Marco Minotti

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Consulente finanziario

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IL CICLO DI VITA DELLE PERSONE: SOLUZIONI PER OGNI FASE

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  • Consulenza patrimoniale
Scritto il 15.11.2022

Sapevi che, generalmente, la vita di una persona può essere suddivisa in quattro fasi? Ogni fase ha le sue specifiche esigenze: come individuarle? L’analisi patrimoniale è la chiave. La vita di ogni persona può essere suddivisa in quattro fasi. La prima fase è quella dedicata principalmente alla formazione scolastica e può durare fino ai 25 anni. In questa fase, è quindi importante pensare a come proteggere il capitale umano. La seconda fase è quella di avviamento al lavoro, di acquisto della prima casa e magari per alcuni di costruzione della famiglia: ci si trova quindi di fronte ad un aumento dei consumi compensati dai primi guadagni. Anche in questo caso, bisogna valutare come proteggere il capitale umano di tutta la famiglia, si dovrebbe proteggere il proprio patrimonio con le specifiche coperture e bisognerebbe iniziare ad accantonare parte dei propri risparmi nell’ottica della crescita dei figli e consapevoli che bisognerà integrare la pensione statale; si possono inoltre valutare degli investimenti mirati. Segue la terza fase che è un po’ la continuazione della precedente e in cui si raggiunge l’apice della carriera: le esigenze sono simili a quelle della fase precedente, ma si dovrebbe cominciare a pensare alla propria vecchiaia, effettuando anche una pianificazione successoria per evitare liti future. La quarta e ultima fase è caratterizzata da una diminuzione dei redditi e in parte anche dei consumi. Tuttavia, in caso di non autosufficienza, per mantenere un tenore di vita dignitoso, si potrebbe intaccare il patrimonio accumulato. Perciò, sarebbe utile avere una copertura che va ad integrare, in caso di non autosufficienza, la pensione pubblica. Ogni fase della vita ha dei bisogni diversi, a cui corrispondo soluzioni diverse. Affinché si possano trovare le soluzioni più idonee ad ogni esigenza, è consigliabile intraprendere un percorso di analisi patrimoniale che è vantaggiosa per i seguenti motivi: l’analisi permette di avere una visione omogenea del proprio patrimonio e delle criticità che lo caratterizzano; con l’analisi si possono limitare o evitare totalmente le liti familiari future in quanto, avendo chiara la composizione del proprio patrimonio, si può decidere personalmente la destinazione di specifici beni, evitando sperequazioni tra gli eredi. È importante essere consapevoli dei vari rischi che si potrebbero verificare nel corso della vita: l’analisi patrimoniale rappresenta lo strumento migliore per avere una visione completa non solo delle criticità, ma anche delle soluzioni relative ad ogni fase della vita. Scattiamo insieme una panoramica dei tuoi sogni e delle tue esigenze: contattami per un appuntamento conoscitivo!

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LA PREVIDENZA E LA PROTEZIONE

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  • Previdenza e Pensioni
Scritto il 08.11.2022

