
Leonardo Morre
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Profilo professionale
Capita spesso, nel corso dei frequenti viaggi a Milano per convegni e conferenze o nella vita di tutti i giorni, che mi venga chiesto di cosa mi occupo; di solito rispondo, abbreviando strumentalmente, di essere un “consulente finanziario”, in attesa della successiva e conseguente domanda: “... e per chi lavori?”
Da anni, ormai, la mia risposta è sempre la stessa: “Per i miei clienti!”, detto con il tono interlocutorio che impone un conseguente: “…. Sì, certo, ma intendevo dire … per quale Banca?! …”
E da quel punto in poi la narrazione è pressappoco “… sono un consulente finanziario autonomo, quindi opero per conto e nell’interesse esclusivo dei miei clienti, che potranno realizzare i miei suggerimenti presso i loro intermediari preferiti, senza necessità di cambiare banca con la possibilità, volendo, di operare con più di un intermediario integrando le posizioni in un progetto complessivo costruito su misura; operando su mandato del cliente, senza nessun tipo di legame con le banche, ho la possibilità di eliminare completamente il conflitto di interessi e, quindi, i miei datori di lavoro sono proprio i miei clienti, che conoscono esattamente il mio compenso dato che sono loro a pagarmelo direttamente! ”
Oggi svolgo la professione di consulente finanziario autonomo, remunerato esclusivamente a parcella, ispirandomi alla scuola anglosassone dei “Fee-only advisors” e, in particolare, a Peter Mallouk e all’idea di “fiduciario indipendente” ben descritta da Tony Robbins nei suoi recenti: “Money – Master the game” e “Unshakeable”, del resto in UK e negli USA l’80% degli investitori si rivolge esclusivamente a questo tipo di consulenti.
Si tratta di un percorso cominciato molti anni fa quando, svaniti i sogni di carriera nel basket e dopo la laurea in Economia, iniziai la mia attività lavorativa, per conto di una SIM che, già nel 1990, aveva portato in Italia la filosofia “multibrand” (o, come si dice oggi, “architettura aperta”, cioè proporre strumenti finanziari di terzi oltre a quelli della casa) e il “financial planning”, la pianificazione finanziaria che parte dall’analisi degli obiettivi e delle esigenze dei clienti per arrivare solo in un secondo tempo alle proposte di investimento.
Questa scelta mi offrì la possibilità di proporre i primi fondi di investimento di società estere già nel 1993, in particolare specializzati sul mercato azionario americano e sui mercati azionari asiatici, soprattutto quello cinese.
Negli anni successivi, peraltro, mi resi conto che questo tipo di impostazione non permetteva di garantire la miglior consulenza possibile ai clienti, ai quali troppo spesso veniva proposto dagli operatori di sottoscrivere i prodotti con le maggiori quantità di commissioni (e quindi matematicamente meno remunerativi), in modo da aumentare il fatturato del distributore piuttosto che rispettare le esigenze e gli obiettivi dei clienti. In altri termini, disporre di una gamma molto ampia di strumenti delle migliori case di investimento internazionali, non è sufficiente per realizzare la miglior consulenza possibile, se l’obiettivo principale è quello di rispettare il budget e ampliare il fatturato aziendale.
Dopo una successiva esperienza, per conto di un’altra banca che operava con la medesima filosofia, presi la decisione di cambiare radicalmente impostazione alla mia attività, iniziando nel 2005 l’attività di “consulente finanziario”, completamente diversa per molti aspetti rispetto alla precedente attività di “promotore finanziario”.
Negli ultimi 14 anni ho utilizzato il tempo risparmiato, non dovendo più partecipare ad incontri aziendali di tipo commerciale, per studiare ed approfondire molti aspetti tecnici, come ad esempio quelli relativi al mondo degli ETF e dei prodotti quotati, partecipando quasi tutte le settimane a numerosi convegni e seminari.
