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La Voracità energetica della tecnologia, cosa ci aspetta?
Scritto il 01.10.2024Dato la pervasività della tecnologia nella vita della quasi totalità della popolazione mondiale, potremmo definire la società in cui viviamo una Società post industriale neotecnologica. Ogni processo economico, dalla produzione (meccatronica ) al commercio (e-commerce) , passando dalla logistica e persino l’intrattenimento è pervaso dalla tecnologia che costituisce un eccezionale motore di sviluppo e come tutti i motori per funzionare ha bisogno di carburante e il carburante della tecnologia è l’energia. I processi tecnologici quali l’elaborazione dei Big Data, la Blockchain, fino alla più recente Intelligenza Artificiale richiedono complesse e innumerevoli quantità di energia da dare in pasto a server e processori sempre più potenti e capaci di crescenti capacità computazionali di elaborazione dati. Questo sviluppo è stato oggetto di studi da parte di Gordon Moore , co-fondatore di Intel, che nel 1965 cercò di quantificare con una buona approssimazione la dinamica dello sviluppo della capacità computazionale degli elaboratori e quindi dei processori considerando un raddoppio dei transistor presenti in ogni processore ogni due anni e il conseguente raddoppio dell’utilizzo di energia. Secondo quella che passa sotto il termine “Legge di Moore” il livello di sviluppo dei processori garantisce il raddoppio della capacità di calcolo ogni 2 anni, permettendo allo sviluppo tecnologico di crescere in termini esponenziali, questa legge si è confermata dal 1965 (anno di definizione della legge) ad oggi anche grazie alla riduzione dimensionale raggiunta dai microchip e dall'impatto dell'Intelligenza Artificiale A crescite computazionali “esponenziali” fanno eco crescenti necessità di energia necessarie per far funzionare tali macchine e in un’epoca dove la quantità di energia producibile e sopratutto l’impatto che questa produzione ha sull’ecosistema mondiale in termini di sostenibilità è oggetto di importanti valutazioni non possiamo prescindere dal considerarne gli impatti generali e i risvolti anche sugli investimenti. Possiamo quindi dedurre che la domanda di energia globale mondiale anche grazie all’apporto del settore tecnologico rimarrà elevata (tendendo ad aumentare) e dovrà essere prevalentemente di tipo “sostenibile” , proveniente da energia rinnovabile o con contenuti impatti ambientali, tutto ciò richiede elevati e costanti investimenti nel tempo. Consapevoli della loro inclinazione energivora , i “Big” della tecnologia si sono attivati per non vanificare gli impegni presi in ambito di sostenibilità, finanziando e sostenendo importanti progetti per accelerare lo sviluppo di nuove fonti di energia pulita. Google per esempio sta collaborando con una azienda di servizi pubblici in Nevada che ricava energia attraverso la geotermia del sottosuolo, in Carolina la stessa Goolge in partnership con Amazon e Microsoft sta lavorando con Duke Energy per lo studio e la realizzazione di piccoli reattori nucleari di nuova generazione. Interessante anche la scelta di Meta (ex facebook) che è attiva nello sviluppo di utilizzo di energie rinnovabili attraverso la creazione di una partnership con una start up per sviluppare progetti di produzione di energia geotermica nell’ovest del paese e nelle Hawaii. Anche nel settore delle batterie c’è molta attenzione e fermento, in particolare nello sviluppo e nella produzione di batterie capaci di accumulare e mantenere per giorni energia prodotta attraverso fonti “pulite”. In questo ambito si distingue il settore di mercato dei sistemi Bess (Battery energy storage system) che secondo una recente analisi di McKinsey è atteso ad uno sviluppo che prevede che esso raddoppi a quota 120-150 miliardi di dollari entro il 2030, rispetto ai livelli globali raggiunti a fine 2022.. E’ evidente che le dinamiche che interessano il settore tecnologico influenzeranno molto la modalità e la velocità di sviluppo delle economie, determinando successi e insuccessi aziendali dei diversi attori della “ Società post industriale neotecnologica”. L’importanza e l'impatto mondiale dello sviluppo economico del settore tecnologico è tale che l’aspetto specifico legato all’impatto sulla domanda di energia e sulle fonti di produzione della stessa energia rappresenteranno elementi importantissimi nei prossimi decenni e devono essere tenuti in considerazione anche nell’ambito degli investimenti visto che producono molti effetti su diversi settori produttivi e ambientali. Chiediti allora : quanto pesa e quanto dovrebbe pesare il settore tecnologico nel tuo portafoglio di investimento ? in che modo nei tuoi investimenti tieni in considerazione il settore relativo alle fonti di energia ? con quali strumenti stai approcciando il settore ? o nel caso lo voglia fare, con quali strumenti e con che modalità puoi inserire questo tema nel tuo portafoglio ? Parliamone...
Continua a leggereCripto, il prezzo della libertà
Scritto il 22.12.2022Ci sono voluti quasi una decina di anni di anonimato o perlomeno di crescita sottotraccia prima che il grande pubblico si avvicinasse al mondo delle criptovalute, la più nota fra tutte, il Bitcoin nasce infatti nel 2008 e le prime quantità “minate” vedono la luce nell'anno successivo. A quel tempo i miners con ogni probabilità erano i soli detentori di criptovalute e rappresentavano più che una community , una sorta di limitato e chiuso gruppo di nerd informatici un pò visionari e un po' stravaganti. La specificità di questo gruppo unita al tecnicismo sottostante del processo di creazione di criptovalute di cui la blockchain rappresenta la struttura portante ha confinato per diverso tempo tutto il settore al margine degli interessi di masse di utenti e con loro l'interesse dell'opinione pubblica . Ancora oggi il tecnicismo della blockchain e le caratteristiche degli algoritmi informatici alla base della creazione delle criptovalute restano riservati ad una elite di operatori , non così la diffusione. Oggi, la negoziazione e detenzione delle criptovalute è divenuta una attività svolta da crescenti masse di popolazione appartenenti per lo più alle nuove generazioni. In altri termini, molti detentori di criptovalute ( il termine risparmiatori lo trovo inadatto) agiscono come acquirenti o venditori utilizzando specifiche piattaforme di negoziazione, senza avere una minima idea delle caratteristiche delle diverse criptovalute, delle variabili che ne determinano le oscillazioni nei valori, della solidità del sistema delle piattaforme di negoziazione, della validità delle blockchain alla base delle singole cripto, ecc., assimilando le criptovalute in qualche misura a “speciali” e più moderne valute, al pari di Euro, Dollari o Franchi . Nulla di più sbagliato e pericoloso. Tutta la narrazione venutasi a sviluppare intorno alle criptovalute ha concorso ad allontanare ulteriormente dalla comprensione umana l'intero settore. Secondo questa narrazione le criptovalute rappresentano il nuovo e “universale” valore di pagamento mondiale, grazie al quale possiamo acquistare e vendere beni e servizi in totale anonimato e pagare in tempo reale senza necessità di intermediari (banche o operatori del sistema finanziario) che lucrano con elevate commissioni sulle transazioni finanziarie, con le cripto possiamo agire nel mondo materiale e nell'immateriale ottenendo dei diritti di utilizzo attraverso token, scambiabili e fruibili in totale libertà e rapidità.... e naturalmente in contesto totalmente anonimo . Sembra l'Eldorado, ma siamo sicuri che le cose stanno così ? Questa libertà ha un prezzo ? Non solo ha un prezzo, ma ha anche conseguenze tutt'altro che trascurabili di cui dobbiamo assolutamente e rapidamente prenderne atto , vediamone alcune . Lo scambio di criptovalute avviene all'esterno del sistema finanziario mondiale, le cripto sono negoziate e scambiate su apposite piattaforme e conservate non in conti bancari ma in portafogli (wallet) informatici custoditi da password personali in spazi gestiti da apposite società la cui attività non è regolamentata da un organismo centralizzato che offra garanzia di ultima istanza, quali invece sono le banche centrali per le valute nazionali ($,Eur, £, ecc). Ciò espone l'investitore ad un livello di garanzia limitata , se ne sono accorti gli operatori del sistema operanti attraverso FXT la piattaforma di scambio di criptovalute che è implosa quest'anno generando un buco di 30 miliardi di dollari situazione che è successiva al crack delle stable coin Terra/Luna della piattaforma Block FI. A differenza che per il sistema bancario, nell'ambito delle criptovalute non esiste una “Banca Centrale” che funga da garante ultimo per il detentore di valute, pertanto le vittime di questi crack non hanno autorità a cui appellarsi. Propio la non dipendenza da unità centrali accentratrici e regolamentate ha sempre rappresentato un punto di forte impatto emotivo per lo sviluppo delle criptovalute, punto che però come vediamo non è scevro da controindicazioni. Un'altro aspetto importante relativo alle criptovalute è quello legato alla differenza fra gli elementi che ne determinano il “valore” e quelli che ne concorrono a formarne il “prezzo”. Distinguo le due cose, perchè il prezzo di una valuta (cripto comprese) è ottenuto dall' equilibrio fra domanda ed offerta del mercato, mentre il valore è funzione di altri parametri, che nel caso delle valute canoniche è funzione dell'entità delle riserve della banca centrale emittente, dei livelli dei tassi di interesse , della quantità di moneta circolante e dalla forza economica in termini di PIL del paese emittente , il valore delle criptovalute invece è definito essenzialmente da 2 entità : 1- la validità e utilità dell'algoritmo relativo alla blockchain, che rappresenta un elemento noto esclusivamente agli addetti ai lavori (esperti informatici) ; 2- dalle risorse necessarie per risolvere gli algoritmi crittografici della blockchain che permettendo la chiusura di un blocco di informazioni generano come “pagamento” per i miners la criptovaluta. In questo ambito sono determinanti i costi delle apparecchiature (server e computer) che eleborano i processi informatici criptati necessari per generare criptovalute, ma entrano anche i costi dell'energia necessaria per i molteplici processori impegnati . A questo proposito si pensi che 12 mesi fa la creazione di un Bitcoin richiedeva un costo di energia elettrica di circa eur 10.000 per singolo Bitcoin , provate ad immaginare oggi e in futuro con i costi dell'energia lievitati quale impatto questi possano avere sulla convenienza nell'attività estrattiva di Bitcoin da parte dei miners. Garante della forza della criptovaluta è la forza dell'algoritmo sottostante, la sua capacità di poter incrementare nel tempo il numero di transazioni sicure e non hakerabili, l'adesione al suo protocollo da parte di diverse entità, la sicurezza e il processo di validazione delle transazione da parte dei partecipanti al processo di soluzione dell'algoritmo, come vediamo tutte cose lontane dai fondamentali economici finanziari delle valute canoniche . Ma l'aspetto forse più “rivoluzionario” promesso dalle criptovalute sta nella loro capacità di essere fuori dal sistema finanziario, lo scambio di criptovalute è libero e non necessita intermediari (banche) garantisce ai possessori l'anonimato ( e ciò le rende potenzialmente oggetto di sottostante attività criminose) solo l'algoritmo e i partecipanti alla sua elaborazione e soluzione hanno titolo a “minare” nuove criptovalute che chiunque potrà comprare e negoziare su piattaforme dove coperti da anonimato i partecipanti si scambiano criptoasset . Potrebbe esistere nel mondo uno o più milionari in criptovalute che protetti da totale anonimato possono dedicare le propie ricchezze allo sviluppo di progetti criminali non facilmente perseguibili. Per questo motivo, la forza rivoluzionaria delle criptovalute si sta rivelando anche un limite, la libertà ha un prezzo, lo sanno bene gli oltre 1 milione di creditori truffati (di cui 100.000 solo in Italia) dalla piattaforma di scambio di criptovalute FXT protagonista di un crack finanziario per 30 miliardi di Dollari (paragonabile alla truffa Madoff del 2008 ) privi di tutela da parte di una unità centrale garante (non prevista nelle criptovalute) . Detentori truffati che nemmeno sono in grado di provare ad una autorità giuridica la titolarità delle criptovalute rubate loro e data l'anonimità del possesso non sono nemmeno in grado di provare con certezza la consisenza esatta del contenuto dei loro wallets. Non c'è che dire, la Cripto libertà mai come oggi pretende un prezzo. Siamo sicuri di voler correre il rischio di barattare l'anonimato sullo scambio di criptovalute con la titolarità dei nostri conti correnti ed investimenti depositati in istituti di credito? Siamo consapevoli dei rischi che corriamo beneficiando della non applicazione di imposte sugli strumenti digitali negoziati, rispetto all'imposizione fiscale a cui sono soggetti i nostri investimenti “tradizionali”? E ancora, quanto vale la pesantezza del controllo bancario unita alla garanzia offerta dalle banche centrali sui depositi in valuta (cartacea o digitale) che giacciono sui nostri conti bancari, nei nostri portafogli di pelle o nelle nostre carte di credito pronti ad essere spesi, rispetto alle criptovalute giacenti in un portafoglio digitale il cui smarrimento delle password di ingresso corrisponde alla impossibilità di recuperare l'intero contenuto ? La criptolibertà ha un prezzo, devi conoscerlo per accettarlo.
