Daniele Russi
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Vuoi una rendita stabile senza pagare il 26% al fisco? Ecco come fare
Scritto il 19.06.2025Gestire la propria rendita affidandosi ai dividendi è come costruire un orologio di lusso con ingranaggi scoperti: può sembrare affascinante e rassicurante vedere il meccanismo in azione, ma la precisione, la protezione e l’efficienza si perdono nel tempo. Lo stesso accade quando si punta su azioni o fondi che distribuiscono dividendi o cedole: la percezione di una rendita “naturale” nasconde inefficienze strutturali e costi invisibili. Ecco perché è cruciale comprendere la vera natura della rendita finanziaria. Il problema: rendita da dividendi o da accumulo? Molti investitori HNWI e UHNWI desiderano generare una rendita regolare dal proprio patrimonio. La via più intuitiva è quella di acquistare titoli che distribuiscono dividendi o obbligazioni con cedole costanti. Apparentemente, una soluzione elegante. In realtà, un’impostazione rigida e fiscalmente penalizzante. La tassazione italiana prevede infatti che i dividendi e le cedole siano tassati al 26% sull’intero importo ricevuto, immediatamente e senza possibilità di differimento. In altre parole, ogni euro ricevuto viene decurtato, anche se non hai realmente bisogno di quella liquidità. L’inefficienza nascosta: rigidità, tasse e minore controllo Hai mai calcolato quanto stai realmente pagando in tasse sulla tua rendita? E soprattutto: hai mai pensato che potresti ottenere lo stesso risultato in modo più efficiente? Quando costruisci una rendita vendendo quote di ETF ad accumulo, paghi le imposte solo sulla quota di plusvalenza realizzata, e solo nel momento in cui decidi di prelevare. Questo ti consente un controllo molto più fine sul flusso di cassa, una maggiore ottimizzazione fiscale e, soprattutto, l’eliminazione del vincolo di affidarti a strumenti che distribuiscono proventi periodici. Immagina di dover incassare 100.000 euro l’anno. Se derivano da dividendi, pagherai 26.000 euro in tasse a prescindere. Se li ottieni vendendo quote con un incremento medio del 30%, pagherai imposta solo su 30.000 euro (quindi circa 7.800 euro). Una differenza che su scala pluriennale fa la differenza tra una rendita sostenibile e una erosa dal fisco. La soluzione: progettare la rendita, non subirla Costruire una strategia orientata alla rendita non significa cercare titoli che distribuiscono “cedole comode”, ma pianificare in modo attivo e scientifico il disinvestimento parziale del portafoglio. Questo approccio consente: Maggiore controllo sui tempi e sulle imposte. Ottimizzazione fiscale attraverso il differimento delle plusvalenze. Maggiore diversificazione, non essendo vincolati a titoli con dividendi elevati. Coerenza con un’asset allocation globale e strategica. Pro tip pratico ETF ad accumulo: prediligi strumenti che reinvestono automaticamente i proventi. Questo ti permette di massimizzare la capitalizzazione composta e di scegliere tu quando convertire parte del patrimonio in liquidità. Prelievo periodico strategico: imposta un piano di disinvestimento parziale annuale o trimestrale in base ai tuoi reali bisogni, vendendo quote in modo da ottimizzare la tassazione. Monitoraggio del costo fiscale: verifica annualmente quanto stai pagando in imposte da rendita. Spesso, è il vero costo occulto di molte strategie “difensive”. Una riflessione finale Dai un’occhiata ai tuoi flussi da dividendi o cedole e chiediti: quanto ti costa davvero questa rendita? E se potessi ottenerla in modo più efficiente, senza rinunciare alla stabilità, ma con maggiore controllo e minori imposte? Se vuoi approfondire come ottimizzare la tua strategia di rendita in ottica patrimoniale e fiscale, possiamo valutare insieme il percorso più adatto al tuo profilo. Contattami per una consulenza gratuita, sarò felice di aiutarti.
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