Previdenza e protezione? Due facce della stessa medaglia, ma con esigenze diverse. Purtroppo, la probabilità di incorrere in un evento che riduca sensibilmente o addirittura annulli la propria capacità di produrre reddito è molto più alta di quella di vincere alla lotteria. Eppure, paradossalmente, è molto più alta la spesa media per i giochi a premi rispetto alla spesa per delle assicurazioni che ci tutelino dai rischi. Per misurare un rischio, si deve considerare la probabilità che si verifichi e il danno economico che può derivarne. Un rischio con grande impatto economico andrebbe trasferito per esempio ad un’assicurazione. Prevenzione e protezione sono due modalità di gestione del rischio: la prima fa sì che diminuiscano le probabilità, la seconda attenua i danni. I rischi si caratterizzano per essere incerti, futuri ed economicamente dannosi. La pensione, come la morte, è un evento futuro, certo e che potrebbe causare un danno economico non sopportabile da un singolo individuo. L’incertezza di questi due rischi sta nel non sapere quando avverrà. In genere, quando si parla di pensione, si pensa alla pensione del futuro, ovvero quella di vecchiaia e quella anticipata, senza considerare le prestazioni pensionistiche che potrebbero maturare nell’immediato. Il sistema previdenziale obbligatorio italiano è a ripartizione, cioè i contributi versati oggi dai lavoratori attivi vengono usati per pagare le pensioni di oggi. L’altro sistema possibile di un regime previdenziale è quello a capitalizzazione, nel quale i contributi versati oggi dai lavoratori sono gestiti per essere poi utilizzati per pagare la pensione dello stesso lavoratore nel momento in cui diviene pensionato. Questo secondo sistema è quello su cui si basa anche la previdenza complementare. Il sistema previdenziale obbligatorio è ancora formato da vari enti gestori: l’INPS e le diverse casse previdenziali deputate all’assistenza e alla previdenza dei liberi professionisti, coloro che sono iscritti ad un ordine professionale. Per quanto riguarda il sistema previdenziale dei liberi professionisti, vanno considerati due importanti decreti legislativi: Il decreto 509 del 30/06/1994 che ha privatizzato le Casse già esistenti Il decreto 103 del 10/02/1996 che ha istituito delle nuove Casse. Le principali differenze tra la gestione dell’INPS e quella delle Casse professionali sono le seguenti: Ogni cassa, essendo autonoma, disciplina in modo diverso i requisiti per maturare le prestazioni Il regime di calcolo dell’INPS è il medesimo per tutti gli iscritti; invece, per le Casse professionali, in genere, il sistema di calcolo è misto o contributivo puro (solo avvocati, veterinari e geometri hanno mantenuto un regime contributivo. Un punto in comune tra INPS e Casse professionali è che le prestazioni sono le medesime, anche se qualche cassa professionale (giornalisti, medici, farmacisti e notai) non prevede la pensione di Invalidità. Le prestazioni pensionistiche possono essere suddivise in due grandi categorie a seconda dell’orizzonte temporale di accadimento: Pensioni di oggi: pensione di invalidità, pensione di inabilità, pensione superstiti diretta. Per questa categoria di pensioni, l’evento è incerto sia nel nell’accadimento che nel quando. Pensioni del domani: pensione di vecchiaia, pensione anticipata, pensione superstiti reversibile. Per questa seconda categoria, l’evento è incerto nell’accadimento ma certo nel quando perché queste pensioni sono tutte regolate da una normativa che stabilisce quando si possono maturare. In conclusione, per il rischio pensione di oggi, si parla di protezione, mentre per il rischio pensione futuro, si parla di previdenza. La protezione risponde al bisogno di sopravvivenza; invece, la previdenza serve a mantenere il tenore di vita. È importante intervenire su entrambi i fronti al fine di essere preparati ad ogni rischio: ad aiutarti c’è la professionalità e l’esperienza di un consulente finanziario assicurativo. Contattami per un appuntamento conoscitivo, anche da remoto.

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IL LONGEVITY RISK

Scritto il 25.10.2022

Hai già sentito parlare del longevity risk? È una questione sociale molto diffusa al giorno d’oggi, legata all’aumento della speranza di vita e alla diminuzione delle nascite. Scopriamo quali sono i rischi associati. Dal punto di vista patrimoniale, rappresenta un problema perché si rischia di sopravvivere ai propri risparmi, cioè di non avere più un patrimonio che possa soddisfare un tenore di vita dignitoso, in linea con le proprie esigenze. I numeri confermano che la nostra speranza di vita si sta allungando sempre di più e l’Italia, nello specifico, è il Paese dove statisticamente si vive di più. Contestualmente alla crescente percentuale di anziani, diminuisce la percentuale di nascite e di lavoratori: questo significa che ci saranno sempre più pensionati e sempre meno persone che potranno sostenere il sistema previdenziale. Con la vecchiaia, c’è maggiore probabilità di diventare non autosufficienti e di fronte a questo scenario, sia le istituzioni che le famiglie sono piuttosto impreparate. Lo stato di non autosufficienza è accertato quando non si riesce a svolgere autonomamente almeno quattro delle principali azioni quotidiane: deambulare, mangiare e bere, lavarsi, vestirsi, espletare le proprie funzioni fisiologiche, alzarsi. Queste azioni possono essere impossibilitate da cause fisiche o psicologiche (malattie degenerative). La non autosufficienza ha dei costi notevoli sia dal punto di vista emotivo che dal punto di vista economico e, appurato che è un problema in peggioramento, la soluzione non può essere cercata solo tra le istituzioni perché, al momento, non hanno gli strumenti adeguati a contrastare questo fenomeno sociale. Per questo è importante analizzare il proprio patrimonio affinché, tra le altre cose, si possa avere una visione chiara e completa della sua composizione e si possa attenuare, almeno economicamente, i costi che derivano dalla non autosufficienza. Tra le soluzioni consigliate, ci sono: disposizione testamentaria che tuteli la persona più anziana in modo tale da lasciarle la parte preponderante di liquidità sottoscrizione di una copertura sulla vita, finché si è nelle condizioni, per lasciare liquidità a dei beneficiari designati sottoscrizione di una polizza Long Term Care che permette di integrare il proprio reddito in caso di non autosufficienza In conclusione, la tutela della propria anzianità è un tema da analizzare con largo anticipo se si vuole mantenere per sé e per la propria famiglia un determinato tenore di vita. Inizia oggi a proteggere il tuo futuro e quello della tua famiglia: da 18 anni svolgo la professione di consulente finanziario e assicurativo per permettere ai miei clienti di avere una visione a tutto tondo delle proprie esigenze. Contattami per un appuntamento conoscitivo, anche da remoto!