Continua a leggereChi ha paura della recessione ?
Scritto il 26.07.2022Il nostro tempo macina gli eventi ad una velocità tale da rendere difficile alla gente comune una ragionata analisi della situazione corrente che permetta di realizzare interventi correttivi adeguati o di ipotizzare azioni preventive atte a scongiurare dinamiche indesiderate. L'economia non fa eccezione, nella seconda metà del 2021 l'attenzione degli osservatori economici si concentrava sulle buone e “sostenibili” prospettive economiche post pandemiche sostenute anche da crescite dei titoli tecnologici a livelli storici. Argomenti importanti che avrebbero meritato una analisi più approfondita e avrebbero dovuto autorizzare, almeno da parte dei risparmiatori, riflessioni sulle dinamiche future. Ma come sappiamo, non siamo “ un paese per pensatori” e quindi invece di soffermarci sulle criticità del momento, ci siamo lasciati coinvolgere dai nuovi temi da dare in pasto ai tuttologi del momento , ciò nel costume e anche in economia, ed ecco allora che dalla fine del 2021 i temi di interesse mutano, compaiono sulla scena economica due nuovi argomenti del momento : Il mantenimento del Superbonus edilizio e l'inflazione che comincia a mordere, anche se per molti osservatori questa sarebbe dovuta essere transitoria e non duratura . L'impatto sul debito italiano e i mal di pancia politici per l'onerosità del “Bonus casa” mette a rischio proroghe e operazioni programmate, l'argomento ha l'effetto di monopolizzare l'attenzione di mass media (e quindi dell'opinione pubblica ndr) nella parte finale del 2021, con l'effetto di trascurare di approfondire temi precedenti importanti , quali la sempre più chiara spinta inflazionista che affonda le sue radici nel recente passato e che presto mostrerà in maniera inequivocabile i suoi effetti su consumatori e produttori mondiali. Ma non c'è tempo, chi si ferma è perduto. Dal marzo 2022 la guerra Ucraino/Russa offre un inatteso e improvviso evento cattura l' attenzione pubblica coprendo l'interesse in maniera quasi totale per almeno 2 mesi di molti avvenimenti economico sociali degni di nota, uno su tutti la migliore implementazione in Italia ed in Europa degli investimenti del piano PNNR. Arriviamo ad oggi, dove domina la crisi di governo nazionale che si affianca prepotentemente al nuovo tema economico relativo alla paura di cadere in recessione. Oggi ci si domanda : le economie entreranno in recessione? ..se si quali paesi verranno colpiti ?, ..e che tipo di recessione avremo. Ritengo questo tema degno di un approfondimento in quanto strettamente legato agli avvenimenti sopra evidenziati, ma dotato di una sua specifica caratterizzazione che deve essere assolutamente presa in considerazione dagli investitori. Circoscriviamo l'argomento, con il termine recessione mutuandola dall'Enciclopedia Treccani si intende : Fase del ciclo economico identificata da una riduzione del livello dell'attività economica aggregata, misurata tipicamente dal PIL, in almeno 2 trimestri consecutivi. Non siamo macchine e quindi i nostri livelli di produzione nel tempo sono variabili e condizionati da diversi fattori inerenti la nostra società. In primo luogo ritengo importante evidenziare che il “naturale” sviluppo delle nostre società, direi delle stesse civiltà si muove in una alternanza fra periodi di sviluppo e periodi di contrazione. In passato a periodi cupi e di crisi si sono succeduti tempi di sviluppo importanti che poi a loro volta hanno anticipato altri momenti di crisi. Quando parlo di sviluppo lo considero nella sua eccezione ampia di progresso culturale, economico e perchè no, anche scientifico. L'economia è una scienza sociale così come lo è la finanza e per questo motivo soggette a dinamiche propie strettamente legate all'agire umano. Per certi versi le “crisi” alle quali possono appartenere le recessioni sono insite nella storia dell'uomo e molto spesso rappresentano il punto di reazione per una spinta al successivo sviluppo. Guardando in questi termini la recessione riusciamo probabilmente a coglierne il valore positivo e necessario che esprime, cercherò di esporne schematicamente alcuni aspetti nell'ambito economico-finanziario. 1- In recessione le aziende elaborano nuovi e più efficienti modalità produttive con lo scopo di sopravvivere prima e crescere poi, generalmente nei periodi recessivi si ottimizza l'utilizzo delle risorse e si pongono le basi per importanti scoperte ; 2- le recessioni permettono il ricambio generazionale e la nascita di innovativi settori e modalità produttive (es. energie rinnovabili, evoluzioni dettate da Internet, ecc) ; 3- le aziende meno organizzate escono dal mercato a favore di quelle orientate al cliente; 4- In finanza il calo dei prezzi dei titoli apre delle opportunità di investimento profittevole ; Di contro in periodi di espansione il processo produttivo è meno efficiente, il livello dei prezzi dei titoli tende a sopravvalutare creando delle “Bolle” nei valori, in questi periodi poi non si elaborano politiche economiche di ottimizzazione o risparmio delle risorse, insomma, in altre parole spesso per dare il meglio di se una società deve essere messa in crisi e le recessioni rappresentano una sorta di sistema immunitario che reagisce alle circostanze negative del ciclo economico producendo “anticorpi” che in questo caso rappresentano le basi sulle quali costruire nuovi periodi di progresso, o nel caso dei titoli di investimento, per raggiungere nuovi massimi !. Non temiamo la recessione, piuttosto cerchiamo di capire cosa l'ha prodotta e quale sia il miglior metodo per superarla investendo nelle più promettenti attività future. “ Diverse sono le vie per ottenere rendimenti, tutte però passano da una crisi ” RF
Continua a leggereLa regola della domanda e dell'offerta"
Scritto il 07.06.2022Nelle nostre scelte di investimento ricordiamoci che operiamo su mercati regolati dalla legge domanda e dall'offerta sfruttiamo, non subiamo questa regola. Non c'è che dire, il susseguirsi degli eventi nella nostra società appare sempre più vorticoso e rapido, i contesti economici e sociali variano con grande rapidità e spesso per molti di noi è difficile reggere il passo con il progresso . Le ampie funzionalità dei nostri apparecchi telefonici spingono all'utilizzo compulsivo dei social media, le potenti reti comunicative ci innondano di informazioni delle quali non sappiamo comprenderne la veridicità, in questo contesto gli eventi inattesi di ogni genere ( inflazione, eventi bellici, carestie, ecc) hanno l'effetto di produrre una costante tensione ansiogena nella nostra esistenza che spinge enormi masse di uomini verso pensieri unici più o meno direzionali limitando, quando non annullando completamente la capacità critica dell'uomo. Quali effetti comportano queste dinamiche sul risparmiatore ? Farsi condurre dalla “preoccupazione contingente” rappresenta un forte limite anche nelle scelte di investimento del risparmiatore che si rischia di approcciarsi agli investimenti con atteggiamenti schizzofrenici, comportandosi da temerario quando deve essere guardingo o lasciandosi assalire da un immobilismo granitico quando invece si palesano opportunità di investimento delle quali approfittare. Del resto l'investitore è un essere umano e come tale è soggetto a comportamenti condizionati dalla propia personalità e dalle specifiche percezioni che determinano le scelte di investimento e ciò è cosi chiaro ed evidente da aver dato vita ad una branca specifica di studi definita : Finanza Comportamentale. La Finanza Comportamentale è una componente dell'economia comportamentale e analizza gli effetti della psicologia e dei pregiudizi cognitivi nell'ambito finanziario. È una disciplina importante che integra gli studi economici classici e può essere utile a ottimizzare la gestione del risparmio e degli investimenti. Un elemento sul quale vorrei concentrare l'attenzione oggi e che ritengo fondamentale nelle scelte di investimento di ognuno è l'importanza dell'analisi del meccanismo di domanda e offerta . Perchè è importante partire dall'analisi del meccanismo di domanda e offerta per investire ? Ogni strumento finanziario, ma potrei dire ogni bene che acquistiamo è parte integrante di un mercato, dove esiste un venditore e di contro un potenziale o “interessato” compratore. Tanto più un bene sarà richiesto, tanto più il suo valore tenderà ad aumentare o di contro tanto più aumenteranno i produttori di tale bene che vorranno realizzare profitti vendendoli sul mercato. Nell'ambito dei mercati finanziari il successo degli investimenti effettuati è strettamente legato all'apprezzamento futuro del bene da parte dei potenziali acquirenti, in altre parole per avere successo in questo settore è fondamentale effettuare previsioni future sulla scorta di una analisi razionale e alcune volte anche un pochino visionaria (ma non troppo!) . In altre parole, prima regola dell'investitore comprare prima che l'investimento si apprezzi vendere prima che si svaluti. Come comprendere quale è il momento giusto per comprare o vendere ? La prima regola sopra citata potrebbe sembrare una banalità, ma in realtà nella sua semplicità racchiude l'essenza di considerazioni più o meno articolate che ogni investitore, o meglio ogni consulente dovrebbe fare prima di mettere in atto una strategia di acquisto o vendita. Quindi prima di mettere in atto qualunque azione è importante avere una chiave di lettura e farsi una idea della situazione attuale, analizzando dati economici contingenti relativi all'investimento preso in esame ( PIL nazionale, rapporto P/Utile del titolo , tassi di interesse vigenti , indebitamento, ecc) ma sopratutto si deve possedere una visione futura almeno di medio termine che mi autorizzi un certo ottimismo sulle scelte di investimento e che resistano ai possibili e naturali shock che possono in qualche misura ridimensionare ( ma non cancellare) i risultati attesi , questa è la seconda regola. Conoscere le variabili che influenzano la domanda e l'offerta attuale e prospettica di un mercato rappresenta un punto fondamentale di forza nelle scelte di investimento, se tale analisi è ben fatta e ben strutturata, resisterà anche