Ivan Giuliani

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49 post - 35.230 letture


Italexit, e se cosi fosse? Come proteggere i nostri risparmi?

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 20.06.2019

Alla luce delle nuove tensioni legate alla politica italiana, alcuni clienti mi hanno manifestato  timori, talvolta eccessivi, per la sicurezza dei loro risparmi. Cosa può fare un risparmiatore preoccupato per i propri investimenti? 1. Al di fuori dall’area euro – è importante detenere fondi comuni che investono in azioni e obbligazioni non italiane. In caso (improbabile ma possibile) di Italexit e ritorno alla lira, un fondo/sicav  in altre valute  potrebbe trarre beneficio, anche se venduto sulla piazza italiana. 2. Diversificazione tra differenti fattori di rischio, privilegiando le  divise forti come yen, dollaro USA, dollaro canadese. 3. Azionario anticiclico: settori che "reggono" bene le crisi, come quello dei beni di largo consumo e altri anticiclici, i settoriali, (x es: aziende che producono i droni, i sistemi di sicurezza, che si occupano del trattamento delle acque potranno mai andare male?!?)  gli "specialistici". 4. Obbligazionario di alta qualità: fondi obbligazionari, che investono in una pluralità di emittenti, sia Paese che Società,  meglio se con rating elevato. 5. Oro e metalli preziosi – un po’ di "beni rifugio" male non fanno. In fondi, non lingotti fisici, che sono illiquidi e poi vi fate male quando provate a venderli). Le SICAV, di diritto Lussemburgese, ci tutelano al massimo; i nostri risparmi non verrebbero intaccati in caso di una eventuale tassa patrimoniale (prelievo forzoso del nostro Governo) e NON ci fanno pagare i bolli dello Stato sui dossier titoli, cosa non da poco.  

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In che modo i vostri investimenti incidono sulla biodiversità?

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 19.06.2019

Circa 250 milioni di anni fa, quasi il 96% delle specie animali e vegetali è scomparsa, a seguito di quella che è stata considerata la più vasta estinzione di massa sulla Terra. La catastrofe fu causata da una serie di disastri naturali, tra cui un'enorme eruzione vulcanica in Siberia, che immise migliaia di tonnellate di biossido di carbonio nell'atmosfera, aumentando la temperatura del pianeta di 10 gradi centigradi.  Oggi, gli scienziati ritengono che stiamo attualmente vivendo la sesta ondata di estinzione. E a differenza delle cinque precedenti, questa è causata quasi esclusivamente dall'uomo. Una relazione di riferimento dell'ONU afferma che un terzo di tutte le specie anfibie e dei coralli che formano le barriere, 1000 razze addomesticate di mammiferi utilizzati per la produzione di cibo e per l'agricoltura e circa il 10% degli insetti sono in pericolo. In tutto, un milione di specie è a rischio imminente di estinzione, danneggiando gli ecosistemi essenziali per l'esistenza della vita umana sulla Terra. Il problema è che la protezione della biodiversità non è in cima all'elenco, quando si tratta di priorità ambientali delle grandi industrie. Si tratta di un atteggiamento pericolosamente miope. Le più grandi aziende al mondo stanno uccidendo specie animali e vegetali a un tasso che è 22 volte maggiore rispetto alla soglia limite.  Mi sento totalmente IMPOTENTE di fronte a simili eventi e mi chiedo: possiamo dare una mano, nel nostro piccolo? Investire per limitare la perdita di biodiversità, ecco, potrebbe aiutare. I titoli che compongono il portafoglio GEO hanno un'impronta sulla biodiversità decisamente inferiore rispetto a quelli che compongono l'indice azionario MSCI All-Country World!!   Ecco come funziona la strategia Global Environmental Opportunities di Pictet: I principali segmenti investiti dalla strategia sono:   Efficienza Edilizia (Green Building, Luci Led, Isolamento termico, Applicazioni per efficientamento energetico); Efficienza Industriale (Automazione, Strumenti visualizzazione, Stampanti 3D, Elettronica di potenza); Trasporti (veicoli elettrici, veicoli hybrid, componentistica energetica, gestione e logistica); Energia ed Utilities (Rinnovabili, Stoccaggio energia, Biomasse, Reti elettriche intelligenti, Sistemi purificazione aria, Gestione rifiuti e riciclaggio); Agricoltura e Nutrizione (Agricoltura di precisione, Irrigazione intelligente, Testing di qualità del cibo);

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L’esatta situazione finanziaria dell’Italia.