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ACCETTAZIONE E RINUNCIA DELL’EREDITÀ: IL BENEFICIO D’INVENTARIO

Scritto il 19.10.2022

Quando si tratta di eredità, è molto importante essere a conoscenza delle normative, dei vantaggi e dei rischi legati alla successione patrimoniale. Ad esempio, cosa significa accettare con – o senza – beneficio di inventario? Possiamo immaginare la successione ereditaria come un percorso che inizia quando un soggetto viene a mancare. Da quel momento ci sarà la chiamata all’eredità che potrà avvenire per legge o potrà essere testamentaria. Coloro che sono chiamati all’eredità possono accettare, e solo in quel momento saranno definiti eredi, oppure possono rinunciare (nei termini di legge) e quindi non diventano eredi. È quindi importante capire cosa significhi accettare con beneficio di inventario o senza beneficio di inventario. Se non c’è il beneficio d’inventario, si parla di accettazione pura e semplice: chi accetta va a sostituirsi alla posizione del defunto e il rischio è che le posizioni si vadano a mescolare, cioè che l’erede potrebbe rispondere di eventuali debiti ereditari con il proprio patrimonio (portando a casa più debiti rispetto all’attivo ereditario). La legge, tuttavia, prevede che questa responsabilità possa essere limitata tramite l’accettazione beneficiata (con beneficio d’inventario). In questo modo, si limiterebbe la propria responsabilità per gli obblighi ereditari a quanto ricevuto, senza intaccare il patrimonio personale. È facoltà di tutti accettare un’eredità con beneficio di inventario, ma alcuni soggetti sono obbligati. Tra questi, ci sono i minori che vengono tutelati dalla legge poiché non sono in grado di valutare la convenienza o meno dell’eredità. Lo stesso vale per interdetti, inabilitati o persone che sono comunque in difficoltà nel comprendere l’opportunità o meno. Sono obbligati anche tutti gli enti giuridici, le fondazioni, le associazioni e gli enti non riconosciuti; invece, non sono obbligate le società commerciali. Quando si accetta con beneficio d’inventario, si fa quasi sempre riferimento alla limitazione di eventuali debiti (in quanto è questo lo scopo principale). Ci sono, però, delle altre particolari situazioni in cui sarebbe necessario accettare con beneficio d’inventario: per esempio, i legittimari (gli eredi a cui spetta per legge una quota ben precisa del patrimonio del defunto) che ritengano di essere stati lesi e vogliano fare causa, ovvero agire in riduzione, nei confronti di una persona che in quel momento non è coerede, devono prima accettare l’eredità con beneficio d’inventario. Quando un erede è in possesso di beni ereditari deve fare l’inventario entro tre mesi dall’apertura della successione. Se, invece, non si possiedono beni, si ha dieci anni di tempo per accettare con beneficio d’inventario. L’inventario ha la specifica funzione di determinare l’attivo e il passivo di un patrimonio ereditario e quindi colui che eredita con beneficio d’inventario diventa un amministratore del patrimonio in quanto, prima di avere piena disponibilità dei beni, dovrà soddisfare tutti i legatari e saldare eventuali debiti con i creditori. C’è comunque il rischio di compiere certi atti che possano far decadere dal beneficio d’inventario: vendita di determinati beni senza avere l’autorizzazione del giudice, inventario incoerente rispetto ai beni esistenti, inosservanza di regole e procedure previste dalla legge. Hai ancora dubbi o domande? Affidati alla mia esperienza pluriennale come consulente patrimoniale: contattami per un appuntamento conoscitivo, anche da remoto!

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Obbligazioni: rischio o opportunità?

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  • Obbligazioni - investimenti obbligaz
Scritto il 10.06.2022