alle eventuali turbolenze che incontrerà nella propia strada. Quanto è importante cogliere i trend principali per realizzare scelte di investimento profittevoli ? Molto! E lo voglio esprimere con un esempio. In allegato vi propongo il grafico dell'indice NASDAQ americano, il mercato dove sono trattati i titoli tecnologici di vari settori innovativi (Internet, Biotech, ecc) Nel 2000 per effetto della cd “Bolla di Internet” per cui i titoli tecnologici avevano conosciuto un apprezzamento stratosferico, il mercato crollò, l'indice passò da 4000 punti a 1000 in due anni. In quel momento nel mondo era in atto una potente rivoluzione dettata dall'innovazione tecnologica: Internet apriva a prospettive di comunicazione e di commercio ad altissimo potenziale, nel 2001 si compirono enormi risultati nella decifrazione del Genoma Umano arrivando allora al 92% (raggiunto oggi il 100% della catena) i sistemi di comunicazione passavano all'innovativo standard GSM che ampliava di molto le potenzialità delle comunicazioni via etere, ...tutto ciò avrebbe dovuto far capire a molti investitori di lungo periodo che si stavano aprendo frontiere di sviluppo enormi, ...eppure l'indice Nasdaq passò da 4000 a 1000 e molti investitori abbandonarono per sempre i loro investimenti. Tuttavia il forte ridimensionamento dei portafogli degli investitori, non riuscì a scalfire la forza del trend tecnologico e chi (allora apparso forse un visionario) mantenne e incrementò gli investimenti ha ottenuto un grande ritorno. L'indice soffrì per diversi anni, riprese il suo valore di 4000 punti solo alla fine del 2014, ma oggi, all'indomani di una fase di ribasso ne quota circa 12.000!, la forte domanda di beni e servizi legati alla tecnologia ha prodotto questi risultati storici. Le stesse considerazioni vanno fatte nell'ambito dei titoli di debito , le obbligazioni. La scelta delle obbligazioni non può prescindere dalla solidità attuale e prospettica del debitore ed è molto importante in questo ambito cogliere in tempo le evoluzioni delle dinamiche dei tassi di interesse, di inflazione e anche della sostenibilità del debito dell'emittente, pensate che all'inizio del secolo scorso l'Argentina figurava fra i paesi più ricchi al mondo mentre fino alla metà degli anni 60 la Cina aveva un reddito procapite in linea con i paesi poveri del mondo !!, anche qui è fondamentale l'applicazione della “Seconda Regola” che potremmo definire come la capacità di leggere gli eventi e coglierne le possibili evoluzioni Comprendere e anticipare i trend del nostro tempo è la più importante risorsa per un consulente finanziario e per il suo cliente e come visto diversi non mancano i temi sui quali confrontarsi. Risorse produttive e domanda in un mondo globalizzato, un tema che riteniamo fondamentale nelle scelte di investimento ? Assolutamente , si fa un gran parlare oggi di guerra e costo delle materie prime, ma voglio sottoporvi un tema che ritengo fondamentale oggi e per il futuro legato alla principale risorsa del nostro mondo. No, non parlo del petrolio o dell'energia, parlo dell'acqua !. Oggi solo il 2% dell'acqua mondiale è utilizzabile per utilizzi legati alla vita dell'uomo (irrigazione campi o per utilizzi igiene personale o colmare la sete) . La popolazione mondiale cresce a ritmi costanti oggi siamo 7 miliardi e nel 2050 sfioreremo i 10 miliardi, quale fabbisogno di acqua richiederà questo sviluppo e quali potrebbero essere i settori nel medio / lungo periodo più interessati a questa forte potenziale domanda ? E voi, ne vedete altri di temi all'orizzonte?..parliamone insieme e implementiamo queste scelte nei portafogli.
Continua a leggereInvestimenti e distribuzione della ricchezza, che correlazione esiste ?
Scritto il 29.03.2022E' innegabile che viviamo una congiuntura economico sociale a dir poco logora e con prospettive cupe. Oggi, possiamo dire che la casa di ognuno di noi è il mondo e non solamente la nazione o la città in cui viviamo, ciò è dovuto alla forte interdipendenza che oggi molte aree del mondo hanno l'una dell'altra. La globalizzazione porta alla ribalta la fragilità del sistema economico fondato sulle delocalizzazioni produttive che per essere efficienti hanno bisogno di stabilità politico/economica che oggi, non solo per effetto del conflitto Ucraino , pare mancare come non mai. Le forti spinte migratorie e la crerscita costante della popolazione mondiale portano alla ribalta il tema della scarsità o almeno del difficile reperimento delle materie prime , necessarie alle industrie produttive di ogni parte del pianeta. Industrie che devono assolutamente confrontarsi con l'impellente necessità di produrre in maniera sostenibile e con un impatto ambientale contenuto, condizione necessaria e forse neppure più sufficiente per garantire o quantomeno preservare un minimo di sviluppo anche per le generazioni future. Tutte queste “sfide” (odio il termine problematiche!) vanno affrontate nell'ambito degli investimenti con consapevolezza e sopratutto con una impostazione mentale preparata ad agire con l'intento di migliorare le condizioni di vita di una sempre più ampia platea di persone partendo dalla situazione contingente senza pessimismi gratuiti o peggio ottimismi infondati. Sempre nella storia abbiamo assistito ad un succedersi di periodi di crescita economico culturale e di progresso con momenti di involuzione e stasi, per questo motivo anche ora che viviamo un periodo critico, dobbiamo preparaci a cogliere al meglio le possibili evoluzioni che una attesa fine del conflitto, piuttosto che i successi nella ricerca o nello sviluppo tecnologico possano palesarsi nelle società. Nell'ambito economico la sola crescita in termini di PIL o di ricchezza non possono essere viste come unico fattore di progresso auspicabile, troppo spesso anche nel recente passato abbiamo assistito a platee sempre più ampie di persone che non hanno beneficiato delle evoluzioni mondiali in termini di reddito o migliori condizioni di vita a scapito di pochi che hanno molto migliorato le propie condizioni . Una forte disuguaglianza nel reddito e nel patrimonio rappresenta per la società un forte freno alla crescita della ricchezza globale, limita il ricambio generazionale e le opportunità di nuove fasce di popolazione di essere protagoniste nello sviluppo di intere nazioni ( quanti Einstein, quanti Kennedy o quanti Steve Jobs stiamo perdendo perchè nati in aree del mondo disagiate ?) . In questo senso c'è ancora molto da fare e come detto è importante per tutti che la prossima ondata di sviluppo si concretizzi in terreni fertili dove sono contenute le disuguaglianze economico sociali che fungono da forti elementi inibitori della crescita. Quali sono allora i paesi che meglio sono posizionati in questo senso ? Vediamo la situazione oggi nel mondo con l'aiuto della mappamondiale del coefficiente di Gini che misura la diseguaglianza nella distribuzione del reddito. I paesi a coefficiente di Gini più basso (colore chiaro) sono i paesi dove il reddito è distribuito più equamente. Al contrario, quelli a coefficiente di Gini più elevato sono quelli dove la diseguaglianza nella distribuzione del reddito è maggiore. Da una prima analisi della mappa possiamo trarre un auspicio e allo stesso tempo un motivo di orgoglio per la vecchia Europa che oggi forse con troppa autocritica viene vista in primis dai suoi abitanti e poi dai detrattori come un'area in decadenza non solo economica ma anche “morale”. Dai colori della mappa comprendiamo anche come diverse aree del mondo , pur esprimendo livelli di ricchezza globale non trascurabili (Cina, Russia Sud Africa, ma anche USA e Brasile) ancora non riescono a dare accesso ad ampie fasce della popolazione ai benefici economici della crescita dei PIL nazionali. Purtroppo alcuni paesi non hanno fornito dati e pertanto non sono stati inseriti nell'analisi, tuttavia secondo studi effettuati da organizzazioni non governative quali Oxfam, paesi come l'Arabia Saudita, la Corea Del Nord o diversi stati Africani esprimono forti concentrazioni di reddito e ricchezza che le rendono adorabili nazioni per pochissimi e veri e propri castighi di vita per ampissime fette di popolazione . Questi paesi (ad eccezione della Corea Del Nord nella quale la povertà è piuttosto diffusa contrariamente alla libertà e dove l'analfabetismo è praticamente assente) mostrano livelli di istruzione molto bassi, tassi di mortalità infantili elevati, speranza di vita molto al di sotto della media dei paesi sviluppati e una forte sperequazione delle risorse unita ad una bassa diversificazione delle produzioni industriali ; queste nazioni inoltre importano la stragrande maggioranza dei beni che consumano e hanno una agricoltura molto poco sviluppata ed elevate inefficienze sanitarie. L'economia di questi paesi è concentrata nelle mani di pochi e si sviluppa in poche o pochissime produzioni ( per l'Arabia Saudita per esempio quasi solo per esportazioni petrolio) ciò le rende vulnerabili e spesso governate da dittature o monarchie tutt'altro che progressiste, il peggior substrato per garantire crescite economiche diffuse. Gli aspetti sopra citati, sono molto importanti per l'investitore di lungo periodo che si ponga il problema della sostenibilità dei propi investimenti e della probabilità legata alla remunerazione del capitale investito. Nelle aree dove vi sono migliori condizioni di vita e distribuzioni crescenti del reddito troviamo diversificate competenze, distretti industriali di assoluta qualità e redittività (si pensi alla Silicon Valley americana o al distretto dei mobili in Lombardia o all'area industriale della Baviera in Germania o ai distretti industriali Giapponesi ) . Intorno a queste aree si sviluppano progetti innovativi di urbanizzazioni, la tecnologia è al top di gamma e si sviluppano maggiormente poli produttivi innovativi ( Meditech, piuttosto che studi di progettazione) che rappresentano un substrato ulteriore per lo sviluppo di università o poli di istruzione e ricerca di eccellenza. In quelle aree l'investimento ha più possibilità di fornire ritorni interessanti e di sviluppare ulteriori innovazioni e produzioni apprezzate in tutto il mondo. Buon investimento a tutti.
