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Siamo entrati da qualche settimana in una fase di alta volatilità, determinata da fattori geopolitici più che prettamente economici, se si esclude il caso dazi Usa Cina. La cosa interessante è la differenza di percezione della stessa situazione oggettiva: alcuni investitori la considerano come una sventura da cui allontanarsi alla svelta, mentre altri la vedono come una splendida opportunità di acquisto.
Ecco che diventa interessante indagare la visione di chi oggi sarebbe disponibile ad acquistare BTP agli attuali prezzi, di molto inferiori a quelli disponibili sul mercato non più tardi di qualche mese fa, e coloro i quali temendo un dissesto dell’Italia, vendono, talvolta anche in perdita, chiudendo le loro posizioni. Fino a pochi mesi fa il BTP era visto con diffidenza in virtù della scarsa reddittività, nonostante oggettivamente i fondamentali italiani non fossero diversi. Oggi invece che i BTP diventano più premianti dato, l’innalzamento dello spread, in molti si tengono lontano per timore di un default del nostro paese. Certo è che bisognerà prestare molta attenzione all’acquisto (non troppo lungo per evitare la trappola del rialzo dei tassi e non troppo corto per evitare bassi rendimenti), ma non si può negare che chi oggi acquista godrà di uno sconto interessante, rispetto ad un acquisto effettuato solo pochi mesi orsono.
Lo stesso discorso è applicabile al mercato azionario. Prendiamo ad esempio Wall Street che sino a qualche settimana fa, nonostante gli splendidi fondamentali del mercato Usa, veniva additato come prossimo ad una recessione determinata dalla fine di un ciclo economico molto premiante. Se ciò è vero, oggi dovrebbe essere interessante acquistare gli stessi titoli che, sino qualche giorno fa, erano considerati cari, proprio perché i fondamentali continuano ad essere interessanti, grazie anche alla recente politica fiscale Usa. Eppure il comportamento risulta lo stesso, e sembra sovrapporsi come rispetto ai nostri BTP. Notiamo quindi che si tende ad acquistare quando il mercato sale, mentre si vende quando il mercato scende scontando vantaggiosamente il prezzo di qualche settimana prima.
Da qui l’idea che oggi, naturalmente semplificando, esistano due opposte fazioni operanti sul mercato: i pessimisti, che vedendo tutto nero preferiscono svendere, mentre gli opportunisti che, confidando sui prezzi scontati, non riescono a rinunciare alle opportunità di acquisto. Tutto ciò diventa vittoria per la finanza comportamentale che, sconfessando la teoria economica classica e il suo interprete naturale, quell’uomo (investitore) razionale che sfrutta tutte le sue capacità per ottenere profitto, ci rivela che la paura di perdita pesa di più dell’opportunità di guadagno.
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