Le recenti disposizioni di legge in materia hanno modificato i termini e quindi oggi svolgo la professione di “consulente finanziario autonomo” e i miei “datori di lavoro” continuano ad essere unicamente i miei Clienti, che sono sparsi in tutta Italia (grazie a internet) ma maggiormente in Lombardia e Nord Piemonte.
Sono associato ad una SCF (Società di Consulenza Finanziaria indipendente) che pubblica articoli periodicamente su “Il Sole24ore” e partecipo attivamente alla condivisione di idee, strategie e analisi economiche in un gruppo di consulenti finanziari indipendenti.
Utilizzo anche la lingua inglese dato che il 99% della ricerca economica è in inglese ma sono abituato a tradurre ogni parola, perché siamo in Italia e di solito parliamo in italiano.
Nel tempo libero ascolto musica e vado in mountain bike.
Cerco ogni giorno di semplificare la complessità, non è facile ma ci provo.
Le mie principali competenze
I miei credit
- Iscritto nell’Albo unico dei Consulenti Finanziari nella sezione dei consulenti finanziari autonomi con delibera OCF n.989 del 20 dicembre 2018 – nel primo mese di attività della nuova sezione dei consulenti finanziari autonomi e primo consulente finanziario autonomo iscritto nelle province di Novara, Vercelli, Biella, Verbania e Alessandria
- Iscritto ad ACF – Arbitro per le Controversie Finanziarie
- Iscritto a NAFOP (the National Association of Fee Only Planners) - Associazione Italiana dei Consulenti Finanziari Autonomi
- Dal 2005: consulente finanziario (definizione di legge dell’epoca per l’attività di consulente finanziario indipendente remunerato a parcella, distinta dall’attività di promotore finanziario con mandato)
- Dal 2003 al 2005: promotore finanziario con mandato di agenzia di Banca Reale Spa e mandato da sub-agente assicurativo Reale Mutua Assicurazioni
- Dal 1996 al 2003: promotore finanziario con mandato di agenzia di Area Banca Spa
- Dal 1992 al 1996: promotore finanziario con mandato di agenzia di Area Consult SIM Spa e mandato da sub-agente assicurativo Area Company srl
- Dal 1992: promotore finanziario iscritto nell’Albo dei promotori di servizi finanziari
- Dal 1990 al 1992: agente di commercio, iscritto al ruolo agenti, con mandato di agenzia di Area Consult SIM Spa e mandato da sub-agente assicurativo Area Company srl
- 1990: laurea in Economia aziendale presso Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano
Le mie ultime attività
Il sushi va di moda - le azioni e gli ETF giapponesi molto meno
19.03.2025 / 567 / 0Il mercato azionario giapponese rappresenta una componente fondamentale dell'economia globale, offrendo agli investitori una vasta gamma di opportunità. La Borsa di Tokyo (TSE) è la principale piazza finanziaria del Paese, con una capitalizzazione di mercato che la colloca tra le prime al mondo. Principali Società Quotate Classifica delle principali società giapponesi per capitalizzazione di mercato a marzo 2025 Toyota Motor Corporation: Fondata nel 1937, Toyota è leader mondiale nel settore automobilistico, specializzata nella produzione e vendita di veicoli passeggeri, minivan e veicoli commerciali. Recentemente, ha annunciato l'intenzione di lanciare nove modelli completamente elettrici in Europa entro il 2026, rafforzando la sua presenza nel mercato delle auto elettriche. Sony Group Corporation: Sony è un colosso giapponese dell'elettronica di consumo, dell'intrattenimento e dei videogiochi. È tra i leader nei settori delle console, musica e cinema, con una forte presenza globale. Hitachi Ltd.: Hitachi è un conglomerato giapponese specializzato in elettronica, sistemi di potenza, infrastrutture e servizi IT. Offre soluzioni tecnologiche avanzate in vari settori industriali. Sumitomo Mitsui Financial Group (SMFG): SMFG è uno dei principali gruppi