Continua a leggereLa Strategia long/short, una interessante modalità di investimento
Scritto il 11.11.2021E' noto che l'investitore dinamico privilegia strumenti ad elevata volatilità, quali le azioni o i derivati, mentre l'investitore conservativo preferisce una bassa volatilità dei propi investimenti e quindi si orienta verso obbligazioni o strumenti paragonabili. Generalmente gli strumenti del primo tipo possono realizzare rendimenti elevati nel lungo periodo, esponendo però l'investitore a variazioni del controvalore investito piuttosto marcate nel tempo, si veda il seguente grafico a 5 anni dell'indice azionario Eurostoxx50. Di contro, fino a qualche tempo fa, gli strumenti del secondo tipo, per capirci quelli meno volatili e apprezzati dagli investitori più prudenti garantivano rendimenti stabili, seppur contenuti e predeterminati producendo variazioni contenute del controvalore degli investimenti nel tempo. Ciò fino a qualche tempo fa, perchè oggi le cose non stanno più così, per questa classe di investitori, i rendimenti a breve e medio periodo sono negativi o pari a zero e le oscillazioni del controvalore dell'investimento nel tempo non sono sempre trascurabili (grafico prezzo BTP 2025 nell'ultimo anno). Orfani di una bassa volatilità e di rendimenti apprezzabili anche nel breve/medio periodo questa numerosa categoria di investitori è quanto mai inquieta e sempre alla ricerca di una alternativa all'investimento prettamente obbligazionario. Una possibile soluzione viene , non da uno specifico strumento di investimento, quanto da una tecnica di investimento che da anni l'industria del risparmio ha sviluppato, si tratta della strategia long/short che vado ad approfondire. Un portafoglio long/short è costituito da posizioni su titoli o indici al rialzo (Long) combinate con posizioni di investimento al ribasso (Short) . Le posizioni long sono le più note e naturali per l'investitore, in quanto si tratta di comprare un titolo o un sottostante , se il sottostante aumenta di valore si ottengono plusvalenze, se il sottostante perde di valore si ottengono minusvalenze. Abbinate a posizioni long, nel portafoglio possono essere presenti anche posizioni short, ovvero operazioni che portano un guadagno nel caso in cui il sottostante su cui si investe perda di valore e viceversa . Queste forme di investimento sono meno note al grande pubblico e “meno naturali” ma permettono per esempio di guadagnare nelle fasi di discesa del prezzo di azioni, indici o materie prime. Così se sono convinto che un mercato azionario sia sopravvalutato e mi aspetto possa calare, ma fra i titoli che lo compongono vi siano titoli molto promettenti e con buoni fondamentali, applicando una strategia long/short, comprerei il titolo promettente e nello stesso momento comprerei anche un derivato o una opzione al ribasso sull'indice di borsa . La strategia long/shortsi presta molto bene anche a ridurre la volatilità di portafoglio, perchè proponendo strategie antagoniste in termini di direzione dei mercati compensa le volatilità al rialzo con quelle al ribasso . Un ulteriore vantaggio della strategia è quello di permettere di ottenere rendimenti anche in presenza di mercati al ribasso, protendo produrre guadagni in ogni condizione di mercato per questo motivo questo tipo di investimenti va preso in considerazione tenendo presente il totale del portafoglio in essere e conoscendo bene i mercati ed i titoli di riferimento. Ricapitolando : le strategie long/short, se ben utilizzate hanno la capacità di contenere la volatilità di portafoglio, permettendo all'investitore di trarre beneficio in qualunque situazione di mercato . A titolo esemplificativo allego un grafico dell'andamento negli ultimi 2 anni relativo ad un fondo che utilizza la tecnica long/short. Sulla scorta delle caratteristiche evidenziate, si comprende che gli strumenti L/S vanno selezionati ed inseriti nel portafoglio degli investitori con modalità ben studiate . Sul mercato esistono diversi strumenti che permettono di operare con strategie long/short, così come esistono diversi prodotti e gestori che implementano tale strategie nei propi portafogli. La varietà dei mercati finanziari e la peculiarità dei prodotti, impone che questi strumenti vadano conosciuti a fondo e analizzati costantemente una volta inseriti in portafoglio, attività questa riservata a professionisti quali i consulenti finanziari , per questo motivo ritengo che l'implementazione di questi strumenti nel proprio portafoglio debba essere fatta con il supporto di uno specialista. Come sempre resto a disposizione per approfondire il tema e eventualmente declinarlo nei portafogli dei miei lettori.
Continua a leggereCome ottenere meno imposte e più rendimento dai propi investimenti
Scritto il 14.07.2021Investire in maniera remunerativa ed efficiente non è mai stata una attività semplice, oggi resa ancora più difficile dai rendimenti o meglio, dai “non rendimenti” offerti da una ampia fetta di investimenti obbligazionari . Il quadro generale è evidenziato nella tabella allegata, che mostra alla fine del 2020 (oggi le cose non sono praticamente cambiate) i rendimenti dei titoli di stato nazionali a seconda delle diverse durate dei titoli selezionati. Per capirci, un investitore che opti per sottoscrivere un titolo di stato francese a 3 anni non solo non riceverà remunerazione, ma avrà garantito una perdita di 0,66% annuale. Va meglio per l'investitore in Titoli del tesoro Italiano che invece limiterà la propia perdita allo 0,17% annuo, tuttavia quest'ultimo se decidesse di investire con una scadenza decennalericeverebbe un rendimento lordo annuo pari allo 0,79% , corrispondente ad un 0,69% annuo netto! ...non certo rendimenti generosi dunque. Se tuttavia il risparmiatore volesse comprare titoli in dollari americani emessi dal tesoro USA, già con una scadenza triennale avrebbe un rendimento positivo (0,18% annuo) ma dovrebbe sopportare i rischi e le opportunità delle variazioni del rapporto di cambio Eur/usd ,... non c'è che dire, con questi presupposti, il campo di azione è tutt'altro che entusiasmante per l'investitore obbligazionario. Di contro gli investimenti alternativi, quali le azioni non offrono rendimenti certi ed espongono il risparmiatore a rischi in termini di minusvalenze poco auspicabili. Con uno scenario di questo tipo, ogni aspetto dell'investimento selezionato dai risparmiatori acquista importanza, un ulteriore ambito rilevante a cui dare il giusto peso sopratutto per gli investitori di medio lungo periodo, è rappresentato dall'aspetto fiscale degli investimenti. Quando selezioniamo i nostri investimenti, non dobbiamo trascurare il peso delle ritenute fiscali a cui sono sottoposti gli investimenti stessi, che determinano la differenza fra rendimento lordoe rendimento nettodei nostri attivi (quello a cui tutti facciamo riferimento). In Italia distinguiamo in termini generali 3 aliquote, una relativa ai titoli di stato, governativi ed equiparati pari al 12,5%, una per i fondi pensione al20%e per la restante casistica che comprende ampie categorie quali le azioni o le obbligazioni societarie trattate con ritenute del 26%. Oltre alle aliquote altri aspetti distinguono le tassazioni sugli strumenti di capitale, individuandone 2 tipologie di reddito tassabile. Il TUIR agli articoli 44 e 45 elenca in maniera precisa i componenti che individuano la categoria dei redditi di capitale , definiti secondo il criterio di cassa e ascrivibili alle cedole delle obbligazioni e ai dividendi pagati dalle azioni. Questo tipo di reddito è considerato una sorta di remunerazione di impiego del capitale ed è certo o prevedibile e comunque legato al titolo che lo genera. Esiste poi un'altra tipologia di redditi prodotti dagli investimenti chiamati redditi diversi. Questi sono definiti agli articoli 67-71 del TUIR, a differenza dei redditi da capitale non hanno stretta attinenza con l'utilizzo del capitale ed hanno una valenza residuale . Nell'ambito finanziario per esempio il cd capital gain generato a seguito di negoziazione di un titolo azionario o obbligazionario rientra in questa categoria di reddito . Chiediamoci ora, perchè è importante sapere se gli strumenti in cui investo generano redditi di capitale o redditi diversi ? La normativa Italiana, nell'ambito dell'armonizzazione dei diversi regimi applicabili al risparmio, prevede per l'investitore la possibilità di compensare le minusvalenze con le plusvalenze generate . Nel sistema dichiarativo ciò avviene per azione dell'investitore che riporta in dichiarazione dei redditi le poste di plusvalenza e minusvalenza e sul saldo pagherà l'imposta, nell'ambito del risparmio gestito è l'intermediario che al termine di ogni periodo di imposta compenserà le partite in plusvalenza e quelle in minusvalenza applicando la tassazione all'investimento globale. Nel regime delrisparmio amministrato(deposito titoli ) sarà l'istituto di credito che agirà (su delega del risparmiatore) come sostituto di imposta del contribuente applicando la tassazione sulle operazioni in plusvalenza e riportando entro 4 esercizi le minusvalenze a compensazione. Attenzione però !, le minusvalenze sono compensabili solo con le plusvalenze dello stesso tipo, ovvero minusvalenze da redditi diversi si compensano con plusvalenze da redditi diversi e non con plusvalenze da redditi di capitale. E' quindi evidente che la buona consulenza deve tenere conto di questi aspetti senza limitarsi a scegliere gli ambiti di investimento tralasciando il trattamento fiscale degli stessi; in altri termini vanno privilegiate scelte che contemplano la possibilità, ove possibile, di realizzare