Il mercato obbligazionario, dopo un periodo di contrazione, torna ad essere un’opportunità interessante ai fini della diversificazione del proprio portafoglio. Il mercato obbligazionario rappresenta da sempre il porto sicuro per gli investitori italiani. In realtà, ad inizio anno, a causa di una serie di concause, questo mercato aveva subìto un forte riprezzamento. Quindi, da qui in avanti, questo mercato sarà caratterizzato da opportunità o sarebbe meglio starne fuori? Sicuramente le obbligazioni in un periodo di tempo congruo (5 anni) rappresentano una vera e propria sicurezza in termini di preservazione del capitale. Va anche considerato che, oggi, gli investitori obbligazionari devono fronteggiare una volatilità maggiore rispetto al normale e questo, in termini generali, rappresenta una vera e propria opportunità di entrata. Non è calcolabile quanto la volatilità continui ad incidere nel breve termine a fronte delle varie criticità presenti, ma l’idea di cominciare a programmare dei versamenti aggiuntivi con entrata graduale nei prossimi 6-8 mesi rappresenta un’ottima opportunità per andare a mediare sui prezzi con uno stile quasi azionario. È evidente che la mancanza di decorrelazione tra azioni e obbligazioni ha lasciato sconcertati gli investitori ma oggi dobbiamo investire in maniera razionale e scientifica nell’ottica del raggiungimento dei nostri obiettivi di medio lungo termine. Le Banche centrali faranno di tutto per domare l’inflazione (rialzo dei tassi) che, onestamente, difficilmente rimarrà ai livelli attuali: questo sarà quindi un punto importante per la ripartenza dell’obbligazionario. Fino a qualche mese fa, parlavamo di un mercato obbligazionario a rendimento zero mentre oggi cominciano ad essere presenti rendimenti interessanti e questo nell’ottica della diversificazione è un tema da considerare. In conclusione, ritengo che in questo contesto particolarmente difficile, dove i ragionamenti di “pancia” possono fare brutti scherzi, si debba valutare una nuova diversificazione del proprio portafoglio al fine di cogliere le migliori opportunità sia lato azionario che obbligazionario.

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Inabilità e invalidità

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  • Previdenza e Pensioni
Scritto il 06.06.2022

Se non possiamo eliminare i rischi, possiamo almeno evitarne i danni. Analizziamo due possibili rischi, spesso trascurati da molte persone: l’inabilità e l’invalidità. Come possiamo evitarne i danni? Il primo asset patrimoniale che si dovrebbe considerare è il rischio: da solo, è in grado di bruciare tutto il patrimonio. Trattandolo e gestendolo in maniera ottimale, dunque, potremmo tutelare tutti gli altri asset patrimoniali da esso dipendenti. È umanamente impossibile eliminare tutti i rischi (per esempio il rischio morte e il rischio salute), ma se diventiamo consapevoli dei rischi possibili, possiamo fare qualcosa di ragionevole: cancellare gli effetti patrimoniali pregiudizievoli del rischio, cioè i danni. Ecco, quindi, che la soluzione non sarà eliminare il rischio, ma i danni. Analizziamo ora due possibili rischi, spesso trascurati da molte persone: l’inabilità e l’invalidità. A volte, un infortunio o una malattia possono causare danni quanto la morte, in quanto, oltre a non produrre reddito, si può essere una spesa per i familiari se si è inabili o invalidi. È quindi importante capire cosa si intenda per inabilità e invalidità, concetti spiegati dalla LEGGE 12/06/1984, N 222. È inabile ai fini del conseguimento del diritto a pensione l’assicurato o titolare di assegno d’invalidità con decorrenza successiva alla data di entrata in vigore della suddetta legge il quale, a causa di infermità o difetto fisico/mentale, si trovi nell’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività lavorativa. È invalido ai fini del conseguimento del diritto ad assegno nell’assicurazione obbligatoria per invalidità, l’assicurato la cui capacità di lavoro, in occupazioni confacenti alle sue attitudini, sia ridotta in modo permanente a causa dell’infermità o difetto fisico o mentale a meno di un terzo. A questo punto, è opportuno capire che tipo di copertura fornisce l’ente previdenziale pubblico in relazione a queste possibili evenienze. Nello specifico, si parla di pensione di inabilità o invalidità previdenziale oppure di pensione di inabilità o invalidità assistenziale. La pensione di inabilità previdenziale è prevista per coloro che hanno versato almeno 5 anni di contributi, almeno 3 dei quali maturati nei 5 anni precedenti la domanda di pensione. L’INPS, se si ha meno di 60 anni, prevede un bonus, detto bonus previdenziale. Nel momento in cui si chiede la pensione di inabilità, si parte da un montante contributivo e l’INPS lo incrementa come se si avesse versato fino a 60 anni: quindi si creerà un nuovo montante sul quale verrà calcolata la pensione di inabilità. Per quanto riguarda invece la pensione di invalidità previdenziale, si deve avere una menomazione psichica e/o fisica, dal 66% al 99%. Può essere riconosciuta questa pensione, ma senza nessun bonus fiscale: verrà quindi calcolata solo sulla base di quanto maturato fino a quel momento. Si tratta di una pensione non reversibile ai superstiti aventi diritto. Una persona che non ha mai lavorato e quindi non ha mai versato contributi, percepirebbe invece la pensione di inabilità o invalidità assistenziale che ammonterebbe ad un importo fisso per 13 mensilità. Lo stato prevede anche la cosiddetta “Indennità di frequenza per i minori”, ovvero l’assegno mensile erogato ai disabili minorenni fino alla maggiore età. Si tratta di una prestazione economica riconosciuta per la frequenza di scuole, centri di educazione e formazione e che richiede il rispetto di specifici requisiti di reddito. La finalità è quella di garantire un supporto economico ai ragazzi e alle ragazze disabili e con difficoltà nell’apprendimento. Il limite di reddito personale annuo è fissato a 4.926,35 € e l’importo mensile è pari a 286,81 €, erogati per 12 mesi. Una volta consapevoli delle possibili conseguenze provocate da inabilità o invalidità e che lo Stato in questi casi eroga una pensione piuttosto esigua per il mantenimento di un tenore di vita dignitoso, sarebbe opportuno valutare una copertura assicurativa di questi rischi al fine di avere un’ulteriore integrazione al proprio reddito.