bancari giapponesi, con operazioni a livello globale nei servizi bancari e di investimento. Offre una vasta gamma di servizi finanziari a clienti individuali e corporate. Keyence Corporation: Keyence è leader mondiale nella produzione di sensori, sistemi di visione artificiale e strumenti di misurazione per l’automazione industriale. Le sue soluzioni innovative migliorano l'efficienza e la qualità della produzione industriale. Nintendo Co., Ltd.: Nintendo è un’azienda giapponese pioniera nel settore dei videogiochi, celebre per franchise come Mario, Zelda e Pokémon. Continua a innovare nel campo dell'intrattenimento interattivo. Recruit Holdings Co., Ltd.: Recruit Holdings è un’azienda giapponese leader nei servizi di reclutamento e soluzioni HR, con una forte presenza globale. Offre servizi che spaziano dal reclutamento online alla pubblicità e alle soluzioni tecnologiche per le risorse umane. Tokio Marine Holdings, Inc.: Tokio Marine è la principale compagnia assicurativa giapponese, operante nei settori vita, danni e riassicurazioni a livello globale. Offre una vasta gamma di prodotti assicurativi per soddisfare le diverse esigenze dei clienti. Mitsubishi UFJ Financial Group (MUFG): MUFG è il più grande gruppo bancario giapponese per attività, con operazioni in oltre 40 paesi. Offre servizi finanziari completi, tra cui banking, trust banking, titoli, carte di credito, leasing e gestione patrimoniale. Indice Nikkei 225 L'indice Nikkei 225, introdotto nel 1949, è il principale indicatore della performance del mercato azionario giapponese. Questo indice, composto da 225 società leader, ha recentemente raggiunto livelli significativi. Nel dicembre 2024, ha chiuso a 40.281 punti, segnando il miglior risultato di fine anno dal 1989. Come investire facilmente in azioni giapponesi All'interno di un indice azionario mondiale che comprenda tutti i paesi del mondo, il mercato azionario giapponese rappresenta oggi circa il 5,60% del totale e costituisce la seconda posizione più importante dopo quella del mercato azionario degli Stati Uniti d'America. La borsa giapponese presenta per l'investitore privato italiano una maggiore difficoltà di accesso diretto rispetto ad altri mercati. Di conseguenza una soluzione pratica per investire sul mercato azionario giapponese è quella di ricorrere a fondi comuni oppure a ETF. Negli ultimi 8 anni, e fino a circa un anno fa, sarebbe stato molto meglio per un investitore italiano avere questa componente azionaria giapponese con copertura valutaria, dato che la progressiva diminuzione di valore dello yen ha di fatto eroso gran parte dei risultati della borsa giapponese per un investitore basato in euro. L'utilizzo di ETF specifici ha consentito di sfruttare al meglio la possibilità di coprire il cambio valutario euro/yen, impedendo che la svalutazione dello Yen andasse a diminuire il valore di crescita della borsa azionaria giapponese per un investitore italiano. Cambiamenti nella Politica Monetaria della BoJ e Impatto sullo Yen Recentemente, la Banca del Giappone (BoJ) ha intrapreso un cambio di direzione nella sua politica monetaria: Gennaio 2025 → La BoJ ha aumentato il tasso di interesse di riferimento dallo 0,25% allo 0,5%, segnando il livello più alto degli ultimi 17 anni. Questa decisione è stata presa in risposta a salari più elevati e a un'inflazione superiore al 2%. Marzo 2025 → La BoJ ha mantenuto invariati i tassi di interesse allo 0,5%, indicando incertezze sulla situazione economica globale. Impatto del Rafforzamento dello Yen sul Mercato Azionario Il rafforzamento dello yen può influenzare significativamente l'andamento delle quotazioni azionarie giapponesi: ✔️ Un yen più forte riduce la competitività delle esportazioni giapponesi, poiché rende i prodotti giapponesi più costosi