compensazioni fiscali fra strumenti di investimento selezionati , ciò ottimizzerà il risultato finale per l'investitore. Ma il beneficio di una buona selezione degli strumenti di investimento in ambito fiscale è quantificabile e se si quanto pesa sul capitale investito ? Non è facile poter quantificare con un numero il vantaggio per l'investitore nel ottimizzare la scelta degli strumenti di investimento tenendo conto anche della fiscalità, sopratutto per la varietà di strumenti e la complessità della normativa fiscale nazionale. Per fortuna, l'ambito consulenziale finanziario ci viene in aiuto, nel dettaglio, Ebaf Consultig una società specializzata nel settore della consulenza tributaria, si è cimentata nella realizzazione di una app in grado di quantificare il “vantaggio cliente” determinato dall'utilizzo di un investimento in UNIT (dove esiste piena compensazione fra plusvalenze e minusvalenze degli strumenti finanziari) rispetto ad un equivalente investimento (in termini di asset class) in fondi di investimento (OICR) dove esistono minusvalenze e plusvalenze non compensabili. Pur tenendo conto della maggiore onerosità dello strumento Unit rispetto agli OICR, ipotizzato in 0,4% annuo sul capitale investito e per portafogli con volatilità intorno al 6% annuo, con un orizzonte temporale di 10 anni e un turnover di portafoglio del 100% nei 10 anni (considerato un valore medio) il beneficio per l'investitore nell'utilizzo di strumenti fiscalmente più efficienti è pari al 8,26% del capitale , equivalente a 0,82%su base annua. In altri termini se ipotizziamo un investimento iniziale di eur 1.000.000,00il vantaggio annuo in termini di risparmio fiscale è pari a eur 8260 che in 10 anni sono eur 82.600,00, una cifra tutt'altro che trascurabile e che fornisce un chiaro valore al corretto approccio nella scelta degli investimenti anche con attenzione alla fiscalità degli strumenti scelti. La Unit, paga le ritenute una volta sola all'atto del disinvestimento, ecco perchè (linea blu) al termine del periodo subisce un calo repentino, tuttavia tale linea resta abbondantemente sopra il valore degli stessi investimenti effettuati in OICR sui quali vengono periodicamente,all'atto del turnover del portafoglio, le ritenute (linea Rossa) Non trascurare l'incidenza fiscale nelle scelte di investimento, se anche tu vuoi sapere come contenere il peso delle imposte sul valore dei tuoi investimenti contattami e sarò felice di selezionare per te gli investimenti più efficienti fiscalmente, nel rispetto del tuo profilo di rischio.
Continua a leggerePerchè tassare Amazon e Google ?
Scritto il 10.06.2021Fra i tanti effetti della pandemia sicuramente uno dei più evidenti consiste nell'aumento delle disparità sociali ed economiche fra le popolazioni mondiali e all'interno dei singoli stati. E' indubbio che per una rilevante e maggioritaria parte della popolazione mondiale, la pandemia ha rappresentato una perdita di ricchezza e una maggiore instabilità economica, quando non addirittura un vero e proprio impoverimento . La contrazione dell'occupazione e il ridimensionamento degli scambi commerciali hanno prodotto evidenti cali nei redditi di intere categorie di lavoratori solo marginalmente contrastati dalle politiche economiche messe in atto dai singoli governi e dalle banche centrali. Ma è stato così per tutti ? Parafrasando uno slogan pubblicitario, direi : per molti, ma non per tutti !. Poche categorie di lavoratori concentrati prevalentemente nei paesi industrializzati e appartenenti ai settori tecnologici e sanitari hanno tratto vantaggio dalla pandemia vedendo crescere in maniera esponenziale la loro ricchezza per effetto dell'improvvisa domanda mondiale. I già benestanti capitani di industria di questi settori (e i loro indotti) hanno incrementato il gap con il resto della popolazione mondiale in maniera macroscopica, il trend è apparso così evidente e distopico rispetto alla realtà che ha spinto la classe dirigente e politica a affrontare il tema della distribuzione del reddito e delle risorse, attraverso la realizzazione di diversi piani di rilancio economico ( Recovery fund) che richiedono ingenti risorse economiche pubbliche che per definizione vengono raccolte dalla fiscalità. La necessità di non compromettere la ripresa con incrementi di tasse generalizzati, ha obbligato i policy makers di tutto il mondo ad affrontare lo spinoso problema della tassazione dei colossi del web e delle aziende strutturate che sfruttano gli enormi vantaggi in termine di bassa, quando non inesistente, tassazione dei redditi di numerosi paradisi fiscali mondiali. Questa situazione ormai anacronistica ed insostenibile va assolutamente presa in carico e risolta in maniera adeguata altrimenti produrrà a livello globale i presupposti per una nuova crisi economica e sociale di portata simile, se non superiore di quella pandemica. E' di questi giorni la notizia della bozza di accordo firmata dai paesi del G7 per istituire una tassazione minima del 15% delle grandi multinazionali che da più parti è stata accolta con favore e entusiasmo che ritengo eccessivi per una serie di considerazioni che a parere di chi scrive vanno evidenziate. Innanzi tutto stiamo parlando di una bozza di accordo e non di un accordo formalmente firmato, in secondo luogo riguarda un impegno fra i paesi del G7 e quindi di una parte limitata del mondo , ma sopratutto l'ipotesi di tassazione è prevista per margini di profitto superiori al 10% ciò escluderebbe una gran parte deg colossi del commercio elettronico e se possibile renderebbe ancora di più il settore concentrato con rischi di monopoli crescenti. Seppur insufficiente e troppo contenuta l'aliquota del 15% risulta essere un primo importante passo, tuttavia dobbiamo tenere conto che nella quasi totalità dei paesi industrializzati e in via di sviluppo la pressione fiscale contempla aliquote ben superiori, armonizzare le aliquote dei colossi con il resto delle unità produttive resterebbe ancora un obiettivo da raggiungere, ma una prima aliquota al 15% rispetto agli standard attuali sarebbe comunque un buon inizio. Ritengo pertanto che vi sia ancora molta strada da fare dal punto di vista delle aliquote di imposta, credo però che sia ancora più importante cercare di sensibilizzare chi legge a cogliere gli importanti e rilevanti benefici che una adeguata distribuzione del reddito produce nelle società sia in termini finanziari “contabili” ma sopratutto in termini di progresso economico e sociale in prospettiva. Le società con un reddito procapite elevato e una ampia distribuzione del reddito permettono a fasce crescenti di consumatori di poter acquistare beni e servizi, che oltre ad incrementare la singola soddisfazione del consumatore garantiscono elevati livelli di occupazione e reddito ad altre fasce di lavoratori portando un benessere distribuito e un gettito fiscale rilevante per la nazione (che se ben utilizzato !) permette un livello di servizi sociali e infrastrutturali elevati, che costituiscono altro terreno fertile sul quale crescere ulteriormente. Queste società godono inoltre di livelli elevati di “pace sociale” e solidarietà fra generazioni che costituiscono elementi essenziali di progresso che esulano dal semplice computo del PIL. Al contrario, nelle società con elevato livello di reddito, ma con una forte concentrazione della ricchezza in mano ad un numero limitato di super ricchi, vediamo che esistono elevate fasce della popolazione con redditi bassi, scolarizzazione limitata e conseguente capacità di generare reddito contenuta. In questi paesi le dispasrità sociali sono notevoli e la capacità globale di consumare beni e prodotti all'interno del paese è compromessa visto che pochi hanno possibilità di spendere. Questo tipo di paesi risulta poco organizzato nelle sue strutture sociali, non presenta livelli di innovazione elevati e non permette la partecipazione di ampie fasce della popolazione allo sviluppo economico sociale della nazione. In questi paesi vige un'economia fondata sullo sfruttamento delle risorse (lavoro compreso) e bassa professionalità e scolarizzazione, in altre parole parliamo di società con forti tensioni sociali e forti rischi di instabilità . Il mantenimento di un ordine sociale e di una pace fra generazioni è garantito a costi elevati (economici e sociali) e drena molte risorse alla società che altrementi potrebbero essere meglio impiegate, un paese di questo tipo non ha una sua capacità di autosussistenza e attinge molto spesso know out e risorse dall'estero risultando molto dipendente da altre economie. E' evidente che ogni paese che abbia visioni di medio/lungo periodo e che voglia prosperare in ambito di pace sociale e progresso debba più che mai preoccuparsi che la sua ricchezza economica (che oggi viene sintetizzata nel PIL ) venga ben distribuita e ben allocata per poter garantire stabilità, meno dipendenze dall'esterno e sopratutto un diffuso contributo allo sviluppo da parte della più ampia parte della popolazione. Ben venga la tassazione dei giganti del web (seppur tardiva) ma consideriamo che questa rappresenta un primo passo verso un importante cammino di sviluppo che non può prescindere da un sistema di distribuzione del reddito efficiente che coinvolga ampie fasce della popolazione mondiale . In conclusione, nelle società inclusive, con giustizia sociale diffusa, senza barriere all'ingresso nei settori produttivi e con un sistema fiscale efficiente è preferibile investire i propri denari perchè i presupposti garantiscono migliori e più stabili ritorni e tu hai mai provato ad investire tenendo conto anche di questi aspetti ?... parliamone.