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La tutela del patrimonio riguarda anche i figli

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  • Consulenza patrimoniale
Scritto il 31.05.2022

In ambito patrimoniale esistono alcune criticità – purtroppo nascoste – che possono rappresentare un problema per i figli, soprattutto se minori. Per questo, è fondamentale adoperarsi con gli strumenti necessari per trasmettere il proprio patrimonio con tutte le cautele del caso. Avere figli minori rappresenta una di quelle criticità nascoste che nella norma non vengono percepite, ma che possono creare delle situazioni inaspettate in ambito patrimoniale. Il fatto di avere dei discendenti evita che il patrimonio del De Cuius vada anche ad altri parenti, oltre che al coniuge e al figlio/figli. Tuttavia, se il figlio è minorenne, ci possono essere delle problematiche in sede successoria. Per esempio, per quanto riguarda gli immobili, in caso di comproprietà di una casa e in mancanza di corretta pianificazione patrimoniale, il coniuge superstite si troverebbe comproprietario con un minorenne e qualora si avesse bisogno di liquidità e si rendesse quindi necessaria la vendita dell’immobile, servirà l’autorizzazione del giudice tutelare e poi la parte di soldi del figlio derivante dalla vendita rimarrà vincolata. Invece, per quanto riguarda i prodotti assicurativi, se si inserisse come beneficiari la voce “eredi legittimi”, il patrimonio andrebbe alla moglie e al figlio/figli minore/i. Tuttavia, anche in questo caso, nonostante i soldi spettanti al minore/i possano servire alla madre per la crescita del figlio/figli, queste quote rimarranno vincolate fino alla maggiore età. Al compimento della maggiore età, il soggetto in questione avrà libera disponibilità del patrimonio, ma non sempre si tratta di una situazione molto prudente. Perciò, sarebbe opportuno adoperarsi affinché il patrimonio venga trasmesso con tutte le cautele del caso. Ecco perché, nel caso di figli minorenni, è sempre consigliabile designare come beneficiari di prodotti assicurativi il coniuge superstite, in modo tale da non rendere vincolate le quote spettanti ai figli. Per questo, sarebbe necessaria una consulenza patrimoniale capace di analizzare una famiglia e il suo patrimonio per poter evidenziare le criticità nascoste e andare a capire come trasmettere il patrimonio.

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Goal Based Investing: come può cambiare la consulenza finanziaria

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 26.05.2022

Perché si parla spesso di pianificazione finanziaria, ma solo una piccola percentuale la applica? Uno dei motivi è la scarsa cultura finanziaria, dalla quale deriva la tendenza (sbagliata) a considerare il proprio portafoglio come un’unica entità. Ma un modo innovativo, per cambiare le cose, c’è: si tratta del Goal Based Investing. Si parla di pianificazione finanziaria nel momento in cui quando analizziamo gli obiettivi di vita e costruiamo una serie di cassetti dedicati ad essi. Purtroppo, la tendenza di molti è quella di guardare il proprio portafoglio come un’unica entità: questo concetto è agli antipodi rispetto alla pianificazione finanziaria! Questa tendenza (sbagliata) non permette una corretta pianificazione e crea ansia alla minima oscillazione di mercato, non permettendo di dedicare risorse alla parte più performante del portafoglio ossia l’azionario. Molti vivono il rapporto con il proprio patrimonio in maniera conflittuale e la loro paura principale è quella di perderlo. Questo atteggiamento risulta evidente dal fatto che una visione di medio-lungo termine per gli italiani è difficile da digerire. Insomma, abbiamo le risorse finanziarie, ma viviamo un rapporto difficile con esse. Ancora una fetta ridotta decide di affidarsi ad un consulente per la gestione e la pianificazione dei propri asset, (e in questo modo non toglie risorse ed energia alla propria vita privata). In America, dove la consulenza finanziaria è molto avanti rispetto all’Italia, i consulenti finanziari lavorano con la tecnica del Goal Based Investing (Pianificazione per obbiettivi): si prendono in considerazione gli obiettivi di vita e si creano dei cassetti specifici per ognuno di essi con uno specifico orizzonte temporale. Questa analisi evita gran parte dell’ansia dovuta sia alle oscillazioni dei mercati sia a quella legata al proprio portafoglio. Il vantaggio lampante? Puoi cogliere al meglio le opportunità. Inoltre, una gestione di questo genere toglie molto di quello stress di gestione del proprio patrimonio. Il compito del consulente sarà quello di registrare periodicamente l’allineamento dell’obbiettivo e proporre eventuali correttivi al cliente. Avere pianificato una strategia permette anche in questi momenti di mantenere la barra dritta e con l’aiuto del consulente si riescono a cogliere le migliori opportunità di mercato per raggiungere correttamente i propri obiettivi.