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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 19.06.2019

In allegato lo "stato patrimoniale" - Attività e passività- del nostro Paese. Teniamo presente che in tema ci sono troppi abbagli. Torniamo tutti uniti ad investire nel nostro Paese; direttamente nelle imprese o indirettamente, tramite i fondi comuni di investimento: lo strumento più diversificato e DEMOCRATICO che io conosca.  I miei € 10.000 ottengono le medesime performance di chi ci investe milioni di €, senza alcuna distinzione.  Con un check-up e analisi gratuita tra la gamma di offerta dei prodotti, sarà lei ad avere la situazione ottimale sempre SOTTO CONTROLLO.

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Il Notaio mi dice.....

  • 816
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  • Consulenza finanziaria
Scritto il 07.06.2019

Un cliente, affermato e stimato Notaio di Milano, incontrato di recente per i suoi investimenti, mi ha "confesssato" che almeno due volte a settimana, nella media, deve asistere persone che vogliono RINUNCIARE all'eredità del loro Caro estinto. La cosa mi ha lasciato allibito; il Professionista, visto il mio stupore, mi ha confermato che ancora oggi una buona parte della popolazione NON pensa a cosa succederà nel monento in cui... si passi a miglior vita (cosi, si suol dire... io, nel dubbio, resto qui ancora un pò...) Lei quali azioni a intrapreso per salvaguardare al meglio "il passaggio di testimone"? per tutelare i suoi cari? Ci sono strumenti "ad-hoc" che provvedono sin da subito a proteggere i suoi beni nel migliore dei modi, liberi e vendibili in qualsiasi momento, e "trasmissibili" senza pensieri.  Alcuni dei quesiti che pongono al Notaio:  Come fare la successione? Chi sono gli ascendenti e i legatari? Cosa succede se non si fa la successione, e quanto costa? Come si fa per rinunciare all'eredità? A quali imposte vado incontro? Si sente di aver fatto tutto il possibile per i Suoi figli?

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La regola aurea

Scritto il 04.05.2019

La regola aurea

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Nessun croupier si sogna di prevedere dove si fermerà la pallina