Continua a leggere5G una valida opportunità di investimento
Scritto il 12.04.2021Le nuove opportunità di sviluppo sono spesso il risultato di trend e fattori che traggono origine da un avvenimento o una innovazione che come la crepa nella terra dovuta ad un terremoto, producono una profonda discontinuità con il passato e determinano nuove direttrici allo sviluppo socio economico, non sempre immediatamente comprese. Attenzione però, non tutte le innovazioni, che si tratti di elaborazioni del pensiero, piuttosto che invenzioni tecniche o scoperte nell'ambito sanitario incidono nella realtà allo stesso modo. La portata innovatrice dell'umanesimo alla base del rinascimento, piuttosto che l'introduzione dei motori a vapore prima e elettrici poi, elementi basilari della rivoluzione industriale o ancora l'impulso prepotente della costituzione di una rete di comunicazione capillare che permise alla fine degli anni 80 il collegamento fra più computer (World Wide Web) , sono “innovazioni” uniche capaci di determinare un cambio epocale dello sviluppo socio economico, alcune volte sotto forma di accellerazione di processi appena iniziati, altre come veri e propi cambiamenti di direzione delle direttrici di sviluppo modificando profondamente il modo di produrre, pensare e vivere di intere società e generazioni. E' a questo tipo di “innovazioni”a cui dobbiamo saper dare maggior importanza, sapendo interpretare l'impatto che avranno sulla nostra vita . Saper cogliere con anticipo la portata dei cambiamenti, per non subirli è importante non solo per poter agire di conseguenza, adattandosi, ma anche per poterne trarre benefici . Ciò è fondamentale in molti ambiti, da quello sociale a quello economico e naturalmente anche nell'ambito degli investimenti. Oggi, siamo bersagliati costantemente da una moltitudine di prodotti e nuovi stili di vita che fanno della tecnologia l'elemento determinate, computer con processori sempre più potenti, smartphone con mille funzioni e applicazioni di ogni genere, utilizzo crescente di strumenti di comunicazione a distanza quali le video chiamate o videoconferenze, automobili governate da intelligenza artificiale, ecc. Tutto ciò è stato reso possibile dalla nascita di poche ma significative innovazioniche hanno dato il via a sviluppi esponenziali di numerosi settori. Solo grazie al WWW sopra citato si sono potuti mettere in comunicazione più computer e creare le possibilità di comunicare via mail, accedere a siti web, realizzare insomma sistemi di scambi dati fra un numero elevatissimo di apparecchi . La capacità di elaborare e inviare un certo numero di datialla volta ha condizionato e condiziona molto lo sviluppo tecnologico e rappresenta un elemento fondamentale di differenziazione. Per comprendere questo concetto, vediamo quali sviluppi hanno permesso le aumentate capacità di trasmissione dati nel recente passato. Alla fine degli anni 90' il sistema 2G (erede del vecchio GSM) permise ai dispositivi di poter comunicare fra loro velocemente permettendo l'invio di messaggi (SMS) fra apparecchi mobili, ciò permise un incremento degli apparecchi venduti (epopea di marchi quali Motorola e Ericsson) , con un successivo contenimento dei costi di comunicazione e un miglioramento della produttività . Nei primi anni 2000, il 3G, con la sua maggior velocità nel trasferire dati ha aperto la strada a Internet e ai servizi in mobilità favorendo lo sviluppo di nuove opportunità di business, è il periodo dello sviluppo di marchi come Blackberry e Apple . La successiva connettività 4G , con la sua maggiore velocità di trasmissione dati, ha permesso la nascita e lo sviluppo di nuovi servizi erogati da società quali Facebook, Tencent e Uber che grazie alla potenzialità della banda larga si sono imposte nel panorama mondiale come nuovi leader fornitori di servizi sino a quel momento inesistenti!. Per poter dare un'idea di che cosa potrà rappresentare l'utilizzo del 5G consideriamo che rispetto al 4G attualmente usato permette la connessione di un numero 100 volte superiore di dispositivi, con una velocità di trasmissione 100 volte superioree con una Latenza (tempo di risposta ) inferiore a 0,001 secondi. Quest'ultimo rappresenta l'elemento più significativo per lo sviluppo delle moderne applicazioni di tecnologie a distanza (guide autonome, realtà aumentata, diagnostica ed interventi chirurgici a distanza, ecc). Oggi viviamo l'alba del 5G e le evoluzioni a cui assisteremo saranno di più ampia portata e avranno un impattorivoluzionario nel prossimo decennio a livello globale, su una vasta gamma di servizi e settori industriali (dalla vendita al dettaglio all'istruzione, dal trasporto all'intrattenimento) rappresentando il substrato sul quale potranno svilupparsi tecnologie sempre più avanzate . Per questo motivo, molti paesi considerano il 5G un asset strategico nel quale investireper guadagnare importanti vantaggi competitivi . Si stima che l'impatto economico globale del 5G in termini di nuovi beni e servizi raggiungerà i 13.200 miliardi di dollari entro il 2035. Molti stati e sopratutto diverse aziende stanno destinando quantità crescenti di investimento in infrastrutture e reti private per il 5G con l'intento di migliorare la propia connettività e quindi la loro produttività e profittabilità. Queste aziende rappresentano opportunità interessanti di investimento e per loro ritengo debba essere riservata una particolare attenzione da parte dell'investitore che si ponga obiettivi di medio lungo periodo. Nelle scelte di investimento che propongo ai miei clienti, ove il profilo di rischio contempli tale possibilità, uno spazio dedicato è riservato al comparto degli investimenti in aziende che troveranno beneficio dall'applicazione del 5G. Per sapere in che misura e con quali investimenti specifici puoi avere accesso a questa opportunità di investimento sono assolutamente disponibile ad un approfondimento confacente al profilo di rischio e agli obiettivi di investimento de tuo portafoglio. Parliamone !
Continua a leggereCapisci Bitcoin ? … approfondiamo insieme
Scritto il 03.03.2021Mai come in questi mesi le persone mi chiedono informazioni sul bitcoin attratti dalla risonanza che i media riservano alle crescite di valore che tale criptovaluta sta realizzando, evidenti nel seguente grafico delle quotazioni del Bitcoin contro dollaro americano da settembre 2020 al 3 marzo 2021. Legato al principio, secondo il quale si debba investire in ciò che si conosce, credo che prima di investire in bitcoin sia importante avere almeno una idea di cosa si tratti e di quali sono gli elementi che apportano valore o che possono rappresentare elementi di criticità nelle valutazioni, per questo motivo cercherò quindi di esporre in termini non troppo complicati (cosa non semplice, visto che il Bitcoin non è assolutamente un prodotto semplice) le caratteristiche del Bitcoin. Il Bitcoin è “il compenso” con il quale vengono remunerati i partecipanti (miners) alla realizzazione di un blocco di transazioni riportate su un registro digitale (ledger) dove le informazioni una volta validate dal sistema non possono più essere modificabili. Spiegato in questo modo il Bitcoin non pare rivestire particolare interesse o utilità e allora perchè il suo prezzo è così cresciuto nel tempo ? E sopratutto, quali sono gli elementi che forniscono un valore al Bitcoin e quali invece i limiti ? Siamo in presenza di pura speculazione ?... Ognuno di noi può farsi una propia idea , ma prima di lanciarsi in ipotesi credo sia importante uno sforzo di comprensione al quale vorrei fornire un mio contributo che non vuole essere esaustivo o definitivo, ma che può servire a fornire elementi di riflessione e valutazione del fenomeno Bitcoin o criptovalute in generale. Per fare ciò torniamo alla realtà e usciamo dal tecnicismo del mondo “cibernetico”per tuffarci nel quotidiano. Il forte sviluppo economico e sociale dell'ultimo secolo ha fatto crescere in maniera esponenziale le interazioni fra un crescente numero di persone fisiche, società e oggi con l'IOT (internet of things) persino fra dispositivi elettronici quali gli elettrodomestici o le automobili. Queste “interazioni” richiedono l'utilizzo di specifici registri che appunto “registrino” e rendono utilizzabili le informazioni al loro interno, forse non ci rendiamo conto, ma siamo circondati e parte di innumerevoli registri. Grazie ai registri del settore immobiliare (catasto) possiamo per esempio stabilire le propietà immobiliari registrandone le variazioni per effetto delle compravendite, attingendo ai registri della società emittente della nostra carta di credito possiamo avere contezza delle operazioni e la società potrà addebitarci gli importi sul nostro conto e i nostri acquisti (presenti anche nel registro del venditore) certificheranno il nostro diritto ad averli in propietà, venendo ancora più nello specifico, l'anagrafe è un registro, gli Iban di una banca sono inseriti in un registro, così come pure le transazioni quali i bonifici, gli acquisti titoli, ecc.,... le comunicazioni fra privati o società sono inseriti in registri (server di archiviazione, computer degli utenti, ecc) potremmo continuare per ore a elencare le tipologie di “registri” per i quali siamo parte attiva e componenti. Con lo sviluppo delle interrelazioni sociali ed economiche di una popolazione mondiale in crescita utilizzatori di un numero crescente di dispositivi elettronici, a loro volta inseriti delle più svariate applicazioni che permettono di effettuare numeri crescenti di operazioni si pone più che mai il problema della conservazione e della non modificabilità e ancorpiù della certificazione delle operazioni disposte. Pensate che danno per un paese se venissero distrutti o modificati i registri dell'anagrafe, molti non avrebbero più la loro identità e non saprebbero come provarla, e che cosa accadrebbe se improvvisamente gli iban di una filiale bancaria fossero oggetto di pirateria informatica e non più accessibili agli utenti ? E che succederebbe se il pagamento della mia auto fosse stato cancellato e il venditore mi richiedesse il pagamento ? ..vi è mai capitato o avete mai