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Responsabilità patrimoniale: un dovere di prestazione

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  • Consulenza patrimoniale
Scritto il 12.05.2022

La responsabilità patrimoniale poggia sull’art. 2740 del Codice civile, in base al quale il debitore risponde alle sue obbligazioni con tutti i suoi beni, presenti e futuri. Ma quali tutele ci sono? Il concetto di responsabilità patrimoniale indica che chiunque, con il proprio patrimonio, potrebbe essere chiamato a rispondere di determinati obblighi o responsabilità nei confronti di terzi. A questo proposito, è fondamentale quanto afferma l’art. 2740 del Codice civile, in base al quale il debitore risponde dell’adempimento delle proprie obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri. Le limitazioni sono consentite solo nei casi stabiliti dalla legge. In primo luogo, il codice di procedura civile precisa che sono impignorabili gli oggetti sacri, legati al culto, l’anello nuziale, i letti, gli armadi, ecc.. Nel nostro ordinamento purtroppo non sono ammessi strumenti di tutela patrimoniale perché sarebbero in contrasto con quanto delineato dal Codice civile. Esistono però soluzioni giuridiche da cui derivano comunque effetti di protezione. Una delle forme di limitazione concesse dalla legge è l’accettazione dell’eredità con beneficio di inventario che consente ad un erede di accettare quanto ha ricevuto senza intaccare la propria patrimonialità. Altra forma di tutela indiretta è rappresentata da patrimoni destinati, cioè quella parte di patrimonio posta sotto vincolo. Un esempio può essere il fondo patrimoniale che permette di isolare determinati beni per far fronte ai bisogni della famiglia. È anche possibile destinare beni immobili a favore di anziani, disabili, della pubblica amministrazione: tutte situazioni meritevoli di tutela. Le possibilità di tutela sono dunque svariate, principalmente in ambito assicurativo: fondi pensione, polizza vita, trust, affidamento fiduciario. A questi, possiamo aggiungere anche il diritto di abitazione o le donazioni per alleggerire il proprio patrimonio.

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La Temporanea Caso Morte: la conoscevi?

Scritto il 20.04.2022

La TCM (Temporanea Caso Morte) è una polizza vita ancora troppo poco conosciuta, ma che presenta notevoli vantaggi sia per una famiglia che per un’azienda. Scopriamoli insieme! Le polizze vita, come la temporanea caso morte (TCM), hanno come caratteristica principale l’erogazione, da parte della Compagnia di Assicurazione, di un capitale o di una rendita che viene conferita al verificarsi di un evento attinente alla vita umana. I protagonisti della TCM sono quindi i seguenti: la compagnia assicurativa che decide se assumere il rischio o meno il contraente, colui che sottoscrive il contratto (persona fisica, giuridica, ecc..) l’assicurato che può essere sempre e solo una persona fisica i beneficiari che possono essere come nel caso del contraente (persone fisiche, giuridiche, ecc..) All’interno di una pianificazione patrimoniale, questo tipo di strumento assicurativo è molto prezioso, soprattutto quando lo abbiniamo ad un testamento. Vi segnalo quindi vari casi in cui questa copertura si rivela davvero importante. La TCM può essere una soluzione che permette di coprire determinate spese, offrendo un capitale in caso di patrimonio poco liquido e magari con vari immobili. Nel caso di figli minori, la TCM può essere una soluzione utile per assicurare un capitale da destinare alla crescita dei figli nel caso uno dei genitori venisse a mancare. Anche nelle aziende può essere utilizzata per far fronte alle emergenze che si verificano nel caso venga a mancare una figura chiave dell’azienda. È inoltre uno strumento da usare per far fronte alle pretese di quelli eredi che magari hanno ricevuto meno eredità: il De Cuius potrebbe farmi ricavare la somma per liquidarli attraverso il beneficio di una polizza. Tra i notevoli vantaggi, c’è sicuramente la possibilità di proteggere il patrimonio, in quanto le somme erogate dalla compagnia al beneficiario sono insequestrabili, impignorabili e non rientrano nell’asse ereditario. Le somme gli spettano dunque per contratto e questo significa che il beneficiario, qualora decidesse di rinunciare ad un’eventuale eredità, può comunque contare su un capitale. Un altro vantaggio fiscale da segnalare è che il contraente può detrarre una parte delle somme versate. Il consiglio principale che posso dare nella designazione dei beneficiari è quello di indicarli con nome, cognome e codice fiscale in modo da non essere troppo generici con la dicitura “eredi legittimi”. Ecco quindi spiegata la notevole importanza della copertura TCM, uno strumento poco conosciuto e utilizzato dalle famiglie e dalle aziende.

