensionamento Ape Social erogata dall’INPS è attiva dal 2017 e a fine di quest’anno, nel dicembre 2020, terminerà la sua sperimentazione. Continuare a parlarne non è utile soltanto perché resta ancora tempo fino al 30 novembre per presentare la propria richiesta (che verrà valutata entro il 31 dicembre), ma anche perché sono in molti in rete a chiedersi in che cosa consista concretamente. Di fatto, si tratta di “un’indennità a carico dello Stato” che accompagna alla pensione alcuni specifici soggetti. Si tratta di persone infatti che hanno almeno 63 anni, 30 anni di contribuzione alle spalle e versano anche in una delle seguenti condizioni. La prima è che siano in stato di disoccupazione e non usufruiscano di un sussidio di disoccupazione da almeno tre mesi. La seconda è che abbiano una persona in carico riconosciuta dalla legge 104 del 1992. La terza è che abbiano un’invalidità superiore al 74%. La quarta è che abbiano – a differenza delle prime tre – 36 anni contributivi alle spalle e abbiano svolto negli ultimi dieci anni almeno sette anni di cosiddette attività gravose. C’è poi un particolare tipo di Ape social, detto Ape Social rosa, destinato alle madri: prevede infatti che sia applicato uno sconto sulle precedenti condizioni di 12 mesi di contribuzione per ogni figlio, con un limite massimo di due anni. MoneyController offre la possibilità di approfondire il tema nella sezione La Finanza per tutti, che si è arricchita di tre nuove voci su questa importante misura previdenziale: Ape social, requisiti, scadenza e calcolo. Facciamo un pò di chiarezza sull’argomento E se la richiesta per l’Ape social è stata respinta? L’Ape social al femminile

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