Scritto il 14.02.2019

Nessun croupier si sogna di prevedere dove si fermerà la pallina, il suo lavoro è controllare la regolarità delle scommesse e pagare le vincite. Eppure è difficile trovare qualcuno che si limiti a fare il croupier, perché investitori e risparmiatori continuano a cercare rassicurazioni su ciò che accadrà al loro denaro, vogliono sapere su quale titolo o strumento di investimento si fermerà la pallina. A nulla valgono ragione ed esperienza che ammoniscono che le previsioni si infrangeranno contro gli scogli dell’imprevedibile. Non vale neppure la memoria recente di un anno finanziario che si è concluso in modo assai diverso da quello immaginato dodici mesi prima: tabelle tutte rosse e grafici tutti in discesa.  L’esigenza, ma sarebbe meglio dire l’illusione, di esercitare qualche forma di controllo sul nostro destino è sempre presente. Il 2018 è stato, per i mercati finanziari, un anno veramente straordinario, ma in negativo: la quasi totalità delle asset class ha registrato performance con il segno meno a doppia cifra, evento mai accaduto dal lontano 1901.  Il tempo rimane il miglior alleato di qualsiasi investitore. Quanto più breve è il periodo in cui vogliamo valutare il nostro investimento, oppure che gli “concediamo” per poter produrre i suoi risultati, tanto maggiore è il rischio di non riuscire a raggiungere quegli stessi risultati, indipendentemente dal fatto che gli obiettivi di rendimento siano più o meno elevati.  Di converso, quanto maggiore è il tempo in cui i nostri soldi possono rimanere investiti, tanto maggiore sarà sia il risultato conseguibile che la probabilità di conseguirlo. Capita tra l’altro che i risparmiatori puntino la loro attenzione sui titoli dell’indice di borsa italiana, oppure sull’indice stesso, assets su cui, nel risparmio gestito, l’esposizione è, mediamente, minima. Vale spiegare però perché è minima. Bene, l’Italia - che fa comunque parte delle prime 10 economie del mondo - pesa per meno dello 0,7% sugli indici di borsa mondiali, tant’è che il recente “crollo” di Apple - che in circa 3 mesi ha fatto perdere all’azienda di Cupertino oltre 450 miliardi di capitalizzazione - è quasi pari all’intera capitalizzazione della borsa di Milano (540 mld a fine dicembre 2018, dati Borsa Italiana)! E’ d’obbligo a questo punto aggiungere che investendo invece in strumenti di risparmio gestito, non si corre alcun pericolo rispetto al rischio specifico, ovvero il rischio che un singolo titolo possa avere andamento negativo per dinamiche legate alla gestione dell’azienda oppure al rischio paese. Questo è uno dei principali motivi per cui si investe nel risparmio gestito avendo come obiettivo predominante quello di diversificare per ridurre il rischio “idiosincratico”. In ultimo va segnalato che nel caso degli indici di borsa, questi tendano – nel lungo termine - a crescere costantemente, invertendo questa tendenza unicamente per brevi periodi se valutati con gli occhi di chi ha davvero una visione di lungo periodo. Ma se il mondo cresce sempre, perché invece i mercati finanziari, gli indici, ogni tanto scendono? L’economia cresce a cicli, in alcuni anni di più, in altri di meno; ci sono però anche fasi in cui i mercati finanziari temporaneamente non riflettono tale crescita oppure anticipano una minore crescita che poi – in effetti – magari si avvererà successivamente. Questo accade sia perché i mercati nel loro insieme tendono a scontare con molto anticipo cose che poi effettivamente si realizzeranno in seguito, sia perché sono influenzati da “fattori di disturbo” rispetto ad una semplice analisi fondamentale macroeconomica. Questi fattori di disturbo possono essere scelte politiche, elezioni, guerre locali, guerre commerciali, mode, nuove regolamentazioni, pubblicazioni dei profitti delle aziende e relative previsioni, ecc. ecc.  Le attese ed i fattori di disturbo assumono molta importanza vista l’umana emotività che li legge, li analizza e li interpreta. E l’emotività sappiamo anche essere qualcosa che ha una base temporale di brevissimo respiro. L’emotività è volubile e muta anche da un giorno all’altro. Fortuna vuole che emotività e fattori di disturbo non siano in grado di influenzare i mercati nel lungo periodo, dove invece conta solo una cosa: l’analisi macro dei fondamentali economici, la crescita della ricchezza globale e delle singole economie, l’incremento degli utili che le aziende di tutto il mondo producono nel lungo termine. Il mondo continuerà a crescere fin tanto che ci sarà innovazione, nuove scoperte, maggiore efficienza. Certo, non tutti i paesi cresceranno sempre, anzi. Alcune nazioni potrebbero anche avere lunghi periodi di crisi (come accadde per il Giappone), altre saranno rimpiazzate da economie che, per motivi diversi, riprenderanno oppure cominceranno ad espandersi. Sintetizzando: -  L’andamento dei mercati finanziari mondiali riflette, nell’opportuno orizzonte temporale, l’andamento delle economie che, come visto, nel lungo termine cresce sempre. -  Nel breve l’andamento dei mercati è influenzato assai frequentemente da attese e da “fattori di disturbo”. -  Poiché molti obiettivi degli investitori dovrebbero avere orizzonti temporali piuttosto lunghi, tale crescita (delle economie e dei mercati) è assai probabilmente compatibile con tali obiettivi. C’è in agguato un grossissimo pericolo che, come riportavamo precedentemente, corrono però i meno avveduti: lasciarsi sopraffare dall’emotività nei momenti più difficili, quando cioè a farla da padrone sono solo i fattori di disturbo. Capita a taluni infatti - in preda al sentimento di paura - di credere che non ci sia una fine alla discesa dei mercati ad esempio. Basterebbe ricordare a costoro cosa successe nel 2001, nel 2008 oppure nel 2011, ovvero comel’emotività portò tanti ad abbandonare posizioni temporaneamente in perdita ed a pensare che il futuro non sarebbe più stato lo stesso. Un portafoglio ben diversificato, successivamente a questi anni, ha poi generato performance positive. Ricordiamoci che neanche due guerre mondiale sono riuscite a cambiare questo corso. Ne consegue che disciplina, diversificazione e decorrelazione rimangono le opzioni necessarie per costruire un portafoglio che nel lungo periodo, opportunamente ottimizzato in funzione delle principali aspettative macroeconomiche del momento, possa minimizzare i rischi e generare performance con un orizzonte temporale congruo. Ogni ribasso, anche quando è di dimensioni rilevanti poiché “scatenato” dalle attese per unarecessione, è seguito da un recupero degli stessi asset. Non solo questo è ciò che tecnicamente vienedefinito come “mean reversion” ovvero il ritorno di lungo periodo verso la media, ma è anchegiustificato dai fondamentali economici. Dopo una recessione, segue sempre una ripresa del ciclo economico. Farsi trovare impreparati dai ribassi mette a rischio l’intero progetto di lungo periodo. Avere modoinvece di poter accrescere il rischio per scommettere sulla ripresa laddove si è preferito ridurrel’esposizione alla volatilità durante le ultime fasi del ciclo, risponde ad una logica che nel lungoperiodo è sempre premiante.