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Cosa significa essere “un buon padre di famiglia”? No, non ha niente a che fare con lo stato famigliare, ma con le scelte di investimento.

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  • Titoli di Stato, Spread e Tassi di i
Scritto il 11.04.2022

L’inflazione è un problema reale in Italia: per troppo tempo, si è creduto che lasciare i propri soldi sul conto corrente in attesa dei tempi migliori (quali, esattamente?) fosse la scelta più giusta per la propria famiglia. Non è così: gestire i propri risparmi affidandosi a un consulente professionista e investirli a seconda dei propri obiettivi è l’unica scelta per proteggere il futuro della propria famiglia. Due anni di cambiamenti dirompenti e ancora troppe persone adottano la strategia dell’immobilismo in attesa di tempi migliori. A scuola ci hanno insegnato il comportamento del “buon padre di famiglia”: colui che adotta una condotta finalizzata al godimento e alla conservazione delle cose. La diligenza del buon padre di famiglia rappresenta una metafora della nostra società e può essere utilizzata anche per la gestione del proprio patrimonio famigliare. Per circa 40 anni gli italiani hanno attuato questa diligenza acquistando immobili e finanziando il debito italiano (Bot, Btp, ecc.), quando a un certo punto, gli immobili (salvo particolari casi) diventano molto costosi nella gestione o perdono valore con il tempo. Così, Bot e Btp diventano un investimento antieconomico e non riescono neanche lontanamente a reggere il passo con l’inflazione. In questa situazione, buona parte degli italiani ha scelto di lasciare i propri soldi sul conto in attesa di tempi migliori pensando, così, di fare una scelta giusta nell’interesse della famiglia. Prova di questa scelta comune è l’incremento graduale degli italiani negli ultimi 10 anni fino arrivare ai livelli record dell’ultimo anno (oltre 1800 miliardi!) Per molte di queste persone questa è la scelta più conservatrice che dà maggiore sicurezza: ma solo all’apparenza è così. In realtà, se l’inflazione attuale in Italia dovesse rimanere costante al 7% per i prossimi 10 anni, il potere di acquisto del denaro si ridurrebbe del 50% circa; se lo calcoliamo per i prossimi 15 anni, si riduce di poco meno del 65%. Insomma, paradossalmente chi pensa di comportarsi da buon padre di famiglia sta dilapidando le risorse proprie e dei propri figli in maniera estremamente rapida. D’altro canto, questi dati vanno associati alla bassa cultura finanziaria degli italiani: da un recente studio della Banca d’Italia sull’educazione finanziaria emerge che gli italiani, pur essendo dei grandi risparmiatori, non sanno come far fruttare il denaro. Ad aggravare questa situazione molte persone molto patrimonializzate preferiscono fare scelte in autonomia invece di affidarsi ad un consulente, facendo però danni enormi. Questo trend sta cambiando lentamente e ad avvalorare questo cambiamento c’è la crescita delle reti di consulenza finanziaria negli ultimi due anni, ma ancora c’è molto da fare in termini di educazione finanziaria (ad esempio nelle scuole o per le fasce più patrimonializzate). Lancio così un accorato invito ad evitare l’immobilismo e ad affidarsi a un consulente esperto per sfruttare il treno dell’economia reale che negli ultimi 10 anni ha corso come non mai. I risparmi sono fonte di opportunità e devono essere messi a lavorare per noi: questo significa essere un “buon padre di famiglia”.

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Verso l’Earth Day 2022: a che punto siamo?