per gli acquirenti esteri. ✔️ Questo può portare a una diminuzione dei profitti per le aziende esportatrici, influenzando negativamente le loro quotazioni azionarie. ✔️ Tuttavia, un yen forte può anche indicare una maggiore fiducia nell'economia giapponese, attirando investimenti esteri nel mercato azionario. Ad esempio, dopo l'aumento dei tassi da parte della BoJ, lo yen si è rafforzato, ma l'indice Nikkei 225 ha mantenuto una certa stabilità, suggerendo una resilienza del mercato azionario giapponese. Numero di Società Quotate e Distribuzione per Capitalizzazione Al 21 agosto 2023, la Borsa di Tokyo contava un totale di 3.899 società quotate. Queste sono suddivise in tre principali segmenti di mercato: Prime Market → 1.834 società (Large Cap) Standard Market → 1.440 società (Mid Cap) Growth Market → 546 società (Small Cap) Distribuzione percentuale delle società quotate per segmento di mercato: Large Cap (Prime Market) → 47% Mid Cap (Standard Market) → 37% Small Cap (Growth Market) → 14% Prospettive Future Nonostante le sfide come l'invecchiamento della popolazione e la dipendenza dalle esportazioni, il mercato azionario giapponese offre prospettive interessanti: ➡️ Le riforme nella governance aziendale e una maggiore attenzione agli investitori stanno contribuendo a rendere il mercato più attraente. ➡️ La bassa correlazione con altri mercati sviluppati rende l'azionario giapponese una valida fonte di diversificazione per gli investitori globali. Conclusione Il mercato azionario giapponese continua a svolgere un ruolo cruciale nell'economia mondiale, offrendo opportunità sia per gli investitori locali che internazionali. Un maggiore controllo dell'inflazione e un'attenta gestione della politica monetaria potrebbero consolidare ulteriormente la crescita del mercato nei prossimi anni. È curioso notare come si parlasse molto di più del mercato azionario giapponese tra il 1989 e il 1995, quando arrivarono anche in Italia i primi fondi azionari specializzati sia di società di gestione italiane sia estere. Come spesso accade nel mondo della consulenza finanziaria e dei prodotti finanziari, i prodotti vengono creati e proposti agli investitori proprio al culmine di una bolla speculativa su un determinato mercato o settore. Così i fondi comuni e gli ETF spesso seguono i risultati spettacolari precedenti di un determinato mercato o settore. Nel dicembre 1989, la capitalizzazione della borsa giapponese, rappresentata principalmente dal Nikkei, raggiunse il suo picco storico, arrivando a circa il 45% della capitalizzazione mondiale. Nello stesso periodo, la capitalizzazione del mercato azionario americano, rappresentata dal NYSE e dal NASDAQ, era circa il 29% del totale mondiale. Quindi, in quel momento, il mercato giapponese superava quello statunitense. Si trattava del picco delle quotazioni al culmine di una bolla speculativa enorme cresciuta negli anni non solo nel settore mobiliare ma anche in quello immobiliare. È curioso constatare come, allora, tra gli addetti ai lavori si parlasse molto di più della Borsa giapponese e molto meno della Borsa statunitense rispetto a quanto si faccia oggi. Esiste una relazione tra l'andamento di un mercato e la diffusione di argomenti a favore di quel mercato nel periodo successivo. Quando un mercato registra ottime performance, l'attenzione su di esso tende ad aumentare, spingendo gli investitori ad allocare risorse su quel mercato, spesso a prezzi già elevati. Questo articolo cerca di riassumere in poche righe un argomento che è stato ampiamente sviluppato in numerose pubblicazioni specializzate nel corso degli anni. E’ necessariamente sintetico e non rappresenta in alcun modo un consiglio specifico di investimento. Se desiderate avere degli approfondimenti non esitate a contattarmi.