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La definizione

Scritto il 12.02.2019

Gentili Signore ed Egregi Signori, il processo di “robotizzazione della Banca” è sempre più rapido. La Banca è sempre più un luogo in cui i “servizi vengono impacchettati come “prodotti” e come tali venduti senza alcuna attenzione al Cliente, in quanto portatore di bisogni ma in quanto portatore di fatturati, budget e, dunque, bonus. Banche modello Supermarket con scaffali che offrono non già il prodotto più adatto al Cliente. Ma quello che garantisce la marginalità più alta. In ogni caso ci si trova di fronte a un mutamento genetico di un sistema”.   (da PLUS24 – IL SOLE 24ORE, 02 Febbraio 2019)

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L’ECONOMIA CRESCE, ED I MERCATI?

Scritto il 08.02.2019

Nessun croupier si sogna di prevedere dove si fermerà la pallina, il suo lavoro è controllare la regolarità delle scommesse e pagare le vincite. Eppure è difficile trovare qualcuno che si limiti a fare il croupier, perché investitori e risparmiatori continuano a cercare rassicurazioni su ciò che accadrà al loro denaro, vogliono sapere su quale titolo o strumento di investimento si fermerà la pallina. A nulla valgono ragione ed esperienza che ammoniscono che le previsioni si infrangeranno contro gli scogli dell’imprevedibile. Non vale neppure la memoria recente di un anno finanziario che si è concluso in modo assai diverso da quello immaginato dodici mesi prima: tabelle tutte rosse e grafici tutti in discesa. L’esigenza, ma sarebbe meglio dire l’illusione, di esercitare qualche forma di controllo sul nostro destino è sempre presente. Il 2018 è stato, per i mercati finanziari,un anno veramente straordinario, ma in negativo: la quasi totalità delle asset class ha registrato performance con il segno meno a doppia cifra, evento mai accaduto dal lontano 1901.  Il tempo rimane il miglior alleato di qualsiasi investitore. Quanto più breve è il periodo in cui vogliamo valutare il nostro investimento, oppure che gli “concediamo” per poter produrre i suoi risultati, tanto maggiore è il rischio di non riuscire a raggiungere quegli stessi risultati, indipendentemente dal fatto che gli obiettivi di rendimento siano più o meno elevati.  Di converso, quanto maggiore è il tempo in cui i nostri soldi possono rimanere investiti, tanto maggiore sarà sia il risultato conseguibile che la probabilità di conseguirlo. Capita tra l’altro che i risparmiatori puntino la loro attenzione sui titoli dell’indice di borsa italiana, oppure sull’indice stesso, assets su cui, nel risparmio gestito, l’esposizione è, mediamente, minima. Vale spiegare però perché è minima. Bene, l’Italia - che fa comunque parte delle prime 10 economie del mondo - pesa per meno dello 0,7% sugli indici di borsa mondiali, tant’è che il recente “crollo” di Apple - che in circa 3 mesi ha fatto perdere all’azienda di Cupertino oltre 450 miliardi di capitalizzazione - è quasi pari all’intera capitalizzazione della borsa di Milano (540 mld a fine dicembre 2018, dati Borsa Italiana)! E’ d’obbligo a questo punto aggiungere che investendo invece in strumenti di risparmio gestito, non si corre alcun pericolo rispetto al rischio specifico, ovvero il rischio che un singolo titolo possa avere andamento negativo per dinamiche legate alla gestione dell’azienda oppure al rischio paese. Questo è uno dei principali motivi per cui si investe nel risparmio gestito avendo come obiettivo predominante quello di diversificare per ridurre il rischio “idiosincratico”. In ultimo va segnalato che nel caso degli indici di borsa, questi tendano – nel lungo termine - a crescere costantemente, invertendo questa tendenza unicamente per brevi periodi se valutati con gli occhi di chi ha davvero una visione di lungo periodo. Ma se il mondo cresce sempre, perché i mercati finanziari, gli indici, ogni tanto scendono? L’economia cresce a cicli, in alcuni anni di più, in altri di meno; ci