sentito di clonazioni della carta di credito e di effettuazione di addebiti di spese mai fatte? ..si tratta di problemi tutt'altro che impossibili o lontani dalla realtà che producono quotidianamente milioni di euro di danni e milioni di euro di investimenti in sicurezza cibernetica (Cyberg security). Il settore informatico da diverso tempo sta affrontando il problema e attraverso la tecnologia definita Blockchain ha messo in atto un processo che utilizza algoritmi informatici complessi in maniera decentrata e non replicabili (e quindi non attaccabili) che permettono di iscrivere in specifici registri (ledger) blocchi (block) di transazioni immutabili e quindi inataccabili. Ogni blocco è generato grazie all'algoritmo ed è successivo ad un blocco che lo precede, per questo motivo questa tecnologia è definita “Blockchain”. Ma cosa centra il Bitcoin in tutto questo ? Per poter generare un blocco e consolidare delle transazioni (nella catena del Bitcoin ogni blocco contiene da 1000 a 2000 transazioni) è necessario che molti nodi (computer o gruppi di computer) siano collegati e risolvano i contenuti di un algoritmo complesso , che richiede enorme capacità di calcolo e sopratutto la realizzazione di “calcoli” in maniera decentratasu più unità di calcolo. Questa “decentralità” rappresenta la più ampia garanzia di sicurezza e inattaccabilità, infatti oggi i pirati infiormatici agiscono tramite procedure elaborate da un processore potente capace di generare password che permette loro di entrare in un server dove sono archiviati i dati e da li modificare o asportare i database violando il sistema. Se invece per entrare in un registro devo poter contemporaneamente controllare e “hackerare” n dispositivi che contemporaneamente devono risolvere un algoritmo complesso in un tempo definito l'operazione diviene impossibile e il sistema risulta inataccabile. Le informazioni archiviate in un simile registro sono custodite all'interno di un “blocco” che si realizza appena si giunge alla soluzione di un complesso algoritmo, il primo che risolve l'algoritmo fa chiudere il blocco che risulta inacessibile e unico inibendo agli altri operatori la possibilità di chiudere il blocco. Una volta fatto ciò si riparte per generare il blocco successivo applicando le regole dell'algoritmo. La ricompensa per la generazione di tale blocco è il Bitcoin. Risolvere l'algoritmo, necessita di una forte capacità di calcolo (processori e server) e anche di un discreto apporto di energia (oggi per 1 Bitcoin servono circa l'equivalente di Eur 10.000 di energia elettrica oltre che una potenza di calcolo con processori onerosi) per questo motivo, chi arriva a generare un blocco viene remunerato con i Bitcoin. Questo complesso processo è praticamente impossibile da copiare e quindi rende il blocco inviolabile e le transazioni inserite sicure. Quanto vale secondo voi un processo di registrazione di informazioni inviolabili ? Quanto può valere per uno Stato ? E per una Banca ? Il suo valore come cambia nel tempo ? Inizialmente ogni blocco della Blockchain remunerava ai miners (operatori che si attrezzavano per risolvere l'algoritmo) 50 Bitcoin ora siamo a 6,25 Bitcoin a blocco, va precisato che ogni 210.000 blocchi ( stabilito dalle regole della Blockchain ) la ricompensa viene dimezzata sino al termine che nel caso della catena del Bitcoin è fissato a 21.000.000 (ora ne sono stati generati circa 17.500.000). Un ultimo dato, ogni 10 minuti viene generato un blocco. Sulla scorta di ciò, i Bitcoin verranno generati sino all'anno 2140. Questi sono gli elementi che ci servono per poter in qualche misura dare una nostra valutazione anche in prospettiva sul valore del Bitcoin, come vedete criteri tecnici che non credo siano di padronanza di molti e che impongono ancora una volta uno sforzo di comprensione e uno studio degli strumenti di investimento e ...una capacità di visione futura. Va precisato che ad oggi non possiamo considerare in pieno il Bitcoin come strumento di investimento in quanto esterno al sistema di trattazione dei mercati finanziari regolati dalle normative finanziarie e dagli intermediari (banche) verso i quali il Bitcoin e le criptovalute si pongono come prodotti della blockchain che rappresenta per tali intermediari un temibile possibile concorrente. Vi saranno altre opportunità per approfondire il tema, con questo primo articolo sul Bitcoin e sulla Blockchain ho voluto esporre in maniera sintetica (e quindi non pienamente esaustiva) alcuni tratti salienti del Bitcoin , il panorama delle criptovalute è ampio,variegato e di non immediata comprensione . Investire è una attività che richiede un approccio informato e consapevole, non può prescindere dallo studio e dall'approfondimento costante dei temi , a me l'onere di approfondire e selezionare i migliori investimenti per ogni persona espinendo in maniera chiara e comprensibile rischi e potenzialità, ai miei clienti la pazienza o il piacere di voler confrontarsi per essere investitori consapevoli. Da che parte state ?
Continua a leggereL'interessante opportunità di investire in obbligazioni convertibili
Scritto il 19.01.2021Ormai da diversi anni il panorama che si presenta agli investitori appare sempre più delineato: Mercato obbligazionario che si divide fra obbligazioni governative di elevato rating con rendimenti bassi o addirittura negativi e obbligazioni alto rischio con rendimenti “attesi” di pochi punti percentuali. Mercato azionario , reduce in molti ambiti da ritorni molto positivi, ma volatile e esposto a ulteriori salite ma soggetto anche a possibili rovinose cadute. La continua perdita di salvaguardia del potere di acquisto offerto dalle obbligazioni, oggi convive con la preoccupazione per le possibili violente discese tipiche del mercato azionario, che a molti appaiono sempre più probabili dopo i recenti record il risultato porta all' atteggiamento generale del risparmiatore attuale bloccato che procastina le scelte di investimento . Oggi infatti, assistiamo all'incertezza all'azione nell'investire da parte dei risparmiatori che si traduce in un costante incremento delle giacenze di liquidità nei conti correnti, come si suol dire, la paura immobilizza l'azione, ma stare fermi spesso è una non scelta che porta a poco. Mai come ora, l'obiettivo della grande massa degli investitori obbligazionari coincide con quella degli investitori in azioni, ovvero ottenere un rendimento soddisfacente senza rischiare troppo . Esistono, nel panorama degli investimenti strumenti finanziari che soddisfino le esigenze dei due player ? Si, e si chiamano Obbligazioni Convertibili. L' obbligazione convertibile è definita dal Glossario di Borsa Italiana come : Titolo obbligazionario il cui possessore ha la facoltà di decidere se convertirlo in un titolo azionario (azioni di compendio) oppure no. Ciò di fatto le pone in posizione intermedia fra una obbligazione e una azione. Si chiama Obbligazione perchè garantisce un tasso di interesse nel momento in cui non è convertita in azione e quindi apporta al sottoscrittore un flusso reddituale certo. Viene definita convertibile, perchè in determinati momenti della vita dell'obbligazione esiste la facoltà per il sottoscrittore di “convertire” lo strumento in azioni dello stesso emittente secondo un preciso rapporto , da questo momento l'investitore risulterà sottoscrittore di una azione con i relativi ritorni in termini di dividendo e in termini di plusvalore o minusvalore dovute alle variazioni della quotazione del prezzo titolo. Per questa loro natura “ibrida” le obbligazioni convertibili risultano essere meno esposte alle variazioni dei tassi di mercato rispetto alle obbligazioni perchè hanno una duration contenuta e una volta convertite seguono in pieno le variazioni di prezzo dell'azione , permettendo una piena partecipazione al rialzo dei mercati azionari combinata con una efficace mitigazione del rischio di ribasso. Le Obbligazioni convertibili sono quindi un asset valido per tutte le stagioni e possono allo stesso modo rappresentare il primo passo dell'investitore in obbligazioni verso il più volatile mercato azionario o l'alternativa meno volatile alle azioni per l'investitore azionario. Sul mercato esistono diverse emissioni relative a diverse aziende quotate, per questo motivo l'approccio alle obbligazioni convertibili va fatto affiancati da specialisti del risparmio che sappiano selezionare e dosare l'investimento, a tale proposito confermo la mia disponibilità all'approfondimento individuale sui portafogli dei clienti all'inserimento di questa forma di investimento fra gli attivi di risparmio di ognuno di voi. Per permettere al lettore di cogliere la valenza delle obbligazioni convertibili, mi servirò del grafico allegato che propone l'andamento del comparto “convertibile” con l'andamento di un indice azionario globale e di un indice relativo all'andamento del valore delle obbligazioni in euro di durate 5/7anni. Si nota che l'ampiezza delle oscillazioni del comparto delle convertibili è compresa fra quelle più elevate del mercato azionario e quelle più contenute del comparto obbligazionario e il rendimento (in questo caso considerato a 3 anni) risulta essere mediano fra azioni e obbligazioni. Mediani sono anche i rendimenti ottenuti a fine periodo e le volatilità storiche specifiche. In prospettiva, dove ancora per qualche tempo i tassi delle obbligazioni resteranno compressi e dove le azioni manterranno livelli di volatilità storica elevati, il comparto delle obbligazioni convertibili si candida a valido e imprescindibile strumento di investimento e diversificazione nei portafogli dei risparmiatori, sopratutto quelli a vocazione obbligazionaria. Un ultimo inciso, per caratteristiche specifiche e per la variegata offerta di strumenti finanziari convertibili presenti sul mercato, raccomando sempre di approcciare tale investimento assistiti da un consulente preparato che ci aiuti ad inserire le obbligazioni convertibili nel giusto peso e nel rispetto degli obiettivi di investimento e del profilo di rischio dell'investitore.
Continua a leggereCosa è il buyback e che effetti produce sugli investimenti ?