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Chi è e come opera un consulente finanziario autonomo e indipendente
28.06.2019 / 1951 / 5Tutte le tutele di legge che ha un investitore nel rivolgersi ad un consulente finaziario autonomo e indipendente
Ascolta il mio podcastIl punto di vista di un autorevole economista
27.04.2020 / 983 / 0Leggendo articoli sulla stampa e ascoltando i media nazionali, quasi sempre l’attenzione è rivolta agli aspetti economici e di finanza del nostro paese. Se siete investitori o risparmiatori italiani, sarebbe opportuno invece avere una visione a più ampio raggio, sia perché l’economia e la finanza sono globali, sia perché molti investimenti che avete in corso sono oggi certamente più legati a ciò che accade negli Stati Uniti e nel resto del mondo rispetto a quanto forse sareste portati a credere. Se siete un dipendente di azienda metalmeccanica con adesione al principale fondo pensione di categoria italiano, se avete acquistato un fondo bilanciato o flessibile con nome italiano tramite le principali banche o in posta, se avete sottoscritto una polizza vita con il vostro agente assicurativo di fiducia, molto facilmente gran parte dei vostri soldi è investita in azioni, titoli di stato e obbligazioni statunitensi. Quindi potrebbe servirvi maggiormente avere un quadro complessivo ben dettagliato del vostro patrimonio, in base a dove e come risulta effettivamente investito e in particolare un parere sulla situazione economica e politica negli Stati Uniti d’America. Ho trovato molto utile ed interessante un articolo del 26 marzo 2020 scritto dal Prof. Nassim Nicholas Taleb con la collaborazione del Dr. Mark Spitznagel (gestore di hedge fund di Universa Investments che ha ottenuto performances spettacolari nel corso del mese di marzo 2020 grazie alle strategie basate sulla gestione dei tail-risks) Come richiesto dagli autori, riporto l’articolo esattamente come è stato scritto senza nemmeno cambiare una virgola. Di seguito una mia traduzione per chi mastica poco l’inglese. Socialismo aziendale: il governo sta salvando investitori e managers, non voi Il governo degli Stati Uniti sta mettendo in atto misure per salvare le compagnie aeree, la Boeing e società simili colpite. Mentre insistiamo chiaramente sul fatto che queste società debbano essere salvate, potrebbero esserci problemi etici, economici e strutturali associati ai dettagli dell'esecuzione. È un dato di fatto, se studi la storia dei salvataggi, esso ci sarà. I salvataggi del 2008-2009 hanno salvato le banche (ma soprattutto i banchieri), grazie all'operato da parte del Segretario del Tesoro di allora Timothy Geithner che ha combattuto per i dirigenti delle banche sia contro il Congresso sia con alcuni altri membri dell'amministrazione Obama. I banchieri che hanno perso più soldi di quanti ne abbiano mai guadagnati nella storia del settore bancario, hanno ricevuto il più grande gruppo di bonus nella storia del settore bancario meno di due anni dopo, nel 2010. E, sospettosamente, solo pochi anni dopo, Geithner ha ricevuto una posizione ben pagata nel settore finanziario. Quello era un palese caso di socialismo aziendale e una ricompensa per un settore i cui dirigenti sono fermati dal contribuente. L'asimmetria (rischio morale o “moral-hazard”) e ciò che chiamiamo opzionalità per i banchieri può essere espressa come segue: i capi e i banchieri vincono, chi viene dopo e il contribuente perdono. Inoltre, questo non tiene in considerazione che la politica del “quantitative-easing” è andata a gonfiare i valori delle attività e aumentare la disuguaglianza a beneficio dei super ricchi. Ricordiamo che i salvataggi vengono realizzati stampando denaro, che deflaziona effettivamente i salari della classe media in relazione a valori patrimoniali come ad esempio gli appartamenti super lussuosi a New York City. Nel grafico vengono messi in relazione i Profitti e le Perdite (P/L): per la maggior parte del tempo ci possono essere “piccoli ritorni stabili” con inaspettate perdite notevoli a causa di “qualche evento molto sfortunato e del tutto inatteso, chiamato “Cigno Nero”, per il quale chiediamo scusa profondamente, ma