sono però anche fasi in cui i mercati finanziari temporaneamente non riflettono tale crescita oppure anticipano una minore crescita che poi – in effetti – magari si avvererà successivamente. Questo accade sia perché i mercati nel loro insieme tendono a scontare con molto anticipo cose che poi effettivamente si realizzeranno in seguito, sia perché sono influenzati da “fattori di disturbo” rispetto ad una semplice analisi fondamentale macroeconomica. Questi fattori di disturbo possono essere scelte politiche, elezioni, guerre locali, guerre commerciali, mode, nuove regolamentazioni, pubblicazioni dei profitti delle aziende e relative previsioni, ecc. ecc.  Le attese ed i fattori di disturbo assumono molta importanza vista l’umana emotività che li legge, li analizza e li interpreta. E l’emotività sappiamo anche essere qualcosa che ha una base temporale di brevissimo respiro. L’emotività è volubile e muta anche da un giorno all’altro. Fortuna vuole che emotività e fattori di disturbo non siano in grado di influenzare i mercati nel lungo periodo, dove invece conta solo una cosa: l’analisi macro dei fondamentali economici, la crescita della ricchezza globale e delle singole economie, l’incremento degli utili che le aziende di tutto il mondo producono nel lungo termine. Il mondo continuerà a crescere fin tanto che ci sarà innovazione, nuove scoperte, maggiore efficienza. Certo, non tutti i paesi cresceranno sempre, anzi. Alcune nazioni potrebbero anche avere lunghi periodi di crisi (come accadde per il Giappone), altre saranno rimpiazzate da economie che, per motivi diversi, riprenderanno oppure cominceranno ad espandersi. Sintetizzando: -  L’andamento dei mercati finanziari mondiali riflette, nell’opportuno orizzonte temporale, l’andamento delle economie che, come visto, nel lungo termine cresce sempre. -  Nel breve l’andamento dei mercati è influenzato assai frequentemente da attese e da “fattori di disturbo”. -  Poiché molti obiettivi degli investitori dovrebbero avere orizzonti temporali piuttosto lunghi, tale crescita (delle economie e dei mercati) è assai probabilmente compatibile con tali obiettivi. C’è in agguato un grossissimo pericolo che, come riportavamo precedentemente, corrono però i meno avveduti: lasciarsi sopraffare dall’emotività nei momenti più difficili, quando cioè a farla da padrone sono solo i fattori di disturbo. Capita a taluni infatti - in preda al sentimento di paura - di credere che non ci sia una fine alla discesa dei mercati. Basterebbe ricordare a costoro cosa successe nel 2001, nel 2008 oppure nel 2011, ovvero come l’emotività portò tanti ad abbandonare posizioni temporaneamente in perdita ed a pensare che il futuro non sarebbe più stato lo stesso. Un portafoglio ben diversificato, successivamente a questi anni, ha poi generato performance positive. Ricordiamoci che neanche due guerre mondiale sono riuscite a cambiare questo corso. Ne consegue che disciplina, diversificazione e decorrelazione rimangono le opzioni necessarie per costruire un portafoglio che nel lungo periodo, opportunamente ottimizzato in funzione delle principali aspettative macroeconomiche del momento, possa minimizzare i rischi e generare performance con un orizzonte temporale congruo. Ogni ribasso, anche quando è di dimensioni rilevanti poiché “scatenato” dalle attese per una recessione, è seguito da un recupero degli stessi asset. Questo è ciò che tecnicamente viene definito come “mean reversion” ovvero il ritorno di lungo periodo verso la media, ma è anche giustificato dai fondamentali economici. Dopo una recessione, segue sempre una ripresa del ciclo economico. Farsi trovare impreparati dai ribassi mette a rischio l’intero progetto di lungo periodo. Avere modo invece di poter accrescere il rischio per scommettere sulla ripresa laddove si è preferito ridurre l’esposizione alla volatilità durante le ultime fasi del ciclo, risponde ad una logica che nel lungo periodo è sempre premiante.