Scritto il 04.04.2022

Siamo nel mese della Giornata mondiale della Terra: mai come oggi tutti abbiamo il dovere – e la necessità – di essere consapevoli delle conseguenze a cui andremo incontro se non agiamo fin da subito. Le componenti ambientali, economiche e sociali della sostenibilità non vanno intese come separate, anzi sono interesse tra loro e solo raggiungendo i traguardi prefissati dall’Agenda 2030 possiamo davvero cambiare il nostro futuro. La prima grande manifestazione di protesta in difesa dell’ambiente risale al 22 Aprile 1970 e, da quella data, sono nati numerosi movimenti ambientalisti. Tuttavia, negli anni abbiamo accantonato e sottovalutato la questione sviluppo sostenibile. Il 22 aprile è una data importante in quanto è la giornata mondiale della Terra, che celebriamo tutt’oggi. In questi anni la popolazione è diventata più consapevole, soprattutto le generazioni più giovani, di quello che stiamo perdendo ed è quindi il momento di riprenderci il futuro. Tra le richieste fatte alle istituzioni mondiali c’è quella dell’eliminazione del fossile a livello globale entro il 2050: affinché si produca un vero cambiamento, la transizione energetica deve essere effettuata su scala globale. Se restassimo a guardare, nel 2050 avremo una temperatura globale più alta di circa 2° C, ci sarà più plastica che pesci negli oceani, metà dei ghiacciai scompariranno, il livello dei mari sarà sempre più alto e anche noi faremo fatica a sopravvivere in tali condizioni. È quindi il momento di agire. La sostenibilità va declinata in tre componenti diverse: Sostenibilità ambientale Sostenibilità economica Sostenibilità sociale I 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono una serie di obiettivi interconnessi definiti dall’organizzazione delle Nazioni Unite al fine di ottenere un futuro migliore e sostenibile per tutti: sono conosciuti anche come Agenda 2030, un documento ratificato nel 2015 da tutti i Paesi membri che possono quindi costruire una strategia che ci conduca a uno sviluppo sostenibile ambientale, economico e sociale. A livello ambientale, uno dei goal più importanti è sicuramente il numero 13 che promuove la lotta ai cambiamenti climatici i cui effetti non sono più silenziosi né opinabili, ma ormai evidenti. Siamo già in deficit: consumiamo più di quanto produciamo. Le strategie in campo sono sostanzialmente due: Di adattamento (resilienza): interventi atti a ridurre i danni già prodotti, di prevenzione e gestione dei rischi ambientali Di mitigazione: mirano a ridurre o eliminare le fonti inquinanti, come il processo di decarbonizzazione Per quanto riguarda la sostenibilità economica, una strategia molto valida è rappresentata dall’economia circolare: si tratta di un sistema in cui i valori dei prodotti e dei materiali si mantengono il più a lungo possibile e in cui i rifiuti e l’utilizzo delle risorse sono minimizzati; quando il prodotto ha terminato il suo ciclo vitale, le sue risorse vengono mantenute nell’economia al fine di riutilizzarle in altro modo e ricreare valore. L’economia circolare si propone quindi di ripensare a valle e a monte l’intero ciclo produttivo per ridurre gli sprechi e dare nova vita a ciò che chiamiamo rifiuto, portando vantaggi non solo ambientali ma anche economici. Sarà una grande alleata per il raggiungimento di maggiore sostenibilità. La sostenibilità sociale rimane sempre un po’ in ombra rispetto alle prime due componenti. Eppure, mai come ora bisogna parlarne: abbiamo da un lato il generation gap, con i giovani che si troveranno a vivere in un contesto di opportunità, di condizioni sanitarie, ambientali ed economiche in diminuzione; dall’altro lato, abbiamo crisi climatiche ed economiche che provocano migrazioni forzate verso i Paesi più sviluppati che dal canto loro si trovano a vivere un grande squilibrio demografico con un evidente invecchiamento della popolazione e una diminuzione della manodopera. Creare un ambiente di lavoro rispettoso delle unicità di ciascuno è l’unico modo per creare una società libera che garantisca gli stessi diritti a tutti; valorizzare la diversità e promuovere l’inclusione significa incoraggiare ognuno ad esprimere le proprie qualità ed esperienze affinché ognuno dia il proprio contributo. Un altro mezzo importante nell’ambito della sostenibilità è la digitalizzazione, su cui io stesso punto molto. Si tratta di una modalità di lavoro che permette di produrre molti meno documenti cartacei risparmiando così carta ed emissioni. Grazie alla digital transformation, molte attività stanno convertendo il proprio modo di lavorare, potendo conservare i dati in formato digitale, un metodo più comodo da consultare e preciso. L’accesso può essere fatto ovunque e in qualunque momento. Ecco, quindi, che digitalizzare un’azienda significa dare valore aggiunto alle informazioni e ai processi gestiti da un sistema unico e condiviso fra più utenti. Tuttavia, per l’Italia, ci vorrà tempo per raggiungere il livello di digitalizzazione di altri Paesi. Ogni singolo cittadino può dare il proprio contributo alla causa, non c’è più tempo di aspettare, dobbiamo agire già da ora.

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