veniamo in ogni caso scusati poiché nessuno poteva predire queste cose” Il comunemente noto “trade di Bob Rubin”: mantenere i profitti e trasferire le perdite ai contribuenti. Prende il nome da Bob Rubin che ha incassato 120 milioni di dollari da Citi ma ha affermato l’incertezza degli eventi e ha mantenuto così i bonus precedenti. Questo incoraggia chiunque a non essere mai assicurato per tali eventualità poiché il governo si farà carico del conto finale. Se viene salvato, è un bene comune In primo luogo, non dobbiamo confondere le compagnie aeree come società fisica con la struttura finanziaria coinvolta. Né dovremmo confondere il destino dei dipendenti delle compagnie aeree con la disoccupazione dei nostri concittadini, che può essere compensata direttamente piuttosto che indirettamente tramite gli avanzi di sussidi aziendali. Dovremmo imparare dall'episodio di Geithner che salvare le persone in base ai loro bisogni non è lo stesso che salvare le società in base al nostro bisogno di loro. Salvare una compagnia aerea, quindi, non dovrebbe equivalere a sovvenzionare i suoi azionisti e managers altamente remunerati e promuovere ulteriori rischi morali nella società. E questo poichè il fatto stesso che stiamo salvando le compagnie aeree indica il loro ruolo di utilità. E se come tali sono necessari per la società, allora perché ai loro dirigenti vengono riservate delle alternative? I dipendenti pubblici beneficiano di un bonus? La stessa argomentazione deve anche essere avanzata, per estensione, contro il salvataggio indiretto di pool di capitali, come hedge fund e strategie di investimento infinite, che sono così tanto esposti in tali attività; non hanno una strategia di riduzione del rischio onesta, se non quella di un qualificato affidamento naif ai salvataggi o di ciò che viene chiamato nel settore "government put". In secondo luogo, queste corporazioni stanno facendo azioni lobbistiche per i salvataggi, che alla fine otterranno grazie alla pressione che possono esercitare sul governo attraverso le unità di lobby. E il piccolo ristorante all'angolo? La guida turistica indipendente? Il personal trainer? Il professionista del massaggio? Il barbiere? Il venditore di hot-dog che vive di turisti vicino al Met Museum? Questi gruppi non possono permettersi lobbisti e saranno ignorati. Buffers e non debito In terzo luogo, come abbiamo avvertito dal 2006, le aziende hanno bisogno di buffers (protezioni sotto forma di cuscinetti di riserva di qualche tipo, N.d.T.) per far fronte all'incertezza, non debito (un buffer inverso), ma buffers. Madre natura ci ha dato due reni quando abbiamo bisogno effettivamente di una parte di uno singolo. Perché? A causa dell’imprevisto. Non è necessario prevedere eventi avversi specifici per sapere che un buffer è qualcosa di cui non si può fare a meno. Il che ci porta al problema del riacquisto. Perché dovremmo spendere soldi dei contribuenti per salvare società che hanno speso i loro soldi (e spesso addirittura presi in prestito per generare quei soldi) per acquistare le loro stesse azioni (così il CEO ottiene l'opzione) invece di costruire un buffer per i giorni difficili? Tali salvataggi puniscono coloro che hanno agito in modo conservativo e li danneggiano a lungo termine, favorendo lo stolto e il cercatore di rendite. Non è un cigno nero Inoltre, alcune persone affermano che la pandemia è un "cigno nero", quindi qualcosa di inaspettato, quindi non averlo messo in conto sarebbe scusabile. Il libro che citano comunemente è “The Black Swan” (scritto da uno di noi). Se avessero letto quel libro, avrebbero imparato che una simile pandemia globale veniva esplicitamente presentata lì come un cigno bianco: qualcosa che alla fine avrebbe avuto luogo con grande certezza. Una pandemia così acuta è inevitabile, ed è il risultato della struttura del mondo moderno; e le sue conseguenze economiche risulterebbero aggravate a causa della maggiore connettività e ottimizzazione eccessiva. È un dato di fatto, il governo di Singapore, che abbiamo consigliato in passato, era preparato per tale eventualità con un piano preciso già dal 2010.
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