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La scomparsa di Roberto Tenani, papà dei consulenti finanziari

Scritto il 18.12.2018

Inoltro un articolo di sicuro interesse; Gianfranco Cassol, citato nel testo, è il Presidente di Sol&Fin Sim Spa.... Fu tre volte presidente Anasf, con il fiore all’occhiello dell’Albo di autodisciplina, contribuendo alla valorizzazione della figura emergente del cf. Tra i suoi clienti personali il premio Nobel Montale e lo scrittore Pontiggia. Lo scorso 5 dicembre Roberto Tenani ha concluso serenamente la sua esistenza terrena. Roberto è stata una delle figure chiave che hanno fatto la storia della consulenza finanziaria nel nostro Paese. Apprezzato manager di Fideuram negli anni ’70 e ’80, ha coordinato in quel periodo advisor del calibro di Ennio Doris e Gianfranco Cassol. Tenani è stato uno dei papà dell’associazionismo nel settore finanziario contribuendo alla nascita di una coscienza di categoria tra gli allora consulenti finanziari.  E’ stato infatti il primo presidente della storia di Anasf nel 1978, ed è stato confermato nella massima carica associativa due volte fino all’1988. Tra i suoi meriti l’aver lavorato, con il supporto dei suoi stretti collaboratori Roberto Alazraki e Francesco Priore, alla affermazione della figura professionale dei consulenti sui media e più in generale presso l’opinione pubblica, con il fiore all’occhiello della realizzazione dell’Albo di autodisciplina nel 1987 che pose le basi per la nascita del futuro Albo pubblico dei promotori finanziari nel 1991. Tenani, che negli anni ‘90 fu consigliere strategico di Zurich Sim, era un uomo di grande cultura. Non fu un caso che tra i suoi clienti personali ebbe il premio Nobel per la letteratura Eugenio Montale e lo scrittore Giuseppe Pontiggia.

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In un anno in cui i mercati ci stanno regalando poche gioie e tanti dolori...

Scritto il 17.12.2018

In un anno in cui i mercati ci stanno regalando poche gioie e tanti dolori, occorre trovare soluzioni alternative per allungare il nostro orizzonte di investimento e superare i rischi (e la volatilità) dell’immediato.   Perché entrare oggi sul mercato azionario? Oggi il reddito fisso, a cui tanto è affezionato il cliente italiano, offre rendimenti prossimi allo zero (rendimento a scadenza di un paniere di obbligazioni governative in euro è 0,94% lordo, se poi ci si sposta sulle obbligazioni aziendali si arriva all’1,11% lordo). In tal senso il mercato americano, inglobando i fondamentali macroeconomici migliori, ha scontato il rialzo dei tassi ed è facile trovare rendimenti pari o superiori al 3%. Appunto, il mercato americano. L’investitore italiano, per coprire il rischio cambio euro/dollaro, deve pagare circa il 3% su base annua, ovvero rinunciare al rendimento atteso. Spostiamo dunque l’attenzione al mercato azionario, che ancora oggi presenta utili attesi a 12 mesi positivi ed in un mondo ancora in crescita può offrire buone opportunità per il futuro. L’incertezza (politica), dal canto suo, porta volatilità e spesso prende forma in sostanziose discese dei mercati come quelle registrate da ottobre. Soluzione: i fondi tematici di Pictet. Materiale sui nostri fondi tematici al seguente link: Link pagina Tematici.  Qual è l’errore tipico della finanza comportamentale? Comprare sui massimi e vendere sui minimi. Soluzione: i PAC. Simulatore di PAC al seguente link: Link pagina Simulatore PAC. Il nostro obiettivo è dunque pianificare un investimento, su un congruo arco temporale, che possa basarsi sui rendimenti attesi del mercato azionario, ma farlo con un livello di rischio dimezzato. Di seguito la dimostrazione di un PAC aperto sul Pictet-Security dal 31/12/2007, l’anno precedente la grande discesa del 2008 (versamento iniziale di 1000€ e 120 rate mensili di 100€). PERFORMANCE VOLATILITÀ +99,25%    9,70% Fonte: Pictet Asset Management, dati al 31.10.2018 Come sempre, resto a completa disposizione per qualsiasi approfondimento.  