Scritto il 18.12.2020Come è noto i prezzo degli strumenti finanziari vengono quotati all'interno dei diversi mercati di riferimento, in questo senso distinguiamo per esempio i mercati delle obbligazioni , il mercato azionario o quello delle valute. Pur essendo costituiti da sottostanti diversi, l'ambito di “scambio” ha come comune denominatore quello di svolgersi in un “mercato” che è sottoposto alle leggi della domanda e dell'offerta. In generale in un mercato dove la domanda di un bene supera l'offerta, si produrrà un aumento dei prezzi dei titoli trattati in quanto più un bene limitato nella quantità (il nostro titolo nel caso) viene richiesto più gli acquirenti saranno disposti a pagarlo e il valore di equilibrio determinerà il prezzo al quale tutta l'offerta dell'articolo sul mercato verrà soddisfatta. Allo stesso modo un eccesso di offerta di un bene, genererà una dinamica di riduzione del prezzo del bene sino al livello in cui l'intera offerta verrà acquistata. Questo meccanismo è ben noto ai paesi produttori di petrolio che quando ritengono che il prezzo del greggio si attesti a livelli troppo bassi, concordano tagli alla produzione con l'intento di provocare l'incremento del prezzo del barile sui mercati petroliferi. Sui mercati finanziari, la forte domanda di azioni ha prodotto negli ultimi tempi una crescita degli indici borsistici particolarmente rilevante, non pienamente giustificata dall'andamento economico in termini di PIL. Ciò è particolarmente evidente nei mercati azionari americani. Negli ultimi 5 anni, l'indice S&P 500 è cresciuto del 82% mentre il Nasdaq addirittura del 154%, questa salita così impetuosa si è realizzata in un periodo dove il PIL è cresciuto a tassi compresi tra 1,6% e 3%, tali da non giustificare l'andamento cosi impetuoso dei mercati finanziari. A questo punto è lecito chiedersi: cosa ha contribuito a generare una così forte domanda di azioni sul mercato americano negli ultimi anni tale da spingere le quotazioni a questi livelli ? e sopratutto quanto ancora questa forza è presente nel mercato ? e come condizionerà le quotazioni nel futuro? Dal punto di vista dell'offerta, va considerato che il volume di offerta di azioni sul mercato è poco elastica e si può incrementare per effetto o di aumenti di capitale di aziende esistenti (che però hanno l'effetto di ridurre i prezzi delle azioni) o per il collocamento di nuove società nel listino azionario (IPO) mentre può ridursi essenzialmente per uscite di azioni dal listino (c.d. Delisting) o per il riacquisto di azioni propie da parte di aziende, questo aspetto merita un approfondimento. La domanda invece di titoli è soggetta alle dinamiche degli operatori finanziari e dei risparmiatori; più nel dettaglio la domanda si compone di un aggregato che è l'espressione di diversi fattori. Sul mercato azionario essenzialmente gli operatori che acquistano azioni sono 3, i singoli risparmiatori, le società di gestione capitali o banche e le società quotate. Le prime due categorie comprano titoli guardando alle prospettive delle aziende , alla reditività e al modello di business e impiegando risorse rinvenienti o da altri investimenti ritenuti meno promettenti o nel caso delle famiglie dal risparmio privato. Le società quotate e non invece, utilizzano le liquidità propie . Queste liquidità, sono cresciute costantemente nel corso degli ultimi 10 anni e sono state spesso utilizzate per operazioni finanziarie di acquisto sul mercato delle proprie azioni. Questo meccanismo è stato perpetrato con continuità negli ultimi anni e ha rappresentato una fetta importante sul totale delle transazioni, si pensi che negli USA negli ultimi 5 anni, hanno pesato per ben il 65% / 75% almeno di tutti gli scambi azionari quotidiani. Questo meccanismo è noto con il nome di “Buyback” e per dimensioni rappresenta il propellente più usato e potente nella crescita del mercato azionario USA degli ultimi anni, per questo motivo va approfondito nei contenuti, in quanto non è scevro da rischi e controindicazioni. La prima “criticità” del buybacksta nella dimensione del fenomeno che per importi e volumi condiziona in modo rilevante le quotazioni dei titoli, producendone un incremento decorrelato dall'effettivo valore delle aziende quotate. L'elevato controvalore delle attività di buyback ha permesso non solo la crescita “sproporzionata” di singoli titoli, ma anche una maggiore valutazione dell'indice di riferimento ( es. indice Nasdaq) determinando una distorsione dei prezzi che risulta tanto maggiore quanto più grande è la capitalizzazione della società interessata all'interno dell'indice. In questa situazione il mercato è maggiormente esposto a forti volatilità in quanto più vulnerabile a improvvise azioni di vendita dei titoli dovute a crisi economiche cicliche. Si dice allora che il mercato è in“ bolla” , ovvero che le quotazioni dei titoli sono molto sopra gli effettivi valori corretti impostati sulla redditività aziendale (P/E) o sul valore libro dell'azienda o ancora non sono giustificabili dalle attese di utili futuri. Le bolle per definizione possono...scoppiare. Quando scoppia una “bolla” i movimenti al ribasso sono imprevedibili e violenti, spesso irrazionali e si autoalimentano per effetto del panico, il risultato sono veri e propi crolli che destabilizzano intere economie e contagiano l'intero mercato finanziario. Esempi del recente passato di mercati in “bolla” li ritroviamo appena prima del crollo de 2001 della cosidetta “Crisi Dot-com”dovuto alla iper valutazione delle aziende del settore tecnologico collegate ad Internet, o ancora all'alba del crollo del 2008 degli indici borsistici di tutto il mondo a seguito degli effetti della crisi deimutui subprimee del fallimento Lehman Brothers. Tutte queste situazioni sono state originate in settori diversi, ma in comune hanno l'eccessivo livello dei prezzi del mercato azionario di riferimento di partenza Il buyback azionario, così tanto utilizzato negli ultimi anni, rappresenta una pratica che ha l'effetto di condizionare fortemente il prezzo delle azioni, gonfiandone il valore attraverso la riduzione del numero delle azioni in circolazione sul mercato di una azienda quotata , in quanto acquistate dall'azienda stessa, in questo modo il valore della capitalizzazione aziendale viene suddiviso su un numero minore di azioni incrementandone il singolo prezzo. Le disponibilità utilizzabili dalle aziende per questa pratica sono state rafforzata negli ultimi anni da politiche fiscali espansive che hanno avuto l'effetto di far crescere la reddittività aziendale, incrementandone la liquidità disponibile a bilancio che è stata spesso impiegata per acquisti di azioni propie. Sono gli stessi manager delle aziende che deliberano operazioni di buyback beneficiandone in primis, visto che spesso le loro remunerazioni vengono arricchite da generose competenze in stock options (conferimento di azioni) che loro poi monetizzano sul mercato vendendo ai prezzi elevati. In questo modo il buyback produce una ulteriore distorsione economica, in quando destina liquidità aziendali provenienti da utili (conseguita anche con una leva fiscale espansiva che magari si riprometteva di rilanciare le economie nazionali ) non a pagare dividendi ad azionisti di lungo corso (risparmiatori) e nemmeno ad intraprendere programmi di ricerca e sviluppo per rafforzare la competitività aziendale, o per investimenti destinati alla produzione (es. assunzioni di personale o acquisto macchinari) ma per emolumenti da pagare immediatamente a manager e amministratori che arricchiscono pochi e impoveriscono l'azienda . La necessità del management poi di mantenere elevato il prezzo delle quotazioni dei titoli propi, li spinge a non utilizzare la liquidità aziendale per remunerare i lavoratori o per far crescere l'azienda con acquisizioni di altre aziende o investendo in brevetti, quanto piuttosto a mettere in atto politiche di contenimento salariale o di riduzione degli organici con l'unico intento di ridurre i costi ed incrementare i profitti di breve periodo e quindi le disponibilità liquide aziendali da utilizzare per acquisto di azioni propie . In questo modo si beneficia di un immediato elemento di crescita del valore delle azioni , indebolendone le basi e contribuendo, dal punto di vista sociale, ad un incremento delle disparità di ricchezza che premiano chi ha di più e penalizzano i meno abbienti, determinando una debolezza della base dei consumi nella società moderna. Non è un caso che nei paesi industrializzati le disparità di ricchezza si sono incrementate costantemente negli ultimi 4 lustri. Considerando quanto sopra, l'eccessivo ricorso al buyback rappresenta un elemento che mina, nel lungo periodo la sostenibilità del businness aziendale, i cui prodotti possono non trovare acquirenti sul mercato per le deteriorate condizioni economiche, con la conseguenza di compromettere nel lungo periodo la profittabilità dell'azienda e in ultimo la sua stessa esistenza , diffondendo una maggior vulnerabilità al settore economico nella sua totalità. Non è un caso che una forte spinta in USA all'utilizzo del buyback si è avuto anche grazie alla normativa sul Jobs Act varata nel 2018 da Trump volta a ridimensionare la forza contrattuale dei lavoratori portando le aziende in una condizione di forza nei confronti delle richieste salariali dei dipendenti. In questo modo si è limitato l'impatto della voce “costo del personale” nei bilanci aziendali con l'effetto di produrre maggior utile e quindi maggiori risorse da destinare al buyback. La pratica del buyback nel mercato azionario a stelle e striscie è così tanto “apprezzata” dalle classi dirigenti, che addirittura alcune aziende, approfittando dei bassi tassi di interesse degli ultimi anni, non hanno esitato ad indebitarsi per acquistare azioni propie zavorrando i bilanci aziendali di debiti che ne hanno ridotto la solidità a sistema e che potrebbero risultare letali in un momento di contrazione economica. Il caso della Generl Electric (una delle più longeve e capitalizzate aziende USA) è emblematico, nel corso del 2018 il titolo è crollato di circa il 60%, passando da 18,54 usd del 5 gennaio 2018 a 8,00 usd del 16 novembre 2018 (nello stesso periodo il Djones risultava pressochè invariato) in quanto a causa di un rallentamento del ciclo economico, l'azienda si è mostrata indebitata e con pochi strumenti per poter mettere in atto azioni di rilancio . L'eccessivo ricorso al buyback e le distorsioni di cui è capace rappresentano un elemento importante da tenere in considerazione nella valutazione delle azioni e dei mercati nei quali si investe prerogativa questa , più di operatori del settore preparati e informati che del risparmiatore comune. Ancora una volta, emerge come nella scelta degli investimenti sia importante farsi assistere da specialisti competenti con i quali fare le corrette valutazioni e approcciare nel migliore dei modi la gestione del proprio portafoglio e del rischio ad esso associato.
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