Il riscatto della laurea è uno di quegli strumenti di cui tutti abbiamo sentito parlare, ma che pochi comprendono davvero. Eppure, per molti lavoratori, può rappresentare una leva strategica per anticipare l’accesso alla pensione, aumentare l’anzianità contributiva e perfino ottenere benefici fiscali e contributivi importanti.
In questo articolo analizziamo, in modo semplice ma chiaro, cosa significa riscattare la laurea, quanto può costare, quando conviene farlo e soprattutto perché potrebbe essere un’occasione da non rimandare.
Che cos’è il riscatto della laurea
Riscattare la laurea significa trasformare gli anni del proprio percorso universitario in contributi pensionistici. In altre parole, è come se quegli anni – pur non lavorando – fossero considerati a tutti gli effetti periodi utili ai fini della pensione.
Naturalmente non è automatico: va fatta una richiesta formale all’INPS, e c’è un costo da sostenere. Ma attenzione: questo costo non è sempre elevato, anzi, in alcuni casi può essere davvero contenuto (come vedremo).
Chi può farlo
Può chiedere il riscatto della laurea chi:
Ha conseguito un titolo di studio universitario riconosciuto (laurea triennale, specialistica, magistrale, ecc.)
Ha periodi di studio non sovrapposti a periodi di contribuzione (cioè non lavorava mentre studiava)
È iscritto all’INPS o a una delle casse professionali compatibili
È in possesso del titolo (non basta aver frequentato)
Inoltre, è possibile riscattare anche una sola parte del corso di studi, ad esempio solo due anni su cinque.
Quanto costa? Due formule a confronto
Il costo del riscatto della laurea varia a seconda della modalità scelta:
➤ Riscatto ordinario
Il costo è calcolato sulla base della retribuzione percepita negli ultimi anni e può essere piuttosto elevato, soprattutto per chi ha uno stipendio medio-alto. È fiscalmente deducibile al 100%, ma rappresenta un vero e proprio investimento.
➤ Riscatto agevolato (art. 20 DL 4/2019)
È la grande novità degli ultimi anni. Prevede un costo fisso per ogni anno da riscattare, basato sulla retribuzione minima prevista per gli iscritti alla Gestione Separata (circa 5.700 € per ogni anno, variabile annualmente).
Per fare un esempio: per una laurea di 5 anni, il costo totale può aggirarsi tra i 27.000 e i 30.000 euro, ma la cifra è deducibile fiscalmente in 5 o 10 anni.
Quando conviene?
La risposta è: dipende dal tuo obiettivo. Il riscatto può convenire in vari casi:
Se vuoi anticipare l’età della pensione
Se ti servono anni di contribuzione per raggiungere quota 103, opzione donna o altre uscite anticipate
Se vuoi aumentare l’importo della pensione futura, specialmente con il metodo retributivo
Se vuoi ridurre la tua base imponibile IRPEF grazie alla deducibilità
E in certi casi… può persino cambiare il metodo di calcolo della tua pensione.
Esempio: come una settimana può fare la differenza
Sai che se hai conseguito un titolo di laurea valido prima del 1995 e hai iniziato a versare contributi solo dopo il 1996, puoi riscattare anche solo una settimana di laurea e accedere al metodo di calcolo misto (anziché contributivo puro)?
Questo comporta la disapplicazione del massimale contributivo previsto per chi ha solo il metodo contributivo, con potenziali benefici molto significativi nel lungo periodo, specialmente per chi ha retribuzioni medio-alte.
Una scelta così piccola può avere un impatto enorme sul tuo futuro previdenziale. Ma pochissimi lo sanno.
La questione fiscale: deducibilità o detrazione?
Il riscatto è totalmente deducibile dal reddito imponibile se pagato dal lavoratore per sé stesso. Se invece il riscatto è pagato da un genitore per il figlio, l’importo è detraibile al 19%.
Questo significa che l’effettivo costo può ridursi fino al 30-40% grazie al vantaggio fiscale. E, nei casi più efficienti, può anche rientrare in strategie di ottimizzazione del reddito imponibile.
Il riscatto è rateizzabile
Il pagamento può essere fatto in unica soluzione oppure in rate mensili fino a un massimo di 120 mesi (10 anni), senza interessi.
Questa flessibilità rende il riscatto accessibile anche a chi non ha grande liquidità immediata, e consente di gestirlo nel tempo.
Il riscatto conviene sempre?
No. Non è uno strumento universale, e in alcuni casi può non essere conveniente:
Se la carriera lavorativa è lunga e non ci sono problemi di anzianità contributiva
Se si prevede di accedere comunque alla pensione minima
Se il costo è troppo elevato rispetto al beneficio atteso
Se non ci sono vantaggi fiscali da sfruttare
In ogni caso, una valutazione personalizzata è essenziale.
L’impatto sulla pianificazione pensionistica
Il riscatto della laurea può essere uno strumento di pianificazione previdenziale a tutti gli effetti. Inserito in una strategia che considera:
Età anagrafica
Obiettivi pensionistici
Carriera lavorativa
Liquidità disponibile
Capacità fiscale (deducibilità)
può rappresentare una delle scelte più intelligenti da compiere entro i 40 o 50 anni. Ma anche dopo, in certi casi.
Il riscatto della laurea è stato a lungo percepito come un lusso per pochi. Oggi, grazie alla modalità agevolata, è diventato uno strumento accessibile, flessibile e strategico.
Non solo ti permette di anticipare l’età pensionabile o aumentare l’importo della pensione futura, ma può anche sbloccare vantaggi nascosti, come l’accesso al metodo misto o l’ottimizzazione fiscale.
Vale la pena rifletterci. Magari partendo proprio da una simulazione, da richiedere all’INPS o da approfondire con un professionista.
Perché – come spesso accade nella previdenza – prima inizi a informarti, più ampio sarà il tuo margine di scelta.
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