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SPORTELLO ADVISORY – Carte di credito, il recesso va comunicato bene

Scritto il 11.12.2018

di Marco Muffato 30/11/18 Un cliente commerciante si è visto revocare la carta di credito. So che non c’è obbligo di preavviso, ma come si possono ridurre i danni? A. S., Napoli La recente Ordinanza di Cassazione 15.500 del 13 giugno offre un appoggio. Secondo la Corte il recesso unilaterale deve essere preceduto sempre da una comunicazione espressa come sancito dal Codice Civile all’articolo 1.334 laddove dispone che, in materia di contratti, tutte le comunicazioni rivolte alla controparte, quand’anche non necessitino di accettazione da parte di quest’ultima (come nel caso di recesso unilaterale dagli accordi), hanno efficacia solo nel momento in cui pervengono a conoscenza della persona cui sono destinate. L’autorizzazione all’uso della carta di credito presuppone un patto il cui recesso deve essere comunicato. Le Istruzioni della Banca d’Italia non costituiscono fonte normativa e si possono contestare. Non prevedono l’avviso all’interessato, ma la Corte ha affermato che l’iscrizione lede l’immagine personale e commerciale dell’interessato. Trattandosi di una misura straordinaria, essa deve essere deliberata e comunicata con idonee cautele e precauzioni. Per esempio i piccoli importi a debito non possono essere motivo di revoca della carta. Più che imbastire una causa, la notizia può servire ad accordarsi con la banca per un piano di rientro che preveda l’immediata cancellazione dalla Cai.  

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Attenzione ai broker Forex

Scritto il 06.12.2018

La vicenda di un cliente che dopo essere incappato in una frode su un conto Forex riceve la telefonata di un altro broker che promette di fargli recuperare quanto perso.  di Marco Muffato16 novembre 2018 | 09:18 Un cliente mi ha confessato di aver aperto un conto Forex e di essere incappato nella tipica frode, per fortuna con una somma esigua. Ma ora ha ricevuto la telefonata di un altro broker che promette di farlo recuperare. Non c’è che dire, sono truffatori fantasiosi e insistenti. M. V., Roma È come dice il lettore: purtroppo si tratta della medesima truffa che prosegue sotto altra veste. Già il fatto che qualcuno sappia che l’interessato ha perso con un broker fa capire che le cose non sono regolari. Al malcapitato viene fatto aprire un conto dove davvero vedrà la perdita rientrare. A quel punto sarà invogliato in vari modi a investire nuovo danaro per sbloccare la somma. Ci sono anche broker, sempre truffaldini, che comprano le liste dei clienti e li contattano, sapendo che tutti sono incappati nella truffa precedente. La soluzione è semplice: alla larga sempre da chi telefona promettendo di far investire, di integrare lo stipendio, di guadagnare soldi facilmente, mediante il trading sulle azioni, sul Forex, sulle materie prime, sulle criptovalute. Vanno evitati anche i banner pubblicitari che invadono i siti internet con le medesime promesse e le cosiddette piattaforme evolute di trading e i metodi miracolosi per guadagnare. Nessun serio e professionale broker si comporta in questa maniera, perché il vero operatore guadagna sulle commissioni generate dalle operazioni del cliente e non dalle sue perdite.

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